Cari fratelli e sorelle, bonjour ร tous!
Sono molto felice di potervi incontrare. Ringrazio specialmente padre Germain e suor Mary per le loro testimonianze. Desidero anche salutare i membri del Consiglio Ecumenico delle Chiese, che mostra visibilmente la comunione vissuta qui in Marocco tra cristiani di diverse confessioni, sulla via dellโunitร . I cristiani sono un piccolo numero in questo Paese. Ma questa realtร non รจ, ai miei occhi, un problema, anche se riconosco che a volte puรฒ diventare difficile da vivere per alcuni. La vostra situazione mi ricorda la domanda di Gesรน: ยซA che cosa รจ simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? [โฆ] ร simile al lievito, che una donna prese e mescolรฒ in tre misure di farina, finchรฉ non fu tutta lievitataยป (Lc13,18.21). Parafrasando le parole del Signore potremmo chiederci: a che cosa รจ simile un cristiano in queste terre? A che cosa lo posso paragonare? ร simile a un poโ di lievito che la madre Chiesa vuole mescolare con una grande quantitร di farina, fino a che tutta la massa fermenti. Infatti, Gesรน non ci ha scelti e mandati perchรฉ diventassimo i piรน numerosi! Ci ha chiamati per una missione. Ci ha messo nella societร come quella piccola quantitร di lievito: il lievito delle beatitudini e dellโamore fraterno nel quale come cristiani ci possiamo tutti ritrovare per rendere presente il suo Regno. E qui mi viene in mente il consiglio che San Francesco dette ai suoi frati, quando li inviรฒ: โAndate e predicate il Vangelo: se fosse necessario, anche con le paroleโ.
Questo significa, cari amici, che la nostra missione di battezzati, di sacerdoti, di consacrati, non รจ determinata particolarmente dal numero o dalla quantitร di spazi che si occupano, ma dalla capacitร che si ha di generare e suscitare cambiamento, stupore e compassione; dal modo in cui viviamo come discepoli di Gesรน, in mezzo a coloro dei quali noi condividiamo il quotidiano, le gioie, i dolori, le sofferenze e le speranze (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et Spes, 1). In altre parole, le vie della missione non passano attraverso il proselitismo. Per favore, non passano attraverso il proselitismo! Ricordiamo Benedetto XVI: โLa Chiesa cresce non per proselitismo, ma per attrazione, per testimonianzaโ. Non passano attraverso il proselitismo, che porta sempre a un vicolo cieco, ma attraverso il nostro modo di essere con Gesรน e con gli altri. Quindi il problema non รจ essere poco numerosi, ma essere insignificanti, diventare un sale che non ha piรน il sapore del Vangelo โ questo รจ il problema! โ o una luce che non illumina piรน niente (cfr Mt 5,13-15).
Penso che la preoccupazione sorge quando noi cristiani siamo assillati dal pensiero di poter essere significativi solo se siamo la massa e se occupiamo tutti gli spazi. Voi sapete bene che la vita si gioca con la capacitร che abbiamo di โlievitareโ lรฌ dove ci troviamo e con chi ci troviamo. Anche se questo puรฒ non portare apparentemente benefici tangibili o immediati (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 210). Perchรฉ essere cristiano non รจ aderire a una dottrina, nรฉ a un tempio, nรฉ a un gruppo etnico. Essere cristiano รจ un incontro, un incontro con Gesรน Cristo. Siamo cristiani perchรฉ siamo stati amati e incontrati e non frutti di proselitismo. Essere cristiani รจ sapersi perdonati, sapersi invitati ad agire nello stesso modo in cui Dio ha agito con noi, dato che ยซda questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altriยป (Gv 13,35).
