Come in quest’anno giubilare abbiamo imparato a scoprire, la speranza cristiana non è una distrazione che alleggerisce, non è una illusione per fuggire, non è un sorriso ingenuo da ebeti. La speranza nasce proprio in ciò che agli altri sembra disperazione, non tra musiche e luci che abbindolano.
La luce splende nelle tenebre, non a pieno giorno. La salvezza accade nella persecuzione, non nel piacevole tepore di un plaid disteso sul divano, davanti al caminetto, sorseggiando una tisana rilassante. E infatti oggi, secondo giorno di Natale, commemoriamo già il primo martire, Stefano.
Per ricordarci che seguire il Bambinello non è tutto rosa e fiori, non è lo sbrilluccichio ammaliante delle pubblicità, ma è corpo, carne e sangue. Teniamoci pronti: non tutte le pietre si lasciano sciogliere dalla tenerezza; le inutili e assurde crudeltà quotidiane – anche sotto alcuni tetti – ne danno continuamente testimonianza.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia e in Filosofia ha conseguito il dottorato in Ontologia Trinitaria – Teologia all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI). È socio ordinario dell’Associazione Teologica Italiana. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain”. È docente nelle scuole secondarie della Liguria e di Teologia Fondamentale all’ISSRM di Foggia. È un Piccolo Fratello dell’Accoglienza.
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.
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