Commento al Vangelo del 20 Gennaio 2019 – p. Roberto Mela scj

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Fin dalle prime domeniche per annum dellโ€™anno liturgico il codice รจ dato: un codice nuziale, una password indispensabile per comprendere e amare il rapporto che lega il Dio dei cristiani (e degli ebrei) al proprio popolo. Dopo il battesimo al Giordano, a Cana di Galilea Gesรน manifesta nuovamente al suo popolo la propria identitร . Una manifestazione โ€œnuzialeโ€ che stria fin dal principio tutti i segni che egli compirร  per portare alla fede gli uomini e le donne di Israele.

Li prenderร  per amore, capiscano o non capiscano.

Il Terzo Isaia

Strutturando graficamente i suggerimenti offerti da A. Mello nel suo commentario al libro di Isaia (che in questo segue a sua volta le indicazioni di C. Westermann), si puรฒ apprezzare la struttura concentrica del Terzo Isaia (Is 56โ€“66), composto probabilmente negli anni successivi al ritorno dallโ€™esilio (538 a.C.), prima della missione di Neemia (metร  del V sec. a.C.).

A) 56,1-8 oracoli sullโ€™ammissione dei gentili nella comunitร  del Signore

B) (0)

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C) 56,9โ€“57,13: oracoli profetici contro lโ€™idolatria, assimilabili a quelli dei cc. 57โ€“58

D) 57,14โ€“58,14: oracoli di richiamo allโ€™autenticitร  del culto yahwista

E) 59,1-15: salmo penitenziale di lamentazione che fa da cornice agli oracoli profetici, quasi un contrappunto corale

F) 59,16-20: oracoli di giudizio sulle nazioni, quali probabili correttivi alla prospettiva universalistica dei cc. 60 e 62

G) 60,1-22: oracoli di salvezza quali nucleo fondamentale della predicazione profetica sulla ricostruzione di Gerusalemme

X) 61,1-11 pilastro centrale della struttura concentrica: Il centro della profezia (vv. 1-3a Il servo; vv. 3b-9 Il doppio promesso; vv. 10-11 La gioia delle nozze)

Gโ€™) 62,1-12 oracoli di salvezza quali nucleo fondamentale della predicazione profetica sulla ricostruzione di Gerusalemme

Fโ€™) 63,1-6: oracoli di giudizio sulle nazioni, quali probabili correttivi alla prospettiva universalistica dei cc. 60 e 62

Eโ€™) 63,7โ€“64,11: salmo penitenziale di lamentazione che fa da cornice agli oracoli profetici, quasi un contrappunto corale

Dโ€™) (0)

Cโ€™) 65,1-16a: oracoli profetici contro lโ€™idolatria, assimilabili a quelli dei cc. 57โ€“58

Bโ€™) 66,16b-25 + 66,7-14: oracoli sulla ricostruzione di Gerusalemme che continuano la predicazione dei cc. 60 e 62, ma con tonalitร  apocalittiche

Aโ€™) 66,15-23: oracoli sullโ€™ammissione dei gentili nella comunitร  del Signore.

Il brano letto nella liturgia odierna segue immediatamente la descrizione della gioia della nozze espressa in Is 61,10-11 e sembra essere una risposta anticipata allโ€™angosciosa domanda posta in 64,11, dopo aver lamentato la distruzione dei Gerusalemme e del tempio: ยซDopo tutto questo, resterai ancora insensibile, o Signore, tacerai e ci umilierai fino allโ€™estremo?ยป.

Non tacerรฒ

Il profeta prende la parola e sente irresistibile dentro di sรฉ lโ€™urgenza di parlare. Parlare a favore di Gerusalemme, che vede devastata nelle sue mura atterrate e colpita al cuore nel suo tempio distrutto. Per Sion e per Gerusalemme, per il suo monte santo e per la cittร  madre di tutti i villaggi che la circondano, il profeta non tacerร , non se ne starร  in silenzio, annichilito dagli eventi (cf. Is 42,14; 57,11). Non si darร  per vinto di fronte alla desolazione provata dal suo cuore.

Alzerร  con costanza e fiducia la sua voce. Sarร  come una sentinella che scruta fisso il cielo fino a che il chiarore della sua giustizia non โ€œesca/yฤ“แนฃฤ“โ€ come il sole (cf. Sal 130,5s), da dietro il monte degli Ulivi. La invocherร  e la annuncerร  (cf. Sal 57,9; 108,3). รˆ il sole che viene a illuminare la sua fidanzata, la sua luna. Il profeta continuerร  a parlare fino a che la giustizia di Gerusalemme, trasmessagli per contagio da YHWH, non si riveli come salvezza che brucia vibrante come una torcia che accompagna un corteo regale.

