Nelle mani di Dio. Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe
A pochi giorni dal Natale, la Chiesa ci invita a celebrare la festa della santa famiglia, ma diciamolo subito: non esiste “la famiglia”. Quando parliamo di famiglie normali per favore: fissate lo sguardo su Maria e Giuseppe! Esistono “le famiglie”, quelle fatte “di carne”, e sono tante e diverse tra loro. E tra queste c’è anche la famiglia di Gesù.
Dopo che Matteo, nel primo capitolo ha insistito su chi fosse Gesù, nel secondo pone la sua attenzione al dove si è manifestato: a Betlemme, poi in Egitto e finalmente a Nazareth. Ecco le coordinate geografiche di Gesù della sua nascita e dell’infanzia. Un’ombra di morte però è proiettata sul bambino da poco venuto alla vita.
Come Mosè, anche Gesù è un bambino perseguitato, anche lui deve scappare, anche lui vive in una situazione di ostilità.
Il decreto di Erode che ordina lo sterminio dei bambini sotto i due anni rinvia al testo dell’Esodo in cui si narra lo sterminio ordinato dal faraone dei figli maschi degli ebrei (Es 1,15-22).
Fuga
La scelta di Maria e Giuseppe, dopo aver detto il loro sì, non è stata facile perché Dio non risparmia nulla ai suoi amici, perché la vita non risparmia nulla. Le sorti del mondo si decidono dentro una famiglia perché le cose decisive, oggi come allora, accadono dentro le relazioni.
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Gesù, con i suoi genitori, sperimenta il destino amaro dei profughi, di chi deve sradicarsi per cercare di tenere salva la vita. Ha scelto di condividere fino in fondo l’ingiustizia della storia, del mondo, in particolare quella che riguarda gli ultimi, i poveri.
Giuseppe sogna tre volte, ogni volta riceve un’indicazione parziale. Non chiede di aver tutto chiaro, per partire, non ha bisogno di vedere l’orizzonte completo, ma solo «tanta luce quanto basta al primo passo» (H. Newman). La sua vita è stata il suo sogno, un sogno che si è realizzato un po’ alla volta. Ha dovuto fidarsi, aver fede, fiducia, andare là dove mai avrebbe pensato di andare, cambiare i propri piani, perfino la residenza. Si è fidato del suo sogno, la sua vita è stata la realizzazione del suo sogno.
Gesù trascorre i primissimi anni di vita in terra straniera, dopodiché è ritornato in terra d’Israele.
Maria e Giuseppe sono allontanati da tutto e da tutti. Dai loro progetti, dai loro desideri, dai loro familiari, amici, conoscenti. Dalla loro terra, dalle loro tradizioni. Però sono vicini a Dio, al tutto. Per questo sanno rimettersi in gioco, riprogrammare la loro storia d’amore alla luce della Parola. Attraverso i sogni scoprono dove e come Dio li chiama a essere collaboratori del suo progetto d’amore.
Famiglia
Ecco la famiglia di Nazareth, così santa, così simile alle nostre.
Amici, quando avete preoccupazioni, ansie, timori per i vostri figli, rivolgetevi a Maria e Giuseppe. Loro sanno cosa si prova.
Ben presto si renderà conto che le aspettative riposte in questo figlio si realizzeranno in maniera ben diversa da come lei pensava. E’ l’esperienza di molti genitori.
Gesù per circa trent’anni ha imparato a essere uomo guardando Maria e Giuseppe. E’ da loro che ha visto e vissuto le beatitudini: erano puri nel cuore, miti, costruttori di pace, misericordiosi. Il loro parlare era trasparente, lineare: sì, sì; no, no. Con suo Padre adotterà il linguaggio di casa, il linguaggio che adoperava con Giuseppe: “Abbà”, cioè babbo. Amico lettore, è la famiglia, il luogo dove s’impara la familiarità con Dio.
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Da questo momento, cala il silenzio sulla famiglia di Nazareth. Saranno i vangeli apocrifi che sentiranno il desiderio di colmare questo vuoto imbarazzante. Non poteva iniziare prima a predicare il Regno? Perché è rimasto nell’anonimato? Chissà quanti malati avrebbe potuto guarire? A queste domande Luca non risponde. I primi trent’anni della vita familiare di Gesù con Maria e Giuseppe sono coperti dal silenzio, un silenzio che rivela però una grande novità portata da Gesù: è il silenzio della quotidianità, della normalità. Da millenni lo attendevano e Lui cosa ha fatto per trent’anni? Ha passato il tempo in casa ad aiutare mamma e papà.
Ordinario
Ecco, amico lettore, il nostro Dio. Te lo aspettavi diverso vero? Quel silenzio mostra che la via della santità abita la banalità delle nostre giornate. E’ il tempo ordinario, e non quello festivo, il luogo decisivo delle scelte. La santità cui la famiglia di Nazareth ci richiama è quella della vita ordinaria. Esiste una spiritualità del pannolino, una mistica del ferro da stiro, una teologia del mercato. Tuttavia c’è una profondità, in quella famiglia, che resta nascosta agli occhi dei contemporanei, ma che Luca svela ed è la “centralità” di Gesù in quel nucleo familiare. Questo è il “tesoro” della “vita nascosta”. La famiglia di Nazareth è santa perché centrata su Gesù.
Saremo credibili, se i nostri gesti quotidiani, le nostre faccende domestiche, i nostri incontri per strada, trasuderanno di vangelo; insomma saremo veri cristiani, se i nostri gesti parleranno di Lui, anche se noi staremo zitti.
Che bello vedere che Dio dà a Gesù, come unico bagaglio per venire al mondo, una famiglia. Per Dio, Maria e Giuseppe sono l’unica cosa necessaria di cui ha bisogno suo figlio perché tutto è possibile nella vita di un uomo quando sa di non essere solo. La famiglia è il luogo strutturale dell’uomo.
La bella notizia di questa domenica? Il cammino della vita è un’avventura fatta di rifugi, pericoli, sogni, ma il capo del filo rosso è saldo nelle mani di Dio.
Fonte: il blog di Paolo de Martino | CANALE YOUTUBE | PAGINA FACEBOOK
