Al giro di boa del cammino quaresimale, la Chiesa proclama, nella prima lettura, la prima Pasqua celebrata nelle steppe di Gerico dal popolo di Israele liberato dalla schiavitรน in Egitto. Nella terra della promessa si festeggia il compimento delle promesse di libertร e di nutrimento โlocaleโ nella terra che stilla latte e miele. La lettura anticipa la gioia della Pasqua che giร la Chiesa intravede al temine del cammino quaresimale.
Nel frattempo, essa celebra il protagonismo della commozione e della gioia di Dio Padre, che sigilla col suo bacio la riconciliazione con il figlio che ritorna a casa, piรน o meno pentito nel profondo. Non cโรจ veritร di Pasqua senza la celebrazione dellโamore misericordioso del Padre che riconcilia a sรฉ i suoi figli in Cristo Gesรน.
Il libro di Giosuรจ
I biblisti si sono da sempre divisi fra il considerare il libro di Giosuรจ quale conclusione della grande narrazione che da Genesi arriva fino a Giosuรจ, vedendo in esso il compimento della promessa fatta ad Abramo in Gen 12. Un Esateuco โ sei libri โ, che abbraccia il Pentateuco. Altri hanno visto la narrazione della storia di Israele partire da Gs e giungere fino a 2Re, fortemente segnata dalla teologia deuteronomistica che vede nella descrizione del cammino storico di Israele un giudizio continuo circa la sua fedeltร o infedeltร alla volontร di YHWH.
Quasi tutti i re del popolo di Israele sono risultati ribelli e infedeli a YHWH. A causa della disobbedienza, i due regni di Israele e di Giuda furono sconfitti e la loro popolazione dispersa (rispettivamente nel 722 a.C. e nel 586 a.C.). Lโesilio รจ lโesito tragico di questa ostinata disobbedienza.
Se si considera un blocco letterario unico Dtโ2Re, si avrebbe un Tetrateuco (quattro libri da Gen a Nm) seguito da un blocco di narrazione storica intriso di teologia deuteronomistica. In conclusione, si potrebbe considerare Dt collegato a ciรฒ che precede (sigillando in tal modo il Pentateuco) ma condizionante in modo forte la narrazione storica che segue.
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La teologia di Gs รจ imperniata su alcune linee fondamentali: la terra รจ un dono di Dio (cf. il testo fondamentale di Gs 21,43-45) ed รจ necessaria la fedeltร al patto; tutta la terra di Israele รจ ripartita tra tutti i membri del popolo, in quanto tutti sono beneficiari delle benedizioni divine; la conquista della terra รจ vista nella dinamica che scorre tra storia e fede. Nella storia e nella teologia deuteronomistica ci sono testi che ingiungono un comportamento da tenere in occasione della conquista del paese (Dt 7,1-6; 20,10-20) e altri che ne illustrano lโattuazione concreta (Gs 5,13โ12,24).
Il testo di Gs ha come fonti di Gs 2โ12 il Libro del Giusto o le tradizioni del santuario di Ghilgal/Galgala, mentre le liste della seconda parte, Gs 13โ21, hanno come probabile origine diversi documenti di natura ammnistrativa, di data indefinita.
Una rivisitazione โleggeraโ di tipo sacerdotale ha concorso alla configurazione attuale del testo, che va ascritto a un autore, e non ad un semplice redattore, che lavorรฒ probabilmente nel VI o V sec. a.C. (epoca esilica e postesilica).
Un prezioso aiuto per lโaccostamento al libro di Giosuรจ puรฒ essere il commentario di F. Della Vecchia (Cinisello B. [MI] 2010). Secondo lo studioso, la struttura del libro puรฒ essere cosรฌ delineata: 1,1-18 Insediamento di Giosuรจ; 2,1โ12,24 Resoconti della conquista; 13,1โ21,45 Divisione del paese; 22,1-34 Le tribรน al di lร del Giordano; 23,1โ24,33 Discorsi di addio e morte di Giosuรจ.