Tutte le genti vedranno la giustizia di Gerusalemme, il suo rapporto profondo con YHWH, il partner dellโ€™alleanza, e tutti i re vedranno la sua gloria, che le viene da lui (cf. Is 60,1: ยซla gloria di YHWH รจ sorta su di teยป). Si chiamerร  Gerusalemme con un nome nuovo (cf. Is 60,14.17; 61,3.6; 62,4.12), unโ€™identitร  neonata (cf. Is 56,5). Sarร  un nome che tutti sentiranno, ma, allo stesso tempo, nome silente come il bacio che le labbra di YHWH imprimeranno su quelle dellโ€™Amata.

Il nome nuovo

Gerusalemme sembrerร  una splendida corona regale nella mano di YHWH, quando il โ€œsuoโ€ sole spunterร  dal monte degli Ulivi a baciare col suo biancore abbacinante le mura e i merli che la circondano come rinnovato scrigno dorato. I popoli vedranno la cittร  posta sul monte (cf. Mt 5,14). Non potrร  mai piรน rimanere nascosta agli occhi delle nazioni.

Col soffio infuocato della sua parola innamorata YHWH pronuncerร  il nome nuovo di Gerusalemme, portandola alla vita. Chiamandola per nome, la sottrarrร  al caos dellโ€™abisso, allโ€™indistinto pauroso dellโ€™anonimato raggelante (cf. Is 43,1).

ยซรˆ lโ€™alba di un giorno di nozze. Il re รจ andato a difendere i diritti e la giustizia (แนฃdqh) della cittร  e torna vittorioso e salvatore (yลกโ€˜). Prende la cittร  come sua sposa: โ€œla moglie รจ la corona del maritoโ€ (Pr 12,4) e diadema realeยป (L. Alonso Schรถkel).

Non ci si rivolgerร  piรน in modo sprezzante a Gerusalemme irridendola sarcasticamente col nome di โ€œAbbondonata/โ€˜ฤ‚zรปbฤhโ€ dal suo Amato (cf. Is 49,14; 54,1.4; 60,15), abbandonata in mezzo a una terra โ€œDesolata/ล emฤmฤhโ€ (cf. Is 49,8).

Diletta sposa

Ora un nome nuovo aleggia sulle mura di Gerusalemme, corre veloce per le sue viuzze attorcigliate.

Dโ€™ora in poi si chiamerร  โ€œIl Mio Compiacimento (รจ) in Lei/Mia diletta/Hepแนฃรฎ-bฤhโ€. Sarร  preziosa agli occhi di Qualcuno. Una donna che piace, attrae per la bellezza del suo corpo e della sua anima, la sapienza del suo cuore e la grandezza del suo animo. Il suo volto coronato dal diadema fa impazzire tutti.

E il suo Amato prende in sposa Lei e tutta la terra che le sta intorno, che le dona la parte di identitร  cui non puรฒ rinunciare.

La sua terra sarร  chiamata โ€œSposata/Beโ€˜รปlฤhโ€, unita al suo Sposo/Signore amante focoso, ma non padrone dispotico (baโ€˜al). ยซรˆ la terra materna, fecondata non da Baal, ma dallโ€™autentico Signore della pioggiaยป (L. Alonso Schรถkel) (cf. Os 2).

Gerusalemme, sarai โ€œAppartenenteโ€ a uno sposo che ti ama, non una donna di โ€œNessunoโ€, โ€œdi tuttiโ€. Proprio come un โ€œgiovane ragazzo/bฤแธฅรปrโ€ โ€œpossiede/prende in sposa una vergine/yibโ€˜al [โ€ฆ] betรปlฤhโ€ con tutto lโ€™ardore del suo amore giovanile, cosรฌ ti sposerร  โ€œil tuo costruttore/bลnekโ€ (congetturando un participio di โ€œbฤnฤh/costruireโ€ + suff. 2 femm. sing.; la traduzione CEI 1974 seguiva questa congettura, mentre CEI 2008 si attiene strettamente al TM โ€œbฤnฤik/i tuoi figliโ€, impossibile da seguire, ai limiti dellโ€™incestuoso).

