sr. Piera Cori – Commento al Vangelo del 19 Marzo 2023 per bambini

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Buongiorno ragazzi e buona domenica. Oggi il Vangelo ci presenta la storia di un uomo cieco dalla nascita che ha riacquistato la vista grazie all’intervento di Gesù. Se ci fermiamo al semplice racconto, potremmo concludere con queste poche battute la nostra spiegazione del Vangelo. Ma ormai tutti sappiamo che non possiamo fermarci a questo evento che chiamiamo “miracolo” perché Gesù, con questo SEGNO, vuole aprire il nostro cuore alla VERITA’ che vuole offrirci.

Ed è per questo che ci mettiamo insieme alla scoperta di questa VERITÀ che per noi è come un vero tesoro.

Il Vangelo di oggi inizia con questa solenne dichiarazione di Gesù: “Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo”. Certo, Gesù è la luce vera che illumina ogni uomo, lo abbiamo ascoltato più volte nel tempo di Natale ma anche durante l’anno liturgico. Gesù è la luce che è venuto a illuminare ogni uomo, è venuto a vincere il buio delle tenebre del male. Ecco perché il protagonista è un cieco. Il cieco non vede nulla, vive al buio. Ed è triste vivere al buio. Avete mai conosciuto qualcuno che vive così?

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Gesù è la luce che viene a donare luce a chi vive nel buio. Per fare questo, il racconto di oggi ci mostra una specie di “cammino” o meglio di “scoperta” che l’uomo cieco compie nella conoscenza di Gesù! Conoscere Gesù significa aprirsi alla luce. La scoperta della fede, il fidarci del Signore, è un cammino che dobbiamo compiere tutti. La fede cresce con noi, “cammina” con noi. Non è qualcosa che, una volta accolta, la possiamo mettere dentro un cassetto. Se facciamo questo, la fede muore! Perché la fede è come la vita e, come ogni vita, ha bisogno di nutrimento e di cura per rimanere tale. Il Vangelo di oggi ci insegna come.

Il fatto avviene a Gerusalemme, che non è una grande città soprattutto al tempo di Gesù. E in una piccola cittadina, quando succede qualcosa, tutti gli abitanti sono coinvolti. La guarigione del cieco diventa così come un sasso gettato in uno stagno che crea dei cerchi concentrici sull’acqua, sempre più grandi.

Accade sempre così davanti a un fatto straordinario! Tutti vogliono capire, vogliono sapere, tutti vogliono dire il loro parere, si interrogano i testimoni, si danno delle risposte, ecc. Vi siete resi conto che è proprio quello che avviene in questo racconto del Vangelo di Giovanni?

In effetti più che sapere come sono andate le cose, quello che ci riferisce l’evangelista somiglia di più a un processo nei confronti di Gesù, un vero e proprio interrogatorio al cieco perché si dubita della guarigione ottenuta, perché si vuole contestare la guarigione di Gesù compiuta in giorno di sabato. Giorno, come tutti sappiamo, consacrato al riposo.

Ecco allora le tante domande che la folla rivolge al cieco per capire davvero come sono andati i fatti. Il cieco guarito risponde: “L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: Va’ a Sìloe e làvati! Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista”. Il cieco sanato, di Gesù, conosce solo il nome, non sa da dove viene, lo considera un guaritore, un uomo dai poteri straordinari.

Ciò che dice il cieco non è sufficiente a spiegare l’accaduto e per questo lo conducono davanti alle autorità religiose, a quegli uomini che conoscono bene la legge di Dio, la TORAH, affinché possa spiegare loro come è avvenuta la guarigione.

Il problema che si pone davanti a questi esperti della legge di Dio è grande perché Gesù, come abbiamo detto, compiendo questo segno in giorno di sabato, trasgredisce la legge. Il giorno del riposo doveva essere rigorosamente osservato: non bisognava fare alcun lavoro! E fare un po’ di fango con la saliva veniva considerato, da questi dottori della legge, un lavoro proibito.

