Paolo de Martino – Commento al Vangelo del 26 Febbraio 2023

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Dopo aver ricevuto il battesimo, Gesù è “trasportato” dallo Spirito nel deserto per essere tentato. Il senso è ovviamente teologico. Questo episodio, in tutti i vangeli, è all’inizio dell’attività pubblica di Gesù, non tanto perché si riferisca a un determinato periodo storico (quaranta giorni), ma perché riguarda tutta la sua vita. Gesù come ogni uomo, sarà continuamente chiamato a scegliere.

Il deserto nella tradizione d’Israele è il luogo della prova, il luogo in cui si verificano le proprie scelte. E’ una situazione esistenziale per tutti: di fronte a una scelta dobbiamo prendere una decisione. A nessuno piace il deserto e la desolazione perché sono esperienze che ci mettono in contatto con noi stessi, con la nostra fragilità, con il nostro limite. Il deserto ci mette in contatto con la nostra fame di verità, solo lì possiamo davvero conoscere noi stessi. Il male si può vincere solo quando è costretto a manifestarsi, diversamente egli agisce indisturbato. Amico lettore, è la crisi il luogo teologico dell’incontro con Dio. Accettare di entrare in crisi significa accettare di incontrare Dio. Le tentazioni sono un passaggio necessario per ogni uomo, non sono belle ma necessarie.

Gesù si trattiene nel deserto per quaranta giorni (Matteo per dare l’idea della continuità aggiunge quaranta notti) digiunando. Non è un digiuno religioso quello di Gesù perché dopo il tramonto si può mangiare. E’ un digiuno teologico: dopo quaranta giorni Gesù sente il bisogno di cibarsi della Parola per donarla. Questo periodo ricorda l’esperienza di Mosè sul Sinai e di Elia nel deserto, i due testimoni della trasfigurazione. Il numero quaranta indica una fase di preparazione, in funzione di qualcosa che si deve compiere.

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Tentazioni

Le tentazioni sono un invito a mettere ordine nelle nostre scelte, a scegliere come vivere. Matteo invita a guardare le tentazioni di Gesù che sono anche le nostre.

Gesù deve scegliere come annunciare la bella notizia, come manifestare il vero volto di Dio. Tutti attendono un Messia forte, potente, che punisca i malvagi e che risolva i problemi dell’uomo.

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Gesù fu davvero un uomo libero. Avrebbe potuto scegliere la via del successo, del fascino, del potere. Sceglierà la via della misericordia. Come te, amico lettore, non è preservato dalla fatica, dal dubbio, dalla ricerca. Ogni uomo è luce e ombra, perché, dove c’è luce, c’è ombra. Dove c’è bene, c’è male. Le tentazioni mostrano dove sono le radici del mio cuore.

Tentazione, per noi, è un termine ambiguo. Per noi vuol dire essere spinti a commettere un peccato ma per la Bibbia “peirasmos”, vuol dire “mettere alla prova”, per vedere cosa c’è dentro il tuo cuore. «Ricordati che il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi 40 anni nel deserto è stato per metterti alla prova e sapere quello che avevi nel cuore».(Dt 8,2)

Come Dio aveva portato il popolo nel deserto per metterlo alla prova, ugualmente lo Spirito conduce Gesù nel deserto non perché sia messo alla prova da Dio, ma perché sia tentato dal diavolo.

Sostituire

La proposta del diavolo è ragionevole, suadente. Le tentazioni di Gesù riassumono i grandi inganni della vita dell’uomo.
Il primo? Sostituire Dio con delle cose: «Se sei figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane». L’uomo è tentato di credere che tutto il futuro sia presente nelle cose, in un po’ di pane. «Non di solo pane vive l’uomo», anzi l’uomo muore di solo pane. L’uomo non mendica solo pane, mendica vita, amore, felicità. L’uomo vive di ciò che viene dalla bocca di Dio, l’uomo vive di Dio per questo ne ha nostalgia. L’uomo vive di Dio e di tutte le creature, vive di sogni, di parole sussurrate.

Da questa prospettiva mi chiedo se la Chiesa non sia rimasta immersa a lungo in questa tentazione. Facciamo molto per la cittadinanza, costruiamo case in montagna, campi sportivi per l’oratorio, organizziamo eventi. Amico lettore, è questa la missione della Chiesa? Soddisfare il bisogno di sicurezza delle famiglie, aumentandone il grado d’intrattenimento per i loro figli?

Sfida

Il diavolo spinge Gesù dal deserto alla “città santa” (questo modo di chiamare Gerusalemme è più un’usanza cristiana che ebrea). Le tentazioni non ci mollano nemmeno quando ci si trova in luoghi sacri, anzi, qui si fanno più sottili. Lo porta sul pinnacolo del tempio, uno dei portici che facevano ala al santuario, precisamente quello dell’angolo sud-est, che dà sullo strapiombo del Cedron.

La seconda tentazione è una sfida a Dio. «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù». Tentazione di sempre quella di volere un Dio magico a nostra disposizione, pronto a intervenire all’occorrenza. Dio sarà con me, ma come lui vorrà certo che mi darà tutto ciò di cui ho bisogno, non tutto ciò che chiedo. È la tentazione di ridurre la presenza di Dio allo spazio del miracoloso, una religione visibile, spettacolare, fatta per rispondere all’ansia di sicurezza che induce a cercare continuamente segni di conferma: “Dio se esisti fa che…”. Insomma, è la tentazione di avere Dio sotto controllo, di metterlo alla prova magari cercando di comprarmelo con preghiere, digiuni e altri sacrifici per qualcosa che desidero.

Mercanteggiare

Il diavolo porta Gesù prima sulla parte più alta del tempio, ora sulla sommità di un monte. Satana offre sempre il suo regno con il fascino e l’ebbrezza che gli sono propri.

La tradizione monastica palestinese ha voluto identificare questo monte alto con lo Jebel Quruntal (monte della quarantena), sopra Gerico antica. Il significato ovviamente è da ricercare in termini teologici. Solitamente è il Signore che mostra qualcosa all’uomo, portandolo in alto. E’ il caso di Mosè che vede la terra promessa dalla cima del monte Nebo.

Nella terza tentazione il diavolo alza il tiro: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Qui manca l’insinuazione “se sei figlio di Dio”. Nelle due tentazioni precedenti il diavolo voleva mettere alla prova l’effettivo potere di Gesù. Qui siamo in un ambito caro al diavolo: i regni della terra. E’ la tentazione di mercanteggiare con Dio. Satana invita Gesù a essere realista. È come se dicesse: “Il mondo ha dei problemi, risolvili. La gente ti chiederà miracoli, guarigioni, esaudiscili”.

Scelta

Nel deserto Gesù ha dovuto scegliere da che parte stare. Ha scelto di giocarsi la vita puntando sull’amore. Poteva esordire con un miracolo e sarebbe stato più simpatico e appetibile e invece decide che cercherà di convertire i cuori con la misericordia. Gesù, solidale con la nostra umanità, vive l’esperienza delle tentazioni. Anche Gesù è stato tentato, anche la Sua vita è stata segnata dalla lotta contro il male.
La bella notizia di questa domenica? L’unico modo per attraversare le tentazioni, è amare.

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