Mia Gioia

Il giovane ragazzo โ€œsi compiace/แธฅฤpฤ“แนฃโ€ della vergine che prende in sposa. Di piรน, lei รจ la gioia della sua vita. Egli รจ โ€œcolui che si rallegra/meล›รดลกโ€ in continuitร  per lei (participio piel). La gioia per la sposa รจ la sua nuova identitร . E cosรฌ sarร  per sempre per il Dio di Gerusalemme: โ€œgioirร  per te/yฤล›รฎล› โ€˜ฤlayikโ€. La sua gioia ha il tempo dellโ€™yiqtol: una gioia โ€œapertaโ€, senza tempo, non mai finita. Amore in progress.

Lโ€™atmosfera รจ quella dellโ€™innamoramento, dellโ€™amore statu nascenti. Non cโ€™รจ una storia dโ€™amore andata male e poi ricucita (cf. Osea), un peccato e un esilio da ricuperare.

Lโ€™aria รจ fresca, nuova, sorgiva.

ยซEcco, io faccio una cosa nuova:

proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?ยป (Is 43,19a).

Lo sposalizio al terzo giorno

Ci inoltriamo nel Vangelo di Giovanni, il Vangelo dellโ€™aquila, che dallโ€™alto vede in profonditร  e con larghe vedute simbolico-teologiche. Anche il brano delle โ€œnozze di Canaโ€ ne contiene varie di rara profonditร .

Arriva il terzo giorno (2,1), il sesto dopo i primi quattro (cf. Gv 1,19-28.29-34.35-43.44-51), rimettendo nel computo come uno degli ultimi tre giorni il primo dellโ€™ultimo terzetto.

Nella Bibbia โ€œil terzo giornoโ€ registra sempre un evento che cambia il corso degli avvenimenti, imprimendo una svolta decisiva alla storia. Cosรฌ per il dono della Torah allโ€™Horeb (cf. Gen 19,16), cosรฌ per la risurrezione di Gesรน (cf. 1Cor 15,4).

Si giunge cosรฌ al sesto giorno della settimana inaugurale delle opere del Messia, registrata dallโ€™evangelista Giovanni nella sua opera. Il giorno della creazione dellโ€™uomo e della donna a immagine di Elohim.

โ€œCi fu uno sposalizioโ€ in Cana di Galilea, e non in quella del Libano. Lโ€™enfasi sullo โ€œsposalizio/gamosโ€ introduce fin da subito un codice nuziale agli eventi che seguono, durante i quali Gesรน opererร  un โ€œsegno/sฤ“meionโ€ che dร  il โ€œlaโ€ a tutti gli altri sei che compirร  nei giorni in cui la sua luce brillerร  nel mondo (Gv 8,12), nelle dodici ore in cui cammina nella luce e cosรฌ non inciampa nelle tenebre (cf. Gv 11,9).

I sette โ€œsegni/sฤ“meiaโ€ saranno come sette stelle che brillano nel โ€œLibro della gloriaโ€ (Gv 1โ€“12), compiuti da Gesรน per portare alla fede coloro che li vedono e ascoltano con fede la loro โ€œspiegazioneโ€ nei discorsi che li seguono.

La madre, Gesรน, il vino

Allo sposalizio รจ presente la madre di Gesรน, non citata col suo nome ma presentata nel suo ruolo di generatrice di vita, di relazioni, di attenzione, di affetti e di cura. รˆ la madre di Gesรน, ma anche la madre dei suoi fratelli, di tutti gli uomini e di tutte le donne del mondo, in specie degli sposi che si aprono a una vita nuova. Sembra che Gesรน e i suoi discepoli siano lรฌ anchโ€™essi, perchรฉ cโ€™รจ la madre, feconda di figli e di amore, di comunione, di gioia, di allegria (cf. G. Matino, Lโ€™allegria, Bologna 2018).

La madre di Gesรน compare nel Vangelo di Giovanni solo in questo passo e in quello in cui รจ presentata ritta sotto la croce del Figlio, insieme al Discepolo Amato (cf. Gv 19,25-28, gynai al v. 26). Gv 2,1-11 e Gv 19,25-28 si richiamano a livello letterario e teologico. Gv 2,1-11 รจ prolessi, un anticipo di Gv 19,25-28 e, allo stesso tempo, unโ€™analessi, un rimando allโ€™indietro, alla stipulazione della prima alleanza al Sinai in Es 24,8ss.

