Commento al Vangelo del 30 Dicembre 2018 – p. Roberto Mela scj

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Samuele, il Richiesto a Dio

Anna, la moglie di Elkanร , aveva pregato YHWH piangendo molto amareggiata nel santuario di Silo (โ€œPacificoโ€, โ€œPacificatoreโ€ โ€œTranquillitร โ€), perchรฉ le donasse finalmente la gioia di un figlio. Se glielo avesse concesso, lei avrebbe potuto alzare serena la fronte davanti a Peninnร , la seconda moglie di Elkanร  che la tormentava tutti i giorni irridendo sarcastica la sua sterilitร , specialmente durante il pellegrinaggio annuale al santuario (1Sam 1,6-7).

Anna aveva promesso che avrebbe ridonato il figlio a YHWH per tutti i giorni della sua vita come un โ€œconsacrato/nฤzรฎrโ€ (1,11). Glielo avrebbe ridonato per sempre (cf. 1Sam 1,9-18).

YHWH ascoltรฒ la preghiera di Anna e, in capo a un anno, ella concepรฌ un figlio dopo essersi unita al suo affezionato marito che non aveva mancato di incoraggiarla con le sue parole di amore: ยซAnna, perchรฉ piangi? Perchรฉ non mangi? Perchรฉ รจ triste il tuo cuore? Non sono forse io per te meglio di dieci figli?ยป (1,8).

Lโ€™amore dello uno sposo รจ la roccia del matrimonio, ma baciare i piedini e mordicchiare le guance e le cosce di un neonato รจ qualcosa di diverso. Ne รจ la fioritura, che rasserena il cuore di una sposa diventata mammaโ€ฆ

Anna concepisce il figlio, lo partorisce e, in piena autonomia materna, lo chiama โ€œSamuele/Ascoltato [da] Dio/ล emรปโ€™ฤ“lโ€ e ne spiega lโ€™etimologia con una dicitura che non si attaglia perfettamente a quel nome: โ€œPerchรฉ al Signore lโ€™ho richiesto/kรฎ mฤ“YHWH ลกeโ€™iltรฎwโ€. Una spiegazione che si adatta meglio a Saul che non a Samueleโ€ฆ

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Il voto a Silo

Per compiere il pellegrinaggio annuale al santuario di Silo (cf. 1Sam 1,1-2), Elkanร  e tutta la sua grande famiglia sale da Ramataim (โ€œDue collineโ€, ca 500 m. s.l.m.). Con ogni probabilitร  essa รจ da identificare con lโ€™odierna Rantis situata sulle montagne di Efraim. รˆ la โ€œRama di Efraimโ€, da non confondere con la Rama di Beniamino menzionata in relazione alla strage degli innocenti (Mt 2,18), che corrisponde invece allโ€™odierna Ram (โ€œlโ€™alturaโ€) situata a sud-est di Ramallah, nei pressi del check-point di Qalandia. โ€œRamataim/Rama di Efraimโ€ รจ forse da identificare anche con lโ€™Arimatea del NT, patria di Giuseppe che mise a disposizione il suo sepolcro nuovo per accogliere Gesรน (Mc 15,43-46; Gv 19,38-39).

Dopo Sichem del tempo dei Patriarchi, Silo (oggi Khirbet Seilun) era diventato con il periodo dei Giudici (1200-1025 ca a.C.) il principale centro religioso della regione, un santuario dove veniva conservata lโ€™arca dellโ€™alleanza (cf. 1Sam 4,3-4). Lรฌ vi rimase per tre secoli e mezzo, finchรฉ non fu portata a Kiriat-Yearรฌm, da dove Davide (1010-970 a.C.) la trasferรฌ a Gerusalemme.

Probabilmente in due giorni di cammino, Elkanร  sale a Silo (ca 750 m. s.l.m.) per ca 30 chilometri per sciogliere il suo voto (1,21). Anna, invece, non scioglie adesso il voto che aveva fatto lโ€™anno prima (cf. 1,11). Con decisione autonoma rimane a casa, spiegando al marito che vi salirร  col bambino appena sarร  svezzato (cioรจ fino quando non avrร  due-tre anni, tempo dello svezzamento che veniva festeggiato con un banchetto, cf. Gen 21,8 Isacco). Allora salirร  a Silo con Samuele e lร  egli potrร  vedere il volto di YHWH e lร  vi rimarrร  per sempre.

