Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.
Accanto a Simeone – per avvalorare la sua testimonianza, che altrimenti potrebbe sembrare frutto di una allucinazione – l’evangelista Luca inserisce un’altra persona. E non è un caso che l’evangelista Luca, attento alle donne e alle minoranze, collochi accanto a Simeone la profetessa Anna.
Anziana come Elisabetta, vedova come Giuditta, è descritta con i tratti delle grandi donne della Bibbia che rappresentano l’intero Popolo di Israele. Luca qui sottolinea molto il legame con il Tempio, frequentato assiduamente da Anna, ma pure nella fedeltà di Maria, che è contenta di adempiere ogni cosa secondo la Torah, la Legge di Dio, con la benedizione del suo Spirito.
Così Gesù nasce e nuore ebreo. Lo stesso vale a maggior ragione anche per Elisabetta, Maria e Anna. Eppure proprio all’interno del Tempio, seguendo la Legge, quando ad Anna viene presentato Gesù lei riconosce, come Simeone, una speciale visita di Dio per lei in vista di tutti. Ha incontrato personalmente pure lei – donna – quella Luce che pervade e illumina la sua fedele ricerca, notte e giorno, vincendo la morte del marito e pure la sua.
La sua esistenza, per quanto umile e silenziosa, è pienamente inclusa nel progetto della salvezza. Dio ha pensato a lei. Riconoscere quella Luce ricevuta in dono fa sì che la Legge risplenda sempre come strumento universale di misericordia e riconciliazione, e mai di esclusione né di discriminazione verso chi è in difficoltà , non la conosce o ha faticato a viverla.