Circoncisione e Pasqua a Ghilgal
Dopo il racconto incentrato sulla prostituta Rahab che salva le spie di Israele introdottesi nel paese a ispezionare la terra e che fa una bella professione di fede nel Dio di Israele (Gs 2,1-24), si narra il passaggio del Giordano (3,1โ5,1) attutato in forma di processione cultuale. Lโentrata nel paese รจ dono di Dio e si attua per sola sua grazia, da celebrare e a cui inneggiare. Lโopera รจ di Dio e non frutto della potenza umana. Tutto quello che si troverร nella terra dovrร essere ridonato a YHWH, consacrato solo a lui, legittimo proprietario (il famoso istituto dello แธฅerem, da ben comprendere).
Giunto nella terra della promessa, tutto il popolo viene circonciso a Galgala in segno di totale appartenenza a YHWH. Gli israeliti circoncisi che erano usciti dallโEgitto ed erano vissuti nella disobbedienza a YHWH erano morti poco a poco nel deserto. Chi era nato durante la peregrinazione nel deserto e non aveva visto tutta la teoria dei prodigi di YHWH per liberare il suo popolo non era stato circonciso. Forse per lโurgenza del viaggio, che non poteva essere rallentato dallโinevitabile indisposizione fisica che seguiva la circoncisione.
Il popolo che entra nella terra della promessa deve essere un โnuovoโ popolo, un popolo โnuovoโ, rinnovato nellโappartenenza a YHWH e nella volontร decisa di essere fedele ai suoi comandi. Nella terra โnuovaโ il popolo potrร finalmente godere dei doni โnuoviโ, locali, โnaturaliโ che la terra produce.
Terra โnuovaโ, prodotti โnuoviโ
La celebrazione della Pasqua richiede previamente la circoncisione del popolo. Dopo di essa puรฒ venir celebrata solennemente la prima Pasqua da parte di un popolo libero giunto alla fruizione delle promesse di YHWH suo Dio: terra nuova, prodotti della terra nuova, fine dellโazione provvidenziale โstraordinaria/celesteโ di sopravvivenza (la โmannaโ, cioรจ la secrezione della tamarix mannifera, probabilmente, ma comunque sempre un โcibo provvidenziale dal cieloโ, come โrugiadaโ).
Finisce la sopravvivenza stentata, inizia la vita normale nella terra della promessa, alimentata dai frutti buoni della terra locale, nutrienti e forieri di vita โpienaโ.
I fatti sono ambientati a Ghilgal/Galgala (โrimozioneโ, con derivazione dalla radice verbale gll โrimuovereโ secondo lโetimologia popolare riportata nel v. 9: ยซoggi ho rimosso da voi lโobbrobrio dโEgittoยป).
Haggilgฤl potrebbe rimandare al โcerchio (di pietre)โ composto con le dodici pietre prelevate dal Giordano, una per ogni tribรน (cf. Gs 4,19-23), a ricordo del passaggio del Giordano allโasciutto, prodigio che ripete quello del passaggio del Mar Rosso.
Esisteva probabilmente una Galghala vicino a Gerico (cf. Gs 5,10), ma di essa se ne sono perse le tracce. Non va confusa con altre due identificazioni di Galgala: una vicina a Sichem (Dt 11,30); lโaltra, il luogo di ritrovo dei discepoli di Elia e di Eliseo, probabilmente Jilijliya, situata nella zona montuosa di Efraim, 12 km a nord di Betel (2Re 2,1; 4,38).
La rottura col โprimaโ รจ completa. Il deserto รจ stato percorso, il Giordano รจ stato attraversato allโasciutto come il Mar Rosso, la circoncisione ha creato un popolo โnuovoโ, la Pasqua ha celebrato la liberazione, i frutti generosi della terra sono nutrimento della โnormalitร โ della vita.
