La prima parabola della vigna
Il lezionario di oggi ci fa compiere un salto nel vangelo di Matteo, e tralasciando il cap. 19 ci porta a quello ventesimo. Intanto abbiamo appreso che Gesรน si sta sempre piรน avvicinando a Gerusalemme: ha lasciato la Galilea ed รจ ormai โnel territorio della Giudea, al di lร del Giordanoโ (Mt 19,1). Non sappiamo esattamente dove si trovi questo luogo, ma immaginando che Gesรน, come i molti pellegrini della Galilea che si recavano in pellegrinaggio alla cittร santa, non potesse attraversare la Samaria, possiamo ritenere che sia appunto ad est del Giordano, dove perรฒ abitavano molti ebrei: a buon titolo questa zona poteva essere considerata โterritorio della Giudeaโ (Hagner). Qui Gesรน insegna, come ha fatto anche nella sua Galilea, e racconta la parabola degli operai che soltanto il Primo Vangelo, quello di Matteo, ci tramanda.
Questa parabola รจ la prima di tre parabole che hanno diversi punti in comune nel vocabolario e, soprattutto, la stessa ambientazione, quella della vigna; le altre due parabole della vigna sono quella detta โdei due figliโ (21,28-32) e quella โdei vignaioli omicidiโ (21,33-45). Di queste tre parabole, le prime due sono esclusivamente matteane.
La prima parabola della vigna ha il suo inizio nel detto di 19,30 (ยซMolti che sono primi saranno ultimi e gli ultimi primiยป), col quale lโevangelista fornisce lโermeneutica per comprendere il senso del racconto; il detto si ritrova, poi, ma in una forma rovesciata, alla fine della parabola, in 20,16 (ยซMolti che sono ultimi saranno primi e i primi ultimiยป), cosicchรฉ essa รจ incorniciata da questi insegnamenti. Il contesto in cui รจ narrata โ oltre a essere il viaggio di Gesรน a Gerusalemme โ non รจ meglio specificato e ciรฒ lascia aperta la parabola a molte interpretazioni (ne sono state avanzate una decina, tutte diverse tra loro). Ha ragione, pertanto, chi ha detto che questa parabola lascia largo spazio alla riflessione e che ha una sua autonomia, che porta il lettore a interpretarla a diversi livelli.
Un primo livello interpretativo riguarda la logica del Regno, che รจ paradossale, e perciรฒ per comprendere la parabola ci si deve convertire a tale modo di pensare. I luoghi comuni qui vengono smentiti, e le certezze su cui si basa la propria sicurezza sono messe in crisi. A questo livello, la chiave della parabola รจ il rovesciamento (primo = ultimo), lo stesso che si trova nella storia del libro di Ester: chi doveva essere condannato allo sterminio (Mardocheo e Israele) trionfa, e chi invece (Aman) ha tramato per distruggere Israele, viene appeso al patibolo. Nel Talmud babilonese vi รจ il parere di un rabbino, per il quale quando si celebra la festa di Purim (Est 9) รจ obbligatorio ubriacarsi, fino ad arrivare a non distinguere piรน tra โmaledetto Amanโ e โbenedetto Mardocheoโ: nella vita, nella logica di Dio e nella storia della salvezza, non si sa mai chi รจ primo e chi รจ lโultimo. Sembra dunque funzionare lโipotesi di chi ha studiato da vicino le parabole in Matteo, e che vede la storia di Ester come contesto della parabola del banchetto di nozze di Mt 22, e alla quale Gesรน potrebbe essersi ispirato. Il rovesciamento di cui si parla in quella storia e nella parabola matteana, perรฒ, non รจ dato dal caso, ma dalla giustizia e dalla bontร di Dio, come si vede da un altro possibile piano di lettura.
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Un secondo livello riguarda la misericordia di Dio, le cui imperscrutabili decisioni โ che perรฒ continuano a essere giuste (ยซnon sono ingiustoยป: 20,13) โ vanno al di lร della comprensione umana: il padrone ยซpuรฒ fare quello che vuoleยป, perchรฉ รจ ยซbuonoยป (20,15), e chi non accetta questa logica รจ ยซcattivoยป come il suo occhio (ovvero: il suo modo di vedere le cose). Si intravvede qui unโidea che apre la via a un terzo livello interpretativo: quello del rapporto tra un gruppo di operai e un altro.
