Vangelo del giorno – 14 Novembre 2022 – don Antonello Iapicca

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MENDICANTI DELL’AMORE AUTENTICO CHE DISCHIUDE GLI OCCHI SUL VOLTO DI CRISTO INCARNATO NEI FRATELLI

“Gerico era saldamente sbarrata dinanzi agli Israeliti; nessuno usciva e nessuno entrava” (Gs. 5,13). Gerico,ย “cittร  della luna”, รจ la porta di accesso alla Terra Promessa.ย La sua conquista, narrata nel capitolo 6 del libro di Giosuรจ, appare come una liturgia con suoni di tromba e il grido assordante del popolo.ย Per comprendere il segno di Gesรน descritto nel Vangelo, occorre rileggere l’episodio della conquista di Gerico:ย “Disse il Signore a Giosuรจ: ยซVedi, io ti metto in mano Gerico e il suo re. Voi tutti prodi guerrieri, tutti atti alla guerra, girerete intorno alla cittร , facendo il circuito della cittร  una volta. Cosรฌ farete per sei giorni. Sette sacerdoti porteranno sette trombe di corno dโ€™ariete davanti allโ€™arca; il settimo giorno poi girerete intorno alla cittร  per sette volte e i sacerdoti suoneranno le trombe. Quando ย si suonerร  il corno dellโ€™ariete, appena voi sentirete il suono della tromba,ย tutto ilย popolo proromperร  in un grande grido di guerra, allora le mura della cittร  crolleranno e il popolo entrerร , ciascuno diritto davanti a sรฉยป…ย Al popolo Giosuรจ aveva ordinato: ยซย Non urlate, non fate neppur sentire la voce e non una parola esca dalla vostra bocca finchรฉ vi dirรฒ: Lanciate il grido di guerra, allora griderete ยป. Lโ€™arca del Signore girรฒ intorno alla cittร  facendo il circuito una volta…ย Cosรฌ fecero per sei giorni.ย Al settimo giorno si alzarono al sorgere dellโ€™aurora e girarono intorno alla cittร  in questo modo per sette volte; soltanto in quel giorno fecero sette volte il giro intorno alla cittร . Alla settima volta i sacerdoti diedero fiato ย alle trombe e Giosuรจ disse al popolo: ย ยซLanciate il grido di guerra perchรฉ il Signore vi dร  in potere la cittร …ยป. Allora il popolo lanciรฒ il grido di guerra e si suonarono le trombe.ย Come ย il popolo udรฌ il suono della tromba ed ebbe lanciato un grande grido di guerra, le mura della cittร  crollarono; il popolo allora salรฌ verso la cittร , ciascuno diritto davanti a sรฉ, e occuparono la cittร ”.

Sino al momento in cui passa Gesรน, il cieco era rimasto a mendicare. Silenzioso, come intimato da Giosuรจ al Popolo. Come ciascuno di noi, forse inconsapevolmente, si trova a mendicare silenzioso, senza sussulti o grida, sulla strada dei giorni, dove scorrono le relazioni, le cose da fare, e i pensieri e le decisioni. Chiediamo, semplicemente, vita, felicitร , affetto, dignitร .ย Mendichiamo l’essere, chiediamo di entrare a prendere possesso della Terra che ci รจ stata promessa; tutti abbiamo dentro un desiderio inappagato che ci muove a mendicare: “Lโ€™uomo aspira ad una gioia senza fine, vuole godere oltre ogni limite, anela allโ€™infinito” (J. Ratzinger,ย Luce del mondo, p. 95).

Il Catechismo rintraccia il fondamento del desiderio: โ€œMediante la creazione Dio chiama ogni essere dal nulla allโ€™esistenzaโ€ฆย Anche dopo aver perduto la somiglianza con Dio a causa del peccato, lโ€™uomo rimane ad immagine del suo Creatore.ย Egli conserva il desiderio di colui che lo chiama allโ€™esistenza.โ€ (n. 2566). Si tratta del desiderio che muove il cieco, immagine dell’uomo ferito dal peccato, incapace di tutto eppure spinto a superare la sua situazione, il limite imposto da quegli occhi chiusi sul mondo. Il suo mendicare ogni giorno lungo la strada definisce il suo desiderio. Malamente, accontentandosi forse, cedendo a compromessi grossolani, eppure, in quella mano tesa, si fa presente il gemito di un cuore che, custode del seme divino deposto dal Creatore,ย conserva il desiderio, balbetta la nostalgia della perfezione e pienezza di Colui che lo ha chiamato all’esistenza dal nulla.

