Commento al Vangelo del 21 Ottobre 2018 – p. Roberto Mela scj

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Riscatto per tutti

Redenzione

Il mistero della redenzione e le modalitร  della sua realizzazione hanno sempre provocato delle profonde riflessioni e, talvolta, anche delle indebite derive di natura puramente giuridico-forense, o doloristiche e sostituzionistiche. Le letture odierne illuminano il mistero, se vengono comprese correttamente alla luce dellโ€™intero messaggio biblico, senza lasciarsi sopraffare dalla nostra mentalitร  umana giuridico-espiazionistica, che tende a irrompere anche nel dibattito pubblico, nel comportamento sociale e nella psicologia di massa.

Il tema chiama in campo anche una giusta comprensione della volontร  salvifica di Dio Padre che passa โ€œprovvidenzialmenteโ€ attraverso la violenza umana che sacrifica il Figlio, imponendo una modalitร  sacrificale tremenda a un dono di sรฉ che, da parte del Figlio, poteva anche avere altre pieghe espressive. La stessa categoria di โ€œsacrificioโ€ oggi รจ invisa come avvalorante una negazione delle forze positive di realizzazione insite nellโ€™uomo. Compresa invece come โ€œofferta generosa di sรฉโ€, puรฒ diventare una chiave della vera autorealizzazione umana, non narcisistica e asfittica, ma estroflessa e rigogliosa.

โ€œNoiโ€ e โ€œi moltiโ€

La lunga riflessione espressa nel quarto canto del servo di YHWH (Is 52,13โ€“53,12) vede in campo un dialogo compunto e sofferto tra il servo (53,1), un โ€œnoiโ€ che esprime la coscienza del popolo che contempla la vicenda pentendosi del giudizio espresso precipitosamente sulla sua persona (53,2-10), e YHWH che pronuncia le parole decisive sul suo servo e sul suo destino ultimo (52,13-15; 53,11-12).

Il v. 10 raccoglie la conclusione della riflessione del โ€œnoiโ€ sulla vicenda del servo. Il โ€œnoiโ€ potrebbe essere inteso come corrispettivo dei โ€œmoltiโ€ (v. 11), interpretato come espressivo della voce delle genti. In questo senso โ€œil servoโ€ riceverebbe unโ€™interpretazione collettiva, indicando il resto fedele di Israele nei confronti delle genti e il canto come un oracolo divino riguardante il servo e indirizzato ai โ€œmoltiโ€ identificati con le genti. Nel corpo del canto (Is 53,1-10), il contrasto รจ invece tra un โ€œnoiโ€ (il popolo di Israele) e un โ€œluiโ€ (il servo). Is 53,11-12 riprenderebbe lโ€™ermeneutica dei versetti inziali (52,13-15), nei quali YHWH rivolge il suo oracolo divino circa il suo servo rivolgendosi alle genti.

Lโ€™ha prostrato col dolore

Il testo di Is 53,10 รจ di difficile interpretazione e ha visto diversitร  di rese nella versione greca della LXX e in quella latina della Vulgata.

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Lโ€™inizio del versetto puรฒ essere inteso come โ€œรจ piaciuto prostrarlo/schiacciarlo col doloreโ€ (resa avverbiale di una forma verbale causativa dal significato โ€œha reso afflitto/ha reso ammalatoโ€; la Vulgata ha in infirmitate). La traduzione greca della LXX traduce il โ€œprostrarlo/schiacciarloโ€ con โ€œpurificarlo/katharisai autonโ€. La traduzione migliore, che eviterebbe fraintendimenti teologici, sarebbe, secondo Mello, ยซYHWH ha voluto purificarlo con la sofferenzaยป. Nel suo commentario, pur preferendo questa traduzione, di fatto il monaco di Bose residente e docente a Gerusalemme, segue la versione liturgica della CEI 2008 (YHWH ha voluto ยซprostrarlo col doloreยป).

Tutto il quarto canto del servo di YHWH รจ espressione della spiritualitร  ebraica connotata da un monoteismo rigido che attribuisce direttamente a YHWH ogni evento che succede sulla terra, esperienza e destino del suo servo compreso. Is 53,10a attribuisce a YHWH la sofferenza patita dal servo: ยซรˆ rientrato nella sua volontร /piacere/hฤpฤ“แนฃโ€™ prostrarlo col doloreยป.

