Commento al Vangelo del 15 Ottobre 2018 – Monastero di Bose

Mi sembra vi sia una buona notizia in questa pagina del Vangelo secondo Luca: la parola del Signore ha il potere di donare sapienza e di illuminare una vita, e fa questo anche giudicando, cioè svelando, mettendo in luce il male, dovunque esso si trovi. Quel male che talvolta è così nascosto che è difficile combatterlo, insidioso e subdolo, menzognero e doppio. Quel male, che è difficile far venire alla luce perché ama nascondersi (cf. Gv 3,19-21), la parola del Signore è capace di svelarlo e di rivelarlo, di tirarlo fuori dalle tenebre in cui si è rifugiato per non essere individuato e sconfitto.

Ma quale male? Anzitutto – dobbiamo ammetterlo – il male che è in ciascuno di noi, nel nostro cuore, quel male che cerca di nascondersi anche sotto le apparenze del bene, quel male che ci fa essere forse anche menzogneri con noi stessi, quel male che sembra talvolta così radicato in noi da farci pesare che sia una nostra seconda natura, quel male di fronte a cui spesso ci arrendiamo pensando: “Non posso farci più nulla”.

Quel male Gesù è venuto a portarlo alla luce con la sua parola e ad annientarne il vigore, la forza, il potere mortifero e devastante. Questo, per Luca, il segno di Giona: la sua predicazione, la sua parola che annunciava la misericordia di Dio e la conversione.

Allora la parola di Gesù, vero e ultimo, definitivo profeta mandato da Dio, illumina una vita intera, ed è vero “segno di contraddizione” (Lc 1,34), poiché è davanti alla parola del Signore che il male si scatena, producendo odio e persecuzione (cf. Gv 15,18-20).

Ma la Parola è anche “luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo”, come recita e annuncia l’antica versione latina di Giovanni 1,9, luce capace di illuminare tutta una persona, a partire dal suo sguardo, dal suo occhio, perché l’occhio rivela ciò che abita il cuore. E infatti con l’occhio buono o cattivo noi guardiamo bene o male il fratello o la sorella (cf. Mt 20,15), a seconda di ciò che abbiamo nel cuore.

E la parola di Dio, che è viva e potente, efficace (cf. Eb 4,12), ha la forza non solo di svelare ciò che abita l’intimo dell’uomo, ma anche di purificare le profondità interiori di quanti la accolgono (cf. Gv 15,3).

Ma questa buona notizia ci pone anche degli interrogativi: sono io disposto a riconoscere il male che mi abita, come un malato ha bisogno di riconoscere la sua malattia per essere curato e guarito? Quanta paura ho del male che è in me, al punto da avere paura di dargli un nome, di ammetterlo davanti a Dio, me stesso e agli altri? Ma solo se saremo disposti a riconoscerlo potremo anche intraprendere il cammino per esserne liberati.

Inoltre – secondo interrogativo – desideriamo davvero esserne liberati? Gesù ricorda che gli abitanti di Ninive si convertirono alla predicazione del profeta Giona, cioè cambiarono vita, come cambiarono vita quei pubblicani e quelle prostitute che Gesù dice ai gran sacerdoti e agli anziani del popolo che passeranno loro avanti nel regno dei cieli, poiché credettero a Giovanni Battista (cf. Mt 21,31-32 e Lc 7,29) che predicava un battesimo di conversione (cf. At 13,24).

Ecco dunque la domanda veramente decisiva: quale è la relazione in cui mi pongo con la parola del Signore?

sorella Cecilia della comunità monastica di Bose

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Lc 11, 29-32
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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