Padre Giulio Michelini – Commento al Vangelo di domenica 2 Febbraio 2020

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A commento della pagina del vangelo odierno, pubblichiamo un estratto dal volume di G. Michelini โ€“ G. Gillini โ€“ M. Zattoni, I vangeli dellโ€™infanzia di Gesรน. Lettura esegetica e relazionale familiare, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2016.

Lettura esegetica (Giulio Michelini)

Mentre lasciamo al commento dei coniugi Gillini-Zattoni uno sguardo complessivo sulla pagina che ci accingiamo a leggere, noi ci soffermiamo solo su due questioni particolari.

La prima riguarda il contesto cultuale in cui avviene la cosiddetta ยซpresentazione di Gesรนยป al Tempio, ovvero quello del riscatto del primogenito e della loro purificazione rituale (Luca 2,22). Gesรน, dopo la circoncisione (che Luca narra velocemente in 2,21), viene riscattato (apprendiamo dalla prima citazione compiuta dallโ€™evangelista Luca) come ogni maschio, secondo quanto prescritto da Esodo 13,2 (ยซConsacrami ogni essere che esce per primo dal seno materno tra gli Israeliti: ogni primogenito di uomini o di animali appartiene a meยป), Esodo 13,15, ecc. Questo precetto prende senso dallโ€™uscita di Israele dallโ€™Egitto, durante la quale morirono i primogeniti degli Egiziani: da allora, i bambini sono riscattati con unโ€™offerta sostitutiva, mentre gli animali sono sacrificati. Piรน complessa รจ la questione riguardante la purificazione della puerpera. Pertanto riportiamo integralmente il testo che ne parla:

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Il Signore parlรฒ a Mosรจ e disse: ยซParla agli Israeliti dicendo: โ€œSe una donna sarร  rimasta incinta e darร  alla luce un maschio, sarร  impura per sette giorni; sarร  impura come nel tempo delle sue mestruazioni. Lโ€™ottavo giorno si circonciderร  il prepuzio del bambino. Poi ella resterร  ancora trentatrรฉ giorni a purificarsi dal suo sangue; non toccherร  alcuna cosa santa e non entrerร  nel santuario, finchรฉ non siano compiuti i giorni della sua purificazione. Ma se partorisce una femmina sarร  impura due settimane come durante le sue mestruazioni; resterร  sessantasei giorni a purificarsi del suo sangue. Quando i giorni della sua purificazione per un figlio o per una figlia saranno compiuti, porterร  al sacerdote allโ€™ingresso della tenda del convegno un agnello di un anno come olocausto e un colombo o una tortora in sacrificio per il peccato. Il sacerdote li offrirร  davanti al Signore e farร  il rito espiatorio per lei; ella sarร  purificata dal flusso del suo sangue. Questa รจ la legge che riguarda la donna, quando partorisce un maschio o una femmina. Se non ha mezzi per offrire un agnello, prenderร  due tortore o due colombi: uno per lโ€™olocausto e lโ€™altro per il sacrificio per il peccato. Il sacerdote compirร  il rito espiatorio per lei ed ella sarร  puraโ€ยป (Levitico 12,1-8).