La terra รจ perรฒ quella di Canaan. Israele vi entra, ma ci sono giร altri popoli che vi abitano. La promessa teologica del possesso ereditario della terra dovrร fare i conti con le dinamiche storiche della sua attuazione. Problema insoluto ancor oggi, nel 2019โฆ
Parabola โteologicaโ, please
Poco resta da dire di nuovo sulla bellissima parabola raccontata da Gesรน (Lc 15,11-32) per difendere e illustrare le motivazioni della sua prassi di generosa e โscandalosaโ โaccoglienza/prosdechetaiโ e convivialitร nei confronti di pubblicani e peccatori che suscita le โmormorazioni/diegoggyzonโ dei farisei e degli scribi (cf. Lc 15,1-3). La difesa della propria prassi diventa difesa e illustrazione della prassi del Padre suo che lo ha inviato a proclamare la venuta del regno di Dio.
Come nelle altre parabole, la storia fittizia riprende scene, persone e vicende della vita reale ben conosciute da Gesรน e dai suoi ascoltatori. Persone e vicende umane, difettose e limitate, sono sfruttate da lui per comporre una storia verosimile, strutturata secondo una logica ferrea e ben precisa, che culmina con una domanda โ esplicita o implicita, ma ineludibile โ, alla quale lโascoltatore (o il lettore) dovrร rispondere personalmente con un giudizio espresso con le proprie labbra โ uno e uno solo possibile (se non si vuol cadere nellโirrazionalitร ) โ, che poi deve applicare alla propria vita.
La storia fittizia raccontata (racconto intradiegetico) rimanda, specialmente grazie ai suoi tratti paradossali, al referente esterno al racconto (referente extradiegetico) di cui Gesรน intende parlare in realtร : il Padre, il regno di Dio, il Figlio dellโuomo, il giudizio finaleโฆ Referenti di natura religiosa, teologica.
La storia fittizia compie il passaggio fra lโโinternoโ e lโโesternoโ tramite la presenza di un punto di contatto tra i due mondi, quello diegetico del racconto e quello extradiegetico di riferimento: un tertium comparationis, che va correttamente individuato e interpretato.
Le storie di Gesรน potranno quindi essere legittimamente lette e interpretate anche con taglio letterario, sociologico, antropologico-culturale, psicologico, psicanalitico, pedagogico ecc. (cf. il libro dello storico Fulvio De Giorgi, Il figliol prodigo. Parabola dellโeducazione, recensito su Avvenire del 9/3/2019, che riporta le interpretazioni per lo piรน pedagogiche di Dolto, Nussbaum e Recalcati).
Resta fermo il fatto che la lettura principe, intesa da Gesรน e dagli autori dei Vangeli, non potrร essere che quella teologica. Gesรน parla di sรฉ, del Padre, del Regnoโฆ e non intende certo illustrare primariamente le dinamiche psicologiche, psicanalitiche e pedagogiche dellโanimo umano, anche se le parabole potranno concorrere a fornire ottimi insegnamenti e riflessioni sulla vicenda dellโessere umano.
Tramite la loro storia fittizia, e anche nonostante il carattere limitato e difettoso dei suoi personaggi (anche quelli principali, che dovrebbero illustrare normalmente la figura di Gesรน/del Padre, del regno di Dioโฆ!), le parabole vogliono alludere a e illustrare narrativamente una realtร teologica indescrivibile umanamente, situata ben al di lร e al di sopra di ogni categoria umana di comprensione. I personaggi delle parabole, anche i migliori, costituiscono sempre delle pallide immagini di ciรฒ a cui Gesรน vuole alludere. Ad esempio, si dovrร porre attenzione interpretativa al fatto che Dio Padre non รจ immediatamente e pienamente illustrato dai personaggi umani delle parabole, neppure dai migliori e dai meno difettosi.
Il Padre prodigo e i due figli
ร evidente che possiamo indicare solo alcune brevi annotazioni interpretative della ricchissima parabola di Gesรน (Lc 15,11-32, strettamente rapportata a 15,1-3, che ne รจ la motivazione scatenante).
Essa รจ riportata solo dallโevangelista Luca, lo scriba mansuetudinis Christi, a conclusione di un capitolo interamente dedicato a parabole che illustrano il prodigio strabiliante e gioioso della riconciliazione e del perdono offerto da Dio Padre, impostate ognuna sul motivo letterario del โperduto ritrovato.โ
Protagonista principale della storia fittizia, che compare in tutti e tre gli atti in cui รจ strutturata (vv. 11-20a.20b-24.25.32), รจ il padre. ร la parabola del padre che ha due figli, ed รจ prodigo nel suo amore a fondo perduto verso ciascuno di loro.
