Sr. Mariangela Tassielli – Commento al Vangelo di domenica 10 Settembre 2023 per bambini/ragazzi

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Chi parla in nome di Dio? Il Signore chi pone come sua sentinella?

Spero di cuore, oggi più di sempre, che ognuno di noi riesca a meditare le tre letture che la XXIII domenica ci propone, perché se tenute insieme ci indicano una chiamata, se isolate potremmo facilmente interpretarle volgendoci verso orizzonti forse lontani dalle logiche evangeliche.

Il brano di Ezechiele sembra una chiamata alle armi: «Cristiani di tutto il mondo unitevi». E forse per qualcuno, sarebbe meglio: «Cattolici di tutto il mondo unitevi!». Leggo questo brano e non riesco a non pensare ai tantissimi, troppi, che sentono di essere come i profeti chiamati costantemente ad ammonire i tanti, troppi, sodomiti, impuri, peccatori, malvagi che sono tra noi. Non riesco a non pensare a quanto sia rischioso isolare e far proprie frasi come questa: «Se tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, ed egli, il malvagio, morirà… della sua morte io domanderò conto a te». È di questo che si fa forte chi sempre più frequentemente organizza squadriglie invece di comunità.

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Squadriglie che a Lisbona, in un momento come la Giornata Mondiale della Gioventù, credono bene di incontrare altri giovani, credenti…ma lo fanno con spintoni, insulti, croci ostentate e frasi latine di condanna. Squadriglie che vivono la loro forte appartenenza cristiana preoccupandosi di intercettare in rete post di cattolici non allineati, di eretici, di chiunque la pensi diversamente, per ricordare quanto Dio sarà implacabile, un giorno e già ora attraverso le loro mani sulla tastiera. Squadriglie sempre più compatte che minacciano librai disubbidienti con lo spettro del boicottaggio o a colpi (letterali) di Bibbia. E mi fermo qui. Perché è già troppo. 

I profeti non hanno mai ostentato presunzione. Hanno parlato sì, ma dopo aver ascoltato profondamente Dio, e accompagnato, sostenuto, guidato il popolo. I profeti hanno parlato dopo essere stati faccia a faccia con l’Onnipotente, da lui ripresi, da lui accompagnati alla conversione del cuore. Uomini e donne attraversati dalla Parola, discepoli della Parola, e per questo suoi strumenti.

È fondamentale che alle parole di Ezechiele faccia eco il Vangelo. È ai discepoli che Gesù dice: «Va’ e ammonisci tuo fratello se commetterà una colpa… ammoniscilo fra te e lui solo»… Fra te e lui, non sui social! Non attraverso commenti, post, invettive! «Se non ti ascolterà prendi due persone perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni». Solo due o tre! Non gruppi armati di croce e di insulti! Due o tre… «Se poi non ascolterà costoro dillo alla comunità…». Comunità! E se “discepoli” è la prima parola chiave, “comunità” è la seconda: una comunità fatta di discepoli che ascoltano Dio, ponendo a lui ogni realtà e situazione – anche la più assurda e illogica –, per imparare da lui – come discepoli fedeli – che cosa rispondere, come vivere, come riuscire e seminare quella parola di riconciliazione a cui Dio ha tenuto talmente tanto da consegnare alla morte suo Figlio.

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È fondamentale che alle parole di Ezechiele, cui fa eco il Vangelo, si connettano anche le parole di Paolo: «Non siate debitori di nulla a nessuno se non dell’amore». E se ora qualcuno obietta: «Chi non rispetta la legge di Dio va ammonito! Siamo chiamati alla carità della verità!», rispondo citando Paolo, il più ostinato e a tratti intransigente tra gli Apostoli: «Qualsiasi comandamento si ricapitola in questa parola: “Amerai…”. La carità non fa alcun male», men che meno la carità della verità.

Smettiamola di pensarci maestri. Questo tempo ha nuovamente bisogno di discepoli audaci della Parola.

Per gentile concessione di Sr. Mariangela, dal suo sito cantalavita.com

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