Dalla lettura del testo รจ chiaro che la purificazione riguarda solo la madre. Nel vangelo di Luca, invece, al v. 22, si legge della ยซloro purificazioneยป. Ma a chi voleva riferirsi lโ€™evangelista, con il plurale? A Maria e a Giuseppe? O a Maria e a Gesรน? Sul piano filologico, la lezione รจ sicura, perchรฉ attestata dai migliori e piรน antichi manoscritti. Quei testimoni antichi che hanno sostituito il ยซloroยป con ยซdi lui (autou)ยป, comprendendo cioรจ che ad essere purificato รจ stato Gesรน, sembrano avere fatto una correzione che non ha senso. Molti commentatori si sono arresi di fronte allโ€™anomalia: alcuni hanno ritenuto che Luca parlasse della purificazione di tutti e due i genitori, ma devono ammettere anche che ยซnon vi รจ alcuna tradizione giudaica per la purificazione del padreยป (Brown), altri considerano che Luca stia erroneamente generalizzando (Bovon), anche perchรฉ, non essendo un giudeocristiano, ma di origine greca, non aveva dimestichezza con le complesse pratiche cultuali ebraiche (Fitzmyer); altri ancora, pensano che il pronome originale fosse ยซdi leiยป (riferito a Maria), ma sarebbe stato poi sostituito con ยซloroยป perchรฉ qualche scriba non poteva accettare lโ€™impuritร  della Vergine madre. Per giustificare il ยซloroยป giร  dallโ€™antichitร  vi era perรฒ unโ€™autorevolissima attestazione, quella di Origene (โ€  254 d.C.), che ora, grazie alla ricerca di due studiosi, possiamo comprovare. Infatti, confrontando il nostro testo con antiche testimonianze, tra cui un manoscritto del Mar Morto e lโ€™opera apocrifa Libro dei Giubilei, Baumgarten e poi, dopo di lui, Thiessen sono riusciti a dimostrare che al tempo di Gesรน si credeva che anche il figlio partorito fosse impuro, come lo era la puerpera. Luca, dunque, aveva familiaritร  con le pratiche di puritร  rituali ebraiche contemporanee, e ritrae i genitori di Gesรน come una coppia che poteva avere legami con quegli hasidim (ยซpiiยป), dai quali deriveranno poi anche i farisei e gli esseni.

Gioverร  ora ricordare cosa comporti nel giudaismo lโ€™impuritร . La questione รจ cosรฌ delicata, che preferiamo affidarci alle parole di un esperto in materia, Paolo Sacchi. Questi spiega anzitutto che nel sistema ebraico antico lโ€™impuro รจ connesso non con qualcosa di sporco, ma con lโ€™idea di sacro, soprattutto quando questo incute paura: ยซcome nel cosmo agiva la forza tremenda del sacro, capace di uccidere chi ne venisse in contatto, allo stesso modo nelle cose, negli animali e nellโ€™uomo cโ€™era qualcosa in presenza della quale bisognava comportarsi con prudenzaยป. Questa forza, che viene chiamata ยซimpuritร ยป, non si trova solo negli animali, ma anche nel ciclo dellโ€™esistenza: ยซesso si fonda sul sangue, dove ha sede la vita (โ€œLa vita della carne รจ nel sangueโ€, attesta Levitico 17,11). Tutte le sue manifestazioni principali sono impure: รจ impura la puerpera, lโ€™atto sessuale e, in qualche modo, il sesso stesso che deve essere tenuto coperto, il cadavereยป. Dunque, quelle prescrizioni cosรฌ lontane dal nostro modo di pensare, ma alle quali si sono attenuti anche i genitori di Gesรน, e poi Gesรน stesso nella sua esistenza storica, erano un modo per rispettare il mistero della vita e del divino. Le leggi riguardanti la puritร  o lโ€™impuritร  servivano perchรฉ il fedele ricordasse che la vita appartiene a Dio, in ogni momento e in ogni circostanza, dallโ€™inizio fino alla sua estinzione naturale. A seguito di queste credenze, venivano pertanto messi in atto dei meccanismi per potersi tutelare dal pericolo del sacro/impuro, quali per esempio il passaggio del tempo, le purificazioni e le offerte sacrificali, come quelle di cui si parla nella nostra pagina. Ciรฒ non toglie, come diranno i coniugi Gillini-Zattoni piรน sotto, che lโ€™impuritร  della puerpera possa avere anche un significato relazionale importante, ovvero il rispetto della situazione in cui si viene a trovare una donna che ha appena vissuto unโ€™esperienza cosรฌ cruciale come il parto.