Viene a mancare il vino e la madre di Gesรน lo fa notare al figlio: ยซVino non hanno/oinon ouch echousinยป. Nel passato si traduceva in modo errato: ยซNon hanno piรน vinoยป. Il vino di cui si parla, il vino delle nozze, in realtร  gli sposi non lo hanno mai avuto! Gesรน non cโ€™era, infatti, mentre preparavano la festaโ€ฆ E, finchรฉ lui รจ fuori del gioco, il vino delle nozze non cโ€™รจ, in assolutoโ€ฆ

Mฤh lรฎ we lฤk/ti emoi kai soi;

Gesรน prende le distanze dalla โ€œmadreโ€, chiamandola โ€œdonna/gynaiโ€. รˆ unโ€™espressione rara in greco e assente nellโ€™ebraico, ma usata da Gesรน per rivolgersi alla Samaritana (Gv 4,21), alla peccatrice (Gv 8,10), a Maria di Magdala (Gv 20,13.15) e soprattutto a sua madre sotto la croce col Discepolo Amato (Gv 19,26).

Gesรน prosegue la sua interpellazione della madre con unโ€™espressione idiomatica ben nota nellโ€™AT, che in questo caso suonerebbe: โ€œmฤh lรฎ we lฤk/ti emoi kai soi;/che cosa รจ a me e a te?โ€.

Detta a un nemico, essa esprime totale mancanza di comunione, unโ€™assenza di rapporto, un contrasto o una dissociazione di idee o di prospettive, la volontร  di interrompere definitivamente i rapporti per il futuro, la divergenze di prospettive, lโ€™assenza di comunanza di idee e di esperienze di vita: ยซNon ho niente a che fare con teยป (cf. Gs 22,24; 2Sam 16,10; 19,23; 1Re 17,18; 2Re 3,13; 9,18-19; 2Cr 35,21).

Detta a un amico, essa esprime una presa di distanza dalle posizioni, dalle idee, dai modi di fare dellโ€™amico, dal livello in cui si pone, per invitarlo a cambiare tono, modi, idee, tipi di rapporti, livello del discorso ecc. Gesรน non si rivolge bruscamente alla madre come fosse un nemico. Le chiede solo, come si fa con un amico, di cambiare livello a cui si pone il discorso, di cambiare qualitร  di rapporto. La madre non puรฒ piรน situarsi a livello puramente familiare, ma deve โ€œsalireโ€ a quello piรน tipicamente teologico.

Lโ€™โ€œoraโ€ di Gesรน

La frase che segue โ€“ ยซNon รจ giunta (forse) la mia ora (?)ยป โ€“ pone delle difficoltร  grammaticali, strettamente collegate, a loro volta, a importanti dati teologici che non vanno trascurati.

La maggioranza degli interpreti e delle traduzioni la interpretano in senso affermativo (cf. CEI 2008).

Altri suggeriscono di darle un senso interrogativo.

Il grande esegeta gesuita p. Albert Vanhoye, oggi cardinale, propone lโ€™interpretazione interrogativa: ยซNon รจ forse giunta la mia ora?ยป. Mi sento di condividere questa interpretazione.

Al termine di uno studio esegetico approfondito, egli รจ arrivato alla conclusione che, a livello grammaticale, dopo una frase interrogativa โ€“ ยซche cosa a me e a te?ยป โ€“, una frase seguente che inizi con la congiunzione oupล debba anchโ€™essa avere un valore interrogativo e non affermativo. Il senso della frase sarebbe il seguente: ยซNon รจ forse giunta la mia ora?ยป.

Oltre al dato grammaticale, vanno tenuti presenti anche alcuni dati teologici fondamentali.

Nel Vangelo di Giovanni la menzione della โ€œmadre di Gesรนโ€ ricorre solo nellโ€™episodio/segno della nozze di Cana e nel tragico momento del suo stare ritta e intrepida con il Discepolo Amato sotto la croce del Figlio al calvario. Il segno di Cana rimanda strettamente al dono dโ€™amore pasquale di crocifissione/esaltazione/morte e a quello successivo di risurrezione.