Una decisione forse inaccettabile alla sensibilitร  odierna, ma che fa trasparire come Anna sentisse il figlio come vero dono di YHWH, non proprietร  propria, ma di YHWH. A lui sarebbe appartenuto per sempre, come suo consacrato, nฤzรฎr.

Una bella lezione anche per oggi. In ogni caso, infatti, anche ai nostri giorni il figlio non รจ proprietร  dei genitori. Essi trasmettono la vita, non la fabbricano nรฉ la comprano surrogata come un prodotto qualsiasi. Gli adulti, infatti โ€“ qualunque forma di convivenza abbiano scelto di vivere โ€“, non hanno diritto al figlio (checchรฉ ne pensi e promulghi la Cassazione italiana). Sono casomai i bambini ad aver diritto ad una famiglia.

Elkanร  risponde con serenitร  alla sua sposa, venendo immediatamente incontro alla sua decisione. Il clima in famiglia si รจ molto rasserenato fra i due coniugi, nonostante i periodi brutti passati per la difficile convivenza delle due mogli dovuta allโ€™asprezza brutale e perfida di Peninnร .

Hiลกโ€™iltihรป laYHWH/Lascio che YHWH lo richieda

Quando Samuele fu svezzato, Anna sale a Silo โ€“ da protagonista, ma crediamo accompagnata da Elkanร  e da tutta la famiglia, anche se non detto esplicitamente โ€“ per sciogliere il suo voto (cf. 1Sam 1,11). Porta con sรฉ il bambino, un giovenco di tre anni, 45 chili di farina e un otre di vino per compiere un sacrifico votivo (cf. Lv 7,16 neder; cf. 1Sam 1,11 โ€œlei fece voto/wattidลr nederโ€). Introduce Samuele nel santuario, mentre egli era ancora un ragazzo (molto piccolo): โ€œil fanciullo era fanciullo/wehannฤโ€˜ar nฤโ€˜arโ€.

I componenti la famiglia immolano il giovenco e poi presentano il bambino al sacerdote Eli. Elkanร  agisce unitamente ad Anna e agli altri. Due o tre anni prima Eli aveva sgridato Anna bollandola brutalmente come ubriaca (1,14), ma poi โ€“ ascoltata (!) la sua vicenda โ€“ lโ€™aveva congedata in pace, augurandole che YHWH venisse incontro alla sua angoscia e allโ€™eccesso del suo dolore (1,15-16), donandole (1,17 yittฤ“n < nฤtan) ciรฒ che gli aveva chiesto. Anna era tornata a casa, aveva mangiato (cf. invece 1,7-8), e il suo volto cambiรฒ: un volto sereno, disteso, diverso (โ€œil suo volto [di prima] non era a lei piรนโ€, 1,18).

Ora โ€“ la pensiamo parlare gioiosa, giustamente orgogliosa ma riconoscente โ€“ Anna rivolge la parola al sacerdote: le ricorda, per ben due volte, che era venuta al santuario per pregare YHWH, a pregare per questo fanciullo, e lo informa che โ€œYHWH mi ha concesso il (= ciรฒ che) ho chiesto, quello che avevo chiesto da lui/wayittฤ“n YHWH lรฎ โ€™et-ลกeโ€™ฤ“lฤtรฎ โ€™ฤลกer ลกฤโ€™altรฎ mฤ“โ€˜ittรดโ€.