La seconda questione che affrontiamo รจ legata alla profetessa Anna, che insieme a Simeone accoglie Gesรน nel Tempio: tra i giusti di Israele, sono i due che hanno la grazia e la capacitร  di riconoscere che in quel piccolo bambino รจ nascosto un mistero. Sulla figura di questa anziana vedova รจ intervenuto in modo originale un biblista, che ha confrontato unโ€™anomalia che si trova nel testo lucano con le tradizioni giudaiche antiche riguardanti Mosรจ. Nel suo bel commento Vangelo e tradizione rabbinica, Michel Remaud si accorge infatti di un elemento che spesso viene sottovalutato: lโ€™appartenenza di Anna alla tribรน di Aser. Certo, si potrebbe semplicemente dire che la menzione del suo lignaggio serva a sottolineare che veniva da una famiglia prestigiosa; ma la tribรน di Aser non aveva unโ€™importanza particolare, e infatti รจ lโ€™ultima ad essere benedetta da Mosรจ nellโ€™elenco delle tribรน (Deuteronomio 33,24).

Prendendo il nome dal secondo figlio di Giacobbe (lโ€™ottavo, in ordine di nascita) avuto da Zilpa, la schiava di Lia (Genesi 30,12), la tribรน vantava un nome che aveva a che fare con la beatitudine: ยซยซPer mia felicitร ! Certamente le donne mi chiameranno beataยป. E lo chiamรฒ Aserยป (Genesi 30,13). Qui il gioco linguistico รจ, in ebraico, nellโ€™assonanza tra le espressioni ยซPer mia felicitร  (be-oshrรฌ)ยป, ยซbeatoยป (ashrรจ) e il nome della tribรน (ashรจr). La tribรน, secondo il libro di Giosuรจ, occupรฒ i territori in Galilea a nord del Carmelo, fino alla regione libanese di Tiro. Insieme alle altre tribรน del nord, anche quella di Aser scomparve alla caduta di Efraim, sette secoli prima di Cristo, con la deportazione in Babilonia. Basterร  leggere qualche seria pubblicazione sulle dieci tribรน perdute (come quella di Ben-Dor Benite, pubblicata a Oxford nel 2009), per vedere come questo argomento abbia alimentato leggende, visioni, esplorazioni e ipotesi (da quelle piรน critiche e documentate, a quelle che vedono i discendenti delle tribรน del Nord sopravvivere negli indiani dโ€™Americaโ€ฆ).

Riassumendo, mentre Luca non precisa da quale tribรน venisse Simeone (il fatto che benedica la famiglia di Gesรน implica forse che era un sacerdote?, ma nulla nel testo รจ decisivo per affermarlo), stranamente sottolinea invece che ยซAnna, figlia di Fanueleยป era ยซdella tribรน di Aserยป. Luca sembra conoscere le tradizioni ebraiche antiche, ยซper cui si puรฒ pensare che ciรฒ che dice della profetessa nel suo vangelo contenga unโ€™allusione implicita alla figlia di Aser. Nel momento in cui Dio compie la promessa fatta ai padri (Luca 1,72-73) e โ€œvisitaโ€ il suo popolo per liberarlo (Luca 1,68.78), una profetessa โ€’ figlia di Aser e โ€œavanti negli anniโ€ โ€’ riconosce il salvatore di Israeleยป (M. Remaud). Ma a quale figlia di Aser ci si sta riferendo? A quella che viene nominata due volte nella Bibbia, col nome di Serah. Costei, secondo Genesi 46,17, era scesa in Egitto con Giacobbe e la sua famiglia, ma stranamente poi compare โ€“ secondo la cronologia biblica โ€“ quattro secoli dopo, allโ€™uscita degli ebrei dallโ€™Egitto, nella lista del libro dei Numeri (ยซLa figlia di Aser si chiamava Serahยป: Numeri 26,47)!

Tra le tante suggestive leggende midrashiche di cui รจ protagonista Serah, ne ricordiamo la principale, che aiuta a leggere il racconto dellโ€™infanzia del vangelo di Luca. Infatti, secondo lโ€™esegesi giudaica, รจ grazie a lei, Serah, che Mosรจ viene riconosciuto dagli Israeliti come lโ€™inviato di Dio. Con un modo di procedere nel ragionamento molto complesso, e una logica tipica dellโ€™interpretazione rabbinica, si vedono in questi due nomi che compaiono a secoli di distanza la stessa donna, e quindi si arriva a credere che Giacobbe, prima di morire in Egitto, avrebbe confidato al figlio Giuseppe i segreti per riconoscere il futuro liberatore dalla schiavitรน in quella terra. Serah, della tribรน di Aser, quindi, non muore, e custodendo quel segreto, riconosce dopo secoli Mosรจ come salvatore di Israele.

