Fin dalle prime domeniche per annum dellโanno liturgico il codice รจ dato: un codice nuziale, una password indispensabile per comprendere e amare il rapporto che lega il Dio dei cristiani (e degli ebrei) al proprio popolo. Dopo il battesimo al Giordano, a Cana di Galilea Gesรน manifesta nuovamente al suo popolo la propria identitร . Una manifestazione โnuzialeโ che stria fin dal principio tutti i segni che egli compirร per portare alla fede gli uomini e le donne di Israele.
Li prenderร per amore, capiscano o non capiscano.
Il Terzo Isaia
Strutturando graficamente i suggerimenti offerti da A. Mello nel suo commentario al libro di Isaia (che in questo segue a sua volta le indicazioni di C. Westermann), si puรฒ apprezzare la struttura concentrica del Terzo Isaia (Is 56โ66), composto probabilmente negli anni successivi al ritorno dallโesilio (538 a.C.), prima della missione di Neemia (metร del V sec. a.C.).
A) 56,1-8 oracoli sullโammissione dei gentili nella comunitร del Signore
B) (0)
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C) 56,9โ57,13: oracoli profetici contro lโidolatria, assimilabili a quelli dei cc. 57โ58
D) 57,14โ58,14: oracoli di richiamo allโautenticitร del culto yahwista
E) 59,1-15: salmo penitenziale di lamentazione che fa da cornice agli oracoli profetici, quasi un contrappunto corale
F) 59,16-20: oracoli di giudizio sulle nazioni, quali probabili correttivi alla prospettiva universalistica dei cc. 60 e 62
G) 60,1-22: oracoli di salvezza quali nucleo fondamentale della predicazione profetica sulla ricostruzione di Gerusalemme
X) 61,1-11 pilastro centrale della struttura concentrica: Il centro della profezia (vv. 1-3a Il servo; vv. 3b-9 Il doppio promesso; vv. 10-11 La gioia delle nozze)
Gโ) 62,1-12 oracoli di salvezza quali nucleo fondamentale della predicazione profetica sulla ricostruzione di Gerusalemme
Fโ) 63,1-6: oracoli di giudizio sulle nazioni, quali probabili correttivi alla prospettiva universalistica dei cc. 60 e 62
Eโ) 63,7โ64,11: salmo penitenziale di lamentazione che fa da cornice agli oracoli profetici, quasi un contrappunto corale
Dโ) (0)
Cโ) 65,1-16a: oracoli profetici contro lโidolatria, assimilabili a quelli dei cc. 57โ58
Bโ) 66,16b-25 + 66,7-14: oracoli sulla ricostruzione di Gerusalemme che continuano la predicazione dei cc. 60 e 62, ma con tonalitร apocalittiche
Aโ) 66,15-23: oracoli sullโammissione dei gentili nella comunitร del Signore.
Il brano letto nella liturgia odierna segue immediatamente la descrizione della gioia della nozze espressa in Is 61,10-11 e sembra essere una risposta anticipata allโangosciosa domanda posta in 64,11, dopo aver lamentato la distruzione dei Gerusalemme e del tempio: ยซDopo tutto questo, resterai ancora insensibile, o Signore, tacerai e ci umilierai fino allโestremo?ยป.
Non tacerรฒ
Il profeta prende la parola e sente irresistibile dentro di sรฉ lโurgenza di parlare. Parlare a favore di Gerusalemme, che vede devastata nelle sue mura atterrate e colpita al cuore nel suo tempio distrutto. Per Sion e per Gerusalemme, per il suo monte santo e per la cittร madre di tutti i villaggi che la circondano, il profeta non tacerร , non se ne starร in silenzio, annichilito dagli eventi (cf. Is 42,14; 57,11). Non si darร per vinto di fronte alla desolazione provata dal suo cuore.
Alzerร con costanza e fiducia la sua voce. Sarร come una sentinella che scruta fisso il cielo fino a che il chiarore della sua giustizia non โesca/yฤแนฃฤโ come il sole (cf. Sal 130,5s), da dietro il monte degli Ulivi. La invocherร e la annuncerร (cf. Sal 57,9; 108,3). ร il sole che viene a illuminare la sua fidanzata, la sua luna. Il profeta continuerร a parlare fino a che la giustizia di Gerusalemme, trasmessagli per contagio da YHWH, non si riveli come salvezza che brucia vibrante come una torcia che accompagna un corteo regale.
