Il miracolo di oggi, la moltiplicazione dei pani, รจ lโunico miracolo raccontato da tutti e quattro gli evangelisti. Addirittura, Mc e Mt lo raccontano due volte.
Prima del miracolo la cosa che impressiona di piรน di questa pagina del vangelo รจ il bisogno che la gente ha di Gesรน tanto da mettersi a cercalo in tutti i modi e di seguirlo a piedi. ร un bisogno che non รจ mai venuto meno lungo tutta la storia. Anche in un mondo come il nostro che sembra cosรฌ distante dalla religione o dalla fede, cโรจ una cosรฌ grande sete di Cristo che basta anche solo una piccola esperienza in cui Lui รจ realmente presente a creare immediatamente una folla.
Il popolo ha naso nel capire se quello che stiamo dicendo รจ davvero di Cristo oppure no.
Sente subito se una cosa รจ vera oppure รจ una delle tante fake vendute dal mercato del mondo. Ecco perchรฉ Gesรน nel vedere tutto questo bisogno di senso e di amore da parte della gente, prova per loro una immensa compassione e si mette subito allโopera per guarire ciรฒ che piรน li fa star male.
Ma non si limita solo a far questo, si preoccupa anche concretamente di loro.
ร sempre grande la tentazione di separare lo spirituale dal materiale.
Si crede che lo spirituale sia una forma astratta che si arresta non appena inizia concretamente un bisogno materiale, mentre invece lo spirituale consiste anche nel prendere sul serio i bisogni materiali delle persone.
La fame, dunque. Fame di cibo, di giustizia, di senso, di pace.
Gesรน conosce la fame, la nostra fame la vede, Dio non รจ sbadato, e chiede ai dodici di aiutarlo, di trovare una soluzione.
Panico, amici. Ma Dio non ci serve proprio a risolvere i problemi?
Cosโรจ questa storia, che ce ne facciamo di un Dio che ci chiede di aiutarlo?
Cosโรจ la Chiesa? Una holding del sacro? Un vecchio baraccone che custodisce antichi riti? Lโesperienza di Chiesa che vive Matteo diversa, racchiusa in quel gesto ingenuo e potente dellโoffrire la propria merenda al Signore perchรฉ con essa sfami lโumanitร .
Lโumanitร ha fame, amici.
Fame che Dio sazia, non noi. Fame che Lui vede, non noi, che commuove Dio e un poco anche noi discepoli.
Il mosaico di luce che il Maestro vuole disegnare ha bisogno anche di noi.
A Dio piace di coinvolgere i suoi discepoli nel suo sogno di pace, e Dio chiede, al solito. โDate loro voi stessi da mangiareโ.
I discepoli parlano di comprare, Gesรน parla di dare. Apre un altro modo di essere: dare senza calcolare, dare senza chiedere, generosamente, gratuitamente, per primi.
A noi, che quotidianamente preghiamo: โDacci oggi il nostro paneโ, il Signore risponde: โVoi date il vostro paneโ. โDacciโ, noi invochiamo. โDonateโ, ribatte lui.
Signore, noi crediamo in te e ti preghiamo e ti veneriamo appunto per non dover far nulla!
Noi vogliamo sempre credere in te, Dio di ogni Potenza, proprio perchรฉ tu ci tolga dai guai e sbrogli le nostre matasse! Non รจ forse lโidea di Dio che preferiamo?
Un Dio che vede la sofferenza e ascolta la preghiera dei suoi servi e li esaudisce?
Gesรน, invece, chiede collaborazione, coinvolge.
Quando nella nostra preghiera chiediamo: โSignore ferma le guerre!โ, Dio ci risponde: โTu per primo diventa costruttore di paceโ; quando lo invochiamo dicendo: โAiuta quella persona malataโ, Dio ci dice: โTu diventa mia consolazione per leiโ.
Da nessuna parte in questo testo, ma nemmeno negli altri Vangeli, troviamo il verbo โmoltiplicareโ. Il vero miracolo su cui lโevangelista vuole attirare la nostra attenzione, non รจ il gesto magico di Gesรน che con una bella formuletta riempie le ceste di fragranti pagnotte. Il vero miracolo รจ la condivisione, รจ il pane spezzato che sazia la fame di chi ascolta la Parola, รจ la logica nuova dellโamore e della fraternitร che libera dalla schiavitรน del possesso e dallโansia della conquista.
Ogni scusa รจ buona per aggirare la richiesta. Non siamo capaci, non abbiamo i mezzi, non abbiamo sufficiente fede, abbiamo troppa zizzania nel cuore. Gesรน insiste: a lui serve ciรฒ che sono, anche se ciรฒ che sono รจ poco.
La sproporzione รจ voluta: pochi pani e pesci per una folla sterminata. Eโ una situazione che produce disagio, sconforto, la stessa sensazione che proviamo noi quando cerchiamo di annunciare la Parola, di porre gesti di solidarietร , di bene.
Incontro i miei ragazzi e sto con loro unโora a settimana: giochiamo, parliamo, annuncio loro il bel modo di vivere che aveva Gesรนโฆ poi escono, e per unโintera settimana sentiranno e vivranno il contrario: violenza, egoismo, opportunismo.
Vivo come uomo di paceโฆ e i miei colleghi dโufficio ne approfittano e mi fregano.
Consacro la mia vita al Vangeloโฆe la gente pensa che sia una specie di funzionario di Dio.
Occorre arrendersi? No: il nostro รจ un gesto fecondo se accompagna lโopera di Dio.
Eโ segno profetico che imita lโampio gesto del seminatore. Eโ icona di speranza che imita la pazienza verso la zizzania del padrone del campo.
Raccolsero gli avanzi in dodici ceste. Una per ogni tribรน, una per ogni mese. Tutti mangiano e ne rimane per tutti, e per sempre. E hanno valore anche gli avanzi, le briciole, il poco che sei, il poco che sai fare, il bicchiere dโacqua dato.
Nulla รจ troppo piccolo di ciรฒ che รจ donato con tutto il cuore. Lโunico merito che i cinquemila possono vantare, lโunico loro diritto al pane la fame. Davanti a Dio mio vanto esclusivo รจ il bisogno. Davanti a Dio non cโรจ nulla di meglio che essere nulla!
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Coraggio amici! Nessuna difficoltร ci puรฒ separare dallโamore di Cristo.
Siamo chiamati a donare quel poco che abbiamo, a condividere con inattesa incoscienza tutto ciรฒ che siamo, per somigliare almeno un poco a questo Dio che riempie i cuori.
Un Dio adulto che ci crede e ci rende capaci di cambiare il volto della Storia.
Questa รจ la Chiesa, quella del cuore di Dio, non quella delle nostre elucubrazioni: lโinsieme di coloro che hanno conosciuto lโimmensa tenerezza di Dio e che mettono a disposizione ciรฒ che sono, ciรฒ che fanno, perchรฉ Dio sazi lโumanitร stanca.
La bella notizia di questa Domenica? Se il Signore sarร il nostro vero affamatore, sapremo dare pane a chi ha fame, e accendere fame di cose grandi in chi รจ sazio di solo pane.
AUTORE: Paolo di Martino
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