Qualche tratto di quella donna, segno della promessa di liberazione fatta ai discendenti di Giacobbe/Israele, si ritrova nel volto della profetessa Anna, allorquando ยซparlava del bambino a tutti coloro che attendevano la liberazione di Gerusalemmeยป (Luca 2,38). Anna, poi, se non ha lโ€™etร  di quattrocento (sic!) anni, รจ molto anziana, e il greco di Luca a riguardo รจ curioso: ยซnon รจ chiaro se sia vedova da ottantaquattro anni (avrebbe cosรฌ centocinque anni [โ€ฆ]), oppure abbia ottantaquattro anniยป (Crimella). Come le altre quattro profetesse del Primo Testamento, Maria, la sorella di Mosรจ (Esodo 15,20), Debora (Giudici 4,4), Hulda (2 Re 22,14), e la moglie del profeta Isaia (Isaia 8,3), Anna รจ, in ogni caso, profetessa: riesce a vedere โ€“ coi suoi occhi di anziana โ€“ e ad annunciare la fedeltร  di Dio, lei, che chissร  da quanto tempo stava nel santuario ad attendere la redenzione del suo popolo.

Lettura contestuale familiare (G. Gillini โ€“ M. Zattoni)

La relazione sacra

Ed ecco la prima visita del Signore al suo Tempio! In questa visita รจ portato in braccio, preso in braccio, accolto e riconosciuto. E tutto questo costituisce una prova, come vedremo.

La donna โ€“ come Giulio Michelini ha spiegato sopra (e con lui, abbiamo appreso, anche il bambino) โ€“ veniva purificata non perchรฉ impura per via di una contaminazione sessuale o perchรฉ le regioni del parto hanno a che fare con i genitali โ€œsporchiโ€, ma perchรฉ ha avuto a che fare con lo spargimento di sangue, principio di vita. Interpretando forse con un tantino di polemica potremmo anche dire che รจ il maschio (le regole sacerdotali sono maschili) che ha paura di tutto quel sangue, al punto che per quaranta giorni se ne deve stare lontano dalla donna, temendone la contaminazione fino al nuovo mestruo. E ciรฒ puรฒ essere davvero utile per lasciar riposare la puerpera, il cui sistema psichico-fisiologico รจ tutto centrato sul neonato; pensiamo solo al fenomeno stupendo della lattazione!

La comunitร  lucana trova che il Bambino non sia nato dal nulla, ma รจ inserito in un popolo, in tradizioni, nella ยซLegge del Signoreยป; attraverso questa sottomissione alla Legge del Signore il nostro testo rivendica a buon diritto lโ€™origine ebraica di Gesรน.

Gesรน dunque รจ portato in braccio per essere consacrato al Signore: รจ il rito che aggancia la generazione al suo aspetto sacro, che tiene ferma la veritร  per cui il generare non รจ affare esclusivamente umano e privato, ma un compito sacro; nel portarlo al Tempio (nel portarlo al battesimo) i genitori riconoscono che la relazione generanti-generato รจ sacra (come afferma lo psicoterapeuta Vittorio Cigoli), sia nella sua origine che nel suo esercizio. Tale sacralitร  dice che i due non hanno prodotto in proprio il bambino, non sono i suoi creatori, perchรฉ essi stessi hanno ricevuto come dono il generare e che, perciรฒ, la relazione che stabiliscono non รจ manipolabile a loro piacimento, appartiene alla sfera del divino.

ยซPresentare il bambino al Tempioยป non รจ un rito formale, ma un consolante riconoscimento poichรฉ dice il ยซchi siamoยป nella relazione con il bambino: coloro che ricevono e trasmettono, coloro che non si appropriano, non si sentono padroni del figlio, pur essendone responsabili e pur constatando in maniera legittimamente esaltante che il figlio dipende โ€“ quanto al permanere in vita โ€“ da loro. Ogni relazione genitore-figlio รจ sacra, nel senso di non manipolabile a piacimento (lo sfruttamento del figlio รจ quanto di piรน deteriore e corrotto si possa pensare) e nel senso del compito divino, cioรจ del riconoscere la propria (sudata) genitorialitร  come proveniente da un compito, da una missione.

