Stiamo ancora leggendo il vangelo di Giovanni, come giร la II domenica di Pasqua, e la prossima. Il testo di oggi รจ collocato nella prima parte del libro, quello chiamato โdei segniโ. Gesรน si trova a Gerusalemme in occasione della festa delle Capanne, memoria autunnale dellโuscita dallโEgitto e del soggiorno nel deserto. Ma in effetti la nostra pagina fa da spartiacque a tale festa e a quella successiva, che ha luogo in inverno, quella della Dedicazione del Tempio. ร forse cosรฌ che cโรจ anche un collegamento con la porta delle pecore di cui parlerร Gesรน al v. 7. Chi sono i destinatari del discorso di Gesรน? Forse si sta ancora rivolgendo ai farisei, ma le parole sono per tuttiโฆ
Il brano dal vangelo di Giovanni di oggi presenta tanti diversi livelli interpretativi, proprio perchรฉ suddiviso in due parti che sono โ come scrive lโevangelista โ similitudini (o โparaboleโ; cfr. Gv 10,6): una ha come contenuto Gesรน โguardianoโ o pastore delle pecore (vv. 1-5); lโaltra dice di Gesรน come โportaโ delle pecore (vv. 7-9).
Il primo livelloย che apre un senso nel nostro brano รจ quello dellโambiente in cui รจ collocato il discorso di Gesรน, legato alla vita dei pascoli e dei greggi. Le due parabole dicono di un pastore che ha cura del suo gregge, che non รจ un ladro che pensa solo a macellarne la carne, perchรฉ ha una relazione con quelli che gli appartengono. Gesรน, pastore del suo gregge, conosce ciascuno con il proprio nome. Un commentatore del Quarto vangelo, Beasly-Murray, dipinge una scena molto bella, tipica dellโambiente degli allevatori del tempo del Nuovo Testamento, raccontando come spesso diversi greggi si confondono tra loro quando vengono portati ad abbeverarsi ad unโunica fonte. Quando ciascun pastore si separa dallโaltro, riprendendo la propria strada, questi puรฒ ritrovare le pecore del suo gregge chiamandole nel suo modo peculiare: le pecore lo riconoscono, lo seguono e non sbagliano gregge.ย Nel vangelo di Giovanni poco dopo il nostro brano vi รจ la scena della risurrezione di Lazzaro. ร in quella occasione che compare Maria, discepola vera di Gesรน, la quale ascolta la voce del suo Maestro (Gv 11,29) che lo chiama (11,28), si alza in fretta e lo segue. Come la sorella di Lazzaro, ogni discepolo รจ invitato ad ascoltare la voce del Signore che mai manca di chiamarlo.
Al livello dellโambiente e della situazione in cui la pagina รจ stata scritta si colloca anche la questione deiย ladriย di cui parla il Signore. Chi rappresentano?ย Diversi esegeti hanno pensato agli zeloti. Giuseppe Flavio si serve del termine โzelotaโ ne La guerra giudaica, mentre per le altre sue tre opere parla proprio di lestai (briganti, ladri) per indicare il movimento degli zeloti che organizzarono una rivolta armata contro Roma. Questa interpretazione diventa piรน probabile se si pensa a quanto รจ scritto al v. 12 a riguardo di questi ladri, che vedono arrivare il lupo, e fuggono, perchรฉ a loro non importa delle pecore. Potrebbero perรฒ essere anche dei โfalsi messiaโ (come quelli al v. 8, ยซvenuti prima di Gesรนยป). ร dunque possibile che il Gesรน di Giovanni abbia in mente un riferimento cosรฌ chiaramente politico? ร possibile, anche se tra i ladri (della vita delle persone) potevano essere annoverati allora โ e ancora oggi vale lo stesso ragionamento โ molti altri, a cui Gesรน potrebbe alludere, tra i quali coloro che hanno un ruolo pubblico, civile o religioso, ma cercano il proprio interesse e non degli altri.
Diversi altri esegeti, comunque, trovano unโaltra spiegazione per i ladri a cui allude Gesรน: il riferimento sarebbe ai farisei o ai sadducei, soprattutto perchรฉ questi movimenti, in alcuni periodi della storia di Israele, si erano occupati troppo di politica cercando il potere.