Il piรน giovane dei figli getta in faccia brutalmente (โdos/dammi!โ, immediatamente, imperativo aoristo) al padre la richiesta della concessione anticipata della parte ereditaria dei โbeni/sostanza/essenza/ousiaโ che gli spetta. โNon ho tempo per aspettare che tu muoiaโ, sembra che pensiโฆ
Oggi si puรฒ concedere un anticipo di ereditร per aiutare i figli quando ne hanno bisogno, e non quando sono giร sistematiโฆ Al figlio minore spettavano i due noni o i due terzi dellโereditร . Prevista o meno che fosse questa fattispecie giuridica dalla legislazione in materia di testamenti vigente al tempo di Gesรน, il padre acconsente alla richiesta e divide fra i due figli โla (sua) vita/ton bionโ. La vita del padre รจ spezzata, la โsostanzaโ buttata lรฌ (epiballon), senza probabilmente che il figlio se ne renda conto. Tantโรจ, la frenesia di andare via รจ alle stelle.
Lโinferno: porci โsenza le aliโ
Il figlio minore inizia lโavventura della vita fatta con le proprie gambe, pensata veramente libera solo con la lontananza dal padre, una vita senza il padre, con le radici libere, esposte al vento. Nessuna memoria di casa, nessuna memoria buona. Nessuna dipendenza, tutta libertร -da. Ma libertร -per che cosa? Ebbrezza del puro poter-essere. Io sono mio.
Senza salutare nessuno, il figlio parte per un paese lontano, lontano dalla propria cultura, lingua, religione. Senza una struttura umana e spirituale solida รจ un attimo perdersi nel mondo โpaganoโ, in cui il Dio di Israele, Dio salvatore e amante degli uomini, non รจ conosciuto, amato e seguito. Il figlio minore si liquefa in una vita dissoluta (asลtลs = insalvabile, in situazione disperata, da scialacquatore, da depravato, senza speranza di salvezza, moralmente: in modo dissoluto). Una vita da โvitelloneโ, in mezzo ai โporci con le aliโ, come rinfaccerร il fratello maggiore discutendo con tono alterato col padre.
Un giovane senza arte nรฉ parte, un โgiovin signoreโ che riduce al niente le risorse non guadagnate ma soltanto arraffate senza fatica. Ci si mette anche la carestia. Il giovane cerca un lavoro pur che sia. Voleva liberarsi del padre, e ora si trova โincollato/ekollethฤโ a un pagano, sottomesso e afono (โmusulmanoโ direbbe Levi, parlando degli uomini del suo campo di concentramento). Si ritrova salariato a badare i porci, โsenza le aliโ stavolta. Impuro fra le bestie impure per un ebreo. Deve essersi fatto schifo, anche se non praticava piรน la religione dei padri. Fosse anche solo per un riflesso condizionato di ribrezzo.
Lโinferno รจ raggiunto. Lโultimo girone ha la puzza dei porci. Fame, disgusto di sรฉ, autostima sotto i tacchi, paura della propria ombra. Neanche il coraggio di rubare due ghiande ai maiali (e sรฌ che a quel tempo non cโerano telecamere di sorveglianza). Lโombra di se stesso. Il giovane dalle belle speranze, ma immaturo e invertebrato, รจ steso a terra, appoggiato a un albero. Annichilito.
Anima e stelle
La fame lo morde. La pancia vuota lo risveglia. Riemerge la nostalgia di una casa dove anche i salariati sono trattati bene e hanno da mangiare a volontร . La fame spinge il refrattario. Lo smuove il calcolo del cibo che puรฒ riavere. Alla faccia della vergogna che dovrร subire. In ogni caso, รจ alla casa paterna che pensa, al padre. Potrebbe riempirsi la pancia di ghiande e fuggire, cambiare aria, cercare un altro paese; ma รจ dal padre che ritorna. La calamita รจ lร , e lร lo attira.
