I discepoli pensano che il Regno stia arrivando, che sia questione di poco tempo, di qualche settimana, o di qualche mese. Ormai il Signore è lì, di cosa devono avere paura?
Andrà tutto bene, certamente tutto si risolverà ! Illusi! Nemmeno sanno cosa dovranno ancora sperimentare, cosa dovranno vivere nel loro accidentato percorso. Gesù li incoraggia con una parabola, con un racconto: parla di un viaggio che un re deve affrontare, di servi, di monete, di nemici.
Il significato è piuttosto chiaro: sono loro, i servi, a dover mettere in gioco il dono che Dio ha dato loro. Sono loro a doversi rimboccare le maniche, senza aspettare il Regno, senza aspettare nessun Regno con le mani in mano, perché saranno loro a dover costruire questo Regno e non con le loro forze o le loro capacità , ma con i doni che il Signore ha lasciato.
A loro e a noi. Invece di aspettare salvezza, viviamo da salvati, costruiamo il Regno là dove viviamo, come possiamo, senza spaventarci, senza seppellire i nostri talenti dentro le sacrestie o nei recinti sacri. Alle nostre fragili mani è affidato il Regno di Dio.
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COMMENTO A Lc 19,11-28
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