Don Luciano Labanca – Commento al Vangelo del 31 Ottobre 2021

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Un silenzio che interroga

Non era infrequente che in Israele i rabbini venissero messi alla prova circa le loro posizioni sulla Legge di Mosรจ. Spesso questo avveniva per rivalitร  puramente intellettuali, a seconda delle diverse scuole a cui i rabbini appartenevano. Anche Gesรน viene inserito in questo genere di dispute e il dialogo con lo scriba, riportatoci nel brano di questa domenica, gli permette di donare un insegnamento profondo e fondamentale per i discepoli di ogni tempo. Gesรน viene interpellato circa il primo di tutti i comandamenti, ossia il piรน importante da osservare. La sua risposta parte dal testo noto a tutti gli Israeliti, tratto dal Deuteronomio (6, 4-9), il cosiddetto โ€œShemรกโ€ (dalla prima parola ebraica del testo, che significa appunto ascolta).

Nel primo comandamento individuato da Gesรน, si puรฒ cogliere un primato nel primato: a vertice di tutto sta lโ€™ascolto. Non cโ€™รจ qualcosa da fare o da dire, ma da ricevere e accogliere in profonditร : una parola donata liberamente da Dio, che deve penetrare il nostro cuore. Quante cose sentiamo e vediamo nella nostra vita quotidiana, cosรฌ assuefatta alle parole e ai rumori. Ma, di fronte a questa abbondanza di parole, abbiamo ancora la capacitร  di ascoltare? Per poter ascoltare bisogna coltivare lโ€™arte del silenzio esteriore ed interiore, sempre piรน assente nella frenesia della nostra epoca, fatta di tanto rumore e del continuo bombardamento di parole e immagini spesso vane ed effimere. Solo nel silenzio, invece, potremo lasciare a Dio la possibilitร  di comunicarsi a noi e di rivelarci se stesso.

Scrive il Card. Robert Sarah: โ€œse il nostro silenzio รจ davvero di qualitร , possiamo intravedere il silenzio del cieloโ€ (R. Sarah, La forza del silenzio, 2017). Ascoltando nel silenzio, scopriremo che Dio รจ lโ€™unico Signore e che non possiamo avere altre signorie nella nostra vita. Non ci puรฒ essere spazio per idoli che tolgano il primato a Dio, di qualsiasi natura siano e a qualsiasi livello della nostra vita si annidino. Egli รจ uno e unico. La sua unitร  e unicitร  รจ contagiosa, perchรฉ piรน lo frequentiamo, piรน la nostra vita si centra ed unifica in Lui. Questa unificazione passa attraverso la maturazione dellโ€™amore in tutti gli ambiti della nostra umanitร : il cuore, ossia la parte affettiva, lโ€™anima, ossia la parte spirituale, la mente, ossia la parte intellettuale e razionale, le forze, ossia tutto il nostro agire.

Dio ci permette di unificare e integrare tutte queste dimensioni esistenziali, crescendo in modo sano e armonico. Quando siamo ben centrati in Lui amandolo in maniera totalizzante a tutti i livelli, non cโ€™รจ spazio in noi per la confusione e la dispersione. Quanta angoscia, disordine e debolezza porta il nostro non amare Dio in pienezza! Quanto sono evidenti gli effetti dellโ€™assenza di Dio nella vita delle persone. Senza di Lui lโ€™uomo รจ capace di fare i piรน grandi disastri. Dopo aver posto le basi per questo primato, Gesรน con il realismo che sempre lo caratterizza ci fa riflettere sullโ€™altra faccia della medaglia: la dimensione orizzontale dellโ€™amore, quello verso il prossimo, ossia verso chi ci sta accanto, non verso chi abbiamo scelto e costruito in base ai nostri criteri, ma quello che si trova al mio fianco qui ed ora.

Gesรน ci mette in guardia da ogni idealizzazione: il prossimo non si sceglie, nรจ si costruisce, ma รจ quello che in modo misterioso, per i piani imperscrutabili della Provvidenza, รจ accanto a noi! Bello o brutto, magro o robusto, buono o cattivo, simpatico o antipatico, con i suoi pregi e i suoi difetti, siamo chiamati ad amarlo cosรฌ come รจ! Quanto รจ difficile a volte! Forse, per certi versi, รจ piรน facile amare Dio che non vediamo, piuttosto che la persona che ci sta accanto. Eppure, queste Parola non si presta a troppe interpretazioni: Gesรน ci chiede di amare chi ci sta accanto, proprio come amiamo noi stessi.

Significa volere sempre il bene dellโ€™altro, proprio come vogliamo il nostro proprio bene! Quanto siamo ridicoli a volte come cristiani, quando ci โ€œbattiamo il pettoโ€ in Chiesa, siamo sempre i primi nella fila della comunione (spesso senza confessarci da mesi o anni!), abbiamo sempre il nome di Dio sulla bocca e poi disprezziamo il prossimo, non salutiamo il nostro vicino di casa, non rivolgiamo la parola al nostro collega, proviamo rancore o risentimento verso questo fratello o quella sorella, a volte anche nella nostra stessa famiglia! Di fronte ad un messaggio cosรฌ chiaro e forte, un evidente invito alla conversione per tutti, anche noi rimaniamo come i presenti al dialogo tra Gesรน e lo scriba, senza parole! Non sarebbe forse il caso di ripartire da questo silenzio per prendere sul serio la nostra vita cristiana?


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