
Quando: 26 novembre 2008 | Dove: Aula Paolo VI (Roma) | Durata: 00:32:26:35
Cari fratelli e sorelle,
nella catechesi di mercoledรฌ scorso ho parlato della questione di come l’uomo diventi giusto davanti a Dio. Seguendo san Paolo, abbiamo visto che l’uomo non รจ in grado di farsi โgiustoโ con le sue proprie azioni, ma puรฒ realmente divenire โgiustoโ davanti a Dio solo perchรฉ Dio gli conferisce la sua โgiustiziaโ unendolo a Cristo suo Figlio. E questa unione con Cristo lโuomo lโottiene mediante la fede. In questo senso san Paolo ci dice: non le nostre opere, ma la fede ci rende โgiustiโ. Questa fede, tuttavia, non รจ un pensiero, un’opinione, un’idea. Questa fede รจ comunione con Cristo, che il Signore ci dona e perciรฒ diventa vita, diventa conformitร con Lui. O, con altre parole, la fede, se รจ vera, se รจ reale, diventa amore, diventa caritร , si esprime nella caritร . Una fede senza caritร , senza questo frutto non sarebbe vera fede. Sarebbe fede morta.
- Pubblicitร -
Abbiamo quindi trovato nell’ultima catechesi due livelli: quello della non rilevanza delle nostre azioni, delle nostre opere per il raggiungimento della salvezza e quello della โgiustificazioneโ mediante la fede che produce il frutto dello Spirito. La confusione di questi due livelli ha causato, nel corso dei secoli, non pochi fraintendimenti nella cristianitร . In questo contesto รจ importante che san Paolo nella stessa Lettera ai Galati ponga, da una parte, lโaccento, in modo radicale, sulla gratuitร della giustificazione non per le nostre opere, ma che, al tempo stesso, sottolinei pure la relazione tra la fede e la caritร , tra la fede e le opere: โIn Cristo Gesรน non รจ la circoncisione che vale o la non circoncisione, ma la fede che si rende operosa per mezzo della caritร โ (Gal 5,6). Di conseguenza, vi sono, da una parte, le โopere della carneโ che sono โfornicazione, impuritร , dissolutezza, idolatria…โ (Gal 5,19-21): tutte opere contrarie alla fede; dallโaltra, vi รจ lโazione dello Spirito Santo, che alimenta la vita cristiana suscitando โamore, gioia, pace, magnanimitร , benevolenza, bontร , fedeltร , mitezza, dominio di sรฉโ (Gal 5,22): sono questi i frutti dello Spirito che sbocciano dalla fede.
Allโinizio di questโelenco di virtรน รจ citata lโagape, l’amore, e nella conclusione il dominio di sรฉ. In realtร , lo Spirito, che รจ lโAmore del Padre e del Figlio, effonde il suo primo dono, lโagape, nei nostri cuori (cfr Rm 5,5); e lโagape, l’amore, per esprimersi in pienezza esige il dominio di sรฉ. Dellโamore del Padre e del Figlio, che ci raggiunge e trasforma la nostra esistenza in profonditร , ho anche trattato nella mia prima Enciclica: Deus caritas est. I credenti sanno che nell’amore vicendevole s’incarna l’amore di Dio e di Cristo, per mezzo dello Spirito. Ritorniamo alla Lettera ai Galati. Qui san Paolo dice che, portando i pesi gli uni degli altri, i credenti adempiono il comandamento dellโamore (cfr Gal 6,2). Giustificati per il dono della fede in Cristo, siamo chiamati a vivere nellโamore di Cristo per il prossimo, perchรฉ รจ su questo criterio che saremo, alla fine della nostra esistenza, giudicati. In realtร , Paolo non fa che ripetere ciรฒ che aveva detto Gesรน stesso e che ci รจ stato riproposto dal Vangelo di domenica scorsa, nella parabola dell’ultimo Giudizio. Nella Prima Lettera ai Corinzi, san Paolo si diffonde in un famoso elogio dellโamore. Eโ il cosiddetto inno alla caritร : โSe parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi l’amore, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita… La caritร รจ magnanima, benevola รจ la caritร , non รจ invidiosa, non si vanta, non si gonfia dโorgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse…โ (1 Cor 13,1.4-5). Lโamore cristiano รจ quanto mai esigente poichรฉ sgorga dallโamore totale di Cristo per noi: quellโamore che ci reclama, ci accoglie, ci abbraccia, ci sostiene, sino a tormentarci, poichรฉ costringe ciascuno a non vivere piรน per se stesso, chiuso nel proprio egoismo, ma per โColui che รจ morto e risorto per noiโ (cfr 2 Cor 5,15). Lโamore di Cristo ci fa essere in Lui quella creatura nuova (cfr 2 Cor 5,17) che entra a far parte del suo Corpo mistico che รจ la Chiesa.
Vista in questa prospettiva, la centralitร della giustificazione senza le opere, oggetto primario della predicazione di Paolo, non entra in contraddizione con la fede operante nellโamore; anzi esige che la nostra stessa fede si esprima in una vita secondo lo Spirito. Spesso si รจ vista unโinfondata contrapposizione tra la teologia di san Paolo e quella di san Giacomo, che nella sua Lettera scrive: โCome il corpo senza lo spirito รจ morto, cosรฌ anche la fede senza le opere รจ mortaโ (2,26). In realtร , mentre Paolo รจ preoccupato anzitutto di dimostrare che la fede in Cristo รจ necessaria e sufficiente, Giacomo pone lโaccento sulle relazioni consequenziali tra la fede e le opere (cfr Gc 2,2-4). Pertanto sia per Paolo sia per Giacomo la fede operante nellโamore attesta il dono gratuito della giustificazione in Cristo. La salvezza, ricevuta in Cristo, ha bisogno di essere custodita e testimoniata โcon rispetto e timore. Eโ Dio infatti che suscita in voi il volere e lโoperare secondo il suo disegno dโamore. Fate tutto senza mormorare e senza esitare… tenendo salda la parola di vitaโ, dirร ancora san Paolo ai cristiani di Filippi (cfr Fil 2,12-14.16).
