don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 17 Febbraio 2022

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AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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Tre cose accadono nel Vangelo di oggi. La prima è la consapevolezza che i discepoli hanno di Gesù a partire da quello che pensa la gente: “«Chi dice la gente che io sia?». Essi risposero: «Alcuni, Giovanni il battista; altri, Elia, e altri, uno dei profeti»”.

Questo è sempre molto importante perché noi risentiamo tanto di quello che gli altri pensano, di come gli altri vivono, di come si rapportano a ciò che conta. Dovremmo sempre domandarci che cosa pensa la gente di Gesù. Quella stessa gente che abita la nostra quotidianità e che forse al giorno d’oggi risponderebbe anche diversamente rispetto a quello che i discepoli riportano a Gesù.

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Se ne abbiamo consapevolezza allora possiamo anche decidere da quale parte stare, se siamo o no d’accordo con loro. Per questo la seconda tappa del vangelo di oggi è questa: “Egli domandò loro: «E voi, chi dite che io sia?» E Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo»”. Non possiamo accontentarci solo di quello che gli altri pensano.

Dobbiamo domandarci in prima persona che cosa pensiamo noi. Chi è Gesù per me? Solo una brava persona? Un buon personal trainer? Un profeta convincente? No, ha ragione Pietro. Per noi Gesù è molto di più. Per noi Egli è il Cristo! Ma eccoci nella terza parte del vangelo di oggi.

Gesù spiega a Pietro ciò che significa dire che Egli è il Cristo: “Poi cominciò a insegnare loro che era necessario che il Figlio dell’uomo soffrisse molte cose, fosse respinto dagli anziani, dai capi dei sacerdoti, dagli scribi, e fosse ucciso e dopo tre giorni risuscitasse. Diceva queste cose apertamente”.

Essere il Cristo significa essere Colui che darà la vita per ciascuno di noi. La reazione di Pietro e dei discepoli è di scandalo. Possono accettare che Gesù sia il Salvatore.

Un altro commento dopo il video.


Commento da Facebook

Gesù ci ama fino al punto di voler fare emergere in noi ciò che di noi ancora non conosciamo. Ma questo non è indolore: “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà”.

Non è un invito a farsi del male, o a entrare in conflitto con noi stessi. È imparare a rinnegare alcuni pensieri, alcune emozioni, alcune logiche che se non impariamo a saperle tenere a bada, alla fine prendono il posto del nostro vero essere. Infatti quante volte ci capita di identificarci soprattutto con ciò che abbiamo, o con ciò che ci procura piacere? “Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima?”.

Eppure passiamo la nostra vita tentando di conquistare il mondo, una posizione sociale, una sicurezza materiale ma anche se otteniamo tutte queste cose ci accorgiamo che manca qualcosa, manca l’essenziale. Infatti l’essenziale non ce lo dà il mondo. L’essenziale non ha mai a che fare con il verbo avere ma con il verbo essere. Gesù non ci promette le cose, ma ci promette noi stessi. Amarlo, seguirlo, prenderlo sul serio non farà di noi delle persone necessariamente vincenti secondo la logica del mondo, ma delle persone felici. E penso che felice sia meglio di vincente.

Eppure noi continuiamo ad inseguire vittorie più che felicità.