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Chiunque siano quelli a cui si riferiva il Gesรน di Giovanni, Gesรน custodisce il suo gregge ponendosi davanti alla porta. Stiamo riferendoci ad un significato diverso che puรฒ essere dato alla preposizione greca pro del v. 8, che รจ tradotta normalmente in senso temporale con โprimaโ (ยซTutti quelli che sono venuti prima di me sono ladri e brigantiยป). Poichรฉ in greco pro significa anche โdavantiโ, alcuni come J. Ramsey Michaels suggeriscono che Gesรน stia parlando di come egli si pone davanti alla porta delle pecore per proteggere lโovile, e quindi di coloro che sono โdavantiโ (e non โprimaโ di) a lui. La stessa espressione โdavanti alla portaโ si trova altre volte nel NT, come ad es. in At 12,6, dove si parla di Pietro prigioniero in un carcere, ยซmentre davanti alle porteยป stavano le sentinelle che custodivano il carcere. Se Gesรน non lascia entrare gli opportunisti, invece per quella porta ora possono passare tutti i credenti: Gesรน lโha spalancata. Il segno di quanto รจ accaduto รจ che il velo del tempio si รจ squarciato al momento della morte del Messia, e non รจ mai stato piรน sigillato (cf. Mt 27,51). Non cโรจ piรน nemmeno quel muro di divisione tra pagani ed ebrei.
Il secondo livello interpretativo a cui si faceva riferimento รจ ancora cristologico, e dice qualcosa di Gesรน-porta delle pecore. San Giovanni Crisostomo scrive: ยซQuando Gesรน si prende cura di noi, chiama se stesso pastore; quando ci conduce al padre, portaยป. Lโimmagine della porta รจ ancorata al Primo Testamento, dove ricorre tante volte. Nel libro di Neemia, ad esempio, al cap. terzo, si parla di una porta delle pecore: ยซEliasรฌb, sommo sacerdote, con i suoi fratelli sacerdoti si misero a costruire la porta delle Pecore; la consacrarono e vi misero i battentiยป (Ne 3,1). Secondo R. North, questo portale delle mura di Gerusalemme prendeva il nome dal mercato delle pecore che addirittura fino a qualche secolo fa veniva tenuto in quellโarea di Gerusalemme, presso quella porta. La stessa porta compare anche in altro versetto del vangelo di Giovanni, 5,2 (ยซCโรจ a Gerusalemme, presso la porta delle Pecoreโฆยป): il Gesรน di Giovanni potrebbe aver avuto in mente davvero una delle porte della cittร santa.
La porta รจ un luogo dai molteplici usi, รจ un luogo dโincontro per i responsabili della cittร , gli anziani, ad esempio (cfr. Sal 69,13; 127,5); รจ un modo per indicare la sicurezza di chi รจ allโinterno delle mura di una cittร . Essenzialmente perรฒ, la porta รจ fatta per essere oltrepassata, serve per entrare in una realtร . Se chiusa, crea una barriera che puรฒ essere infranta solo da chi vi รจ dentro; se oltrepassata, permette di accedere ad uno spazio altrimenti inaccessibile. La porta รจ spesso associata allโingresso in aree di grande importanza sacra e liturgica. Basti pensare al tempio di Gerusalemme, i cui diversi spazi erano contrassegnati da staccionate e portali; lรฌ il Santo dei santi, il luogo piรน esclusivo del tempio, era sigillato dietro una porta per essere aperto solo una volta allโanno, durante la celebrazione del Kippur, il giorno dellโespiazione. Come ricorda la Lettera agli Ebrei, il sommo sacerdote vi accedeva solo per compiere il rito della remissione dei peccati di Israele.
Per quella porta ora possono passare tutti i credenti: Gesรน lโha spalancata. Il segno di quanto รจ accaduto รจ che il velo del tempio si รจ squarciato al momento della morte del Messia, e non รจ mai stato piรน sigillato (cfr. Mt 27,51). Grazie alla sua morte, si รจ compiuto il Kippur per tutti gli uomini: egli รจ perciรฒ colui che ยซDio ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia, dopo la tolleranza usata verso i peccati passati, nel tempo della divina pazienzaยป (Rm 3,25-26).
Le mura e le porte di Gerusalemme non sono piรน destinate a chiudersi a coloro che lร vogliono salire. Le dodici porte splendenti come perle sono capaci di accogliere chiunque (cfr. Ap 21). Il tempio รจ spalancato per Israele e per i pagani, per il popolo dellโalleanza ma anche per noi. Nel salmo 118 si legge: ยซApritemi la porta della giustizia: entrerรฒ a rendere grazie al Signore. ร questa la porta del Signore, per essa entrano i giustiยป. Questa profezia davvero si รจ avverata, Gerusalemme รจ la cittร per tutti gli uomini, le sue porte non saranno mai piรน serrate, fino alla fine dei tempi: ยซLe sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, poichรฉ non vi sarร piรน notteยป (Ap 21,25).
