Il Vangelo del Giorno, 28 dicembre 2015 – Mt 2, 13-18

Il testo ed il commento al Vangelo del 28 dicembre 2015 – Mt 2, 13-18, Tempo di Natale – Anno I.

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  • Colore liturgico: rosso
  • Le letture del giorno: 1 Gv 1,5 – 2,2; Sal 123; Mt 2, 13-18

Mt 2, 13-18
Dal Vangelo secondo Matteo

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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Bruno Ferrero – Storie di Natale, d’Avvento e d’epifania

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Commenti al Vangelo di Mt 2, 13-18

Mt 2, 13-18 

Commento di Paolo Curtaz

Erode non ammette concorrenti, teme Dio, pensa che gli possa rubare il trono. E allora scatena la sua furia omicida, compie una strage uccidendo i bambini di Betlemme per eliminare il Messia. La storia si ripete: sono migliaia i bambini violati, offesi, uccisi per fame o per interesse. L’uomo ancora non impara che solo salvando un bambino può salvare il mondo. Oggi compiamo il terzo e ultimo passo di concretizzazione del Natale: con Stefano e Giovanni abbiamo imparato a vedere l’aspetto oscuro e teologico del Natale. Oggi abbandoniamo le emozioni natalizie per fissare lo sguardo sulla tragedia dei troppi Gesù bambino che muoiono accanto a noi. E per imparare da loro. Come scrive splendidamente il pedagogo polacco Janusz Korczak: Dite: è faticoso frequentare i bambini. Avete ragione. Poi aggiungete: perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli. Ora avete torto. Non è questo che più stanca. È piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti. Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi. Per non ferirli. Impegniamoci a difendere la bellezza dell’infanzia.

Commento dei Carmelitani

[ads2] Il Vangelo di Matteo, redatto attorno agli anni 80 e 90, si preoccupa di mostrare che in Gesù si compiono le profezie. Molte volte viene detto: “Tutto ciò avvenne affinché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore….” (cf. Mt 1,22; 2,17.23; 4,14; 5,17; ecc.). Questo perché i destinatari del Vangelo di Matteo sono le comunità dei giudei convertiti che vivevano una profonda crisi di fede e di identità. Dopo la distruzione di Gerusalemme nell’anno 70, i farisei erano l’unico gruppo del giudaismo sopravissuto. Negli anni 80, quando cominciarono a riorganizzarsi, crebbe l’opposizione tra giudei farisei e giudei cristiani. Questi finirono per essere scomunicati dalla sinagoga e separati dal popolo delle promesse. La scomunica rese ancora più acuto il problema dell’identità. Non potevano più frequentare le loro sinagoghe. E furono assaliti dal dubbio: Sarà che ci sismo sbagliati? Chi è il vero popolo di Dio? Gesù è veramente il Messia?

E’ per questo gruppo sofferto che Matteo scrive il suo vangelo, come Vangelo di consolazione per aiutarli a superare il trauma della rottura, come Vangelo di rivelazione per mostrare che Gesù è il vero Messia, il nuovo Mosè in cui si compiono le promesse, come Vangelo della nuova pratica per insegnare il cammino di come raggiungere la nuova giustizia, più grande della giustizia dei farisei (Mt 5,20).

Nel vangelo di oggi appare questa preoccupazione di Matteo. Lui consola le comunità perseguitate mostrando che anche Gesù fu perseguitato. Rivela che Gesù è il Messia, infatti per ben due volte insiste nel dire che le profezie si compieranno in lui; e suggerisce inoltre che Gesù è il nuovo Messia, poiché, come Mosè, anche lui è perseguitato e deve fuggire. Indica un nuovo cammino, suggerendo che devono fare come i magi che seppero evitare la vigilanza di Erode e ritornarono alla loro dimora, prendendo un altro cammino.

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