SANTA MESSA DELLA DIVINA MISERICORDIA
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Piazza San Pietro
II Domenica di Pasqua, 8 aprile 2018
https://youtu.be/W2so4ROseMQ
Nel Vangelo odierno ritorna piรน volte il verbo vedere: ยซI discepoli gioirono al vedere il Signoreยป (Gv 20,20); poi dissero a Tommaso: ยซAbbiamo visto il Signoreยป (v. 25). Ma il Vangelo non descrive come lo videro, non descrive il Risorto, evidenzia solo un particolare: ยซMostrรฒ loro le mani e il fiancoยป (v. 20). Sembra volerci dire che i discepoli hanno riconosciuto Gesรน cosรฌ: attraverso le sue piaghe. La stessa cosa รจ accaduta a Tommaso: anchโegli voleva vedere ยซnelle sue mani il segno dei chiodiยป (v. 25) e dopo aver veduto credette (v. 27).
Nonostante la sua incredulitร , dobbiamo ringraziare Tommaso, perchรฉ non si รจ accontentato di sentir dire dagli altri che Gesรน era vivo, e nemmeno di vederlo in carne e ossa, ma ha voluto vedere dentro, toccare con mano le sue piaghe, i segni del suo amore. Il Vangelo chiama Tommaso ยซDidimoยป (v. 24), cioรจ gemello, e in questo รจ veramente nostro fratello gemello. Perchรฉ anche a noi non basta sapere che Dio cโรจ: non ci riempie la vita un Dio risorto ma lontano; non ci attrae un Dio distante, per quanto giusto e santo. No: abbiamo anche noi bisogno di โvedere Dioโ, di toccare con mano che รจ risorto, e risorto per noi.
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Come possiamo vederlo? Come i discepoli: attraverso le sue piaghe. Guardando lรฌ, essi hanno compreso che non li amava per scherzo e che li perdonava, nonostante tra loro ci fosse chi lโaveva rinnegato e chi lโaveva abbandonato. Entrare nelle sue piaghe รจ contemplare lโamore smisurato che sgorga dal suo cuore. Questa รจ la strada. ร capire che il suo cuore batte per me, per te, per ciascuno di noi. Cari fratelli e sorelle, possiamo ritenerci e dirci cristiani, e parlare di tanti bei valori della fede, ma, come i discepoli, abbiamo bisogno di vedere Gesรน toccando il suo amore. Solo cosรฌ andiamo al cuore della fede e, come i discepoli, troviamo una pace e una gioia (cfr vv. 19-20) piรน forti di ogni dubbio.
Tommaso, dopo aver visto le piaghe del Signore, esclamรฒ: ยซMio Signore e mio Dio!ยป (v. 28). Vorrei attirare lโattenzione su quellโaggettivo che Tommaso ripete: mio. ร un aggettivo possessivo e, se ci riflettiamo, potrebbe sembrare fuori luogo riferirlo a Dio: come puรฒ Dio essere mio? Come posso fare mio lโOnnipotente? In realtร , dicendo mio non profaniamo Dio, ma onoriamo la sua misericordia, perchรฉ รจ Lui che ha voluto โfarsi nostroโ. E come in una storia di amore, gli diciamo: โTi sei fatto uomo per me, sei morto e risorto per me e allora non sei solo Dio; sei il mio Dio, sei la mia vita. In te ho trovato lโamore che cercavo e molto di piรน, come non avrei mai immaginatoโ.
Dio non si offende a essere โnostroโ, perchรฉ lโamore chiede confidenza, la misericordia domanda fiducia. Giร al principio dei dieci comandamenti Dio diceva: ยซIo sono il Signore, tuo Dioยป (Es 20,2) e ribadiva: ยซIo, il Signore, tuo Dio, sono un Dio gelosoยป (v. 5). Ecco la proposta di Dio, amante geloso che si presenta come tuo Dio. E dal cuore commosso di Tommaso sgorga la risposta: ยซMio Signore e mio Dio!ยป. Entrando oggi, attraverso le piaghe, nel mistero di Dio, capiamo che la misericordia non รจ una sua qualitร tra le altre, ma il palpito del suo stesso cuore. E allora, come Tommaso, non viviamo piรน da discepoli incerti, devoti ma titubanti; diventiamo anche noi veri innamorati del Signore! Non dobbiamo avere paura di questa parola: innamorati del Signore.
Come assaporare questo amore, come toccare oggi con mano la misericordia di Gesรน? Ce lo suggerisce ancora il Vangelo, quando sottolinea che la sera stessa di Pasqua (cfr v. 19), cioรจ appena risorto, Gesรน, per prima cosa, dona lo Spirito per perdonare i peccati. Per sperimentare lโamore bisogna passare da lรฌ: lasciarsi perdonare. Lasciarsi perdonare. Domando a me e a ognuno di voi: io mi lascio perdonare? Per sperimentare quellโamore, bisogna passare da lรฌ. Io mi lascio perdonare? โMa, Padre, andare a confessarsi sembra difficileโฆโ. Di fronte a Dio, siamo tentati di fare come i discepoli nel Vangelo: barricarci a porte chiuse. Essi lo facevano per timore e noi pure abbiamo timore, vergogna di aprirci e dire i peccati. Che il Signore ci dia la grazia di comprendere la vergogna, di vederla non come una porta chiusa, ma come il primo passo dellโincontro. Quando proviamo vergogna, dobbiamo essere grati: vuol dire che non accettiamo il male, e questo รจ buono. La vergogna รจ un invito segreto dellโanima che ha bisogno del Signore per vincere il male. Il dramma รจ quando non ci si vergogna piรน di niente. Non abbiamo paura di provare vergogna! E passiamo dalla vergogna al perdono! Non abbiate paura di vergognarvi! Non abbiate paura.