Lโ€™incontro tra generazioni

Ma qui, dice il nostro testo, si realizza una coincidenza, una convergenza che ha in sรฉ il carattere positivo di prova. Mentre i genitori camminano verso il Tempio, unโ€™altra persona, per altra strada, si reca pure al Tempio: un anziano, Simeone; unโ€™altra anziana, la vedova Anna, giร  cโ€™era, come il testo ci presenta subito dopo: ambedue sono chiamati a riconoscere il Bambino. Prima di vedere in controluce in questo stupendo episodio un incontro per cosรฌ dire tra generazioni (tra nonni e neogenitori), gustiamoci il testo.

Simeone converge verso il neonato, si trova lรฌ proprio mentre arrivano i genitori del Bambino; appare una coincidenza, quello che noi miopi chiamiamo ยซcasoยป. Il testo, perรฒ, legge dal di dentro: la guida รจ a carico dello Spirito; attenzione, รจ iniziativa di Simeone quanto alle sue proprie gambe e al respiro di tutta la vita, lโ€™attesa della ยซconsolazione di Israeleยป, ma quanto al momento, il mandante รจ lui, lo Spirito, il quale โ€“ a quanto pare โ€“ per i nostri benefici incontri si muove con i nostri piedi e guarda con i nostri occhi.

Quando Simeone vide il Bambino, ยซlo prese fra le bracciaยป. Immaginiamo: un solenne giusto e timorato di Dio anziano prende il neonato in braccio; ciรฒ significa almeno due cose: che il neonato attira, ha un potere irresistibile, รจ la sua debolezza, la sua configurazione (testa grossa e membra tenere e morbide) che fa allargare le braccia, in un gesto di accoglienza e di contatto. Prendere in braccio (fare nido, toccare, accogliere, sostenere) รจ gesto tipicamente parentale che equivale a una sensazione primaria che tutti ci portiamo dentro, anche se ce la siamo razionalmente dimenticata: lโ€™essere sollevati e tenuti dentro un contatto rassicurante.

Ma questo ยซprendere in braccioยป vuol dire anche unโ€™altra cosa: che i neogenitori non lโ€™hanno trattenuto, come gesto possessivo, non avevano nulla da temere nel lasciarlo prendere in braccio alla generazione anziana. E questo รจ molto bello (ricordiamo dolorosamente una nuora che non voleva che i nonni prendessero in braccio il ยซmio neonatoยป, perchรฉ lo sbaciucchiavano, lo toccavanoโ€ฆ ed era riuscita ad avere anche il placet del pediatraโ€ฆ purtroppo perรฒ, su questa strada, il piccolo rimase poi non solo senza nonni, ma anche senza padre!).

Lโ€™appuntamento

Simeone dunque prende in braccio il piccolo e benedice Dio, trova in questo contatto una benedizione per sรฉ e per le generazioni a venire; pronuncia cosรฌ un canto stupendo, il Nunc dimittis, e due oracoli sul Bambino, interrotti dallo stupore dei genitori. E qui siamo a unโ€™altra ยซannunciazioneยป, cioรจ ancora una conferma per il cuore di questi genitori. In questo incontro, propriamente, รจ in azione lo Spirito, il Consolatore e il Suggeritore-interprete della salvezza; Simeone infatti, con gli occhi della carne, vede soltanto una coppia di genitori poveri (offrivano soltanto due colombe) con il loro neonato: come tante; qui non cโ€™รจ nemmeno il segno della mangiatoia, il vero segno รจ tutto interiore ed รจ lโ€™attesa da parte di questโ€™uomo.