Tutte le genti vedranno la giustizia di Gerusalemme, il suo rapporto profondo con YHWH, il partner dellโalleanza, e tutti i re vedranno la sua gloria, che le viene da lui (cf. Is 60,1: ยซla gloria di YHWH รจ sorta su di teยป). Si chiamerร Gerusalemme con un nome nuovo (cf. Is 60,14.17; 61,3.6; 62,4.12), unโidentitร neonata (cf. Is 56,5). Sarร un nome che tutti sentiranno, ma, allo stesso tempo, nome silente come il bacio che le labbra di YHWH imprimeranno su quelle dellโAmata.
Il nome nuovo
Gerusalemme sembrerร una splendida corona regale nella mano di YHWH, quando il โsuoโ sole spunterร dal monte degli Ulivi a baciare col suo biancore abbacinante le mura e i merli che la circondano come rinnovato scrigno dorato. I popoli vedranno la cittร posta sul monte (cf. Mt 5,14). Non potrร mai piรน rimanere nascosta agli occhi delle nazioni.
Col soffio infuocato della sua parola innamorata YHWH pronuncerร il nome nuovo di Gerusalemme, portandola alla vita. Chiamandola per nome, la sottrarrร al caos dellโabisso, allโindistinto pauroso dellโanonimato raggelante (cf. Is 43,1).
ยซร lโalba di un giorno di nozze. Il re รจ andato a difendere i diritti e la giustizia (แนฃdqh) della cittร e torna vittorioso e salvatore (yลกโ). Prende la cittร come sua sposa: โla moglie รจ la corona del maritoโ (Pr 12,4) e diadema realeยป (L. Alonso Schรถkel).
Non ci si rivolgerร piรน in modo sprezzante a Gerusalemme irridendola sarcasticamente col nome di โAbbondonata/โฤzรปbฤhโ dal suo Amato (cf. Is 49,14; 54,1.4; 60,15), abbandonata in mezzo a una terra โDesolata/ล emฤmฤhโ (cf. Is 49,8).
Diletta sposa
Ora un nome nuovo aleggia sulle mura di Gerusalemme, corre veloce per le sue viuzze attorcigliate.
Dโora in poi si chiamerร โIl Mio Compiacimento (รจ) in Lei/Mia diletta/Hepแนฃรฎ-bฤhโ. Sarร preziosa agli occhi di Qualcuno. Una donna che piace, attrae per la bellezza del suo corpo e della sua anima, la sapienza del suo cuore e la grandezza del suo animo. Il suo volto coronato dal diadema fa impazzire tutti.
E il suo Amato prende in sposa Lei e tutta la terra che le sta intorno, che le dona la parte di identitร cui non puรฒ rinunciare.
La sua terra sarร chiamata โSposata/Beโรปlฤhโ, unita al suo Sposo/Signore amante focoso, ma non padrone dispotico (baโal). ยซร la terra materna, fecondata non da Baal, ma dallโautentico Signore della pioggiaยป (L. Alonso Schรถkel) (cf. Os 2).
Gerusalemme, sarai โAppartenenteโ a uno sposo che ti ama, non una donna di โNessunoโ, โdi tuttiโ. Proprio come un โgiovane ragazzo/bฤแธฅรปrโ โpossiede/prende in sposa una vergine/yibโal [โฆ] betรปlฤhโ con tutto lโardore del suo amore giovanile, cosรฌ ti sposerร โil tuo costruttore/bลnekโ (congetturando un participio di โbฤnฤh/costruireโ + suff. 2 femm. sing.; la traduzione CEI 1974 seguiva questa congettura, mentre CEI 2008 si attiene strettamente al TM โbฤnฤik/i tuoi figliโ, impossibile da seguire, ai limiti dellโincestuoso).
