Tutto crolla ma non Dio
Gesรน si trova a Gerusalemme per la celebrazione della Pasqua.
Le parole di ammirazione di alcune persone nel tempio di Gerusalemme diventano per Gesรน lโoccasione per tracciare il profilo del โgiorno del Signoreโ.
Usa un linguaggio โapocalitticoโ, cioรจ attraverso un linguaggio simbolico indica non qualcosa di spaventoso, ma una rivelazione nascosta: non perchรฉ terribile, ma perchรฉ custodita nel cuore di Dio.
Gesรน non racconta la fine del mondo, ma il significato del mondo.
Non parla della fine ma โdelโ fine. Quando Luca scrive, il tempio รจ giร stato distrutto.
La comunitร cristiana stava vivendo delle situazioni spaventose: la guerra romano-giudaica, le persecuzioni della comunitร palestinese, la fuga delle comunitร cristiane a Pella.
Luca invita i cristiani a non perdersi dโanimo.
Il tempio, la cui ricostruzione da parte di Erode era iniziata circa cinquantโanni prima, era il simbolo e lโorgoglio degli ebrei. Erano stati impiegati 100.000 operai e 1000 sacerdoti addestrati come muratori per i lavori delle parti piรน sacre.
Il grosso fu ultimato in un decennio ma i lavori decorativi durarono fino al 64 d.C., in sostanza sei anni prima della sua distruzione. Giuseppe Flavio scrisse che lโoro e il marmo facevano sfavillare il tempio visibile anche a diversi chilometri di distanza.
Si diceva: โChi non ha visto Gerusalemme, la splendente, non ha visto la bellezza. Chi non ha visto la dimora (il Santo), non ha visto la magnificenzaโ.
Ma Gesรน annuncia: ยซVerranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarร lasciata pietra su pietra che non sarร distruttaยป. Eโ quello che avverrร davvero nel 70 d.C. quando i Romani distruggeranno il tempio lasciando solo il famoso โmuro del piantoโ.
Le parole di Gesรน risuonarono come una bestemmia per i giudei (infatti, sarร uno dei capi di accusa nel processo davanti al sinedrio). Per gli ebrei significava la fine di tutto eppure il tempio di Gerusalemme รจ caduto ma non รจ stata la fine.
Amico lettore, sono caduti e cadranno tanti pilastri religiosi ma non sarร la fine.
Non identifichiamo mai la fede con le strutture.
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Fine
Lo dicevano duemila anni fa e ancora oggi: โSta finendo tuttoโ, ma siamo ancora qui.
A volte ci sembra di essere alle soglie della fine del mondo. Quando si accende la televisione, tutto appare precario: la pace, il clima, lโeconomia, il lavoro. I telegiornali sono veri e propri bollettini di guerra e si fa fatica a trovare buone notizie.
Il mondo รจ questa mescolanza di buio e di luce, anche se il dolore ha sempre argomenti piรน convincenti del bene. Un telegiornale di sole buone notizie non avrebbe molta audience. Siamo sinceri: a noi piacciono le cronache nere, mica le buone notizie. Ecco perchรฉ ogni giorno leggiamo piรน volentieri un giornale che una pagina di vangelo, anche se solo questo narra chi รจ lโuomo, i giornali al massimo raccontano cosa รจ diventato.
Alcune persone sono convinte che il mondo e la Chiesa stiano andando a rotoli ma non รจ vero. Stiamo andando tra le braccia di Dio.
Anche se crollano molti riferimenti religiosi non vuol dire che Dio stia scomparendo.
Tutta la nostra storia sta andando verso la pienezza della vita, stiamo camminando verso il fine della nostra vita e non verso la sua fine.
Per i giudei, il tempio era la casa di Dio, un oggetto di fede, un luogo idolatrico, una falsa garanzia di salvezza. La fede di molti contemporanei di Gesรน era indirizzata al tempio, non al Dio di Jahvรจ. Geremia lo aveva detto secoli prima: ยซNon basta ripetere: โTempio del Signore, tempio del Signore, tempio del Signore!โ, e pensare che esso possa salvare, ma occorre vivere secondo la volontร di Dio, praticare la giustiziaยป (Ger 7,1-15).
Luca racconta ciรฒ che i primi cristiani vivevano: persecuzioni, accuse, torture. Angosciati, iniziavano a chiedersi: โMa Dio dovโรจ?โ. Lโangoscia, anche pastorale, รจ molto diffusa oggi: โVa sempre peggio, dove andremo a finire? Una volta non era cosรฌโ.
Segni
Gesรน tranquillizza: ยซBadate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: โSono ioโ, e: โIl tempo รจ vicinoโ. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzateยป.
Luca mette in guardia la sua comunitร : lโeffervescenza pseudo-profetica allโinterno delle comunitร cristiane, sarร un fenomeno sempre presente nella storia della Chiesa.
Un consiglio amico lettore: evita chi annuncia sciagure, fini del mondo, giudizi universali imminenti.
Sono profeti di sventura che si fanno ambasciatori di Dio e, in nome di Dio, lanciano anatemi ma questo รจ terrorismo religioso che non ha nulla a che vedere con la bella notizia del vangelo.
State sereni, dice Gesรน. Terremoti, carestie, pestilenze, non sono i segni della fine, come qualche predicatore insiste ad affermare. I discepoli perรฒ sono curiosi: ยซMaestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarร il segno, quando esse staranno per accadere?ยป.
Gesรน non esaudisce la loro curiositร . Non fornisce date, o segni apocalittici cosรฌ di moda ieri e oggi ma chiede, a chi ascolta, di andare in profonditร , di leggere i segni dei tempi e vivere con vigilanza lโoggi. Dio non ha bisogno di spaventare per farsi amare e dโaltra parte che senso avrebbe? La tentazione di confondere Dio con il terrore รจ sempre presente.
Gesรน non spiega come o quando verrร la fine (a cosa servirebbe saperlo?), ma sposta lโattenzione sul โcomeโ ci si prepara. Non deve essere il โquandoโ a incuriosire o, peggio, a occupare le nostre energie spirituali e pastorali. La nostra attenzione devโessere tutta sul โcomeโ prepararci.
Amico lettore, come stai vivendo? Come gestisci il tempo? Come leggi gli avvenimenti della tua storia? Sono domande profonde che ti porteranno al centro della fede.
Capelli
ยซMa nemmeno un capello del vostro capo andrร perdutoยป. Ecco la bella notizia.
Anche quando la lotta contro il male sembra senza esito, nessuna resa, perchรฉ il filo rosso della storia รจ saldo nelle mani di Dio. Continueranno a esserci guerre, persecuzioni, ma non un solo capello ci sarร strappato. Che bello!
Come non ripensare al canto di Isaia 43: ยซNon temere, perchรฉ io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni. Se dovrai attraversare le acque, sarรฒ con te, i fiumi non ti sommergeranno; se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai, la fiamma non ti potrร bruciare; poichรฉ io sono il Signore tuo Dio, il Santo di Israele, il tuo salvatore. Io do lโEgitto come prezzo per il tuo riscatto, lโEtiopia e Seba al tuo posto. Perchรฉ tu sei prezioso ai miei occhi, perchรฉ sei degno di stima e io ti amoยป.
La bella notizia di questo brano? Nessuno ha potere su di noi, perchรฉ siamo nelle Sue mani. Nessuna paura.
Fonte: il blog di Paolo de Martino | CANALE YOUTUBE | PAGINA FACEBOOK