La frase religiosa di pentimento รจ pronta: Riconosce un โpeccatoโ contro il padre terreno e contro โil cieloโ, YHWH della sua infanzia e del suo popolo. Il ravvedimento sembra perรฒ molto superficiale. Poco piรน che una manciata di zucchero a velo nel vuoto pneumatico. Il giovane era uscito a cercare lavoro (โuscito/poreutheisโ, v. 15), ma ora โrientra in se stesso/eis heauton de elthลnโ. Dovrebbe cercare e trovare se stesso, la propria veritร , la veritร del suo desiderio. Ma non cerca la figliolanza, cerca il pane dei salariati. Perรฒ sono i salariati della casa del padre suo.
Animo di schiavo, schiavo della fame. Animo da servo, forse lo stesso che aveva quando era partito. Animo di schiavo forse aveva, con animo di servo certo ritorna. Lโesperienza allโestero lโha solo peggiorato. LโErasmus migliora chi ha una struttura interiore solida. Vagabondare senza meta invece non guarisce il male dellโanima. Raccolta di figurine, pura collezione di persone, esperienze, luoghi incollati uno dietro lโaltro. Album nella scheda fotografica. โAnimum debes mutare non caelumโ (= Lโanimo devi mutare, non il cielo) diceva Seneca a un amico che credeva di liberarsi degli affanni viaggiando. Non col cambiare luogo potrai riuscirvi โ dice piรน avanti il filosofo โ ma col mutarti in un altro uomo (Epistole a Lucilio, XXVIII.1, CIV.8.).
Il concetto era giร stato espresso nellโesametro diย Orazio:ย โCaelum non animum mutant qui trans mare curruntโ (= Il cielo, non lโanimo mutano quelli che corrono attraverso il mare) (Epistole, I.xi.27ย a Bullazio).
Un poโ diversa era la concezione deiย greci: ยซCambiare aria non fa diventare assennati, nรฉ toglie la stupiditร ยป sentenzia uno deiย Sette Saviย (Bianteย presso Tosi, 108).
Efficace anche un proverbio tedesco: โReisen wechselt das Gestirn, aber weder Kopf noch Hirnโ (= Viaggiare cambia le stelle, ma nรฉ la testa nรฉ il cervello).
Si commosse e lo baciรฒ
โSe ne partรฌ per un paese lontano/apedฤmฤsen eis chลran makranโ, โsperperรฒ la propria essenza/dieskorpisen tฤn autou ousianโ, โspese tutte le sue cose a fondo perduto/dapanฤsantos de autou pantaโ. Di suo non gli resta piรน nulla. Solo il morso della fame e lโistinto di sopravvivenza. E un baluginio interessato di religione, zucchero a velo per coprire la spazzatura. Non si sa mai, potrebbe sempre servire. Il maiale รจ un animale prezioso; del porco non si butta via niente, neanche le unghie. Mentre della sua vita non interessa niente a nessuno.
Toccato il fondo, si puรฒ solo darsi una spinta e risalire a galla, sopravvivere, forse anche risorgere (anastas, v. 20). Il giovane potrebbe cercare un altro paese, un altro padrone, degli animali meno puzzolenti. Ma รจ verso il padre suo che alla fin fine si incammina. Si ricorda che รจ lโunica cosa sua che gli era rimasta, lโunica persona sua che gli avrebbe potuto dare sicuramente una mano, un pezzo di pane.
La calamita lo attira lร , e non altrove. Le radici di una dipendenza vitale, di dono ricevuto e non sempre ricambiato. Tante parole aveva sentito da lui, a cui spesso aveva solo risposto bofonchiando da adolescente insofferente. Ma sente che da lรฌ parte una vita, un amore profondo, al di lร forse di varie rudezze e atteggiamenti padronali tipici dei padroni di casa mediorientali del tempo.
Il padre scruta ogni sera lโorizzonte in attesa del figlio. E lโattesa รจ premiata. Senza badare alle forze declinanti e allโonore messo in ridicolo, un giorno lo vede arrivare mentre รจ ancora da lontano. Gli occhi non lโhanno tradito, per fortuna. E neppure il cuore, che non aveva smesso di battere verso โun paese straniero, lontanoโ.