Nel Vangelo di Giovanni lโ€™โ€œoraโ€ ha una grande valenza teologica. รˆ certo lโ€™ora della missione, della sua manifestazione al mondo (cf. Gv 7,14). Al termine della festa delle Capanne il piano di arrestare Gesรน non va in porto perchรฉ secondo lโ€™evangelista non era ancora giunta la sua ora (cf. Gv 7,30; 8,20). Verso la fine della sua vita pubblica, lโ€™โ€œoraโ€ di Gesรน si rivela essere il momento della glorificazione del Figlio dellโ€™uomo, il momento della donazione dโ€™amore totale che Gesรน compie nella sua crocifissione/innalzamento sulla croce (cf. Gv 12,23-24.27a.b: ยซGesรน rispose loro: โ€œรˆ venuta lโ€™ora che il Figlio dellโ€™uomo sia glorificato. In veritร , in veritร  io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto [โ€ฆ]. Adesso lโ€™anima mia รจ turbata; che cosa dirรฒ? Padre, salvami da questโ€™ora? Ma proprio per questo sono giunto a questโ€™ora!โ€ยป).

Anticipata nel segno โ€œsacramentaleโ€ della lavanda dei piedi durante la cena degli ultimi addii, con il quale il โ€œbuon pastore de-pone la sua veste (cf. Gv 13,4 e 10,11.17.18) โ€“ cioรจ il simbolo antropologico della persona, della sua vita โ€“ per poi ri-prenderla (cf. Gv 13,12) con potere autonomo e piena libertร  (cf. Gv 10,18), lโ€™โ€œoraโ€ di Gesรน รจ anticipata anche nel segno dellโ€™unzione di Betania (cf. Gv 12,7) e nella risposta alla domanda dei greci che lo vogliono vedere : โ€œรˆ venuta lโ€™ora che il Figlio dellโ€™uomo sia glorificatoโ€ (Gv 12,23b).

A livello teologico, nel Vangelo di Giovanni, รจ evidente che colui che fa giungere lโ€™โ€œoraโ€ di Gesรน รจ il Padre, non un agente umano (Maria, gli avversari religiosi o politici ecc.).

Se si interpreta la risposta che Gesรน dร  a sua madre durante le nozze di Cana โ€“ episodio letterariamente e teologicamente strettamente collegato alla scena del calvario, al dono dโ€™amore compiuto da Gesรน sulla croce fino allโ€™effusione del sangue โ€“ dandole un senso interrogativo (ยซNon รจ forse giunta la mia ora?ยป) โ€“, sembra abbastanza certo di aver raggiunto il risultato esegetico-teologico piรน corretto: al momento della nozze di Cana Gesรน ha appena iniziato la sua vita pubblica, lasciando definitamente dietro di sรฉ la sfera della vita familiare, e con questa scelta รจ consapevole di aver acconsentito a che il Padre iniziasse a fare scattare la sua โ€œoraโ€ (che รจ โ€œoraโ€ del Padre e del Figlio, nello Spirito), lโ€™โ€œoraโ€ della sua donazione dโ€™amore totale.

โ€œNon รจ forse giunta la mia ora?โ€, direbbe allora Gesรน alla madre, con una domanda retorica che richiede una risposta affermativa. โ€œCambia livello di posizionamentoโ€, chiederebbe di conseguenza Gesรน alla madre. ยซNon porti piรน a livello familiare, da madre a figlio, ma a quello teologico; acconsenti anche tu allโ€™โ€œoraโ€ che il Padre ha deciso di iniziare a far scattare per me e non chiedere piรน le cose facendo pressione a partire dal tuo solo amore maternoยป. Maria acconsentirebbe alla proposta di Gesรน, facendo solo presente maternamente la situazione incresciosa degli sposi.

Se si sceglie di interpretare la frase di Gesรน in senso affermativo (ยซNon รจ giunta la mia oraยป), ci si porrebbe su un piano interpretativo che vede esaltata nella โ€œmadreโ€ la sua funzione di intercessione. Occorre ricordare che, nei decenni successivi alla morte e risurrezione di Gesรน, la Chiesa ha approfondito la figura e lโ€™importanza teologico-spirituale di Maria, โ€œla madre di Gesรนโ€, la โ€œDonnaโ€ (cf. Ap 12,1ss).

Nel momento cruciale delle nozze di Cana, momento in cui non cโ€™รจ vinoโ€, Maria intercederebbe presso Gesรน perchรฉ venga incontro alla situazione imbarazzante e incresciosa degli sposi, eventualmente prendendo in considerazione anche il fatto di decidere di far scattare lโ€™โ€œoraโ€ della sua manifestazione a Israele (cf. Gv 1,31, in cui Giovanni Battista afferma: ยซIo non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nellโ€™acqua, perchรฉ egli fosse manifestato a Israeleยป).