Dal complesso dei testi biblici non si puรฒ evincere un volto sadico del Dio liberatore e redentore del suo popolo dalla schiavitรน dellโ€™Egitto e dallโ€™esilio in Babilonia. Nel monoteismo rigido puรฒ essere attribuita a YHWH la volontร  di purificare in profonditร  il suo servo nella sua spiritualitร  di abbandono alla volontร  di Dio, assumendo su di sรฉ la malvagitร  peccatrice del popolo. In tal modo egli รจ reso partecipe della sofferenza immensa che stria il cuore di YHWH al contemplare lo smarrimento di vie e di comunione che coglie il suo popolo/gregge (v. 6). Una tragedia che fa soffrire YHWH per passione (e non per mancanza di qualcosa).

Espiazione

Il gruppo/il popolo (il โ€œnoiโ€) contempla nel servo un cammino volontario di offerta di sรฉ, espressa in una frase molto difficile da interpretare, a partire dal dato testuale stesso: โ€œse offrirร  la sua vita/se stesso in espiazione/sacrificio espiatorio/โ€™im tฤล›รฎm โ€™ฤลกฤm napลกรดโ€. Cosรฌ come si presenta โ€“ commenta Mello โ€“, il testo dovrebbe essere tradotto: ยซSe porrai (tu, Dio) la sua vita (del servo) in espiazioneยป ed esprimerebbe una supplica rivolta a Dio perchรฉ gradisca il sacrificio del servo.

Solo con delle modifiche alla persona del verbo โ€“ dalla seconda alla terza persona singolare, da โ€œporraiโ€ a โ€œporrร โ€ โ€“ o al suffisso pronominale del termine โ€œvitaโ€ โ€“ dalla terza persona alla seconda, da โ€œsuaโ€ a โ€œtuaโ€ โ€“ si puรฒ arrivare a delle traduzione alternative. Esse suonerebbero cosรฌ: 1) ยซSe porrai (tu, servo) la tua vita in espiazioneยป (in questo caso, รจ una preghiera che Dio rivolge al servo, perchรฉ porti a compimento il dono di se stesso); 2) ยซSe porrร  (il servo) la sua vita in espiazioneยป (รจ la soluzione della Vulgata, quella della CEI, e probabilmente la piรน semplice).

Se il servo avrร  dato la sua vita in sacrificio di espiazione o di riparazione โ€“ il โ€œseโ€ esprime la volontarietร  della sua scelta, che perรฒ si dร  per scontata โ€“, egli permetterร  a YHWH di espiare il peccato del suo popolo. Lโ€™offerta generosa di sรฉ/โ€œsacrificioโ€, di tipo personale, esistenziale e non rituale da parte del servo fino a morire (v. 12) diventerร  lo strumento storico mediatore dellโ€™espiazione che solo YHWH (come sempre nella Bibbia!) puรฒ compiere โ€œlavando, purificandoโ€ il peccato del popolo (cf. il rito compiuto nella festa del Kippur in Lv 16 e la descrizione dei vari tipi di sacrifici per il peccato in Lv 5). La Lettera agli Ebrei esprimerร  molto bene e con larghezza di riflessioni il sacrificio esistenziale, nuovo, vissuto da Gesรน Cristo.

โ€œRisurrezione deboleโ€?

Il gruppo/popolo (il โ€œnoiโ€) intravede con certezza un esito positivo del cammino doloroso del servo (persona singola profetica? resto di Israele fedele in rapporto allโ€™insieme di Israele?). In conformitร  allโ€™inesistenza nellโ€™Israele del tempo di una concezione ultraterrena della vita per i fedeli di YHWH, il gruppo del โ€œnoiโ€ intravede una continuitร  della vita del servo nella sua discendenza, nel prolungarsi dei suoi giorni in una qualche modalitร  di vita che solo YHWH conosce (nello Sheol vissuto con serenitร ?).