Il padre โsi commuove/esplagchnisthฤโ (v. 20), con viscere di misericordia e di compassione che solo una madre possiede (gr. plagchna/ebr. raแธฅฤmรฎm < plur. di reแธฅem, ventre materno). Egli รจ insieme padre e madre (cf. Os 11,1ss.
Le viscere di misericordia sono la molla principale dei suoi movimenti, la ragione profonda di tutti gli atti che compie in frenetica successione nei confronti di suo figlio: si commuove e, dopo essergli corso incontro, gli โcade sul collo/lo abbracciaโ, lo bacia e non gli lascia finire la frasetta โonnicomprensivaโ di pentimento preparata dal figlio per sperare di poter essere riammesso in casa.
Non si ode alcun rimprovero, nรฉ dolce nรฉ aspro. Solo un abbraccio silenzioso, paterno e materno insieme. La voce รจ strozzata in gola, parlano solo i baci e le carezze.
Per-dono e festa
Quando si riprende un poโ, il padre comanda ai servi di portare immediatamente la veste migliore e di farla indossare al figlio, di mettergli al dito lโanello con il sigillo โ attestato della sua identitร padronale e della sua posizione di dominio โ e, infine, di dargli i calzari per i suoi piedi di uomo libero (e non salariato o schiavo!). Tutto di corsa, senza neanche lasciare che si lavasse dalla sporcizia del viaggio e dalla puzza di maiale che gli era penetrata nella pelleโฆ! ยซIl cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosceยป (B. Pascal).
ร il per-dono, lโaccoglienza gratuita che getta dietro le spalle le colpe oggettive ridร fiato e pace. Cosรฌ fa YHWH, e cosรฌ fa il padre: ยซEcco, la mia amarezza si รจ trasformata in pace! Tu hai preservato la mia vita dalla fossa della distruzione, perchรฉ ti sei gettato dietro le spalle tutti i miei peccatiยป (cf. Is 38,17). Un per-dono che offre una seconda possibilitร di vita a chi si รจ โperdutoโ, senza schiacciarlo contro il muro, identificando la sua persona con le parole e con gli atti sbagliati che gli hanno giร rovinato la vita. Il padre si ricorda di ciรฒ che il profeta Michea diceva di YHWH, e se ne rende interprete con la sua vita: ยซEgli tornerร ad avere pietร di noi, calpesterร le nostre colpe. Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccatiยป (Mi 7,19).
Dopo lโaccoglienza, la festa. Immediatamente deve essere macellato il vitello tenuto allโingrasso per la festa pasquale e per i doveri dellโospitalitร . Uccidete, mangiamo, facciamo festa. Il motivo รจ quello del perduto-ritrovato, portato allโennesima potenza: ยซQuesto mio figlio era โmorto/nekrosโ, e ora โรจ ritornato in vita/anezฤsenโ, โera totalmente e definitivamente perduto/ฤn apolลlลsโ ed โรจ stato ritrovato/eurethฤ (da me e da YHWH)โยป.
Non รจ importante per il padre che il figlio sia ritornato da lui, a casa, ma che sia tornato alla vita. Nessun amor proprio ferito da rinfacciare, nessuna recriminazione da avanzare sulla โsostanza/ousiaโ sperperata. Nessun onore offeso da ripagare, nessuna โmacchiaโ da lavare, nessuna umiliazione da dimostrare. Solo un โcadere sul colloโ e un baciare afono, senza neanche guardarsi negli occhi.
Un padre dai tratti paradossali, per essere un mediorientaleโฆ
E cominciano a โfar festa/euphrainesthaiโ. Festa del ritrovamento, festa della risurrezione. Dalla perdita escatologica (apollymi) alla vita piena col padre/Padre. La persona ritrovata val ben piรน di una legge infranta. Il per-dono previene e abbraccia i timidi tentativi di scusa avanzati col volto basso.