Cโรจ invece una porta chiusa davanti al perdono del Signore, quella della rassegnazione. La rassegnazione sempre รจ una porta chiusa. Lโhanno sperimentata i discepoli, che a Pasqua constatavano amaramente come tutto fosse tornato come prima: erano ancora lรฌ, a Gerusalemme, sfiduciati; il โcapitolo Gesรนโ sembrava finito e dopo tanto tempo con Lui nulla era cambiato, rassegniamoci. Anche noi possiamo pensare: โSono cristiano da tanto, eppure in me non cambia niente, faccio sempre i soliti peccatiโ. Allora, sfiduciati, rinunciamo alla misericordia. Ma il Signore ci interpella: โNon credi che la mia misericordia รจ piรน grande della tua miseria? Sei recidivo nel peccare? Sii recidivo nel chiedere misericordia, e vedremo chi avrร la meglio!โ. E poi โ chi conosce il Sacramento del perdono lo sa โ non รจ vero che tutto rimane come prima. Ad ogni perdono siamo rinfrancati, incoraggiati, perchรฉ ci sentiamo ogni volta piรน amati, piรน abbracciati dal Padre. E quando, da amati, ricadiamo, proviamo piรน dolore rispetto a prima. ร un dolore benefico, che lentamente ci distacca dal peccato. Scopriamo allora che la forza della vita รจ ricevere il perdono di Dio, e andare avanti, di perdono in perdono. Cosรฌ va la vita: di vergogna in vergogna, di perdono in perdono. Questa รจ la vita cristiana.
Dopo la vergogna e la rassegnazione, cโรจ unโaltra porta chiusa, a volte blindata: il nostro peccato, lo stesso peccato. Quando commetto un peccato grande, se io, in tutta onestร , non voglio perdonarmi, perchรฉ dovrร farlo Dio? Questa porta, perรฒ, รจ serrata solo da una parte, la nostra; per Dio non รจ mai invalicabile. Egli, come insegna il Vangelo, ama entrare proprio โa porte chiuseโ โ lโabbiamo sentito โ, quando ogni varco sembra sbarrato. Lรฌ Dio opera meraviglie. Egli non decide mai di separarsi da noi, siamo noi che lo lasciamo fuori. Ma quando ci confessiamo accade lโinaudito: scopriamo che proprio quel peccato, che ci teneva distanti dal Signore, diventa il luogo dellโincontro con Lui. Lรฌ il Dio ferito dโamore viene incontro alle nostre ferite. E rende le nostre misere piaghe simili alle sue piaghe gloriose. Cโรจ una trasformazione: la mia misera piaga assomiglia alle sue piaghe gloriose. Perchรฉ Egli รจ misericordia e opera meraviglie nelle nostre miserie. Come Tommaso, chiediamo oggi la grazia di riconoscere il nostro Dio: di trovare nel suo perdono la nostra gioia, di trovare nella sua misericordia la nostra speranza.
REGINA COELI
Piazza San Pietro
Domenica della Divina Misericordia, 8 aprile 2018
https://youtu.be/TN6RTtuzCII
Cari fratelli e sorelle,
prima della Benedizione finale, ci rivolgeremo in preghiera alla nostra Madre celeste. Ma prima ancora desidero ringraziare tutti voi che avete partecipato a questa celebrazione, in particolare i Missionari della Misericordia, convenuti per il loro incontro. Grazie per il vostro servizio!
Ai nostri fratelli e sorelle delle Chiese Orientali che oggi, secondo il calendario giuliano, celebrano la Solennitร di Pasqua, porgo gli auguri piรน cordiali. Il Signore risorto li ricolmi di luce e di pace, e conforti le comunitร che vivono in situazioni particolarmente difficili.
Un saluto speciale rivolgo ai Rom e ai Sinti qui presenti, in occasione della loro Giornata Internazionale, il โRomanรฒ Divesโ. Auguro pace e fratellanza ai membri di questi antichi popoli, e auspico che la giornata odierna favorisca la cultura dellโincontro, con la buona volontร di conoscersi e rispettarsi reciprocamente. Eโ questa la strada che porta a una vera integrazione. Cari Rom e Sinti, pregate per me e preghiamo insieme per i vostri fratelli rifugiati siriani.
Saluto tutti gli altri pellegrini qui presenti, i gruppi parrocchiali, le famiglie, le associazioni; e insieme ci poniamo sotto il manto di Maria, Madre della Misericordia
Regina Caeliโฆ
APPELLO
Giungono dalla Siria notizie terribili di bombardamenti con decine di vittime, di cui molte sono donne e bambini. Notizie di tante persone colpite dagli effetti di sostanze chimiche contenute nelle bombe. Preghiamo per tutti i defunti, per i feriti, per le famiglie che soffrono. Non cโรจ una guerra buona e una cattiva, e niente, niente puรฒ giustificare lโuso di tali strumenti di sterminio contro persone e popolazioni inermi. Preghiamo perchรฉ i responsabili politici e militari scelgano lโaltra via, quella del negoziato, la sola che puรฒ portare a una pace che non sia quella della morte e della distruzione.
- ยฉ Copyright 2018 – Libreria Editrice Vaticana
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Fonte: Radio Vaticana via FeedRss
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