9 febbraio, anniversario della contessa De Fusco

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9 febbraio 1924: la contessa De Fusco, consorte del beato Bartolo Longo, si addormentò nel Signore

Il 9 febbraio 1924, il buon Dio chiamava a sé la Contessa Marianna Farnararo De Fusco, consorte del Beato Bartolo Longo e cofondatrice del Santuario di Pompei, delle Opere di carità e della Congregazione delle “Suore Domenicane Figlie del Santo Rosario di Pompei”.
Sono passati 95 anni da quel giorno ed oggi vogliamo ricordarla, con gratitudine, soprattutto nella preghiera.

È stato solo grazie al suo aiuto concreto che oltre 60 mila tra ragazzi e ragazze sono stati tolti dalla strada e preparati alla vita. Per tutti fu una vera madre.
Nata a Monopoli il 13 dicembre 1836, donna forte, temprata dalle prove della vita, ma ferma e salda nella fede, Marianna è una figura fondamentale nella storia della Nuova Pompei. Diversi sono i volumi scritti su di lei, in primis il libro dedicatole dalla sua concittadina, la Professoressa Ada Ignazzi, ma merita certamente ulteriori studi ed approfondimenti per essere meglio conosciuta e apprezzata.

Marianna restò orfana di padre a poco più di otto anni; nel 1850 si trasferì con la famiglia a Napoli, dove, a soli quindici anni, sposò il Conte Albenzio De Fusco, proprietario terriero, che morì nel 1864, lasciandola vedova con cinque figli piccoli. Marianna si trovò, così, a vivere anni difficili. Intorno al 1868, mediante la sua cara amica Caterina Volpicelli, oggi santa, conobbe il giovane avvocato Bartolo Longo, da poco ritornato alla fede dopo un periodo di traviamento. In seguito, gli chiederà di aiutarla a curare i propri interessi nelle proprietà ereditate dal marito in Valle di Pompei. In questo modo, ella divenne uno strumento usato da Dio per condurre Bartolo Longo verso il suo destino. Cominciò in questo modo, che potrebbe apparire tortuoso, la storia della Nuova Pompei. Nell’ottobre 1872, in Contrada Arpaia, la Madonna chiamò Longo a diffondere il Santo Rosario e a costruire la nuova città dell’amore a Pompei. In quest’opera la Contessa si rivelò, da subito, una preziosa collaboratrice.

Donna Marianna, abile, intelligente, risoluta, pronta nelle decisioni, vivace, non molto tollerante, dal carattere fermo. L’Avvocato pacifico, placido, sempre in cerca di pareri e consigli, disposto a mitigare difficoltà e contrarietà con una bella risata. Una profonda stima reciproca li aiutò a conciliare le differenze. Avevano un solo obiettivo: fare del bene al prossimo. L’Avvocato aveva fatto voto di castità, Marianna era membro del Terzo Ordine del Sacro Cuore. Per mettere a tacere dicerie di malevoli e invidiosi decisero di sposarsi (1° aprile 1885) e non si allontanarono più da Pompei.

Durante le onoranze funebri, svolte il 12 aprile 1924, circa due mesi dopo la dipartita della Contessa, Mons. Edoardo Alberto Fabozzi, Abate della Cesarea di Napoli, che era stato suo direttore spirituale per circa vent’anni, tenne un’orazione che esprimeva in modo molto chiaro la grandezza di Marianna. All’inizio del suo discorso, Mons. Fabozzi sottolineava la principale peculiarità della contessa: essere stata strumento nelle mani di Dio per il compimento di un’opera talmente grande che neanche lei stessa se ne rendeva conto: «La pia gentildonna che… piangiamo estinta ebbe l’onore singolare di esser designata coadiutrice di Dio in un’opera grande di luce e di salvezza che la Provvidenza voleva qui spiegare per tutti i popoli. […]

Una di quelle creature privilegiate che sono chiamate da Dio ad una missione tanto grande che esse stesse nella loro semplicità non la comprendono».

A cura di don Lucio d’Abbraccio