Mia Gioia
Il giovane ragazzo โsi compiace/แธฅฤpฤแนฃโ della vergine che prende in sposa. Di piรน, lei รจ la gioia della sua vita. Egli รจ โcolui che si rallegra/meลรดลกโ in continuitร per lei (participio piel). La gioia per la sposa รจ la sua nuova identitร . E cosรฌ sarร per sempre per il Dio di Gerusalemme: โgioirร per te/yฤลรฎล โฤlayikโ. La sua gioia ha il tempo dellโyiqtol: una gioia โapertaโ, senza tempo, non mai finita. Amore in progress.
Lโatmosfera รจ quella dellโinnamoramento, dellโamore statu nascenti. Non cโรจ una storia dโamore andata male e poi ricucita (cf. Osea), un peccato e un esilio da ricuperare.
Lโaria รจ fresca, nuova, sorgiva.
ยซEcco, io faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?ยป (Is 43,19a).
Lo sposalizio al terzo giorno
Ci inoltriamo nel Vangelo di Giovanni, il Vangelo dellโaquila, che dallโalto vede in profonditร e con larghe vedute simbolico-teologiche. Anche il brano delle โnozze di Canaโ ne contiene varie di rara profonditร .
Arriva il terzo giorno (2,1), il sesto dopo i primi quattro (cf. Gv 1,19-28.29-34.35-43.44-51), rimettendo nel computo come uno degli ultimi tre giorni il primo dellโultimo terzetto.
Nella Bibbia โil terzo giornoโ registra sempre un evento che cambia il corso degli avvenimenti, imprimendo una svolta decisiva alla storia. Cosรฌ per il dono della Torah allโHoreb (cf. Gen 19,16), cosรฌ per la risurrezione di Gesรน (cf. 1Cor 15,4).
Si giunge cosรฌ al sesto giorno della settimana inaugurale delle opere del Messia, registrata dallโevangelista Giovanni nella sua opera. Il giorno della creazione dellโuomo e della donna a immagine di Elohim.
โCi fu uno sposalizioโ in Cana di Galilea, e non in quella del Libano. Lโenfasi sullo โsposalizio/gamosโ introduce fin da subito un codice nuziale agli eventi che seguono, durante i quali Gesรน opererร un โsegno/sฤmeionโ che dร il โlaโ a tutti gli altri sei che compirร nei giorni in cui la sua luce brillerร nel mondo (Gv 8,12), nelle dodici ore in cui cammina nella luce e cosรฌ non inciampa nelle tenebre (cf. Gv 11,9).
I sette โsegni/sฤmeiaโ saranno come sette stelle che brillano nel โLibro della gloriaโ (Gv 1โ12), compiuti da Gesรน per portare alla fede coloro che li vedono e ascoltano con fede la loro โspiegazioneโ nei discorsi che li seguono.
La madre, Gesรน, il vino
Allo sposalizio รจ presente la madre di Gesรน, non citata col suo nome ma presentata nel suo ruolo di generatrice di vita, di relazioni, di attenzione, di affetti e di cura. ร la madre di Gesรน, ma anche la madre dei suoi fratelli, di tutti gli uomini e di tutte le donne del mondo, in specie degli sposi che si aprono a una vita nuova. Sembra che Gesรน e i suoi discepoli siano lรฌ anchโessi, perchรฉ cโรจ la madre, feconda di figli e di amore, di comunione, di gioia, di allegria (cf. G. Matino, Lโallegria, Bologna 2018).
La madre di Gesรน compare nel Vangelo di Giovanni solo in questo passo e in quello in cui รจ presentata ritta sotto la croce del Figlio, insieme al Discepolo Amato (cf. Gv 19,25-28, gynai al v. 26). Gv 2,1-11 e Gv 19,25-28 si richiamano a livello letterario e teologico. Gv 2,1-11 รจ prolessi, un anticipo di Gv 19,25-28 e, allo stesso tempo, unโanalessi, un rimando allโindietro, alla stipulazione della prima alleanza al Sinai in Es 24,8ss.