Spesso siamo portati a cadere negli stessi fraintendimenti che hanno caratterizzato la comunitร di Corinto: quei cristiani pensavano che, essendo stati giustificati gratuitamente in Cristo per la fede, โtutto fosse loro lecitoโ. E pensavano, e spesso sembra che lo pensino anche cristiani di oggi, che sia lecito creare divisioni nella Chiesa, Corpo di Cristo, celebrare lโEucaristia senza farsi carico dei fratelli piรน bisognosi, aspirare ai carismi migliori senza rendersi conto di essere membra gli uni degli altri, e cosรฌ via. Disastrose sono le conseguenze di una fede che non sโincarna nellโamore, perchรฉ si riduce allโarbitrio e al soggettivismo piรน nocivo per noi e per i fratelli. Al contrario, seguendo san Paolo, dobbiamo prendere rinnovata coscienza del fatto che, proprio perchรฉ giustificati in Cristo, non apparteniamo piรน a noi stessi, ma siamo diventati tempio dello Spirito e siamo perciรฒ chiamati a glorificare Dio nel nostro corpo con tutta la nostra esistenza (cfr 1 Cor 6,19). Sarebbe uno svendere il valore inestimabile della giustificazione se, comprati a caro prezzo dal sangue di Cristo, non lo glorificassimo con il nostro corpo. In realtร , รจ proprio questo il nostro culto โragionevoleโ e insieme โspiritualeโ, per cui siamo esortati da Paolo a โoffrire il nostro corpo come sacrificio vivente, santo e gradito a Dioโ (Rm 12,1). A che cosa si ridurrebbe una liturgia rivolta soltanto al Signore, senza diventare, nello stesso tempo, servizio per i fratelli, una fede che non si esprimesse nella caritร ? E lโApostolo pone spesso le sue comunitร di fronte al giudizio finale, in occasione del quale tutti โdobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in maleโ (2 Cor 5,10; cfr anche Rm 2,16). E questo pensiero del Giudizio deve illuminarci nella nostra vita di ogni giorno.
Se lโetica che Paolo propone ai credenti non scade in forme di moralismo e si dimostra attuale per noi, รจ perchรฉ, ogni volta, riparte sempre dalla relazione personale e comunitaria con Cristo, per inverarsi nella vita secondo lo Spirito. Questo รจ essenziale: l’etica cristiana non nasce da un sistema di comandamenti, ma รจ conseguenza della nostra amicizia con Cristo. Questa amicizia influenza la vita: se รจ vera si incarna e si realizza nell’amore per il prossimo. Per questo, qualsiasi decadimento etico non si limita alla sfera individuale, ma รจ nello stesso tempo svalutazione della fede personale e comunitaria: da questa deriva e su essa incide in modo determinante. Lasciamoci quindi raggiungere dalla riconciliazione, che Dio ci ha donato in Cristo, dall’amore โfolleโ di Dio per noi: nulla e nessuno potranno mai separarci dal suo amore (cfr Rm 8,39). In questa certezza viviamo. Eโ questa certezza a donarci la forza di vivere concretamente la fede che opera nell’amore.
ย
Saluti:
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i sacerdoti dellโArcidiocesi di Catania, accompagnati dal loro Pastore Mons. Salvatore Gristina. Cari amici, curate sempre di piรน il vostro incontro personale con Gesรน e perseverate nellโadempimento generoso del vostro ministero a servizio del popolo cristiano. Saluto il pellegrinaggio della Diocesi di Chiavari, guidato dal Vescovo Mons. Alberto Tanasini, invitando lโintera Comunitร diocesana a coltivare verso tutti quellโamore divino capace di rinnovare il mondo.
Saluto, infine, i giovani, i malati e gli sposi novelli. Domenica prossima, inizia il tempo di Avvento, in preparazione al Natale di Cristo. Esorto voi, cari giovani, a vivere questo “tempo forte” con vigile preghiera e ardente azione apostolica. Incoraggio voi, cari malati, a sostenere con l’offerta delle vostre sofferenze il cammino di preparazione al Natale di tutta la Chiesa. Auguro a voi, sposi novelli, di essere testimoni dello Spirito dโamore che anima e sostiene lโintera famiglia di Dio.
ยฉ Copyright 2008 – Libreria Editrice Vaticana
Fonte del podcast: Radio Vaticana via FeedRss
(The content of this podcast is copyrighted by Vatican Radio which, according to its statute, is entrusted to manage and protect the sound recordings of the Roman Pontiff, ensuring that their pastoral character and intellectual property’s rights are protected when used by third parties. The content of this podcast is made available only for personal and private use and cannot be exploited for commercial purposes, without prior written authorization by Vatican Radio. For further information, please contact the International Relation Office at relint@vatiradio.va)

Ascolta: [audio:http://media01.vatiradio.va/podcast/00139723.MP3]
