Commento al Vangelo del 26 Aprile 2020 – p. Raniero Cantalamessa

Il Vangelo della terza Domenica di Pasqua parla dei due discepoli di Emmaus. Dobbiamo aver presente, almeno per sommi capi, la vicenda. È il pomeriggio di Pasqua: due discepoli di Gesù se ne stanno tornando al loro villaggio, delusi per la fine del loro Maestro. A un certo punto, un terzo uomo si affianca a loro. È Gesù, ma essi non lo riconoscono. Egli li aiuta a capire il senso dell’accaduto alla luce delle Scritture. Arrivano al villaggio, essi pregano il forestiero di fermarsi con loro e mentre egli spezza il pane, i loro occhi si aprono e lo riconoscono, ma egli scompare dal loro sguardo. Allora essi si dicono l’un l’altro:

“Non ci ardeva forse il cuore in petto
mentre conversava con noi lungo il cammino,
quando ci spiegava le Scritture?”.

Vogliamo cogliere proprio questo spunto dal vangelo: le Scritture. Ci sono due modi di accostarsi alla Bibbia. Il primo è quello di considerarlo un libro antico, pieno di sapienza religiosa, di valori morali, e anche di poesia. Da questo punto di vista, esso è il libro in assoluto più importante per capire la nostra cultura occidentale e la religione ebraico-cristiana. È anche il libro più stampato e più letto di tutta l’umanità. Il “libro” per eccellenza, come dice lo stesso nome (Bibbia significa libro, o l’insieme dei libri). Ancora oggi vediamo come i personaggi e le storie della Bibbia sono capaci di raccogliere intorno a sé, nelle riduzioni televisive, platee da record.

Ma c’è un altro modo, ben più impegnativo, di accostarsi alla Bibbia ed è quello di credere che esso contiene la vivente parola di Dio per noi. Che è un libro “ispirato”, cioè scritto, sì, da autori umani, con tutti i loro limiti, ma con l’intervento diretto di Dio. Un libro umanissimo e, nello stesso tempo, divino. Che parla all’uomo di tutti i tempi, gli rivela il senso della vita e della morte. Soprattutto gli rivela l’amore di Dio.

Se tutte le Bibbie del mondo, diceva sant’Agostino, per qualche cataclisma, andassero distrutte e ne rimanesse una sola copia e anche di questa copia non fosse leggibile che una sola pagina e di questa pagina una sola riga; se questa riga fosse quella della prima lettera di Giovanni dove è scritto: “Dio è amore”, tutto sarebbe salvo. Perché tutta la Scrittura si riassume qui. Essa è una lettera d’amore inviata da Dio all’umanità.

Questo spiega come mai tante persone si accostano alla Bibbia senza cultura, senza grandi studi, con semplicità, credendo che è lo Spirito Santo che parla in essa e vi trovano risposte ai loro problemi, luce, incoraggiamento, in una parola vita. Gesù diceva: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. La parola di Dio ci è necessaria per la vita dello spirito come il pane per la vita del corpo.

La parola di Dio è “viva ed efficace”, cioè produce quello che significa, dà quello che promette. È anche parola “eterna”. I cieli e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”, diceva Gesù. E duemila anni di storia gli hanno dato ragione;: le sue parole lungi dall’essere passate, sono più vive che mai tra noi. A volte si ha l’impressione che una certa parola sia stata scritta proprio per noi, per quella precisa circostanza che stiamo vivendo.

Un esempio assai istruttivo nella sua semplicità. Una volta, durante una missione tra italiani all’estero, venne da me un uomo con questo problema. “Padre, ho un ragazzo di 11 anni non ancora battezzato. Mia moglie si è fatta testimone di Geova e non vuol sentire parlare di battezzare il ragazzo. Se lo battezzo, temo una crisi in casa, se non lo battezzo non mi sento tranquillo in coscienza. Che devo fare?” Gli dissi di ritornare il giorno dopo che avrei riflettuto e pregato. Il giorno seguente mi venne incontro radioso, dicendomi: “Padre, ho trovato la risposta! Ho aperto la Bibbia, mi è capitato l’episodio di Abramo e ho visto che Abramo, quando si trattò di portare a immolare il figlio Isacco, non disse nulla a sua moglie!”. La Bibbia, letta con fede, l’aveva istruito meglio di ogni consigliere! Battezzai io stesso il suo ragazzo e fu una benedizione per tutti.