Viene a mancare il vino e la madre di Gesรน lo fa notare al figlio: ยซVino non hanno/oinon ouch echousinยป. Nel passato si traduceva in modo errato: ยซNon hanno piรน vinoยป. Il vino di cui si parla, il vino delle nozze, in realtร gli sposi non lo hanno mai avuto! Gesรน non cโera, infatti, mentre preparavano la festaโฆ E, finchรฉ lui รจ fuori del gioco, il vino delle nozze non cโรจ, in assolutoโฆ
Mฤh lรฎ we lฤk/ti emoi kai soi;
Gesรน prende le distanze dalla โmadreโ, chiamandola โdonna/gynaiโ. ร unโespressione rara in greco e assente nellโebraico, ma usata da Gesรน per rivolgersi alla Samaritana (Gv 4,21), alla peccatrice (Gv 8,10), a Maria di Magdala (Gv 20,13.15) e soprattutto a sua madre sotto la croce col Discepolo Amato (Gv 19,26).
Gesรน prosegue la sua interpellazione della madre con unโespressione idiomatica ben nota nellโAT, che in questo caso suonerebbe: โmฤh lรฎ we lฤk/ti emoi kai soi;/che cosa รจ a me e a te?โ.
Detta a un nemico, essa esprime totale mancanza di comunione, unโassenza di rapporto, un contrasto o una dissociazione di idee o di prospettive, la volontร di interrompere definitivamente i rapporti per il futuro, la divergenze di prospettive, lโassenza di comunanza di idee e di esperienze di vita: ยซNon ho niente a che fare con teยป (cf. Gs 22,24; 2Sam 16,10; 19,23; 1Re 17,18; 2Re 3,13; 9,18-19; 2Cr 35,21).
Detta a un amico, essa esprime una presa di distanza dalle posizioni, dalle idee, dai modi di fare dellโamico, dal livello in cui si pone, per invitarlo a cambiare tono, modi, idee, tipi di rapporti, livello del discorso ecc. Gesรน non si rivolge bruscamente alla madre come fosse un nemico. Le chiede solo, come si fa con un amico, di cambiare livello a cui si pone il discorso, di cambiare qualitร di rapporto. La madre non puรฒ piรน situarsi a livello puramente familiare, ma deve โsalireโ a quello piรน tipicamente teologico.
Lโโoraโ di Gesรน
La frase che segue โ ยซNon รจ giunta (forse) la mia ora (?)ยป โ pone delle difficoltร grammaticali, strettamente collegate, a loro volta, a importanti dati teologici che non vanno trascurati.
La maggioranza degli interpreti e delle traduzioni la interpretano in senso affermativo (cf. CEI 2008).
Altri suggeriscono di darle un senso interrogativo.
Il grande esegeta gesuita p. Albert Vanhoye, oggi cardinale, propone lโinterpretazione interrogativa: ยซNon รจ forse giunta la mia ora?ยป. Mi sento di condividere questa interpretazione.
Al termine di uno studio esegetico approfondito, egli รจ arrivato alla conclusione che, a livello grammaticale, dopo una frase interrogativa โ ยซche cosa a me e a te?ยป โ, una frase seguente che inizi con la congiunzione oupล debba anchโessa avere un valore interrogativo e non affermativo. Il senso della frase sarebbe il seguente: ยซNon รจ forse giunta la mia ora?ยป.
Oltre al dato grammaticale, vanno tenuti presenti anche alcuni dati teologici fondamentali.
Nel Vangelo di Giovanni la menzione della โmadre di Gesรนโ ricorre solo nellโepisodio/segno della nozze di Cana e nel tragico momento del suo stare ritta e intrepida con il Discepolo Amato sotto la croce del Figlio al calvario. Il segno di Cana rimanda strettamente al dono dโamore pasquale di crocifissione/esaltazione/morte e a quello successivo di risurrezione.
Nel Vangelo di Giovanni lโโoraโ ha una grande valenza teologica. ร certo lโora della missione, della sua manifestazione al mondo (cf. Gv 7,14). Al termine della festa delle Capanne il piano di arrestare Gesรน non va in porto perchรฉ secondo lโevangelista non era ancora giunta la sua ora (cf. Gv 7,30; 8,20). Verso la fine della sua vita pubblica, lโโoraโ di Gesรน si rivela essere il momento della glorificazione del Figlio dellโuomo, il momento della donazione dโamore totale che Gesรน compie nella sua crocifissione/innalzamento sulla croce (cf. Gv 12,23-24.27a.b: ยซGesรน rispose loro: โร venuta lโora che il Figlio dellโuomo sia glorificato. In veritร , in veritร io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto [โฆ]. Adesso lโanima mia รจ turbata; che cosa dirรฒ? Padre, salvami da questโora? Ma proprio per questo sono giunto a questโora!โยป).