Consapevole o meno che fosse, continuando con la frase successiva detta ai โ€œdiaconiโ€: ยซfate qualunque cosa egli eventualmente vi dirร ยป (v. 5), la โ€œmadre di Gesรนโ€ contribuisce concretamente in modo materno al fatto che, in quel frangente, inizi a compiersi la nuova alleanza, fondata anchโ€™essa, come quella stipulata al Sinai/Horeb, sulla parola di tutto il popolo unanime: ยซQuanto il Signore ha detto, noi lo faremo!ยป (cf. Es 19,8; 24,3.7; Dt 5,27).

Maria, โ€œla madre di Gesรนโ€, piรน che semplice madre di intercessione viene dunque a porsi, a livello simbolico e teologico, come la madre della nuova alleanza.

Acqua pietrificata

Senza neppure attendere la risposta da parte di Gesรน, โ€œla madreโ€ dice ai โ€œservitori/diaconi/diakonoiโ€ di fare quello che eventualmente Gesรน dica loro di fare (v. 5).

Il narratore ricorda la presenza di sei idrie di pietra contenenti ciascuna 80-120 litri di acqua, pronta โ€œper la purificazione dei giudei/pros ton katharismon tลn Ioudaiลnโ€. Le idrie devono purificare le mani e, tendenzialmente, il cuore dei giudei, ma sono โ€œdi pietra/lithinaiโ€ (per preservare la puritร  dellโ€™acqua) e โ€œsono giacenti/keimenaiโ€, in una posizione di passivitร  permanente. Le giare di pietra giacenti per terra non potranno mai purificare il cuore dei giudei, e cosรฌ raggiungere il loro scopo.

Lโ€™acqua delle giare simboleggia sia la Torah che lo Spirito di Dio (cf. Gl 3,1-5; Gv 7,37-39, che riportano le parola gridate da Gesรน lโ€™ultimo giorno della festa delle Capanne, il piรน importante, e interpretate dallโ€™evangelista โ€œonniscienteโ€: ยซโ€œSe qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua vivaโ€. Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti, non vi era ancora lo Spirito, perchรฉ Gesรน non era ancora stato glorificatoยป).

Le parole della Torah risulteranno sempre inefficaci a raggiungere lo scopo inteso da YHWH, restando esterne al cuore degli uomini. Solo lo Spirito che viene dal costato del Figlio le interiorizzerร  vitalmente.

Gesรน dice ai โ€œdiaconi โ€œdi riempire le giare con lโ€™acqua che eventualmente mancasse ed essi le riempiono fino allโ€™orlo. Per compiere il suo โ€œsegnoโ€ Gesรน si serve degli strumenti approntati da YHWH per la vita di fede del suo popolo, ancorchรฉ imperfetti e mancanti (Torah e Profeti), non sostituendosi ad essi ma portandoli a pieno compimento (cf. Mt 5,17).

I diaconi obbediscono alla lettera e senza discutere alle parole di Gesรน e riempiono dellโ€™acqua mancante le giare, fino allโ€™orlo (eis anล = fino alla cima, fino al principio). Gesรน dirร  ai โ€œgiudeiโ€ (cifra storico-simbolica indicante per lo piรน lโ€™insieme delle forze religiose e storiche che si oppongono a Gesรน) che essi โ€œprovengono dal basso/ek tลn katล esteโ€, mentre lui โ€œproviene dallโ€™alto/ek tลn anล eimiโ€ (Gv 8,23). Gesรน proviene dal Padre, da quellโ€™โ€œaltoโ€ al quale egli alza gli occhi per pregare in occasione della rivivificazione di Lazzaro (cf. Gv 11,41; โ€œverso lโ€™altoโ€ manca nella traduzione CEI 2008).

Al retto studioso ebreo Nicodemo, Gesรน ricorderร  di lรฌ a poco che รจ necessario che โ€œvoi/i giudei rinasciate dallโ€™alto/di nuovoโ€ per vedere il regno di Dio (cf. Gv 3,3.7).

Di dovโ€™รจ?

Gesรน dice ai โ€œdiaconiโ€ di attingere โ€œora/nynโ€ e di portare dellโ€™acqua allโ€™architriclino (โ€œil capo del banchettoโ€), la persona che aveva il delicato incarico dellโ€™approvvigionamento del vino (normalmente molto forte e aspro) e del controllo della sua corretta mescolanza con lโ€™acqua, per un prodotto personalizzato secondo le diverse esigenze di ciascun ospite del banchetto.