Una โ€œrisurrezione deboleโ€ ma certa, vittoriosa. Il tempo della realizzazione piena di una โ€œrisurrezione forteโ€ รจ imprecisato. Il profeta probabilmente non lo sa, ma in questo momento sta vedendo la gloria di Gesรน e ne sta parlando: ยซQuesto disse Isaia perchรฉ vide la sua gloria e parlรฒ di luiยป (Gv 12,41).

Con il suo comportamento e il suo atteggiamento interiore di offerta generosa di sรฉ (= sacrificio), il servo permetterร  che si compia โ€œla volontร /il compiacimento/hฤpฤ“แนฃ di YHWH (cf. โ€œรจ piaciutoโ€ allโ€™inizio del versetto). Un compiacimento/una volontร  certamente non di un annientamento sadico della vita del servo e del suo popolo, ma di โ€œsalvezzaโ€ integrale dalle sue vie di smarrimento e di morte. Quale sarร  la โ€œriuscitaโ€ della volontร  di YHWH? La fine del v. 11 sembra identificarla con una โ€œgiustificazioneโ€ nei confronti dei โ€œmoltiโ€.

Il v. 11a prosegue la riflessione sullโ€™esito positivo della vicenda del servo. Avendo sofferto di persona (CEI 2008: ยซintimo tormentoยป), vedrร  ยซla luceยป. Nel testo ebraico รจ da supplire probabilmente il sostantivo โ€œluce/โ€™รดrโ€, come presuppongono la versione greca della LXX e il manoscritto di Qumran 1QIsb, a meno di non comprendere il verbo โ€œrฤโ€™ฤh/vedereโ€ come omologo di โ€œrฤโ€™ฤh/saziarsiโ€, e quindi sinonimo del verbo โ€œล›ฤbaโ€˜/saziarsiโ€, che segue immediatamente.

Il servo vedrร /si sazierร  (di luce), cioรจ si sazierร  dellโ€™intima โ€œconoscenza/esperienza amorosa personale/daโ€˜atโ€ di YHWH. Anticipando il termine โ€œgiusto/แนฃaddรฎqโ€ dalla seconda parte del versetto โ€“, come suggerisce lโ€™apparato filologico della Biblia Hebraica Stuttgartensia โ€“ si ha una frase con un soggetto esplicito e un senso compiuto: ยซSรฌ, avendo sofferto di persona, vedrร  una luce, il giusto si sazierร  della sua conoscenzaยป (A. Mello).

Giustificazione

Il v. 11b sembra identificare la โ€œriuscitaโ€ della vicenda del servo e, per suo tramite, della volontร  di YHWH, nella giustificazione di molti.

La giustificazione, nella Bibbia, non รจ un concetto forense da intendere in senso distributivo quale attribuzione egualitaria di ciรฒ che spetta a ciascuno. Nella Bibbia la giustificazione รจ un concetto relazionale e salvifico. Dio รจ โ€œgiustoโ€ perchรฉ รจ fedele al suo patto e โ€œrende giustoโ€ riportando alla fedeltร  al patto colui che se ne fosse allontanato colpevolmente.

Solo Dio puรฒ attuare la giustificazione, che assume sempre anche la connotazione di una riconciliazione misericordiosa. In questo caso YHWH si serve della mediazione provvidenziale dellโ€™offerta generosa di sรฉ compiuta dal suo servo. Egli si carica del peso collocato normalmente su degli animali: un carico negativo e costituito non di provviste per la vita, ma dalle iniquitร  dei โ€œmoltiโ€, cioรจ dellโ€™Israele infedele e delle genti tutte.

Le moltitudini in premio

Il v. 12 รจ un sfogo oracolare di YHWH che puรฒ preannunciare che premierร  il suo servo con quello che si merita.

Il premio prevede: 1) in prima battuta, la parte di ereditร  fra โ€œi moltiโ€ ai quali ha procurato, per mediazione, la giustificazione con YHWH; 2) il che significa partecipare del bottino di solito riservato ai grandi, cioรจ poter fare incetta delle vite riscattate dei โ€œmoltiโ€, dopo aver raggiunto la sua risurrezione โ€œdeboleโ€. In Cristo Gesรน questo oracolo raggiungerร  la sua profonditร  realizzativa escatologica, definitiva, con la partecipazione a tutti i suoi โ€œfratelliโ€ della propria vita filiale di Risorto, che gode di una risurrezione โ€œforteโ€.