Anticipata nel segno โsacramentaleโ della lavanda dei piedi durante la cena degli ultimi addii, con il quale il โbuon pastore de-pone la sua veste (cf. Gv 13,4 e 10,11.17.18) โ cioรจ il simbolo antropologico della persona, della sua vita โ per poi ri-prenderla (cf. Gv 13,12) con potere autonomo e piena libertร (cf. Gv 10,18), lโโoraโ di Gesรน รจ anticipata anche nel segno dellโunzione di Betania (cf. Gv 12,7) e nella risposta alla domanda dei greci che lo vogliono vedere : โร venuta lโora che il Figlio dellโuomo sia glorificatoโ (Gv 12,23b).
A livello teologico, nel Vangelo di Giovanni, รจ evidente che colui che fa giungere lโโoraโ di Gesรน รจ il Padre, non un agente umano (Maria, gli avversari religiosi o politici ecc.).
Se si interpreta la risposta che Gesรน dร a sua madre durante le nozze di Cana โ episodio letterariamente e teologicamente strettamente collegato alla scena del calvario, al dono dโamore compiuto da Gesรน sulla croce fino allโeffusione del sangue โ dandole un senso interrogativo (ยซNon รจ forse giunta la mia ora?ยป) โ, sembra abbastanza certo di aver raggiunto il risultato esegetico-teologico piรน corretto: al momento della nozze di Cana Gesรน ha appena iniziato la sua vita pubblica, lasciando definitamente dietro di sรฉ la sfera della vita familiare, e con questa scelta รจ consapevole di aver acconsentito a che il Padre iniziasse a fare scattare la sua โoraโ (che รจ โoraโ del Padre e del Figlio, nello Spirito), lโโoraโ della sua donazione dโamore totale.
โNon รจ forse giunta la mia ora?โ, direbbe allora Gesรน alla madre, con una domanda retorica che richiede una risposta affermativa. โCambia livello di posizionamentoโ, chiederebbe di conseguenza Gesรน alla madre. ยซNon porti piรน a livello familiare, da madre a figlio, ma a quello teologico; acconsenti anche tu allโโoraโ che il Padre ha deciso di iniziare a far scattare per me e non chiedere piรน le cose facendo pressione a partire dal tuo solo amore maternoยป. Maria acconsentirebbe alla proposta di Gesรน, facendo solo presente maternamente la situazione incresciosa degli sposi.
Se si sceglie di interpretare la frase di Gesรน in senso affermativo (ยซNon รจ giunta la mia oraยป), ci si porrebbe su un piano interpretativo che vede esaltata nella โmadreโ la sua funzione di intercessione. Occorre ricordare che, nei decenni successivi alla morte e risurrezione di Gesรน, la Chiesa ha approfondito la figura e lโimportanza teologico-spirituale di Maria, โla madre di Gesรนโ, la โDonnaโ (cf. Ap 12,1ss).
Nel momento cruciale delle nozze di Cana, momento in cui non cโรจ vinoโ, Maria intercederebbe presso Gesรน perchรฉ venga incontro alla situazione imbarazzante e incresciosa degli sposi, eventualmente prendendo in considerazione anche il fatto di decidere di far scattare lโโoraโ della sua manifestazione a Israele (cf. Gv 1,31, in cui Giovanni Battista afferma: ยซIo non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nellโacqua, perchรฉ egli fosse manifestato a Israeleยป).