Tempesta perfetta
Il figlio maggiore รจ a lavorare nei campi. Forse molto lontano, tantโรจ che non sa nulla della festa per il fratello tornato, imbandita forse davvero in un lampo di pomeriggio. Un servo lo informa della festa organizzata dal padre e del suo motivo: ยซTuo fratello รจ tornatoยป e suo padre ha ucciso il vitello ingrassato perchรฉ ยซlo ha riavuto sano (e salvo)/hygianontaยป.
Il figlio maggiore ยซsi arrabbia violentemente/orgisthฤยป (v. 28). Reazione opposta a quella del padre, che si era commosso (esplagchnisthฤ, v. 20). Il figlio maggiore non รจ piรน maturo nel cuore, ha solo piรน anni che gli pesano sulle spalle. Non vuol โentrare/eiseltheinโ, e allora รจ il padre a voler โuscire/exelthลnโ a esortarlo a lungo con pazienza invitante (parekalei).
Sulla porta, la cataratta si apre con violenza. La tempesta scarica i suoi fulmini carichi di elettricitร .
Il figlio maggiore erutta la sua rabbia di schiavo repressa troppo a lungo. Ho sempre โservito da schiavo/douleuลโ โ rinfaccia al padre senza neanche salutarlo e chiamarlo per nome โ e non ho mai โtrasgredito/parelthonโ alcun tuo โcomandamento/entolฤnโ.
Nessun appellativo per il padre, nessuna menzione del fratello, disconosciuto e derubricato a โquesto figlio tuoโ. Il fratello poi, รจ completamente identificato con gli errori commessi. Metterlo ai ferri, bisognava, buttar via le chiavi e aspettare che marcisse al buioโฆ
Dimissioni complete dalla figliolanza e dalla fraternitร .
Deleted. Off.
Quel che รจ mio รจ tuoโฆ Bisognava far festa!
Il figlio maggiore ha sempre vissuto in casa, ma da schiavo, represso e silente, depresso. Non ha avuto mai la libertร interiore di chiedere al padre un capretto per far festa con gli amici. Ma che festa sarebbe stata in definitiva, non vissuta in comunione col cuore del padre e con la complicitร del fratello? Una festa da โporci con le aliโ, forse. Solo fatta in casa, invece che in un paese lontano.
ร possibile che, come un tipico padrone di casa mediorientale, il padre fosse un tipo severo, ma forse la fantasia del figlio depresso ne aveva ingigantito i contorni. ร possibile che il padre non si fosse mai accorto di nulla e non avesse cercato un dialogo? Non cโรจ una madre in questa casa? โEducazione fallitaโ? (cf. il libro di De Giorgi).
Con il personaggio intradiegetico del fratello maggiore Gesรน allude al personaggio extradiegetico dei farisei e degli scribi che โmormoranoโ contro di lui (15,2 diegoggyzon). Non occorre cercare la madre di casa, o pensare a un padre troppo severo, limitato e difettoso. Lui รจ una pallida immagine di YHWHโฆ Ma รจ lโidea di YHWH che riempie lโuniverso mentale dei farisei e degli scribi ad essere falsa, oltre al fatto che lโimmagine di legalisti tendenzialmente perfetti e ligi alla Legge e alle norme a essere misera, falsa e depressivaโฆ
Il padre non aggredisce il figlio maggiore, difendendo (per la seconda volta in poche ore!) le sue ragioni di padre mediorientale. Un padrone di casa mediorientale รจ per forza di cose un poโ un misto di autorevolezza, autoritarismo, con piccoli cedimenti di permissivismo verso i figli maschiโฆ
Il padre ricorda al figlio la piena comunanza di disponibilitร sui beni della casa, la legge della comunione, la bellezza della vita filiale, la gioia della vita fraterna e famigliare. โMa far festa e gioire dโaltronde bisognava!/euphrainesthai de kai charฤnaiโ, si difende il padre.
La festa e la gioia sono la sua unica scusaโฆ Un padre mediorientale dai tratti paradossaliโฆ
La festa e la gioia sono necessari, dice con dolcezza il padre, a motivo di questo โtuo fratelloโ morto e tornato in vita, pensato perduto per sempre e invece ritrovato (da me suo padre [e da sua madre?], da YHWH e da tutta la famiglia, servi compresi).