Con lโ€™amore per โ€œi moltiโ€ che pervade lโ€™intera offerta generosa di sรฉ compiuta dal servo, egli li ha โ€œgiustificatiโ€, li ha riportati cioรจ a un rapporto buono con YHWH, facendoli โ€œconvertireโ€ dalla loro valutazione sbagliata sulla sua vicenda. Egli ha sofferto ed รจ morto non castigato da YHWH per colpe proprie, ma a vantaggio e anche al posto di tutti, quale rappresentante dei malvagi โ€“ ma da innocente!

Egli ha โ€œversato/svuotato/(anche: denudato, spogliato, snudato, scoperto)/โ€˜ฤrฤhโ€ la propria โ€œvita/nepeลกโ€, fino alla morte, ingloriosa e infame agli occhi degli uomini. Si รจ lasciato infatti contare nel numero dei โ€œpeccatori/colpevoli/pลลกeโ€˜รฎmโ€, dopo aver portato il peso delle loro colpe e interceduto per essi. รˆ morto da โ€œgiusto/innocente/แนฃaddรฎqโ€, venendo a trovarsi di fatto โ€“ volontariamente โ€“ nel campo di โ€œgiustiziaโ€ opposto a quello perรฒ che, purtroppo, si poteva vedere e giudicare dallโ€™esterno. รˆ questa la sofferenza morale piรน grande del servo, patita anche a livello umano-divino da Gesรน, Figlio di Dio (e da Maria, dal discepolo Amato e da tutti i discepoli di Gesรน).

A destra e a sinistra

Gesรน prosegue il suo cammino che sale a Gerusalemme, luogo in cui egli prevede che la sua vita potrร  subire quasi certamente una fine non pacifica. Questo non lo distoglie dalla volontร  di annunciare il vangelo del Regno proprio nel cuore della religiositร  ebraica, nella cittร  e nel suo tempio, in cui il popolo รจ convinto di incontrare il nome di YHWH che vi abita.

Gesรน sceglie lโ€™annuncio del vangelo; ciรฒ che segue รจ abbracciato di conserva, senza desideri autolesionistici o masochistici. Gesรน non รจ venuto in terra per morire in croce, ma per annunciare il vangelo e salvare gli uomini. Sarร  la loro violenza a dare un volto tragico e umanamente infame al dono che egli fa della propria vita. Una pro-esistenza.

Gesรน parla, quindi, per la terza volta del destino che verosimilmente lo attende (Mc 10,32-34; cf. 8,31; 9,31), parola ricuperata e approfondita nei particolari al momento della redazione dei vangeli.

Forse fraintendendo le parole sugli ultimi che diverranno i primi (Mc 10,31), i due ยซfigli del tuonoยป (Mc 3,17), Giacomo e Giovanni, chiedono con decisione a Gesรน di porli nelle due posizioni apicali al suo fianco nellโ€™ambito della sua gloria. Ennesimi pensieri di prestigio e di potere, dopo la deplorevole discussione seguita immediatamente alla seconda parola di Gesรน sul suo tragico destino (Mc 9,30-32), vertente su chi fosse il piรน grande (Mc 9,33-37). La volontร  di potenza impedisce e stravolge la comprensione e lโ€™assimilazione delle parole di Gesรน, anche le piรน semplici e chiare.

I due affermano di comprendere alla perfezione il senso del discorso di Gesรน e di avere le capacitร  di condividere il destino di sofferenza e morte a cui Gesรน va liberamente incontro (ยซbere il caliceยป). Gesรน accetta per buona la disponibilitร  dei due fratelli, ma rincara la portata delle sue parole aggiungendo che il calice che anchโ€™essi berranno sarร  un vero e proprio ยซbattesimoยป, unโ€™immersione totale nella sofferenza e nella morte, come รจ quella abbracciata da Gesรน.