I due modi di accostarsi alla Bibbia che ho ricordati -quello erudito e quello di fede- non si escludono, anzi devono essere mantenuti uniti. È necessario studiare la Bibbia, i modi in cui va interpretata, (o tener conto dei risultati di coloro che la studiano così), per non cadere nel fondamentalismo, come fanno, tra gli altri, appunto di Testimoni di Geova.

Il fondamentalismo consiste nel prendere un versetto della Bibbia, così come suona, e applicarlo di peso alle situazioni di oggi, senza tener conto della differenza di cultura, di tempo, dei diversi generi letterari della Bibbia. Credendo, per esempio, che il mondo ha poco più di quattromila anni di età (perché tanti sono gli anni che risultano dalla Bibbia), mentre sappiamo che, di anni di età, il mondo ne ha diversi miliardi, solo che la Bibbia non è scritta per fare della scienza, ma per dare la salvezza. Dio, nella Bibbia, si è adattato a parlare nel modo che gli uomini del tempo potessero capire; non ha scritto solo per gli uomini dell’era tecnologica.

D’altra parte però ridurre la Bibbia a solo oggetto di studio e di erudizione, rimanendo neutrali di fronte al suo messaggio, significa ucciderla. Sarebbe come se un fidanzato che ha ricevuto una lettera d’amore della fidanzata si mettesse a esaminarla con tanto di dizionario, dal punto di vista della grammatica e della sintassi, e si fermasse a queste cose, senza cogliervi l’amore che c’è dentro. Leggere la Bibbia senza la fede è come aprire un libro a notte fonda: non vi si legge niente, o almeno non vi si legge l’essenziale. Leggere la Scrittura con fede significa leggerla in riferimento a Cristo, cogliendo, in ogni pagina di essa, quello che si riferisce a lui. Proprio come egli stesso fece con i discepoli di Emmaus.

Cosa possiamo fare per rompere il ghiaccio e cominciare a scoprire anche noi il tesoro della Scrittura? Il modo più semplice è procurarsi una Bibbia o almeno un libro dei quattro Vangeli e leggerne ogni giorno, o almeno ogni tanto, qualche pagina. Entrando in una casa, mi rallegro sempre quando vedo un Vangelo in cucina o sul comodino del letto.

Noi imitiamo oggi il modo di vivere degli americani in tante cose -Coca Cola, Fast food, Blue jeans, musica Rock- e non li imitiamo in quello che essi hanno da insegnarci di più importante. La quasi totalità delle famiglie americane tiene la Bibbia al posto d’onore nella casa. Essa è il primo regalo che i genitori, se sono credenti, fanno ai figli il giorno delle nozze. Sulle sue prime pagine, lasciate appositamente in bianco, si annotano avvenimenti belli e tristi della vita -nascite, decessi, battesimi, prime comunioni-, si segnano i passi che più hanno influito nella propria vita, sicché alla fine esso è come un diario che contiene la storia più vera della famiglia. Uno dei cimeli della povera Marilyn Monroe messi all’asta e venduti a più caro prezzo è stata la sua Bibbia fitta di annotazioni a mano dell’attrice.

Grazie a Dio crescono sempre più le persone che hanno scoperto nella Bibbia la loro ancora di salvezza. Una donna rimasta vedova in giovane età con tre figli, mi confidava che all’inizio fu un’esperienza terribile, ritrovarsi sola, tanto più che era una coppia molto unita. Quello che la salvò fu aver scoperto la Parola di Dio. A volte la sera, ritrovandosi sola, metteva la Bibbia sul cuscino vuoto dove era solito posare il capo il marito. Era diventata la sua compagnia, una presenza amica, non un semplice libro.

Gesù infatti è rimasto tra noi in due modi: nell’Eucaristia e nella sua parola. In entrambe, c’è lui presente: nell’Eucaristia sotto forma di cibo, nella Parola sotto forma di luce, di verità.
La parola ha un grande vantaggio sulla stessa Eucaristia. Alla comunione non si possono accostare se non quelli che già credono. Alla parola di Dio invece si possono accostare tutti, credenti e non credenti. Anzi per diventare credenti, il mezzo più normale è proprio quello di ascoltare la parola di Dio. “La fede, diceva san Paolo, nasce dall’ascolto”, cioè dal leggere o ascoltare, a cuore aperto, il messaggio di salvezza (cfr. Romani 10,17).

Terminiamo facendo nostra la preghiera del Canto al vangelo: “Signore Gesù, facci comprendere le Scritture, e ardere il nostro cuore mentre ci parli”.

Fonte: il sito di p. Raniero


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