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Consapevole del contesto in cui siete chiamati a vivere la vostra vocazione battesimale, il vostro ministero, la vostra consacrazione, cari fratelli e sorelle, mi viene in mente quella parola del Papa San Paolo VI nellโEnciclica Ecclesiam suam: ยซLa Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere. La Chiesa si fa parola; la Chiesa si fa messaggio; la Chiesa si fa colloquioยป (n. 67). Affermare che la Chiesa deve entrare in dialogo non dipende da una modaโ oggi cโรจ la moda del dialogo, no, non dipende da quello โ, tanto meno da una strategia per aumentare il numero dei suoi membri, no, neppure รจ una strategia. Se la Chiesa deve entrare in dialogo รจ per fedeltร al suo Signore e Maestro che, fin dallโinizio, mosso dallโamore, ha voluto entrare in dialogo come amico e invitarci a partecipare della sua amicizia (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Dei Verbum, 2). Cosรฌ, come discepoli di Gesรน Cristo, siamo chiamati, fin dal giorno del nostro Battesimo, a far parte di questo dialogo di salvezza e di amicizia, di cui siamo i primi beneficiari.
Il cristiano, in queste terre, impara ad essere sacramento vivo del dialogo che Dio vuole intavolare con ciascun uomo e donna, in qualunque condizione viva. Un dialogo che, pertanto, siamo invitati a realizzare alla maniera di Gesรน, mite e umile di cuore (cfr Mt 11,29), con un amore fervente e disinteressato, senza calcoli e senza limiti, nel rispetto della libertร delle persone. In questo spirito, troviamo dei fratelli maggiori che ci mostrano la via, perchรฉ con la loro vita hanno testimoniato che questo รจ possibile, una โmisura altaโ che ci sfida e ci stimola. Come non evocare la figura di San Francesco dโAssisi che, in piena crociata, andรฒ ad incontrare il Sultano al-Malik al-Kamil? E come non menzionare il Beato Charles de Foucault che, profondamente segnato dalla vita umile e nascosta di Gesรน a Nazaret, che adorava in silenzio, ha voluto essere un โfratello universaleโ? O ancora quei fratelli e sorelle cristiani che hanno scelto di essere solidali con un popolo fino al dono della propria vita? Cosรฌ, quando la Chiesa, fedele alla missione ricevuta dal Signore, entra in dialogo con il mondo e si fa colloquio, essa partecipa allโavvento della fraternitร , che ha la sua sorgente profonda non in noi, ma nella Paternitร di Dio.
Tale dialogo di salvezza, come consacrati siamo invitati a viverlo anzitutto come intercessione per il popolo che ci รจ stato affidato. Ricordo una volta, parlando con un sacerdote che si trovava come voi in una terra dove i cristiani sono minoranza, mi raccontava che la preghiera del โPadre nostroโ aveva acquistato in lui unโeco speciale perchรฉ, pregando ย in mezzo a persone di altre religioni, sentiva con forza le parole ยซdacci oggi il nostro pane quotidianoยป. La preghiera di intercessione del missionario anche per quel popolo, che in una certa misura gli era stato affidato, non da amministrare ma da amare, lo portava a pregare questa preghiera con un tono e un gusto speciali. Il consacrato, il sacerdote porta al suo altare, nella sua preghiera la vita dei suoi conterranei e mantiene viva, come attraverso una piccola breccia in quella terra, la forza vivificante dello Spirito. Che bello รจ sapere che, in diversi angoli di questa terra, nelle vostre voci il creato puรฒ implorare e continuare a dire: โPadre nostroโ!
ร un dialogo che, pertanto, diventa preghiera e che possiamo realizzare concretamente tutti i giorni in nome ยซdella โfratellanza umanaโ che abbraccia tutti gli uomini, li unisce e li rende uguali. In nome di questa fratellanza lacerata dalle politiche di integralismo e divisione e dai sistemi di guadagno smodato e dalle tendenze ideologiche odiose, che manipolano le azioni e i destini degli uominiยป (Documento sulla fratellanza umana, Abu Dhabi, 4 febbraio 2019). Una preghiera che non distingue, non separa e non emargina, ma che si fa eco della vita del prossimo; preghiera di intercessione che รจ capace di dire al Padre: ยซvenga il tuo regnoยป. Non con la violenza, non con lโodio, nรฉ con la supremazia etnica, religiosa, economica e cosรฌ via, ma con la forza della compassione riversata sulla Croce per tutti gli uomini. Questa รจ lโesperienza vissuta dalla maggior parte di voi.
