Il discepolo e gli affetti
Prosegue la lettura del discorso missionario di Gesรน che prende il decimo capitolo del Vangelo di Matteo. La proclamazione liturgica omette tre versetti (Mt 10,34-36) che perรฒ sarebbero stati utili per inquadrare anche lโargomento di oggi: ยซNon crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dellโuomo saranno quelli della sua casaยป.
Da una situazione che รจ quella della missione e delle persecuzioni ad essa connesse, si รจ passati ad un registro diverso, quello familiare. Il campo semantico delle parole che incontriamo nella nostra pericope รจ infatti quello delle relazioni parentali, della casa, addirittura quello del bicchiere dโacqua che immaginiamo venga preso alla fonte o versato da una brocca, magari in una cucinaโฆ Dietro il lessico del quotidiano vi รจ perรฒ nascosto un altro tema: quello della sofferenza degli affetti. Questi sempre portano con sรฉ una dose di prove e di tensioni (basti ricordare lโammonimento dal libro dei Proverbi 10,1: ยซIl figlio saggio rende lieto il padre; il figlio stolto contrista la madreยป), ma qui si sta dicendo unโaltra cosa, e cioรจ che gli affetti devono essere ordinati, anche gerarchicamente. Nella logica del Regno infatti ยซsi dร un superamento dei legami familiari nellโamore per il Messia. Il verbo usato per amare (il padre o la madre, il figlio o la figlia) รจ quello che designa lโamore naturale (philรฉo), non quello teologale (agapรกo). Lโamore paterno, fraterno, filiale, devโessere trasceso dalla dilezione divina che si รจ manifestata nel Messiaยป (A. Mello).
Questo ovviamente non significa alcuna mancanza di rispetto per i genitori, che hanno dato la vita ai figli, anzi. Il detto di Gesรน del v. 37, ยซChi ama il padre o la madre piรน di me non รจ degno di meยป, non puรฒ essere messo in opposizione con quanto ancora Gesรน dice spiegando i comandamenti, in Mt 15,4: ยซDio ha detto Onora il padre e la madre, e inoltre Chi maledice il padre e la madre sia messo a morteยป. Quelle che contano, sono le prioritร : il verbo ebraico che dice โonorareโ (kabed) porta in sรฉ una radice che รจ quella del โpesoโ, della โpesantezzaโ, come a dire che la storia personale, quella del proprio passato, della famiglia di origine, dei propri genitori, tutto questo ha un forte peso nella vita dei figli, e tutto ciรฒ lascerร sempre un segno. Il nostro verbo dice anche che ai genitori vanno date le cose che a loro spettano, e che solo i figli possono dare: quelle materiali (nella tradizione giudaica del Talmud ci si domanda cosa significhi lโonorareย di Deuteronomio 5,16: ยซProvvedere cibo e dare da bere ai propri genitori, procurare loro i vestiti, portarli fuori e riportarli dentroยป, B.Qid. 31b), ma soprattutto quelle spirituali: lโamore, lโaiuto, la propria presenza nei momenti della solitudine. Tutto questo perรฒ richiede di essere pesato, perchรฉ venga dato il giusto peso, non di piรน, e non di meno: anche i doveri verso i propri genitori devono essere rapportati alle esigenze del Regno.
Il Vangelo continua su quello che il discepolo รจ chiamato a fare per seguire Gesรน; dopo aver ordinatamente pesato gli affetti, deve ora prendere la propria croce. Alcuni studiosi ritengono che abbiamo qui un anacronismo (lโannuncio della passione si trova solo Mt 16,21) che si spiega facilmente: Gesรน ha certamente parlato durante il suo ministero della propria morte, ma non nei dettagli che qui emergerebbero, e che invece sono chiariti solo dopo la Pasqua (quando il Vangelo viene scritto โ molto tempo dopo che gli avvenimenti lรฌ narrati, compresa la morte di croce โ sono accaduti). Ma il senso รจ chiaro: prendere la propria croce significa accettare che come Gesรน ha sofferto per il Regno, cosรฌ il discepolo sia chiamato a ripercorrere le sue orme.
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Segue il detto del v. 39 (ยซChi avrร trovato la sua vita, la perderร : e chi avrร perduto la sua vita per causa mia, la troverร ยป), che รจ il piรน citato di tutte le parole di Gesรน (compare 6 volte nei vangeli): ยซsenza dubbio รจ quello che caratterizza meglio il suo insegnamento (cfr. 16,25). La vita non รจ un tesoro da rapire o da custodire gelosamente: essendo un dono, non si puรฒ ottenere che donandolaยป (Mello). ร forse interessante notare che in greco la parola psyche significhi โvitaโ ma anche โanimaโ: perdere la vita per il Regno non รจ forse da tutti, ma il senso, lโanima della propria esistenza รจ senzโaltro costituito, dice Gesรน, dalla relazione che si ha con Lui.
- Fonte del commento – il sito “La Parte Buona”
- Commento a cura di p. Giulio Michelini