Consapevole o meno che fosse, continuando con la frase successiva detta ai โdiaconiโ: ยซfate qualunque cosa egli eventualmente vi dirร ยป (v. 5), la โmadre di Gesรนโ contribuisce concretamente in modo materno al fatto che, in quel frangente, inizi a compiersi la nuova alleanza, fondata anchโessa, come quella stipulata al Sinai/Horeb, sulla parola di tutto il popolo unanime: ยซQuanto il Signore ha detto, noi lo faremo!ยป (cf. Es 19,8; 24,3.7; Dt 5,27).
Maria, โla madre di Gesรนโ, piรน che semplice madre di intercessione viene dunque a porsi, a livello simbolico e teologico, come la madre della nuova alleanza.
Acqua pietrificata
Senza neppure attendere la risposta da parte di Gesรน, โla madreโ dice ai โservitori/diaconi/diakonoiโ di fare quello che eventualmente Gesรน dica loro di fare (v. 5).
Il narratore ricorda la presenza di sei idrie di pietra contenenti ciascuna 80-120 litri di acqua, pronta โper la purificazione dei giudei/pros ton katharismon tลn Ioudaiลnโ. Le idrie devono purificare le mani e, tendenzialmente, il cuore dei giudei, ma sono โdi pietra/lithinaiโ (per preservare la puritร dellโacqua) e โsono giacenti/keimenaiโ, in una posizione di passivitร permanente. Le giare di pietra giacenti per terra non potranno mai purificare il cuore dei giudei, e cosรฌ raggiungere il loro scopo.
Lโacqua delle giare simboleggia sia la Torah che lo Spirito di Dio (cf. Gl 3,1-5; Gv 7,37-39, che riportano le parola gridate da Gesรน lโultimo giorno della festa delle Capanne, il piรน importante, e interpretate dallโevangelista โonniscienteโ: ยซโSe qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua vivaโ. Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti, non vi era ancora lo Spirito, perchรฉ Gesรน non era ancora stato glorificatoยป).
Le parole della Torah risulteranno sempre inefficaci a raggiungere lo scopo inteso da YHWH, restando esterne al cuore degli uomini. Solo lo Spirito che viene dal costato del Figlio le interiorizzerร vitalmente.
Gesรน dice ai โdiaconi โdi riempire le giare con lโacqua che eventualmente mancasse ed essi le riempiono fino allโorlo. Per compiere il suo โsegnoโ Gesรน si serve degli strumenti approntati da YHWH per la vita di fede del suo popolo, ancorchรฉ imperfetti e mancanti (Torah e Profeti), non sostituendosi ad essi ma portandoli a pieno compimento (cf. Mt 5,17).
I diaconi obbediscono alla lettera e senza discutere alle parole di Gesรน e riempiono dellโacqua mancante le giare, fino allโorlo (eis anล = fino alla cima, fino al principio). Gesรน dirร ai โgiudeiโ (cifra storico-simbolica indicante per lo piรน lโinsieme delle forze religiose e storiche che si oppongono a Gesรน) che essi โprovengono dal basso/ek tลn katล esteโ, mentre lui โproviene dallโalto/ek tลn anล eimiโ (Gv 8,23). Gesรน proviene dal Padre, da quellโโaltoโ al quale egli alza gli occhi per pregare in occasione della rivivificazione di Lazzaro (cf. Gv 11,41; โverso lโaltoโ manca nella traduzione CEI 2008).
Al retto studioso ebreo Nicodemo, Gesรน ricorderร di lรฌ a poco che รจ necessario che โvoi/i giudei rinasciate dallโalto/di nuovoโ per vedere il regno di Dio (cf. Gv 3,3.7).
Di dovโรจ?
Gesรน dice ai โdiaconiโ di attingere โora/nynโ e di portare dellโacqua allโarchitriclino (โil capo del banchettoโ), la persona che aveva il delicato incarico dellโapprovvigionamento del vino (normalmente molto forte e aspro) e del controllo della sua corretta mescolanza con lโacqua, per un prodotto personalizzato secondo le diverse esigenze di ciascun ospite del banchetto.
Lโarchitriclino assaggia lโacqua diventata vino (il โmiracoloโ della trasformazione viene accennato puramente en passant, quasi a indicare che il vero โsegnoโ sta in altro) e, dal momento che โignora di dove esso venga/ouk ฤidei pothen estinโ, chiede spiegazioni allo sposo.