Un terzo livello di lettura della parabola riguarda la relazione reciproca tra gli operai e il metodo con cui questi vengono retribuiti. Nella letteratura rabbinica si trovano diverse storie con un contenuto simile, centrate tutte sullโimpegno di chi lavora, o studia la Torร , come questo bellโesempio tratto dallโEtica dei padri: ยซIl giorno รจ breve, il lavoro molto, i lavoratori sono fannulloni, la paga รจ alta e il padrone รจ insistente. Non รจ compito tuo portare a fine il lavoro, ma non sei nemmeno libero di lasciarlo. Se hai imparato molta Torร , ti verrร data una buona ricompensa, e ti puoi fidare del tuo datore di lavoro per quanto riguarda la paga, ma sappi che la ricompensa dei giusti sarร data nel mondo a venireยป. Il messaggio รจ che ci si deve impegnare molto per ottenere un risultato, ma se Dio interviene, tutto รจ messo sottosopra e la paga promessa sarร data nel futuro. Da diversi studiosi perรฒ viene citata, a riguardo della parabola, soprattutto unโaltra tradizione rabbinica, nella quale protagonista รจ proprio Israele e i pagani sono paragonati agli operai dellโultima ora. Da questa idea prende lโavvio un ultimo livello di interpretazione.
Un quarto livello di lettura della parabola parte proprio dalla sua ambientazione, la vigna, e porta con sรฉ tutta la semantica di questo simbolo. Esso รจ presente nellโAT in vario modo: la vite e la vigna sono tra i prodotti della terra promessa (cf. Dt 8,8); Israele nella sua giovinezza รจ paragonato ai grappoli dโuva trovati da Dio nel deserto (cf. Os 9,10); Isaia paragona Dio al padrone della vigna, che รจ Israele (Is 5,1-7) e una simile metafora si trova anche in Ger 2,21 e in Ez 17,1-10; 19,10-14. Flavio Giuseppe descrive la vite dโoro che adornava la facciata del tempio, e nella letteratura rabbinica la vigna รจ menzionata molte volte. Proprio per il fatto che questa rappresenta Israele, รจ necessario fare molta attenzione alle conseguenze teologiche che deriveranno dallโinterpretazione del testo di questa e delle altre parabole, come si vedrร meglio di seguito. Ma, a guardar bene, nella presente parabola la vigna rappresenta Israele oppure รจ piuttosto โ come scritto in Mt 20,1 โ simbolo del regno dei cieli, e di quella logica di cui si diceva sopra?
Il fatto che il regno dei cieli possa essere rappresentato come un padrone che prende a giornata gli operai per la vigna ci riporta al contesto prossimo in cui la parabola รจ inserita, e mostra che tutte e due le letture sono possibili e non si escludono, come non si smentiscono tra loro i livelli di interpretazione visti sopra. La parabola degli operai dellโultima ora รจ narrata da Gesรน subito dopo il rifiuto del giovane ricco di seguire Gesรน, al quale segue la domanda di Pietro sulla salvezza. Il ricco era una persona importante e istruita, era un โprimoโ, ma nel Regno diventa โultimoโ. Chi invece ha lasciato tutto per seguire Gesรน, come Pietro, giudicherร con Gesรน le tribรน di Israele: da โultimiโ, diventeranno โprimiโ (ma nel mondo a venire: nella palingenesi, 19,28, nella vita eterna, 19,30). In modo analogo, Israele รจ stato chiamato da Dio e ha accolto per primo la sua offerta di elezione. Il padrone della vigna, perรฒ, non si stanca mai di chiamare, fino allโundicesima ora, e di chiedere anche ai popoli pagani di partecipare al Regno. Se questi entreranno nella vigna, dovranno essere accolti e onorati come โprimiโ.
- Fonte del commento – il sito “La Parte Buona”
- Commento a cura di p. Giulio Michelini