Lโ€™architriclino assaggia lโ€™acqua diventata vino (il โ€œmiracoloโ€ della trasformazione viene accennato puramente en passant, quasi a indicare che il vero โ€œsegnoโ€ sta in altro) e, dal momento che โ€œignora di dove esso venga/ouk ฤ“idei pothen estinโ€, chiede spiegazioni allo sposo.

Tutto il Vangelo di Giovanni รจ percorso dalla domanda โ€œdi dove sia/pothen estinโ€ Gesรน, quale sia la sua origine, quali le radici a cui attinge la vita e la missione, quale sia la fonte da cui attinge acqua viva.

La domanda sul โ€œda dove/pothenโ€ ricorre in 4,11 (la Samaritana); 7,27 (alcuni abitanti di Gerusalemme pretendono di sapere di dove sia Gesรน, โ€œquesto qui/toutonโ€, e sostengono che il Cristo, quando viene/verrร , nessuno sa di dove sia); 7,28 (nella zona templare Gesรน grida ai presenti che essi lo conoscono e sanno di dove sia, a livello umano); 8,14 (nella zona templare Gesรน risponde ai farisei sostenendo che la sua testimonianza รจ veritiera, anche se dร  testimonianza a se stesso, perchรฉ egli โ€œsa da dove รจ venuto/oida pothen elthonโ€ e โ€œdove va/pou hypagลโ€, mentre rinfaccia loro il fatto che โ€œignorano da dove vengo e dove vado/ouk oidate pothen erchomai kai pou hypagล); 9,29 (โ€œi giudeiโ€ del v. 18 ammettono con le loro stesse parole che costui non sappiamo di dove sia/touton ouk oidamen pothen estinโ€); 9,30 (il cieco nato guarito li irride con fine ironia, sottolineando proprio ciรฒ che stupisce, il fatto cioรจ che โ€œvoi [menzione enfatica del pronome personale, non necessario] non sapete di dove sia/ouk oidate pothen estinโ€; 19,9 (a Gesรน, stremato dalla flagellazione, Pilato rivolge sprezzante la domanda decisiva che ha attraversato tutto il racconto evangelico: โ€œDi dove sei tu?/pothen ei sy;โ€; visto il tono illocutorio non recettivo, Gesรน non lo degna neppure di una risposta).

Lโ€™architriclino non sa di dove sia il vino che gli portano i diaconi.

Essi invece lo sanno perchรฉ hanno eseguito prontamente e alla lettera il comando di Gesรนโ€ฆ

Nel Vangelo di Giovanni nessuna persona umana sa di dove sia Gesรน.

Ergo, Gesรน รจ lโ€™acqua diventata vino, di cui si ignora di dove sia.

Il vino buono (e bello) dello sposo

รˆ per chiarire la faccenda incomprensibile del vino, inaspettatamente abbondante e buono, che lโ€™architriclino fa chiamare โ€œlo sposo/ton nymphionโ€ e gli fa notare come, al contrario dellโ€™usanza comune nei banchetti, egli abbia conservato fin ad allora (cf. ยซattingete oraยป, v. 8) โ€œil vino buono-bello/ton kalon oinonโ€, invece di servirlo per primo, lasciando โ€œquello inferiore/meno (buono)/ton elassลโ€.

Gesรน sa di dove egli viene perchรฉ egli รจ il vino nuovo, bello e buono che viene dallโ€™alto/di nuovo.

Il vino buono e abbondante scorre a fiumi nel banchetto escatologico, nelle nozze definitive (cf. Is 25,6; Os 2,10.24; Gl 2,19; 4,18; Am 9,13), quando lo Sposo/il Costruttore sposerร  la sua sposa, Gerusalemme (cf. Is 62,5). Essa รจ stranamente innominata nellโ€™episodio delle nozze di Cana, perchรฉ la sposa รจ la Chiesa, la comunitร  rappresentata in nuce da Maria, la madre di Gesรน e dal Discepolo Amato, ritti e intrepidi sotto la croce, quando dal costato trafitto del Nuovo Adamo fluisce โ€œsangue e acquaโ€ (cf. Gv 19,28-34, unica altra volta in cui โ€œla madre di Gesรนโ€ viene nominata nel Quarto Vangelo; cf. 7,37-39).

Dallโ€™interno di Gesรน, dalla sua coscienza di Nuovo Adamo addormentato sulla croce dalla tardฤ“mฤh fatta scendere e abbracciata dal Padre che sta compiendo un mistero divino di salvezza (cf. Gen 1,21 al momento della creazione della donna; 15,12 prima di stipulare lโ€™alleanza con Abramo), fluisce la vita donata da Gesรน in circostanze โ€œtragicheโ€ (= sangue) e lโ€™acqua del suo spirito/Spirito filiale โ€œconsegnatoโ€ alla Chiesa sposa raccolta in nuce, statu nascenti, sotto la croce.