Tutto il Vangelo di Giovanni รจ percorso dalla domanda โdi dove sia/pothen estinโ Gesรน, quale sia la sua origine, quali le radici a cui attinge la vita e la missione, quale sia la fonte da cui attinge acqua viva.
La domanda sul โda dove/pothenโ ricorre in 4,11 (la Samaritana); 7,27 (alcuni abitanti di Gerusalemme pretendono di sapere di dove sia Gesรน, โquesto qui/toutonโ, e sostengono che il Cristo, quando viene/verrร , nessuno sa di dove sia); 7,28 (nella zona templare Gesรน grida ai presenti che essi lo conoscono e sanno di dove sia, a livello umano); 8,14 (nella zona templare Gesรน risponde ai farisei sostenendo che la sua testimonianza รจ veritiera, anche se dร testimonianza a se stesso, perchรฉ egli โsa da dove รจ venuto/oida pothen elthonโ e โdove va/pou hypagลโ, mentre rinfaccia loro il fatto che โignorano da dove vengo e dove vado/ouk oidate pothen erchomai kai pou hypagล); 9,29 (โi giudeiโ del v. 18 ammettono con le loro stesse parole che costui non sappiamo di dove sia/touton ouk oidamen pothen estinโ); 9,30 (il cieco nato guarito li irride con fine ironia, sottolineando proprio ciรฒ che stupisce, il fatto cioรจ che โvoi [menzione enfatica del pronome personale, non necessario] non sapete di dove sia/ouk oidate pothen estinโ; 19,9 (a Gesรน, stremato dalla flagellazione, Pilato rivolge sprezzante la domanda decisiva che ha attraversato tutto il racconto evangelico: โDi dove sei tu?/pothen ei sy;โ; visto il tono illocutorio non recettivo, Gesรน non lo degna neppure di una risposta).
Lโarchitriclino non sa di dove sia il vino che gli portano i diaconi.
Essi invece lo sanno perchรฉ hanno eseguito prontamente e alla lettera il comando di Gesรนโฆ
Nel Vangelo di Giovanni nessuna persona umana sa di dove sia Gesรน.
Ergo, Gesรน รจ lโacqua diventata vino, di cui si ignora di dove sia.
Il vino buono (e bello) dello sposo
ร per chiarire la faccenda incomprensibile del vino, inaspettatamente abbondante e buono, che lโarchitriclino fa chiamare โlo sposo/ton nymphionโ e gli fa notare come, al contrario dellโusanza comune nei banchetti, egli abbia conservato fin ad allora (cf. ยซattingete oraยป, v. 8) โil vino buono-bello/ton kalon oinonโ, invece di servirlo per primo, lasciando โquello inferiore/meno (buono)/ton elassลโ.
Gesรน sa di dove egli viene perchรฉ egli รจ il vino nuovo, bello e buono che viene dallโalto/di nuovo.
Il vino buono e abbondante scorre a fiumi nel banchetto escatologico, nelle nozze definitive (cf. Is 25,6; Os 2,10.24; Gl 2,19; 4,18; Am 9,13), quando lo Sposo/il Costruttore sposerร la sua sposa, Gerusalemme (cf. Is 62,5). Essa รจ stranamente innominata nellโepisodio delle nozze di Cana, perchรฉ la sposa รจ la Chiesa, la comunitร rappresentata in nuce da Maria, la madre di Gesรน e dal Discepolo Amato, ritti e intrepidi sotto la croce, quando dal costato trafitto del Nuovo Adamo fluisce โsangue e acquaโ (cf. Gv 19,28-34, unica altra volta in cui โla madre di Gesรนโ viene nominata nel Quarto Vangelo; cf. 7,37-39).
Dallโinterno di Gesรน, dalla sua coscienza di Nuovo Adamo addormentato sulla croce dalla tardฤmฤh fatta scendere e abbracciata dal Padre che sta compiendo un mistero divino di salvezza (cf. Gen 1,21 al momento della creazione della donna; 15,12 prima di stipulare lโalleanza con Abramo), fluisce la vita donata da Gesรน in circostanze โtragicheโ (= sangue) e lโacqua del suo spirito/Spirito filiale โconsegnatoโ alla Chiesa sposa raccolta in nuce, statu nascenti, sotto la croce.