Il destino finale di ciascun discepolo di Gesรน รจ perรฒ nelle mani del Padre, fonte di ogni disegno di salvezza ed estuario felice del cammino di ogni uomo che vive sotto il sole.

Gli altri dieci (che siano discepoli non viene ricordatoโ€ฆ) si arrabbiano con i due per le loro pretese di supremazia, facendo trasparire di non essere fondamentalmente diversi da loro.

Start-up.โ€œNon รจ cosรฌ tra voiโ€

Gesรน convoca a sรฉ tutto il gruppo e illustra chiaramente lโ€™enorme differenza qualitativa che esiste fra le disposizioni che animano coloro che guidano i popoli secondo la logica umana e quelle che reggono fin dโ€™ora la vita della comunitร  dei discepoli.

Coloro che pensano di โ€œessere capi/archeinโ€ dei popoli, li โ€œdominano dallโ€™alto verso il basso/katakyrieousinโ€, tradendo cosรฌ la loro funzione di โ€œcapo/fonte/archฤ“โ€ da cui nasce la regolamentazione del bene pubblico, la solidarietร  sociale, la difesa delle fasce piรน deboli della popolazione, la ricerca della pace e della giustizia nella convivenza serena con altri popoli, culture e sentimenti religiosi.

I โ€œgrandi/megaloiโ€ fra i popoli, inoltre, โ€œesercitano la loro autoritร  dallโ€™alto verso il basso/katexousiazousinโ€ nei confronti dei loro sottoposti, sconfinando nel dispotismo e nella dittatura (piรน o meno nascosta dal guanto di velluto).

Nella comunitร  dei discepoli di Gesรน la vita ecclesiale si regge giร  ora su strutture motivazionali opposte: โ€œNon รจ cosรฌ fra voi/ouch houtลs de estin en hyminโ€. La vita non รจ impostata su questi presupposti e non lo dovrร  essere mai nemmeno in futuro.

Diaconi vs grandi

Chi vuol essere โ€œil grande/il piรน grande/megasโ€ (grado positivo per il superlativo assoluto) in dignitร , autoritร  e responsabilitร  nel campo ecclesiale sarร /dovrร  essere/estaiโ€ (con sfumatura potenziale) โ€œservo/diacono/diakonosโ€ โ€œdelle persone/hymลnโ€ (non delle struttureโ€ฆ). Lo sarร  โ€œin mezzo alle persone-fratelli/en hyminโ€, e non dominando โ€œdallโ€™alto verso il basso/kataโ€, con spocchia piรน o meno dissimulata o con un senso di superioritร  piรน o meno narcisistico e infantile. ยซCon mentalitร  principescaยป, direbbe papa Francesco.

Il โ€œprimo in grado/prลtosโ€ per responsabilitร  e doveri sarร  โ€œschiavo/servo/doulosโ€ di tutti allโ€™interno della comunitร  (e non solo), abbracciando anche lโ€™ultima persona per condizione fisica, sociale, economica, morale e spirituale.

Lโ€™alternativa fra la logica mondana e quella discepolare-ecclesiale nellโ€™esercizio dellโ€™autoritร  e nel piรน ampio ambito dei rapporti fra le persone non poteva essere piรน secca e tranciante.

รˆ il regno di Dio che viene, si รจ avvicinato e ha toccato le frange della storia umana con la vita dei discepoli di Gesรน. รˆ la logica aziendale della start-up creata da Gesรน.

รˆ il lievito che fa crescere la pasta non stravolgendo i suoi elementi compositivi, ma facendoli crescere, lievitare verso la pienezza del loro senso e del โ€œgustoโ€ saporoso della vita.

Una logica controcorrente, e quindi โ€œinnovativaโ€ e โ€œmodernaโ€, per tutti quelli che ricercano la non omologazione verso il basso e che rifiutano la globalizzazione del dominio dei pochi, lโ€™oligarchia dei plutocrati, la dittatura di chi detiene le chiavi della technฤ“ e il possesso massonico ed elitario dei big data e delle โ€œciecheโ€ risorse finanziarie.