La richiesta (verbo ลกฤโ€™al) domina con tono cadenzato il discorso di Anna a Eli. Anna prosegue verso lโ€™apice del suo dire: โ€œE anchโ€™io lascio che YHWH lo richieda/wegam โ€™ฤƒnลkรฎ hiลกโ€™iltihรป laYHWHโ€ per tutti i giorni della sua vita. โ€œLui รจ richiesto da YHWH/Hรปโ€™ ลกฤรปl laYHWHโ€. โ€œSamuele/Ascoltato dal Signore/Semรปโ€™ฤ“lโ€ รจ il frutto di un ascolto da parte di YHWH, che, nella coscienza di Anna, diventa un โ€œRichiesto dal Signore/ลกฤรปl laYHWHโ€.

Il cuore addolorato e angosciato si era aperto alla preghiera. Ricolmato di bene, il cuore ridona al Donatore il frutto della sua grazia, perchรฉ sia a servizio non solo della sua famiglia, ma del popolo intero che verrร  a pregare nel santuario.

Una madre lascia al Signore il suo figlio. Da lui era arrivato, a lui รจ offerto, per un bene maggiore.

Cโ€™era pace in casa. Elkanร  la ricopriva dโ€™amore. Anche Peninnร  non era piรน cosรฌ sgarbata.

Cโ€™era vita in casa. Abbondanza di vita.

Si poteva donare anche agli altri

ยซโ€ฆ e una donna che aveva al seno un bambino disse: parlaci dei figli.

Ed egli rispose:

I vostri figli non sono figli vostriโ€ฆ

sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre ideeโ€ฆ

Voi siete lโ€™arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
Lโ€™Arciere mira al bersaglio sul sentiero dellโ€™infinito e vi tiene tesi con tutto il suo vigore affinchรฉ le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dellโ€™Arciere, poichรฉ egli ama in egual misura e le frecce che volano e lโ€™arco che rimane saldoยป (Kahlil Gibran)

Figlio, perchรฉ ci hai fatto questo?

Sembra che anche ai tempi di Gesรน la croce e la delizia delle famiglie fossero i figliโ€ฆ Alla vigilia della sua maggior etร  religiosa, Gesรน inizia a cercare la sua strada personale nella vita. รˆ colpito dalle preghiere, dalle riflessioni e dalle discussioni che sente a Gerusalemme nellโ€™ambito della vasta zona templare (to hieron). Nelle feste, e specialmente nelle tre che richiedevano il pellegrinaggio a Gerusalemme (แธฅaggรฎm), la popolazione della cittร  poteva quadruplicare, passando da 50.000 a 200.00 presenze.

La confusione รจ tanta e, nella fiducia verso il clan e i conoscenti, Maria e Giuseppe si incamminano verso casa, ma, giunti a sera, tornano a cercare Gesรน a Gerusalemme. Restano โ€œcolpiti profondamente/exeplagฤ“gesanโ€ al vederlo in mezzo agli esperti della Torah mentre li ascolta e li interroga con unโ€™intelligenza (synesis) che colpisce tutti i presenti.

Prima o poi la famiglia arriva a incrociare le vite turbinose degli adolescenti. Silenzi prolungati, mugugni e grugniti come risposte, ritirate strategiche in camera, rifiuti ostinati e pressioni indebite e stressanti, sperando che non ci sia dellโ€™altro sotto.

Maria e Giuseppe cercano Gesรน dappertutto (anazฤ“tountes) e, trovatolo, Maria interroga il figlio sul suo comportamento โ€œirregolareโ€ e dimentico delle conseguenze angoscianti che puรฒ produrre in coloro che gli vogliono bene: ยซFiglio, perchรฉ ci hai fatto questo/cosรฌ? Ecco, tuo padre e io, addolorati ti cercavamoยป.

Gli allontanamenti volontari stracciano il cuore. I rapimenti sono sopportabili. Cercare i figli nei bassifondi delle cittร  o aspettarli fuori degli antri delle discoteche maleodoranti di โ€œcanneโ€ o di peggio richiede di dare fondo alle risorse dellโ€™animo. Ma solo pensarli lontani per studiare o lavorare lontano da casa รจ una goccia di assenzio che spesso sale ad avvelenare il cuore.

Io devo essere nelle cose del Padre mio

La risposta di Gesรน ai genitori รจ molto โ€œliberaโ€, suona quasi irrispettosa del loro dolore e ai limiti della maleducazione. Ma il Vangelo non vuol essere un manuale di galateo e di โ€œbuona educazioneโ€. La ricerca delle vie del Padre su di lui ha rapito per un poโ€™ Gesรน fuori del suo mondo. Si รจ ritrovato in un turbinio di risposte e domande sul volto di quel Dio Padre che sente come Qualcuno che ormai lo vuole tutto per sรฉ. Non รจ un cibo leggero. รˆ bevanda inebriante, specie per un minorenne.

Gli anni della formazione di base sono finiti, inizia la โ€œspecializzazioneโ€. Gesรน si sente tutto chiamato irresistibilmente dal piano del Padre: โ€œnelle cose del Padre mio รจ necessario che io sia/en tois tou patros mou dei einai meโ€ (Lc 2,49).

Gesรน non irride il dolore spaesato e angosciato dei suoi genitori. Sa che sono dolori โ€œdellโ€™infernoโ€ (cf. Lc 16,24 il ricco epulone โ€œsoffre/odynลmaiโ€ โ€œnegli inferi/en tลi hadฤ“iโ€ tra i tormenti). Egli interpreta perรฒ questo dolore come una sofferenza per le doglie del parto (odynลmenoi < odynล, v. 48).

Maria e Giuseppe devono โ€œgenerareโ€ di nuovo il loro figlio, farlo nascere a una strada nuova, piรน precisa, la sua. Non deve essere un dolore infruttuoso, ma fecondo di vita nuova. Non si deve ripercorrere i sentieri interrotti di Israele: ยซCome una donna incinta (hฤ“ ลdinousa = la addolorata) che sta per partorire si contorce e grida nei dolori (epi tei ลdini autฤ“s), cosรฌ siamo stati noi di fronte a te, Signore. Abbiamo concepito, abbiamo sentito i dolori (ลdinฤ“samen) quasi dovessimo partorire: era solo vento; non abbiamo portato salvezza alla terra e non sono nati abitanti nel mondoยป (Is 26,17-18).

Maria e Giuseppe โ€œnon compresero la parola-fatto/ou synฤ“kan to rhฤ“maโ€, ma avranno โ€œincassatoโ€ in silenzio la parola-fatto che Gesรน aveva detto loro, mettendoli letteralmente di fronte โ€œa un fatto compiutoโ€.

Un fatto si impone con la sua evidenza: sul capo di quel ragazzo pendono โ€œle cose di Dio, del Padre suoโ€.

Lo hanno preso, lo hanno avvolto come lo avevano fatto con Maria dodici anni prima. Giuseppe se lo ricorda molto bene quel periodo. Durissimo. Ma ne sono venuti fuori insieme, loro due, lui e Maria. Ne sono usciti vivendolo nella fede, nella โ€œgiustiziaโ€, cercando solo di aderire alla volontร  di Dio come si manifestava negli eventi della storia, nelle parole di Dio, nelle Scritture, nelle persone.

Scesero a Nazaret

Si scende di nuovo a Nazaret.

Cโ€™รจ silenzio. Ci sono domande che si possono fare, altre che si possono solo tenere dentro di sรฉ.

Il ragazzo potrebbe non portarne il peso. Papร  e mamma forse capirebbero ancora meno, e il loro dolore aumentare.

Torniamo alla normalitร . Siamo tutti un poโ€™ troppo agitati.

Ci sarร  tempo, dโ€™inverno, per parlare.

Ora รจ primavera, รจ meglio guardare i gigli dei campi.

Gli uccelli cercano la loro via in cielo.

Le pianticelle cercano la loro via nella terra.

La famiglia di Maria, Giuseppe e Gesรน cercano insieme la loro strada.

Restiamo โ€œsottomessiโ€ a lui, al Santo. Obbediamogli โ€œascoltandolo da sottoโ€.

Il Padre ci illuminerร  tutti.

Vogliamo essere solo una famiglia tutta sua.

Una โ€œfamiglia santaโ€.

Commento a cura di padre Roberto Mela scj – Fonte del commento: Settimana News

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