La sposa, la nuova Eva esce per miracolo del Padre dal costato trafitto del Figlio trafitto per amore โsenza-fine/fino alla fine/eis telosโ (cf. Gv 13,1).
Si celebrano le nozze nuove.
Lโalleanza nuova viene stipulata.
Con parole tacite ma forti come quelle usate per lโalleanza stretta con Abramo nella notte di terrore e grande oscuritร (cf. Gen 15,12.18).
Non cโรจ piรน lโacqua โfermaโ, โpietrificataโ nelle giare passive e pietrificate, incapaci di purificare e di dare vita.
ร il vino nuovo, bello e buono delle nozze definitive, della nuova alleanza per la quale โla madre di Gesรนโ ha interceduto affinchรฉ iniziasse la sua prolessi, lโanticipazione della sua stipulazione, in attesa della piena realizzazione sulla croce.
Nozze nuove e alleanza nuova, scritta nel sangue e nellโacqua dello Sposo Buono e Bello.
Il โsegnoโ archฤ
ยซQuesto fece come โinizio/archฤโ dei segni Gesรน a Cana di Galileaยป (v. 11).
ร il segno archetipico. Il primo nel tempo, il fondamento degli altri, il primo che dร lโintonazione striata di sponsalitร a tutti gli altri sei registrati nel Vangelo di Giovanni. Il codice nuziale รจ inserito fin allโinizio del testo del Vangelo, allโinizio della vita della Chiesa.
Sarร una vita sponsale, il trionfo della โgloria/gr. doxa/ebr. kฤbรดdโ di Gesรน (cf. v. 11). Gesรน la โrese manifesta/ephanerลsenโ, rivelando chiaramente e concretamente (phaneoล) allโesterno ciรฒ che lo costituiva in pienezza al suo interno.
Nozze di Cana.
La Madre รจ presente. Intercede.
La Nuova Alleanza puรฒ iniziare a essere scritta nel cuore.
Tutto รจ pronto.
Il vino รจ nuovo, buono e bello.
Le nozze dellโAmante, del Costruttore, possono essere celebrate.
Lo Sposo bacia la sposa e le trapassa il suo amore nuziale.
ยซMi baci con i baci della sua bocca!
Sรฌ, migliore del vino รจ il tuo amore. [โฆ]
Trascinami con te, corriamo!
Mโintroduca il re nelle sue stanze:
gioiremo e ci rallegreremo di te,
ricorderemo il tuo amore piรน del vino. [โฆ]
Mi ha introdotto nella cella del vino
e il suo vessillo su di me รจ amoreยป (Ct 1,2.4; 2,4).
Commento a cura di padre Roberto Mela scj – Fonte del commento: Settimana News
ALTRO COMMENTO
“Venuto a mancare il vino, la madre di Gesรน gli disse: ยซNon hanno vinoยป”.
Tutti ci cercano per quello che abbiamo, ma chi ti vuole davvero bene non tiene da conto di ciรฒ che hai, ma di ciรฒ che ti manca. L’amore vero รจ prendere a cuore la mancanza dell’altro, perchรจ in quella mancanza si gioca il meglio e il peggio della vita. Sono infatti le nostre mancanze la causa prima dei nostri peccati, ma sono altresรฌ proprio le mancanze i punti di svolta dei grandi santi. Ritrovare il vino che manca non serve a riempire un vuoto, ma a cambiarne la sostanza.
Gesรน non crea il vino dal nulla, ma cambia l’acqua in vino, cioรจ prende ciรฒ che c’รจ e a partire da questo opera un cambiamento radicale. Quello che fino a ieri ti faceva peccare puรฒ cominciare ad essere il punto di forza della tua santitร . Assurdo! Ma questo รจ il miracolo: il Signore รจ l’unico che puรฒ prendere sul serio la mia mancanza e trasformarla in santificazione.
Da cosa ce ne accorgiamo? Dal fatto che cominciamo a sentire un’inspiegabile letizia che non trova altra ragione se non nella Grazia di Dio.
