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Sr. Mariangela Tassielli – Commento al Vangelo di domenica 24 Marzo 2024 per bambini/ragazzi

Commento al brano del Vangelo di: Mc 14,1-15,47

Entriamo in Gerusalemme

Mancano due giorni alla festa di Pasqua, e a Gerusalemme c’è grande trambusto. La Pasqua ebraica non è una delle feste; è la festa: è memoria e fedeltà. Quella di un popolo che, di generazione in generazione, dice a sé stesso chi è e da dove viene, e quella di un Dio che conferma nel tempo una speciale predilezione.

Mancano solo due giorni e a Gerusalemme c’è grande trambusto perché ormai da secoli la Pasqua, con tutti i suoi speciali riti e azioni liturgiche, può essere celebrata solo lì, nella città del tempio, dell’incontro con Dio, delle azioni liturgiche. Solo lì l’agnello può essere sacrificato. Solo lì le famiglie possono riunirsi e celebrare la Pasqua, il passaggio, la liberazione, la fedeltà di Dio.

Mancano due giorni alla grande festa di Pasqua. A Gerusalemme, qualcuno però non sta preparando la vita, ma la morte: stanno cercando di catturare Gesù per farlo morire. A Betania, qualcuno, una donna, sta sprecando del puro nardo, di grande valore, versandolo sul capo di Gesù.

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Da una parte la morte, dall’altra la vita.

Da una parte l’inganno, dall’altra il gesto plateale e provocatorio.
Da una parte chi segretamente complotta un’uccisione, dall’altra chi rompendo una ritualità profetizza la morte, opponendo all’insostenibile lezzo della decomposizione il profumo intenso della risurrezione.

Inganni, violenza, false testimonianze e morte sembrano essere protagonisti di queste pagine. Paura, angoscia e disorientamento sembrano essere i sentimenti più diffusi.

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Ma gli ultimi giorni della vita di Gesù di Nazaret, che celebriamo nella domenica delle Palme, non servono a ricordarci di quanta violenza riesce a essere capace il genere umano, quella è continuamente sotto i nostri occhi, purtroppo, quanto piuttosto a farci contemplare la radicalità dell’amore, il senso dell’avventura umana del Maestro, la gratuità di una salvezza che da quel giorno sul Golgota è possibile per tutti coloro che la desiderano.

Lasciamo Betania, e con Gesù entriamo a Gerusalemme, entriamo con lui nelle mille contraddizioni possibili che lui ha scelto di attraversare e da cui non si è allontanato, entriamo con lui nel mistero pasquale della sua passione, morte e risurrezione.

I due capitoli del Vangelo secondo Marco ci accompagnano nel cuore degli eventi: proviamo a scegliere un momento, proviamo a entrarci, a restare tra i presenti, a sentirci protagonisti, a lasciarci raggiungere dalle parole, dagli sguardi e dai gesti di chi lo sta vivendo. E noi? E io? Che cosa avrei fatto? Che cosa avrei desiderato? Come avrei reagito?
Gesù da Betania fino al Calvario, nel cenacolo, nel Getsemani, nel sinedrio, nel pretorio, ovunque, sembra ripetere quel sì detto al Padre: «Non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu», dono offerto ai suoi, a noi.

Oggi guardiamo a lui, ascoltiamo con il cuore i suoi gesti e le sue parole. Viene a noi, carico non di una straordinaria divinità, ma di una sconvolgente umanità fatta di angoscia e paura, ma anche di perdono, forza e passione.
È il Figlio che sprofonda con fiducia nelle braccia del Padre, ma è anche l’uomo che non sa fino in fondo che cosa gli sarà chiesto.
È l’uomo della Croce, uomo sfigurato dal dolore e ucciso dalla durezza di chi non ha voluto vedere, ascoltare, credere.

È la nostra possibilità di vedere quanto grande sia il suo amore.
Oggi, fino a Pasqua, contemplando il Signore, possa sgorgare in noi gratitudine e fiducia in Colui che per amore ha dato tutto.

Per gentile concessione di Sr. Mariangela, dal suo sito cantalavita.com

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