Riscatto per โ€œmoltiโ€

La logica radicalmente innovativa della start-up di Gesรน si spiega (โ€œkai gar/ancheโ€ฆ infattiโ€, inizio enfatico del v. 45) a partire dal fondamento che regge lโ€™edificio, dal Motivatore che spiega e dona la forza di vivere lโ€™intrigante alternativa.

Il Figlio dellโ€™uomo โ€“ cioรจ lโ€™Uomo Gesรน e ogni uomo che nella sua individualitร  voglia giungere alla pienezza soddisfatta e vera della propria identitร  โ€“ non รจ venuto infatti nel mondo per โ€œfarsi servire da diaconi-servi-schiavi/diakonฤ“thฤ“naiโ€ (infinito aoristo passivo), ma per โ€œservire da diacono-servo-schiavo/diakonฤ“saiโ€ (infinito aoristo attivo) in prima persona.

Unโ€™annotazione grammaticale, che รจ al tempo stesso teologica. ยซLa grammatica รจ teologiaยป, diceva Lutero.

Il tempo verbale dellโ€™aoristo, allโ€™infuori del modo indicativo, segnala solo la qualitร  dellโ€™azione, lโ€™azione in sรฉ, e non la sua temporalitร , quando lโ€™azione avviene. Gesรน รจ venuto nel mondo per compiere quella specifica azione, โ€œservire da diaconoโ€, e per nessunโ€™altra.

La volontร  di โ€œservire da diacono-servo/diakonฤ“saiโ€ da parte di Gesรน si specifica come ยซun dare la vita in riscatto per moltiยป. Gesรน รจ venuto per servire, cioรจ โ€“ kai epesegetico che spiega lโ€™espressione verbale precedente โ€“ per dare la propria vita in riscatto per moltiโ€.

Il dono della propria vita รจ lโ€™offerta generosa di sรฉ che Gesรน compie in tutta la sua vicenda terrena.

E il dare la vita comporta un โ€œmorireโ€ uguale a quello del servo di YHWH di Is 53,12.

รˆ un dare la vita โ€œper altri, al posto di altri, in rappresentanza di altri/gr. antiโ€ non meritevoli, โ€œmessi maleโ€, peccatori, infelici, dead men walking sulla strada del proprio fallimento esistenziale. Un atto quindi connotato completamente da misericordia solidale.

E gli altri sono โ€œmoltiโ€, โ€œi moltiโ€ di Is 53,12, la moltitudine degli uomini, tutti gli uomini.

La logica dellโ€™uomo semita non opponeva infatti una singola unitร  (โ€œunoโ€) alla totalitร  (โ€œtuttiโ€), ma era colpita dalla contrapposizione tra โ€œpochiโ€ e โ€œmoltiโ€. Ciรฒ che il semita โ€“ e quindi anche Gesรน โ€“ intendeva esprimere con โ€œmoltiโ€ corrisponde al nostro โ€œtuttiโ€, cosรฌ come รจ compreso dallโ€™uomo occidentale cresciuto con la filosofia greca.

Sacrificio?

Lโ€™offerta generosa di sรฉ fino alla morte da parte di Gesรน assume il carattere del sacrificio esistenziale e non rituale. Non รจ un sacrificio che distrugge le sue potenzialitร  espressive di vita, il desiderio gioioso di realizzare la propria personalitร  secondo i doni ricevuti. Non una castrazione del desiderio di autorealizzazione vera e piena. Questa nozione negativa di โ€œsacrificioโ€ va davvero โ€œsacrificataโ€ definitivamente e cancellata dal subconscio della spiritualitร  cristiana (cf. M. Recalcati, Contro il sacrificio. Al di lร  del fantasma sacrificale).

Lโ€™offerta della vita di Gesรน Figlio dellโ€™uomo, ma soprattutto Figlio di Dio, รจ lโ€™offerta di un uomo innocente, a favore di altri, che sono colpevoli, che ha come esito finale positivo quello di bucare il fondale nero della morte con la forza esplosiva dellโ€™amore donatogli dallo Spirito, e poter cosรฌ compartecipare ai fratelli del Risorto la propria vita filiale che riscatta dalla schiavitรน della morte, del peccato e dellโ€™insignificanza esistenziale.