Egli attende la ยซconsolazioneยป, cioรจ di poter cominciare a vedere che Israele, la sua gente, lโ€™intera umanitร  non รจ abbandonata a se stessa, ha un appuntamento con la salvezza. Il vero segno รจ il suo sguardo da innamorato, quando percepisce che la salvezza (questo bambino!) รจ ยซpreparata da teยป, รจ il frutto della passione di Dio per lโ€™incontro sponsale con lโ€™umanitร . Allora gli occhi vedono ยซla Tua salvezzaยป, il punto di arrivo delle generazioni della terra (tutti i popoli) portato sulle spalle di questo Bambino. Questo vedere coincide con lโ€™accettazione di un congedo (ยซOra lasci, o Signore, che il tuo servo vada in paceยป): ciรฒ appare strano in una logica di possesso (ยซadesso non voglio piรน morireโ€ฆ aspetto di vedere come crescerร โ€ฆ che cosa farร โ€ฆยป). Mentre รจ naturale nella logica dello Spirito: me ne posso andare, dice il vecchio, perchรฉ non lascio tutto in rovina, consegnato al non senso; ho visto che cโ€™รจ la salvezza che passa di generazione in generazione. Ora posso andare, non sono necessario, posso tirarmi indietro. E contemplare. Il luogo verso cui vado con il Suo permesso รจ un luogo di contemplazione eterna per la salvezza.

Il padre e la madre di Gesรน ยซerano meravigliatiยป: si lasciano di nuovo evangelizzare, non sono coloro che sanno giร  tutto, sono grati delle conferme che ricevono. E allora la benedizione del vecchio รจ ora su di loro e la parola del profeta รจ rivolta alla madre. Il doppio oracolo pronunciato per lei, a prima vista, รจ durissimo: questo Bambino sarร  segno di contraddizione e a te una spada attraverserร  lโ€™anima. Alcuni esegeti osservano che nel quadro dei vangeli dellโ€™infanzia questa รจ lโ€™unica nota stonata rispetto allโ€™esultanza e ai canti degli angeli. Invece ci pare che Simeone elevi a parola tutto il dramma degli inizi, altro che idillio rose e fiori: dal primo annuncio a Maria di una maternitร  che mette a repentaglio la sua stessa vita, al non avere posto nella nascita, alla solitudine del parto, alla mangiatoia (e Matteo aggiungerร  nuovi spunti al dramma) tutto il quadro dei vangeli dellโ€™infanzia รจ a tinte dure, violente: il nuovo sta soltanto nel fatto che il tutto puรฒ essere visto nella sua versione โ€œcelesteโ€, attraverso lโ€™irruzione del cielo che vede โ€œdentroโ€ la storia.

Ebbene, cosa dice Simeone? Esattamente questo: egli รจ qui per la rovina e la risurrezione, egli svelerร  ยซi pensieri di molti cuoriยป; ciรฒ sarร  la spada che attraverserร  il cuore della Madre, associata alla sua missione, al suo destino. Ma che cosa vuol dire che ยซi pensieri di molti cuori saranno svelatiยป? I pensieri del cuore, nel linguaggio biblico, non indicano le emozioni, gli affetti cangianti: i pensieri del cuore sono forse le attese, le scelte di fondo della volontร , il ciรฒ per cui vale la pena di vivere: cuore infatti per lโ€™uomo biblico รจ il centro dellโ€™io, lโ€™unitร  delle sue scelte, il ciรฒ per cui vive e ama. Ebbene, quel Bambino non sarร  indifferente al cuore: o per lui o contro di lui; e ciรฒ non potrร  lasciare indifferente la madre. Il suo offrirlo al mondo, alle generazioni, non puรฒ essere esente dal dolore; ma nella contraddizione cโ€™รจ anche la gioia, lโ€™esultanza. I pensieri del cuore, come il grano e la zizzania โ€“ dirร  il Figlio โ€“ non sono tutti contro di Lui. Anzi. Ci sarร  chi sorprendentemente si deciderร  per Lui, anche a costo della vita. ยซChi perde la sua vita la ritroverร ยป, insieme alla Madre che inizia il suo cammino di discepola. E che, grazie alla spada, puรฒ essere proprio, se lo vogliamo, Colei che ci aiuta a discernere quali nostri pensieri sono pro o contro il Figlio.

