Lโ incontro con Dio รจ festa, gioia, danza.
Eccoci davanti alla terza parabola di quel trittico che Matteo ha abilmente disposto nel suo racconto, pochi versetti dopo lโentrata trionfale di Gesรน in Gerusalemme. Il tema รจ lo stesso delle due parabole precedenti: lโaccoglienza o il rifiuto di Gesรน.
Il testo di questa domenica si presenta ricco di particolari e di colpi di scena. Al centro di tutto cโรจ il re. Lโoccasione del banchetto รจ il matrimonio del figlio, di cui perรฒ non si dice nulla. Eโ il re che parla, ordina, giudica.
Tutto comincia con un invito. Non un obbligo o un dovere, ma un invito: che dichiara la tua libertร immensa e drammatica. Drammatica per te, ma anche per Dio. Lโuomo รจ il rischio di Dio: il Dio dalla sala vuota, dalle chiese vuote e tristi, il Dio del pane e del vino che nessuno vuole, nessuno cerca, nessuno gusta, รจ debole di fronte al cuore dellโuomo. Eppure invita: non alla fatica della vigna, ma a nozze, ad unโesperienza di pienezza, al piacere di vivere. Questo testimonia il vangelo: il suo dono e il suo segreto sono una vita bella; e Dio non รจ piรน un dovere, ma un desiderio.
Passiamo la vita a cercare segni incontrovertibili sullโesistenza di Dio e non prendiamo sul serio le costanti proposte latenti che Egli ci fa nel nostro quotidiano.
Se Dio si mostrasse attraverso la Sua Onnipotenza noi non avremmo piรน nessuna scelta. Ecco perchรฉ manda โserviโ ad invitare, a provocare, a stimolare, a coinvolgere ciascuno di noi, perchรฉ lโandare da Lui sia una nostra scelta e non lโunica scelta possibile.
Il primo colpo di scena sta nel rifiuto degli invitati alle nozze.
Ma come? Sโรจ mai visto qualcuno rifiutare un invito a un banchetto regale?
E la cosa che lascia ancora piรน stupiti sono le motivazioni: uno va nel campo e quellโaltro a badare ai propri affari. E se non bastasse, qualcuno se la prende pure con i servi, li bastona e li uccide. Chi non sente il bisogno di Dio non puรฒ incontrare Dio. Chi non sente il bisogno dellโanima non puรฒ trovare lโanima. Non si puรฒ trovare ciรฒ di cui non si ha bisogno.
Mi sembra di sentire le scuse piรน diffuse tra la gente: โnon vengo a messa la domenica perchรฉ รจ lโunico giorno che non lavoro e mi voglio riposareโ. Oppure โil lavoro รจ importanteโ; โnon posso perdere tempo, il Signore capirร โ. Rimane un piccolo dettaglio: Dio muore dalla voglia di incontrarci e noi preferiamo altro. Fosse anche una cosa lecita ma pur sempre altro. Preferiamo la pancia piena alla felicitร . Preferiamo le nostre prioritร a ciรฒ che invece sono le vere prioritร . Ma il vero cortocircuito sta fondamentalmente in due cose: pensare che la fede sia un dovere, e pensare che la fede sia un piacere. La fede se fosse un dovere faremmo bene a sbarazzarcene, infatti ne abbiamo fin troppi di doveri. Essa invece รจ una scelta, non un dovere. ร la scelta di chi si lascia amare, e comprende che non puรฒ esistere amore per forza. Allo stesso tempo la fede non รจ un piacere, cioรจ non รจ una cosa sentimentale. La fede รจ gioia, non emozione. E la gioia lungi dallโessere unโemozione, per noi cristiani รจ un fatto.
Eโ chiaro che, come la scorsa settimana, Gesรน sta rileggendo la storia di rifiuto e di violenza toccata ai profeti e a Giovanni Battista, questa forse รจ la ragione del ricorrente doppio invio dei servi. Ma questo rifiuto appare provvidenziale perchรฉ apre allโaccoglienza di quelli che non erano preparati e che vengono raccattati per le strade.