รˆ un dono personale, oneroso, costoso. Un dono che funge da โ€œriscatto/lytronโ€ di uomini schiavi e infelici. รˆ il dono personale della vita che corona la logica dellโ€™amore che ha sorretto Gesรน in tutti i suoi giorni.

Il riscatto, non pagato ad alcuno โ€“ nรฉ a Dio, nรฉ alla morte, nรฉ al diavolo โ€“, indica lโ€™onerositร  del dono totale che Gesรน fa della propria vita a persone schiave e non meritevoli di chissร  quali gratificazioni.

Il โ€œriscattoโ€ non va interpretato secondo una logica di tipo giuridico-forense, con la connotazione penale-sostituzionista che la caratterizza da santโ€™Anselmo dโ€™Aosta in poi.

Nel subconscio dei cristiani รจ rimasto spesso infatti questo tragico schema di pensiero: Dio Padre รจ stato offeso dagli uomini con una colpa che lo tocca a livello divino; la colpa va espiata con una pena esemplare inflitta a una persona a livello divino, che plachi al fine la maestร  offesa di Dio Padre. La vittima immolata รจ Gesรน, il Figlio di Dio, che paga per tutti lโ€™offesa inferta dagli uomini al Padre, e muore al posto di tutti loro. Dio Padre scarica in tal modo su uno solo, il proprio Figlio, lโ€™ira che avrebbe dovuto scaricare su tutti gli uomini.

Una terribile logica mercantile, giuridico-sostitutiva, che sopravvive ancora nella mente di molti, specialmente quando si trovano in situazioni di difficoltร  a livello di salute: โ€œChe cosa ho fatto di male perchรฉ Dio mi punisca cosรฌ?โ€.

Liberi tutti

Gesรน ci riscatta per amore, vincendo il peccato e la morte con lโ€™amore dellโ€™innocente Figlio di Dio fatto uomo e non per lโ€™imponenza delle sue sofferenze fisiche. Egli muore per noi, a favore nostro; in parte anche al posto nostro. Ma รจ nostro rappresentante, non semplicemente un nostro sostituto.

Dolce schiavo degli uomini, servo degli ultimi, bilancia del grande riscatto. A te volgono gioiosi lo sguardo i tuoi fratelli, riscattati al mercato della morte.

La tua gloriosa ferita ci ha guariti, la tua volontร  dโ€™amore ci ha santificati.

Servire รจ la vera gioia, la gioia della Chiesa.

Riscatto per i โ€œmoltiโ€.

Tana libera.

Liberi tutti.

Commento a cura di padre Roberto Mela scj – Fonte del commento: Settimana News

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ€“ Anno B

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 14 Ottobre 2018 anche qui.

Vendi quello che hai e seguimi.

Mc 10, 17-30
Dal Vangelo secondoย Marco

17Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandรฒ: ยซMaestro buono, che cosa devo fare per avere in ereditร  la vita eterna?ยป. 18Gesรน gli disse: ยซPerchรฉ mi chiami buono? Nessuno รจ buono, se non Dio solo. 19Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madreยป. 20Egli allora gli disse: ยซMaestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezzaยป. 21Allora Gesรน fissรฒ lo sguardo su di lui, lo amรฒ e gli disse: ยซUna cosa sola ti manca: vaโ€™, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!ยป. 22Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andรฒ rattristato; possedeva infatti molti beni.
23Gesรน, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: ยซQuanto รจ difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!ยป. 24I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesรน riprese e disse loro: ยซFigli, quanto รจ difficile entrare nel regno di Dio! 25รˆ piรน facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dioยป. 26Essi, ancora piรน stupiti, dicevano tra loro: ยซE chi puรฒ essere salvato?ยป. 27Ma Gesรน, guardandoli in faccia, disse: ยซImpossibile agli uomini, ma non a Dio! Perchรฉ tutto รจ possibile a Dioยป.
28Pietro allora prese a dirgli: ยซEcco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguitoยป. 29Gesรน gli rispose: ยซIn veritร  io vi dico: non cโ€™รจ nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, 30che non riceva giร  ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrร .

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 14 – 20 Ottobre 2018
  • Tempo Ordinario XXVIII
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 4

Fonte: LaSacraBibbia.net

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