Cโรจ davvero qualcosa di cui gioire?
ร la terza domenica di Avvento, domenica della gioiaโฆ e di una gioia fondata! Prima lettura e Vangelo sono un tripudio di festa: tutto รจ pienezza, luce. Ogni cosa, persone o natura, sembra vibrare di una vitalitร nuova. Quello che era attraversato dal dolore ora sembra diffondere vita a piene mani. Lโattesa si carica di una speranza rinnovata, di una bellezza desiderata.
Oggi possiamo andare a Dio, rivolgerci a lui โ in qualunque ambiente siamo e in qualsiasi condizione ci troviamo โ e fare quello che Giovanni ha chiesto di fare ai suoi discepoli. Chiedere al Signore: ยซSei tu colui che stiamo aspettando? Sei tu il portatore della nostra gioia? Sei tu che darai vita ai nostri deserti e riporterai i colori nelle nostre ombre? Gesรน, sei tu colui che guarirร le nostre ferite e spezzerร i legami della morte?ยป.
E certamente anche a noi lui risponderร nello stesso modo: ยซGuardatevi attorno, la risposta sta in ciรฒ che vedete e ascoltate!ยป.
In ciรฒ che vediamo? In ciรฒ che ascoltiamo? Forse Gesรน voleva dire: in ciรฒ che speriamo! In ciรฒ in cui crediamo!
E invece no. I due verbi che lโevangelista Matteo mette in bocca a Gesรน sono proprio:ย udire e vedere.ย Ed รจ qui il problema. ร in questo che le sue parole potrebbero scandalizzarci. Anzi, diciamocela tutta: le sue parole suonano piรน come una bestemmia che come una promessa. Quello che vediamo e udiamo fa male, stritola il cuore.
La terra che frana e inghiotte futuro, e stritola vite, e spezza legami, e vรฌola la vitaโฆ ร solo una terra matrigna, non รจ un deserto che fiorisce.
Uomini che uccidono altri uomini, donne che vengono violate e lacerate, figli che non possono aggrapparsi a coloro da cui sono stati generati, fratelli e sorelle in umanitร che lasciano che altri muoiano tra stenti o ondeโฆ Sono solo ciechi che non vedono, muti che non si aprono allโincontro, sordi che non ascoltano, morti chiusi alla vita. Quando vedranno, Signore? Quando si apriranno allโaltro? Quando ritorneranno a vivere e far vivere?
Quello che vediamo e udiamo ha il gusto amaro della sofferenza, del dolore, dellโinnocente colpito, dellโaltro non riconosciuto. ร come se tutto ci dicesse che dobbiamo attendere ancoraโฆ dobbiamo aspettarne un altroโฆ
Ma, ritorniamo un attimo al Vangelo e poi alla lettura di Isaia. Gesรน aggiunge: ยซBeati coloro che non troveranno in me motivo di scandaloยป. Forse รจ qui il nucleo di tutto. Isaia invita la terra arida e il deserto a rallegrarsi, a riscoprire cioรจ motivi di gioia per una feconditร ancora solo promessa. ร alle mani fiacche che dice di irrobustirsi, non alle robuste. ร alle ginocchia vacillanti che chiede di diventare salde. ร come se ad attraversare la Prima lettura e il Vangelo ci sia un invito a guardare e a udire oltre noi, oltre i nostri smarrimenti, oltre le nostre ferite.
Beati coloro che non si scandalizzano di Gesรน di Nazaret, delle sue parole e dei suoi gesti, e sanno ascoltare la vita che dalla morte si genera come tralci nuovi da un innesto; e sanno vedere la luce splendere tra le feritoie di unโumanitร colpita a morte.
Il segreto di questa beatitudine ce lo svela il contadino: vedrร e udrร colei, colui che pazientemente seminerร vita e attenderร che germogli.
Leggi la preghiera per questa domenica.
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FONTE – Sr. Mariangela, sul sito cantalavita.com
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