Ringrazio Dio per quello che avete fatto, come discepoli di Gesรน Cristo, qui in Marocco, trovando ogni giorno nel dialogo, nella collaborazione e nellโamicizia gli strumenti per seminare futuro e speranza. Cosรฌ smascherate e riuscite a mettere in evidenza tutti i tentativi di usare le differenze e lโignoranza per seminare paura, odio e conflitto. Perchรฉ sappiamo che la paura e lโodio, alimentati e manipolati, destabilizzano e lasciano spiritualmente indifese le nostre comunitร .
Vi incoraggio, senza altro desiderio che di rendere visibile la presenza e lโamore di Cristo che si รจ fatto povero per noi per arricchirci con la sua povertร (cfr 2 Cor 8,9): continuate a farvi prossimi di coloro che sono spesso lasciati indietro, dei piccoli e dei poveri, dei prigionieri e dei migranti. Che la vostra caritร si faccia sempre attiva e sia cosรฌ una via di comunione tra i cristiani di tutte le confessioni presenti in Marocco: lโecumenismo della caritร . Che possa essere anche una via di dialogo e di cooperazione con i nostri fratelli e sorelle musulmani e con tutte le persone di buona volontร . ร la caritร , specialmente verso i piรน deboli, la migliore opportunitร che abbiamo per continuare a lavorare in favore di una cultura dellโincontro. Che essa infine sia quella via che permette alle persone ferite, provate, escluse di riconoscersi membri dellโunica famiglia umana, nel segno della fraternitร . Come discepoli di Gesรน Cristo, in questo stesso spirito di dialogo e di cooperazione, abbiate sempre a cuore di dare il vostro contributo al servizio della giustizia e della pace, dellโeducazione dei bambini e dei giovani, della protezione e dellโaccompagnamento degli anziani, dei deboli, dei disabili e degli oppressi.
Ringrazio ancora tutti voi, fratelli e sorelle per la vostra presenza e per la vostra missione qui in Marocco. Grazie per il vostro servizio umile e discreto, sullโesempio dei nostri anziani nella vita consacrata, tra i quali voglio salutare la decana, suor Ersilia. Attraverso di te, cara Sorella, rivolgo un cordiale saluto alle sorelle e ai fratelli anziani che, a motivo del loro stato di salute, non sono presenti fisicamente ma sono uniti a noi mediante la preghiera.
Tutti voi siete testimoni di una storia che รจ gloriosa perchรฉ รจ storia di sacrifici, di speranza, di lotta quotidiana, di vita consumata nel servizio, di costanza nel lavoro faticoso, perchรฉ ogni lavoro รจ sudore della fronte. Ma permettetemi anche di dirvi: ยซVoi non avete solo una gloriosa storia da ricordare e da raccontare, ma una grande storia da costruire! Guardate al futuro – frequentate il futuro – nel quale lo Spirito vi proiettaยป (Esort. ap. postsin. Vita consecrata, 110), per continuare ad essere segno vivo di quella fraternitร alla quale il Padre ci ha chiamato, senza volontarismi e rassegnazione, ma come credenti che sanno che il Signore sempre ci precede e apre spazi di speranza dove qualcosa o qualcuno sembrava perduto.
Il Signore benedica ognuno di voi e, attraverso di voi, i membri di tutte le vostre comunitร . Il suo Spirito vi aiuti a portare frutti in abbondanza: frutti di dialogo, di giustizia, di pace, di veritร e dโamore affinchรฉ qui, in questa terra amata da Dio, cresca la fraternitร umana. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!
[Quattro bambini vanno accanto al Papa. Egli dice: ยซ Voici le futur! Le maintenant et le futur!ย ยป.
- E ora ci mettiamo sotto la protezione della Vergine Maria recitando lโAngelus.