Narrate ai grandi perché le ripetano ai bambini, come recita il sottotitolo, le “Storie del buon Dio” furono scritte tra il 10 e il 21 novembre 1899 e pubblicate l’anno successivo in occasione del Natale. Opera singolare nella produzione del grande poeta praghese, ma anche opera ‘centrale’ nella sua evoluzione, le Storie furono la prima delle sue opere in prosa che Rilke non volle disconoscere.
“Il Dio delle Storie” scrive Sabrina Mori Carmignani nella prefazione” è un dio cercato, atteso, smarrito, persino dimenticato e mai posseduto”, un dio che “vede, scruta, osserva, prova immensa nostalgia, ma tra lui e l’uomo tornano a frapporsi immagini di una lontananza, o di un dissidio, che lo costringe a ritrarsi sempre più nei suoi cicli”. Ma non è mai vera ‘assenza’, tutt’altro; questo buon Dio resta insieme protagonista e ‘sfondo’ delle Storie: un protagonista molto discreto ma insostituibile, che sembra non comparire se non come motivazione ultima del narrare; e invece ‘sfondo’ onnipresente, perché la purezza di ascolto dei bambini sente quella presenza, come uno sguardo innocente e nuovo che sa ancora cogliere la freschezza del mondo e della vita.