Il nostro mendicare di ogni giorno รจ la traccia di questa nostalgia fattasi desiderio. Per questo i sacerdoti ed il popolo girano per sei giorni intorno a Gerico: รจ l’immagine della nostra vita alle porte della Terra Promessa, della pienezza della vita, della corrispondenza unica e autentica al nostro desiderio. Sei giorni, la ferialitร  della vita trascorsa mendicando. Ma, conservata e custodita, al centro dei giorni, del lavoro, della famiglia, delle amicizie che sembrano tirate via elemosinando lo straccio di un senso,ย vi รจ l’Arca, la presenza di Dio.ย La mendicanza รจ positiva, รจ giร  una liturgia!ย E’ attesa, inconsapevole eppure struggente, di Lui, del suo passaggio risanatore. Ogni nostro giorno, anche se mendicante,ย รจ creativo, perchรฉ Dio, con amore, continua a creare dal nulla la nostra storia per farci felici. Dio crea durante i primi sei giorni “cose buone”, in attesa della “cosa molto buona”, dell’uomo a sua immagine.ย Cosรฌ noi mendichiamo nell’attesa dello Shabbat, delย giorno del Messia, di Cristo e della sua risurrezione, del riposo di chi, affaticato e oppresso, puรฒ trovare solo nella sua umiltร  e mitezza. Mendichiamo, e in questo, Dio alimenta e sostiene il nostro desiderio, accompagnandoci, perdonandoci e tirandoci su quando, deboli e feriti, ci volgiamo a idoli e menzogne.

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Ogni nostro giorno รจ giร  lanciato alla presa di Gerico! Anche se ce ne stiamo seduti a mendicare, Dio sta preparando lo scrigno dove depositare la fede. Per questo anche quanto, nella nostra vita, ci sembra fallimentare, meschino e abietto ha un valore immenso. La stessa Grazia donata al ย cieco: trovarsi in quel luogo, su quella strada alle porte di Gerico, in quel momento, a quell’ora. Quel suo mendicare protrattosi da non si sa quanto tempo, lo aveva condotto, misteriosamente,ย ad esser lรฌ,ย dentroย a quell’appuntamento che, di certo, non aveva fissato lui. Cosรฌ รจ per ciascuno di noi. Desideriamo e mendichiamo, e non ci rendiamo conto che tutta la storia spesa a stendere la mano, ci ha preparato e condotto ad essere puntuali ad un appuntamento che Lui ha preso, da sempre, con noi.

Il Vangelo di oggi ci annuncia dunque una buona e inaspettata notizia: ogni giornata della nostra storia, ogni evento, ogni persona, ci accompagnano ad entrare in possesso dell’oggetto autentico del nostro desiderio. Anche attraverso la debolezza e le cadute intrecciate al nostro povero mendicare. Anzi, proprio attraverso l’esperienza dell’estrema indigenza, Dio scrive, lettera dopo lettera, la sua dichiarazione d’amore, il suo invito all’appuntamento nel quale donarsi totalmente. Possiamo guardare con fiducia a questa nostra vita mendicante. Il Signore รจ in cammino, รจ vicino a noi, passa proprio accanto a quel metro quadro di strada che definisce la nostra vita di oggi. Esattamente in questo momento.ย Giunge il settimo giorno, la Pasqua della Vita e del perdono, nel quale prorompere in grida altissime. L’Arca รจ, da sempre, con noi. Le trombe dei sacerdoti, la preghiera incessante della Chiesa, lo zelo di chi ha a cuore la nostra sorte, hanno custodito la presenza di Dio in noi. Passa Gesรน, รจ arrivato il Messia. Ce lo annunciano quelli cheย “camminano avanti”, il Popolo in procinto di entrare in Gerico, coloro che vanno “ciascuno diritto davanti a sรฉ”.

Certo, lo stupore รจ grande, come la tentazione di star zitto e non disturbare. Dentro e fuori di noi i pensieri, i consigli, il buon senso, il “religiosamente corretto”, ci vogliono indurre a tacere. Un mendicante cieco รจ sempre, agli occhi legalistici e moralistici, un indegno: reca impresso nella sua cecitร  il segno del disordine del peccato; รจ un fallito, un pigro, preferisce starsene seduto aspettando da fuori l’aiuto che dovrebbe procurarsi da sรฉ.ย Non si impegna, non si sforza, mendica…. E invece il cieco continua,ย “ancora piรน forte” del moralismo, dei sensi di colpa, dei rimorsi. Prende forza dalla sua debolezza e dalla fede accolta attraverso l’ascolto della predicazione – “Passa Gesรน Nazareno!” – che innesca la scintilla capace di schiudergli la salvezza. Tutto รจ Grazia! Perfino quel suo stare lร … E’ bastato il passaggio di Gesรน ad accendere la fede donata dalla predicazione, a decodificarla in un grido, a professarla con semplici parole,ย umili perchรฉ vere: “Figlio di Davide, abbi pietร  di me!”.ย Abbi pietร  tu di me: la mano tesa del mendicante, la nostra mano,ย ha trovato la pietร  vera,ย cercata come la puรฒ cercare un cieco, nel matrimonio, nei figli, nel prestigio, nell’amicizia, nel lavoro; spesso nei peccati…