Noi capiamo bene che questo modo di pensare è sbagliato. Infatti il Padre, Dio, non può che essere contento della luce, della vista che Gesù dona al cieco, anche se in giorno di sabato. Abbiamo ascoltato più volte l’insegnamento del maestro: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! (Mc 2,27)”. Come dire che al primo posto della legge di Dio c’è l’uomo, il suo benessere, poi viene la regola.

Ma le autorità religiose sono chiuse, sono cieche, non vedono e decidono che questo uomo, Gesù, non è amico di Dio perché, pur compiendo segni straordinari, trasgredisce la legge.

Il cieco però non si lascia condizionare perché il dono che ha ricevuto è troppo grande! La luce donata ai suoi occhi diventa luce anche per il suo cuore. Capisce che una persona come Gesù non può che essere vicina a Dio per compiere segni così straordinari e allora, senza paura, afferma che secondo lui questo Gesù è un PROFETA.

Vi ricordate chi sono i profeti vero? Sono coloro che parlano a nome di Dio, che sono in comunione con lui. Ecco allora un passo avanti nella scoperta per l’uomo che prima era cieco! All’inizio per lui Gesù era un uomo, un guaritore, ora dice che è un profeta, uno che è vicino a Dio, che agisce in nome di Dio!

Questa dichiarazione, naturalmente, non piace agli uomini di legge i quali coinvolgono i genitori del cieco affinché dicano come stanno i fatti. Questi però, presi da paura, preferiscono tacere, preferiscono non coinvolgersi nell’accaduto.

Sarà capitato anche a voi, nella vostra classe, che di fronte a un episodio spiacevole, per la paura di essere puniti, qualcuno abbia preferito dire che non ha visto, che non c’era! Non è sempre facile dire la verità, ma è sempre necessario!

I dottori della legge sono certi: dichiarano che Gesù è un peccatore e cercano di convincere anche il cieco guarito. L’uomo rifiuta di pensare questo di Gesù, e così viene espulso dalla sinagoga.

È un gesto terribile, è come una scomunica, è come dirgli “tu non appartieni più e non vivi più nella fede del popolo di Israele!”.

Forse qualcuno di voi avrà fatto anche questa amara esperienza di essere mandato via da un gruppo di amici. È una esperienza dolorosa, faticosa. Qui il dolore è ancora più grande perché l’uomo viene escluso dal poter entrare nel tempio per pregare e lodare il Signore.

Ma Gesù, saputo questo, lo va a cercare. Dal loro incontro scaturisce un dialogo che è il cuore, il centro di tutto il racconto. Proviamo a riascoltare questo dialogo.

Quando Gesù lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!».

Ecco la vera scoperta: l’uomo guarito riconosce in Gesù il figlio di Dio, lo chiama Signore, un titolo che si dava solo a Dio. Con questa frase esprime la sua fede, il suo credo.

La fede è un legame, perché è l’incontro con Qualcuno che impariamo a conoscere nel tempo, nell’arco della nostra vita. La fede cresce, cammina con noi. Siamo chiamati a fare questa scoperta.

La nostra ricerca la facciamo ogni domenica, insieme, ascoltando la Parola di Dio e nutrendoci del suo Corpo, la facciamo al catechismo, la facciamo praticando gli insegnamenti di Gesù nella vita di tutti i giorni.

Un ragazzo, una ragazza che crede si vede dal comportamento, dalla gioia, dalla disponibilità nei confronti di tutti. Un ragazzo, una ragazza di fede, si accorge dei bisogni dell’altro perché la luce del Vangelo di Gesù orienta i suoi passi nel bene. Il giorno del nostro battesimo, tra i segni che ci vengono dati, c’è anche una candela che il papà accende al cero Pasquale, segno di Cristo risorto. Quella luce non va mai spenta, va sempre alimentata perché segna il nostro legame col Signore, con la sua grazia. La preghiera, l’ascolto della Parola, l’amore verso tutti sono questo alimento che non deve mai mancare.

Buona domenica


Fonte: omelie.org