IV Domenica del Tempo Ordinario – Anno C
Il desiderio di essere riconosciuti
Ci portiamo dentro un grande bisogno di essere riconosciuti, vorremmo che gli altri ci vedessero per quello che siamo veramente e soprattutto che non approfittassero della nostra debolezza. Da bambini speriamo che succeda cosรฌ, ma poi accade talvolta che, proprio nei luoghi piรน familiari, diventiamo estranei: non ci sentiamo riconosciuti da chi ci รจ piรน vicino. Paradossalmente, la vicinanza e la quotidianitร creano un velo sullโidentitร dellโaltro: diamo per scontato, mettiamo etichette, presumiamo di sapere giร tutto su chi ci sta accanto e non ci fermiamo piรน a scoprirlo, non diamo piรน a chi ci รจ vicino la possibilitร di sorprenderci.
Accadde cosรฌ anche per santโAlessio, vissuto intorno al IV sec. d.C., la cui avventura รจ raccontata con particolari differenti in varie tradizioni ed รจ raffigurata in un affresco della basilica di San Clemente. Alessio lascia la sua casa per intraprendere un viaggio spirituale, ma i casi della vita lo riporteranno proprio nella casa del padre dove, senza essere riconosciuto, si confonderร tra gli altri mendicanti. Solo al termine della sua vita verrร trovata una lettera tra le sue mani, in cui racconta la sua storia e viene finalmente riconosciuto dal padre straziato dal dolore. Alessio potrebbe essere lโimmagine di tanti giovani che accettano di mendicare un poโ dโaffetto nella casa del proprio padre e aspettano di essere riconosciuti per quello che sono, anche quando non sono esattamente come il padre si aspettava.
La paura di dire la veritร
ร proprio nei contesti piรน familiari che facciamo fatica a esprimere quello che pensiamo, a condividere ciรฒ che sentiamo o semplicemente a esprimere un parere su quello che vediamo: abbiamo paura di ferire, di perdere lโaffetto, di distruggere la relazione. Sono anche le paure di Geremia che รจ chiamato a comunicare proprio al suo popolo il giudizio punitivo di Dio. Come Alessio, Geremia รจ ben consapevole di essere solo un ragazzo e ha paura di confrontarsi con le autoritร del suo popolo. Abbiamo paura perchรฉ a volte farsi vedere come si รจ davanti al proprio padre, avere il coraggio di esprimere il proprio parere davanti allโistituzione, denunciare i potenti, significa diventare vittima. Geremia ha paura di passare da accusatore ad accusato. Come Geremia, ci sentiamo fragili, esposti, vulnerabili.
Svalutati perchรฉ conosciuti
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Laddove ci aspetteremmo di essere riconosciuti, molte volte siamo invece svalutati. La svalutazione รจ un meccanismo di difesa sottile, particolarmente usato nei contesti familiari. Proprio chi ci conosce di piรน, quando si sente provocato dalle nostre parole, svaluta quello che diciamo, prendendo le distanze da noi: senti chi parla! E questa violenza sottile puรฒ esercitarla solo chi ci conosce bene. Siamo attenti e affascinati dallโesotico, ma siamo molto piรน refrattari ad accettare la correzione da parte di chi conosciamo bene.
Anche Gesรน fa lโesperienza della svalutazione allโinterno di un contesto familiare: ยซNon รจ costui il figlio di Giuseppe?ยป, ยซMedico cura te stesso!ยป. Dio si presenta cosรฌ, con il volto di un familiare. Dio non sceglie la via dello straordinario, ma entra nella semplicitร del quotidiano. Davanti a questa chiusura, Gesรน non puรฒ operare. Proprio coloro che dovrebbero essere piรน vicini, sono quelli che lo rifiutano, lo allontanano e gli impediscono di operare.
Gesรน sa bene che questa dinamica non รจ nuova, ma appartiene alla storia dellโumanitร . Per questo ricorda che anche due grandi profeti come Elia ed Eliseo furono mandati a degli estranei, perchรฉ anchโessi sperimentarono di non essere riconosciuti e apprezzati nei loro contesti ordinari.
E la storia si ripete ancora oggi: proprio i luoghi in cui Gesรน รจ piรน familiare, la sua casa, proprio gli ambiti dove Gesรน abita ordinariamente, rischiano di diventare i luoghi da cui egli รจ mandato via, i luoghi dove non รจ ascoltato, i luoghi dove si continua a svalutare la sua parola. E forse proprio per questo, come a Nazareth, noi, che presumiamo di conoscerlo meglio, siamo il luogo dove Gesรน non puรฒ operare.
La rabbia rende ciechi
Siamo una societร arrabbiata, esattamente come i concittadini di Gesรน: ยซtutti nella sinagoga si riempirono di sdegnoยป e la rabbia acceca, distrugge, confonde e assolutizza, come la rabbia del figlio maggiore di Lc 15, un figlio cosรฌ arrabbiato da ritenere che il padre non gli abbia mai dato un capretto per fare festa con gli amici. Siamo pieni di rabbia e cerchiamo un nemico su cui riversarla. E il nemico principale su cui riversare la nostra rabbia รจ colui che mette in questione le nostre abitudini inveterate e la nostra tranquillitร inaridita.
Luca ci mostra discretamente che il riconoscimento dellโaltro dipende allora da quello di cui ci riempiamo: allโinizio del capitolo 4, Luca nota infatti che Gesรน era pieno di Spirito santo e per questo poteva sostenere la fatica del deserto. Chi invece รจ pieno di rabbia inevitabilmente farร fatica a riconoscere colui che gli sta davanti, anche se รจ Cristo.
Leggersi dentro
- Sei disposto a lasciarti sorprendere dalle persone che ritieni di conoscere bene?
- Come reagisci quando la Parola di Dio ti provoca?
P. Gaetano Piccolo SJ
Compagnia di Gesรน (Societas Iesu) – Fonte
[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
QUARTA SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO
Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 3 Febbraio 2019 anche qui.
Lc 4, 21-30 Dal Vangelo secondoย Luca
In quel tempo, Gesรน cominciรฒ a dire nella sinagoga: ยซOggi si รจ compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltatoยป. Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: ยซNon รจ costui il figlio di Giuseppe?ยป. Ma egli rispose loro: ยซCertamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafร rnao, fallo anche qui, nella tua patria!”ยป. Poi aggiunse: ยซIn veritร io vi dico: nessun profeta รจ bene accetto nella sua patria. Anzi, in veritร io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elรฌa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elรฌa, se non a una vedova a Sarรจpta di Sidรฒne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamร n, il Siroยป. All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della cittร e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro cittร , per gettarlo giรน. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino. C: Parola del Signore. A: Lode a Te o Cristo.Fonte: LaSacraBibbia.net
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