Vangelo di domenica 16 Giugno 2019 – don Mauro Pozzi

Il commento al Vangelo di domenica 16 Giugno 2019, a cura di don Mauro Pozzi.

Il mistero della Trinità ci fa capire che Dio non è rappresentabile.

UNITÀ DI AMORE

La manifestazione di Dio è stata graduale nella storia. Il Dio di Abramo si è mostrato nel suo Figlio, il quale ha inviato lo Spirito Santo, rivelando così la sua natura trinitaria. Il fatto che Dio sia allo stesso tempo uno e trino, cioè singolare e plurale contemporaneamente, è qualcosa che sfugge alla nostra comprensione, ma rivela la sua immensità: Egli non ha limiti, non ha numero, è infinito.

Ciascuna delle persone della Trinità esprime tutta la divinità manifestandone un aspetto particolare. Il Padre è il Creatore, il Figlio il Salvatore, lo Spirito Santo l’Amore. Le tre persone sono unite al punto di essere una sola natura e questo legame è espresso dallo Spirito. La creazione in generale e l’uomo in particolare, sono la prova che l’amore che anima l’Infinito non è ripiegato su se stesso, ma si diffonde generando la vita.

È il modello al quale anche il nostro modo di amare si deve ispirare. Un amore vero è sempre fecondo, non si compiace di se, ma si dona. In questo l’uomo manifesta il suo essere immagine di Dio. Non si tratta solo di una fecondità in termini fisici, perché l’incontro con un amore vero rinnova, dà nuova vita. Per questo ci sono uomini e donne che pur non essendo mai stati genitori sono chiamati padri e madri.

A più di quarant’anni dalla sua morte, per esempio, troviamo chi si professa figlio spirituale di Padre Pio. L’averlo incontrato ha significato per queste persone un cambiamento simile a una nuova nascita. E quante migliaia di persone sono rinate incontrando Madre Teresa di Calcutta, perché hanno avuto dignità e sostegno nella loro povertà, malattia e morte. Quante ragazze hanno trovato il senso della maternità da quella piccola donna, diventando a loro volta mamme di tanti poveri.

Ciascuno di noi, vivendo la sua specifica vocazione, deve essere fecondo nell’amare, manifestando il modello dell’amore divino. Dio ci ha creati per amore e per questo ci ha donato la libertà, ma anche se l’uomo ha fatto un cattivo uso di quel dono, è pronto ad accogliere il nostro ritorno. Come il Padre misericordioso della parabola, ci viene incontro pieno di gioia, per rivestirci e ridarci la dignità di figli.

Gesù è inchiodato sulla croce con le braccia aperte che rivelano la volontà del Padre di abbracciare ogni uomo. Lo Spirito non smette di agire nei cuori, per unirci sempre più intimamente con Dio. Questa è la Trinità, non un concetto teologico astratto, ma la rivelazione di una infinita e tenerissima misericordia, di un Dio che ama ognuno di noi più di quanto possiamo immaginare e sperare.

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