Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 29 Dicembre 2018

È stanco, Simeone. Stanco di aspettare il Messia, stanco di vedere che, come sempre, l’attesa del redentore si è spenta, sostituita dalla tronfia soddisfazione del popolo che vede crescere sotto gli occhi stupiti il nuovo tempio di Gerusalemme.

Stanco nel vedere la classe sacerdotale appena ricostituita mettere i paletti, differenziarsi, ergersi a giudice, pensare di avere il monopolio della fede. Stanco di vedere come gli uomini manipolano Dio, passano presto dall’entusiasmo dell’incontro all’euforia del dominio.

Stanco di vedere riempirsi il santuario, giorno dopo giorno, di persone sempre meno silenziose, sempre più affaccendate, lasciandogli nel cuore la triste sensazione di essere in un mercato, non in un luogo di preghiera.

Ed è proprio in quella stanchezza e in quello scoraggiamento che Dio lo raggiunge, lo stana, lo converte. Simeone vede una giovane coppia di paesani, intimiditi dalla grandezza del tempio.

Li vede col cuore, e capisce. Quel neonato che la giovane madre stringe al seno lo fa rabbrividire. Capisce. Quante persone, distratte, hanno guardato a quella coppia? A quel neonato? Uno solo lo ha riconosciuto.

Così sia per noi, in questo Natale ingombro di ipocrisia.

Fonte

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Lc 2, 22-35
Dal Vangelo secondo Luca

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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