E quel gridoย fermaย il passaggio di Gesรน.ย E’ il potere della fede fatta preghiera. Attraverso di essa,ย cifra della libertร  orientata alla Veritร , l’appuntamento diviene realtร .ย La preghiera ha il potere di far compiere la volontร  di Dio: il suo pensiero di bene circa quel cieco si realizza grazie a quel grido. Occorre che Gesรน si accorga di lui e si fermi. Occorre che la scintilla della fede raggiunga Cristo, lo tocchi, scenda al suo cuore e “liberi”la sua commozione, la sua pietร . Come hanno fatto l’emoroissa, il centurione, il buon ladrone sulla croce. Perchรจ l’appuntamento cui siamo destinati si traduca in un avvenimento reale,ย รจ necessario dare del “tu” a Gesรน:ย la mia preghiera mendicante lo rende un “tu” per me,ย Qualcuno che ha relazione con me, con la mia vita.ย La preghiera gli consegnaย l’autoritร ย per fare quello che ha pensato, per compiere la volontร  del Padre in noi. “Si trovano lโ€™uno di fronte allโ€™altro: Dio con la sua volontร  di guarire e lโ€™uomo con il suo desiderio di essere guarito. Due libertร , due volontร  convergenti: “Che vuoi che io ti faccia?”, gli chiede il Signore. “Che io riabbia la vista!”, risponde il cieco. “Vaโ€™, la tua fede ti ha salvato”.ย Con queste parole si compie il miracolo.ย Gioia di Dio, gioia dellโ€™uomo” (Benedetto XVI).

Cosรฌ la preghiera, a partire dall’umile riconoscimento della propria realtร  di mendicante, divine la professione di fede piรน genuina: Sรฌ, il cieco, in una frase condensa la fede della Chiesa. Il tu e l’io descritti nel suo grido, dicono tutto, professano la fede eย attiranoย la salvezza.ย Io, mendicante bisognoso,ย Tu,ย Figlio di Davide, il Messia, l’unico Salvatore. E la pietร , la misericordia, la salvezza, Gerico, la Terra Promessa, il riposo, la vita piena ed eterna. Si comprende allora perchรฉ tutta la tradizione orientale abbia come fondamento la preghiera di questo cieco, la “preghiera di Gesรน”. Benedetto XVI sintetizza magistralmente tutto questo: “Nellโ€™esperienza della preghieraย la creatura umana esprime tutta la consapevolezza di sรฉ, tutto ciรฒ che riesce a cogliere della propria esistenza e, contemporaneamente, rivolge tutta se stessa verso lโ€™Essere di fronte al quale sta, orienta la propria anima a quel Mistero da cui si attende il compimento dei desideri piรน profondi e lโ€™aiuto per superare lโ€™indigenza della propria vita. In questo guardare ad un Altro, in questo dirigersi โ€œoltreโ€ sta lโ€™essenza della preghiera, come esperienza di una realtร  che supera il sensibile e il contingente” (Benedetto XVI,ย Catechesi nell’Udienza Generale dell’ 11 maggio 2011).

Il grido del cieco lo orienta versoย quell’oltreย al quale รจ chiamato da Gesรน e condotto dai discepoli. Ora รจ “vicino” a Lui e si accorge che, come nella bellissima scena del film “Marcellino pane e vino”, pur senza vederlo ancora,ย quell’Uomo era un mendicante come lui. Marcellino vede Cristo nudo, e pensa che abbia fame. Nella sua innocenza gli porta del pane. E quel pane gli aprirร  il cuore di Cristo, che lo accoglierร  nella sua intimitร . E’ Cristo che mendica la fede del cieco, il suo bisogno, come il nostro; come sulla Croce, ha sete del nostro abbandono, ha sete di donarci l’acqua viva;ย mendica il poter offrire la pietร  mendicata. Diceva Mons. Giussani che “Lโ€™esistenza si esprime, come ultimo ideale, nella mendicanza.ย Il vero protagonista della storia รจ il mendicante:ย Cristo mendicante del cuore dellโ€™uomo e il cuore dellโ€™uomo mendicante di Cristo”.ย “Che vuoi che io faccia per te?”.

Questa domanda รจ oggi rivolta a ciascuno di noi.ย Possiamo riacquistare la vista per vedere Lui, il “tu” che dร  compimento ad ogni nostro desiderio.ย Crollano le mura di Gerico che impediscono l’ingresso alla Terra, si aprono gli occhi e si puรฒ, finalmente contemplare il volto di Cristo, e scoprire che, da sempre, era impresso in noi e nella nostra storia.ย E da questo incontro nasce un discepolo ebbro di gioia e di lode.ย Il cieco lascia quel lembo di terra sul quale ha passato la vita mendicando.ย Ma non smette di mendicare.ย E’ afferrato in una relazione nuova e sorprendente, che lo attrae e lo seduce. Ora il cieco segue Cristo, con il cuore rivolto a Lui, origine e compimento di tutto: famiglia, lavoro, amicizie. Ora egli sa a Chi mendicare; lo seguirร  in un cammino di fede e di illuminazione che durerร  per tutta la vita, per imparare ad andare “diritto davanti a sรฉ”.

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