La sposa, la nuova Eva esce per miracolo del Padre dal costato trafitto del Figlio trafitto per amore โ€œsenza-fine/fino alla fine/eis telosโ€ (cf. Gv 13,1).

Si celebrano le nozze nuove.

Lโ€™alleanza nuova viene stipulata.

Con parole tacite ma forti come quelle usate per lโ€™alleanza stretta con Abramo nella notte di terrore e grande oscuritร  (cf. Gen 15,12.18).

Non cโ€™รจ piรน lโ€™acqua โ€œfermaโ€, โ€œpietrificataโ€ nelle giare passive e pietrificate, incapaci di purificare e di dare vita.

รˆ il vino nuovo, bello e buono delle nozze definitive, della nuova alleanza per la quale โ€œla madre di Gesรนโ€ ha interceduto affinchรฉ iniziasse la sua prolessi, lโ€™anticipazione della sua stipulazione, in attesa della piena realizzazione sulla croce.

Nozze nuove e alleanza nuova, scritta nel sangue e nellโ€™acqua dello Sposo Buono e Bello.

Il โ€œsegnoโ€ archฤ“

ยซQuesto fece come โ€œinizio/archฤ“โ€ dei segni Gesรน a Cana di Galileaยป (v. 11).

รˆ il segno archetipico. Il primo nel tempo, il fondamento degli altri, il primo che dร  lโ€™intonazione striata di sponsalitร  a tutti gli altri sei registrati nel Vangelo di Giovanni. Il codice nuziale รจ inserito fin allโ€™inizio del testo del Vangelo, allโ€™inizio della vita della Chiesa.

Sarร  una vita sponsale, il trionfo della โ€œgloria/gr. doxa/ebr. kฤbรดdโ€ di Gesรน (cf. v. 11). Gesรน la โ€œrese manifesta/ephanerลsenโ€, rivelando chiaramente e concretamente (phaneoล) allโ€™esterno ciรฒ che lo costituiva in pienezza al suo interno.

Nozze di Cana.

La Madre รจ presente. Intercede.

La Nuova Alleanza puรฒ iniziare a essere scritta nel cuore.

Tutto รจ pronto.

Il vino รจ nuovo, buono e bello.

Le nozze dellโ€™Amante, del Costruttore, possono essere celebrate.

Lo Sposo bacia la sposa e le trapassa il suo amore nuziale.

ยซMi baci con i baci della sua bocca!

Sรฌ, migliore del vino รจ il tuo amore. [โ€ฆ]

Trascinami con te, corriamo!

Mโ€™introduca il re nelle sue stanze:

gioiremo e ci rallegreremo di te,

ricorderemo il tuo amore piรน del vino. [โ€ฆ]

Mi ha introdotto nella cella del vino

e il suo vessillo su di me รจ amoreยป (Ct 1,2.4; 2,4).

Commento a cura di padre Roberto Mela scj – Fonte del commento: Settimana News

ALTRO COMMENTO

“Venuto a mancare il vino, la madre di Gesรน gli disse: ยซNon hanno vinoยป”.

Tutti ci cercano per quello che abbiamo, ma chi ti vuole davvero bene non tiene da conto di ciรฒ che hai, ma di ciรฒ che ti manca. L’amore vero รจ prendere a cuore la mancanza dell’altro, perchรจ in quella mancanza si gioca il meglio e il peggio della vita. Sono infatti le nostre mancanze la causa prima dei nostri peccati, ma sono altresรฌ proprio le mancanze i punti di svolta dei grandi santi. Ritrovare il vino che manca non serve a riempire un vuoto, ma a cambiarne la sostanza.

Gesรน non crea il vino dal nulla, ma cambia l’acqua in vino, cioรจ prende ciรฒ che c’รจ e a partire da questo opera un cambiamento radicale. Quello che fino a ieri ti faceva peccare puรฒ cominciare ad essere il punto di forza della tua santitร . Assurdo! Ma questo รจ il miracolo: il Signore รจ l’unico che puรฒ prendere sul serio la mia mancanza e trasformarla in santificazione.

Da cosa ce ne accorgiamo? Dal fatto che cominciamo a sentire un’inspiegabile letizia che non trova altra ragione se non nella Grazia di Dio.

Fonte

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