Buoni o cattivi, belli o brutti non fa problema. E la sala si riempie di invitati. Evvai con la festa!
Fino a qui tutto sembra chiaro e lineare: cโรจ chi rifiuta e chi accoglie lโinvito.
Ma dโimprovviso scatta un nuovo colpo di scena: il re passa tra gli invitati, ne trova uno senza abito nuziale, lo fa legare e dopo averlo rimproverato, lo fa buttare fuori dalla festa.
Ma come? Certo che non ha lโabito nuziale โ verrebbe da dire โ รจ stato raccattato per strada!
Ovviamente la parabola non vuole mettere in luce la folle pretesa del re, quanto piuttosto sottolineare il rischio dei commensali di sentirsi โgarantitiโ per il semplice fatto di trovarsi lรฌ.
Ancora una volta il Rabbรฌ di Nazareth ci scuote e ci obbliga a guardarci allo specchio per dirci la veritร sulla nostra vita e sulla nostra fede. Nessuno puรฒ credersi garantito e arrivato. Nessuno puรฒ dirsi certificato per il Regno.
La parabola inizia con una reggia senza canti, con una sala vuota, e termina con un dramma: gettatelo fuori. ร possibile fallire la vita! Ad ognuno di noi รจ posta una condizione: il vestito di nozze. Lโuomo senza veste nuziale non รจ peggiore degli altri; egli non ha creduto alla festa, non ha portato il suo contributo di bellezza alla liturgia delle nozze. Non pensava possibile che il re invitasse a palazzo straccioni e poveracci; che si trattasse davvero del banchetto di nozze del figlio del re. Un re non fa cosรฌ, pensava; un re pretende, prende e non dona. Si รจ sbagliato su Dio.ย Sbagliarsi su Dio รจ un dramma, รจ la cosa peggiore che possa capitarci, perchรฉ poi ci sbagliamo sul mondo, sulla storia, sullโuomo, su noi stessi. Sbagliamo la vitaย (David M. Turoldo). Lโabito da indossare per non fallire la vita รจ Gesรน Cristo (Ef 4,24). Nel battesimo ho ricevuto, con la veste bianca, il compito di passare la vita a rivestirmi di Cristo. Ad avere i suoi sentimenti, ad essere eco delle sue parole, a preferire coloro che lui preferiva, seminare i suoi gesti nel mondo.
La Sua Parola ci vuole svestire da quella religiositร fatta di abitudini vuote, di riti che non celebrano piรน nulla, di quella religiositร triste e moralistica di cui spesso โ troppo spesso! โ siamo imbevuti.
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La Sua Parola ci vuole mettere a nudo, o forse farci capire che nudi giร lo siamo e che lo Spirito รจ pronto a rivestirci dellโabito di nozze.
E penso a chi non trova piรน una ragione per ricominciare.
A chi per un errore รจ stato allontanato dalla famiglia.
A chi non sa piรน sperare.
A chi la malattia sta portando via tutto.
A chi per amore sta dicendo un โsรฌโ importante.
A chi cerca di fare del quotidiano un canto di lode a Dio.
A chi dopo tanti sacrifici si ritrova a mani vuote.
Per tutti risuoni ancora lโinvito al banchetto del Figlio e il Signore ci trovi rivestiti con lโabito di nozze!
Ancora dentro questo nostro tempo dolente e splendido Dio ripropone i suoi inviti, a dirci che lโeternitร non รจ altrove, in un altro orologio, ma che questo tempo รจ giร un frammento di eterno colmo di inviti, giร ora con Dio la vita celebra la sua festa se appena abbiamo un cuore che accoglie e che sa condividere. Lโinvito alla convivialitร รจ anche invito a passare dallโeconomia delle cose allโeconomia delle persone, a prenderci del tempo per lโincontro, per gli amici, per Dio, per la vita interiore.
La bella notizia di questa domenica? Dio viene come uno Sposo, intimo come un amante, esperto di feste e che si fa festa in cielo per ogni mendicante dโamore che trova e restituisce un sorso dโamore.
Fonte: il blog di Paolo de Martino | CANALE YOUTUBE | PAGINA FACEBOOK