Sarร entrato il figlio maggiore alla festa organizzata per lo scavezzacollo tornato a casa obtorto collo? Avrร preso coscienza del suo animo di figlio-schiavo agli arresti domiciliari, incapace di comprendere il cuore del padre, non libero interiormente di disporre dei beni della casa neppure per fare un poโ di baldoria con gli amici (in comunione col padre e il fratello, e non senza di loroโฆ)?
Alcuni interpreti moderni hanno notato la mancanza della madre in quella famiglia, e quindi lโassenza di tenerezza, di cura, di custodia, di complicitร โฆ Ma il mondo del Medioriente del tempo di Gesรน non lasciava tanto spazio alla donna. E poi non รจ un punto importante che Gesรน voleva sottolineare.
Il padrone di casa, il padre, ha giร mostrato molti tratti paradossali, sufficienti a rimandare alla figura del padre/YHWH, di cui lui รจ solo una pallida immagine. Ha giร mostrato tratti paterni e materni piรน che sufficienti a far percepire agli ascoltatori il cuore pieno di perdono e di amore misericordioso del padre-madre/YHWH (cf. Os 11,1ss).
E poi la madre ci sarร sempre, la Chiesa. Una madre nel cui seno piangere, una madre che ha confezionato i vestiti piรน belli e profumati, oltre ai manicaretti piรน deliziosi e speziatiโฆ
E tu?
La domanda finale, non รจ quella di elaborare il finale della storia, magari vedendo i due fratelli crocifissi in croce con Gesรน o in cammino con lui come due suoi fedeli discepoli incontrati a Emmausโฆ Non si tratta di una parabola dellโeducazione, con la tragica assenza di una madreโฆ Divagazioni interpretative legittime, ma che non sembrano centrare la sostanza, la pointe della parabola di Gesรน.
La domanda vera, ineludibile, della parabola riguarda la disponibilitร del lettore a riconoscersi nei due fratelli, sia nel minore che nel maggiore, ma soprattutto nella risposta al fatto di ammettere che YHWH sia un Dio di amore e di per-dono, grande nellโamore anche verso il piรน โperdutoโ dei suoi figli (cf. Es 34,5-9). Nessuna ombra di autoritarismo in lui, o di assenza di amore materno che custodisce nella tenerezza e nella complicitร . La parabola non illustra il dramma della pedagogia degli adolescenti, ma lo splendido affresco di quello che puรฒ alludere il meglio possibile al cuore misericordioso di YHWH/il Padre, che ha cura di tutti i suoi figli. Egli li precorre nel perdono, ancora prima che proferiscano alcunchรฉ. La casa รจ aperta, la dignitร ridata, la festa pronta.
La parabola non ci istruisce su cosa fare davanti alle intemperanze โinsopportabiliโ degli adolescenti, ma sul dramma degli uomini che credono di poter vivere felici senza Dio e lontani da Dio.
E se siamo a casa, adulti e vaccinati, siamo disponibili alla festa e alla gioia dellโamore a fondo perduto imbanditi da Dio nostro Padre/YHWH?
Tramite la parabola del padre prodigo dโamore verso i suoi due figli, parabola imperniata sul motivo del โperduto-ritrovatoโ, Gesรน illustra e difende il cuore accogliente e misericordioso suo e quello del Padre. (Lo Spirito Santo tace, รจ impegnato a baciare).
Cosรฌ รจ fatto Gesรน, cosรฌ รจ il Regno, cosรฌ รจ il Padreโฆ
Accetti questo Dio? Oppure pensi: โPrima a noi, che siamo sempre stati in casa (da schiavi)?โ. Mai un viaggettoโฆ
Puoi stendere la tua mano verso lโinferno dei porci o verso il cuore di YHWH/il Padre.
Verso la libertร illusoria o verso il Padre grande nellโamore e nel perdono.
Verso la morte o verso la vita.
ยซScegli dunque la vita!ยป (Dt 30,19b).
Facciamo festa e gioiamo!
Commento a cura di padre Roberto Mela scj
Fonte del commento: Settimana News
