Il giorno dopo la dolcezza del Natale, la Chiesa ci mette davanti il sangue di Stefano. Sembra uno schiaffo, un contrasto troppo forte. E invece è la chiave: se Cristo nasce davvero in noi, allora nasce anche il martire.
Il martirio non è solo morire: è testimoniare fino in fondo, senza scuse, senza calcoli, senza paura di perdere qualcosa. È accettare che il Vangelo non è un presepe da ammirare, ma una vita da rischiare.
Stefano non predica sé stesso, non difende la propria immagine, non cerca compromessi. Dice la verità e la paga. Il Natale, allora, non è poesia ma decisione: chi nasce in noi? Un Bambino buono o un Dio che chiede tutto?
Se Cristo nasce, qualcosa in noi deve morire:
- la paura di scontentare qualcuno,
- la tentazione di adattare il Vangelo,
- il cristianesimo comodo che non dà fastidio a nessuno.
Il distintivo del cristiano non è la devozione, ma la testimonianza. E oggi la Chiesa ce lo ricorda senza veli: Natale non è solo canti e luci, ma anche pietre scagliate contro chi sceglie la verità.
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Santo Stefano ci provoca così:
«Vuoi davvero che Cristo nasca in te? Allora preparati a testimoniare. Perché chi ama fino in fondo diventa sempre un ‘martire’, uno che vive e muore per ciò in cui crede.»
Oggi chiediamoci:
il Natale ci ha resi più teneri… o più coraggiosi?
Perché la vera nascita del Signore si vede da questo.
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Sr Palmarita Guida fvt
A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade
