Il commento di don Fabio Rosini al Vangelo di Domenica 22 Settembre 2019

Il biblista don Fabio Rosini commenta il Vangelo di domenica 22 Settembre 2019 – XXV domenica del Tempo Ordinario, dai microfoni di Radio Vaticana e dalle pagine di Famiglia Cristiana.

Anche il denaro va sottomesso all’amore

Il testo evangelico di questa domenica ha torturato l’immaginazione di molti commentatori, nei secoli, con le più disparate interpretazioni. Vi si racconta di un amministratore che usa male dei beni del suo padrone, e di quest’ultimo che lo convoca chiedendo conto dell’amministrazione e comunicandogli che il tempo del suo servizio è finito. Questo è un paradigma della nostra esistenza: la vita è una chiamata di Dio a ricevere tanti doni, a essere benedetti con talenti e qualità, e interpellati a prenderci cura delle persone che ci sono state affidate.

Tutte queste cose sono ricchezze che appartengono a Dio. Siamo solo i custodi. Un giorno ci verrà chiesto di rendere conto di come abbiamo gestito i nostri doni. Forse non dovremo rispondere del mondo intero, ma delle cose che ci sono state afdate personalmente, certamente sì! Ma al cospetto del Padre chi reggerebbe il confronto? Dice il De Profundis: «Se consideri le colpe, Signore, chi potrà sussistere?» (Sal 130,3).

Nel nostro testo l’amministratore chiamato al redde rationem riconosce di non avere la forza di procurarsi soluzioni: «Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno». Allora succede una cosa curiosa: decide di amministrare in modo sorprendente la chiusura dei conti e si mette a ridurre i debiti degli altri.

E – sorpresa! – il padrone lo loda. Ha capito come doveva amministrare i beni del padrone, era proprio così che si doveva fare. Noi rimaniamo perplessi, a meno che non focalizziamo che questi beni – essendo del nostro Padrone, del Padre di Gesù Cristo e nostro – si amministrano bene solo così: rimettendo i debiti. «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati » (Gv 20,22-23). E così impariamo che tutto ciò che ci dona la Provvidenza, soprattutto il Dono dei doni che è lo Spirito Santo, serve per amare, per usare misericordia, per rimettere i peccati. L’amministratore trova lode nel padrone quando usa i beni del padrone per ridurre i debiti. Per usare misericordia. Si vede che prima non faceva così. Solo i beni usati per amore sono usati veramente.

NELLE DIMORE ETERNE

Allora si capiscono le parole di Gesù: «Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne». Nelle dimore eterne si entra perché si è usata carità verso le persone utilizzando nalmente secondo amore quel che possediamo, perché ogni ricchezza che abbiamo in realtà non è nostra, ma di Dio. Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice: «La proprietà di un bene fa di colui che lo possiede un amministratore della provvidenza » (n. 2404).

O ci si pone nella condizione di amministratori responsabili dei beni di questo mondo, o si vive da padroni delle cose. Ogni singolo atto di carità richiede oblatività, generosità. Per amare bisogna disobbedire al possesso. «Non potete servire Dio e la ricchezza». No, proprio non si può. Se servire Dio è amare, allora il denaro va sottomesso all’amore. Questa è buona amministrazione.

Qui tutti i commenti al Vangelo della domenica
di don Fabio Rosini

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Letture della
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Contro coloro che comprano con denaro gli indigenti.

Dal libro del profeta Amos
Am 8,4-7

 
Il Signore mi disse:
 
«Ascoltate questo,
voi che calpestate il povero
e sterminate gli umili del paese,
voi che dite: “Quando sarà passato il novilunio
e si potrà vendere il grano?
E il sabato, perché si possa smerciare il frumento,
diminuendo l’efa e aumentando il siclo
e usando bilance false,
per comprare con denaro gli indigenti
e il povero per un paio di sandali?
Venderemo anche lo scarto del grano”».
 
Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe:
«Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere».

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Sal 112 (113)

R. Benedetto il Signore che rialza il povero.

Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
da ora e per sempre. R.
 
Su tutte le genti eccelso è il Signore,
più alta dei cieli è la sua gloria.
Chi è come il Signore, nostro Dio,
che siede nell’alto
e si china a guardare
sui cieli e sulla terra? R.
 
Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farlo sedere tra i prìncipi,
tra i prìncipi del suo popolo. R.

Seconda Lettura

Si facciano preghiere per tutti gli uomini a Dio il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
1 Tm 2,1-8

 
Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità.
 
Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo – dico la verità, non mentisco –, maestro dei pagani nella fede e nella verità.
 
Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese.

Parola di Dio

Vangelo

Non potete servire Dio e la ricchezza.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 16, 1-13
 
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
 
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
 
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
 
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
 
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
 
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
 
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
 
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

Parola del Signore

Oppure forma breve: Lc 16,10-13

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