Uno sguardo da nonna

Ma ecco unโ€™altra anziana, sulla cui figura si รจ soffermato sopra Giulio Michelini. Qui Anna mostra la parte femminile del contatto con il Bambino come generazione anziana, da nonna, per cosรฌ dire; รจ dipinta come la vedova dedita al servizio del Signore (in controluce si puรฒ vedere la descrizione della vedova cristiana in 1 Timoteo 5,5), colei che abita nel luogo del Signore, come luogo suo proprio, come luogo dellโ€™attesa. Per questo anche lei si mette sulle orme del Bambino, lo riconosce, loda Dio per lui. Il testo annota stupendamente anche un dopo dellโ€™incontro: ยซparlava del bambino a tutti coloro che attendevano la liberazione di Gerusalemmeยป, come dire: ยซรˆ arrivato, io lโ€™ho visto, cโ€™รจ, รจ piccolo, fragile, bisognoso di incontro, ma รจ lui, il Salvatoreยป. Finalmente! Anna, il cui nome significa ยซDio fa graziaยป, รจ diventata la testimonial piรน entusiasta, una vera propagandista per questo straordinario arrivo.

Lโ€™incontro tra stirpi

Possiamo allora chiederci, in termini umani, che cosa cโ€™entrano gli anziani in questo vangelo degli inizi: non sono essi al tramonto, non possono essere lasciati da parte? Detto in termini espliciti, i neo-genitori non possono cominciare il mondo da capo, cioรจ fare a meno dei nonni? Anzi, non devono dettar legge anche sui nonni? Qui siamo chiamati a riconoscere che non cโ€™รจ nuovo inizio se non si innesta nella tradizione; nessuna famiglia nucleare puรฒ immaginarsi di essersi fatta da sola, il da dove provengono i genitori non รจ insignificante, non รจ ininfluente proprio sugli inizi del familiare. I figli devono poter prendere contatto con le loro radici, di piรน: oggi si dice che i figli sono lโ€™incontro di due stirpi. รˆ vero, da un punto di vista pratico-economico oggi si constata che difficilmente la nuova famiglia puรฒ fare a meno dei nonni, se non altro come baby sitter. Ma i nuovi genitori sono incanalati verso un eccesso di sospetto e di controllo sui genitori anziani, vorrebbero verso i piccoli omologazioni di comportamento, uniformitร  (ยซse noi proibiamo i cioccolatini, perchรฉ loro glieli danno?ยป). Nella nostra cultura si ha sempre piรน paura del diverso, che invece รจ una ricchezza.

Possiamo elevare i due anziani che abbiamo incontrato nel nostro testo a metafora degli anziani delle due diverse stirpi: sia i genitori del padre sia i genitori della madre. Spesso questi incontri sono sbilanciati e non solo magari per legittime ragioni oggettive (nonni paterni, per esempio, che abitano lontano) ma per ragioni in qualche modo prevaricanti, come quando un genitore impone una coppia di nonni come non pericolosi, anzi come migliori rispetto ai nonni dellโ€™altra stirpe. E cosรฌ il genitore, diciamo, โ€œvittoriosoโ€ dimentica che il bambino ha diritto (perfino in condizione di divorzio dei genitori!) allโ€™altra metร  delle sue origini.

I nonni, non ci stanchiamo di dirlo, non sono pericolosi, rappresentano lโ€™antecedente cui essere grati, da riconoscere, proprio attraverso gli occhi del nipotino atteso. Lโ€™inizio non puรฒ che darsi in questโ€™incontro tra stirpi, ma questa รจ anche una prova, perchรฉ chiede ai neogenitori di lasciar cadere i loro esclusivi progetti e le loro paure. Lโ€™incontro tra stirpi รจ una benedizione.

A una condizione, che i nonni sappiano riconoscere e benedire il Bambino, che siano in grado di benedire la nuova genitorialitร , di non porsi come indispensabili. In una parola, che siano in grado di pronunciare con pace e serenitร  il loro Nunc dimittis.

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