Dopo lโinsegnamento delย Paterย e sulla preghiera, il lezionario ha tralasciato alcune scene del capitolo undicesimo (un esorcismo, altri insegnamenti, la messa in guardia dei farisei dopo lโinvito che Gesรน ha ricevuto a pranzo da uno di loro) e salta parte del dodicesimo, per presentare unaย parabola esclusivamente lucana. Essa, esclusivamente del terzo vangelo, รจ breve, concentrata solo in cinque versetti (12,16b-20), รจ perfettamente incorniciata da due insegnamenti (12,15: โGuardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perchรฉ anche se uno รจ nellโabbondanza la sua vita non dipende dai suoi beniโ; 12,21: โCosรฌ รจ di chi accumula tesori per sรฉ, e non arricchisce davanti a Dioโ).
Gesรน โ nel Terzo vangelo โ รจ ancora in viaggio verso Gerusalemme: รจ soprattutto in questo contesto che Luca narraย parabole, durante il pellegrinaggio di Gesรน, e sempre a causa di una situazione che le innesca, ogniqualvolta il Maestro viene interrotto da qualcuno. Qui, un tale gli chiede di dirimere un contezioso sullโereditร : essendo probabilmente morto il padre, uno dei due fratelli vuole avere la sua parte, perchรฉ non desidera piรน vivere con lโaltro; era un principio accolto nel mondo biblico โ testimoniato anche da vari casi di questo tipo nel Talmud โ che lโereditร dovesse rimanere indivisa, nella famiglia che doveva custodirla.
Gesรน perรฒ non si lascia irretire e non si schiera con nessuno dei due contendenti. Afferma di non avere competenza a riguardo, oppure โ meglio: mostra di essere interessato a qualcosa di piรน che una disputa, ovvero a quanto essa nasconde sotto la sua superficie. Ecco perchรฉ si orienta verso laย parenesi, ricordando che la vita non si misura sulla quantitร di beni posseduti: chi si aspettava un intervento puntuale di Gesรน sul caso sottopostogli, invece si trova di fronte a un insegnamento che vale in generale, e per tutti.
La parabola fa parte del genere โracconto per esempiโ, tipico della fonte propria di Luca, e โ lo si nota subito โ lo sfondo della parabola รจ sapienziale e veterotestamentario. Una parentela stretta, ad esempio, si ritrova con un versetto dal libro del Siracide (Sir 11,19): โ(il ricco) mentre dice: โHo trovato riposo; ora mi godrรฒ i miei beniโ, non sa quanto tempo ancora trascorrerร ; lascerร tutto ad altri e morirร โ, anche se la differenza di prospettiva risiede nel fatto che per la parabola lucana il ricco รจ considerato come unoย stolto, mentre, al contrario, inย Siracideย il godere dei beni รจ visto positivamente, come รจ premesso qualche versetto prima (Sir 11,17: โIl dono del Signore รจ assicurato ai pii e il suo favore li rende felici per sempreโ). Ciรฒ non toglie che il Siracide sia un vero modello letterario per la nostra parabola.
La parabola funziona in modo semplice. Lโuomo ricco รจ anonimo, come lโuomo della folla che si rivolge a Gesรน, e come i personaggi del genere letterario parabolico o sapienziale, ed รจ rappresentato dai verbi a lui attribuiti in quanto soggetto:ย possiedeย terra (12,16) e molti beni (12,19),ย ragionaย tra sรฉ,ย dice. Neiย pensieriย del ricco il verbo dominante รจ โfareโ (12,17.18), โraccogliereโ (12,17.18; cfr. il v. 17, nellโoriginale greco: โnon ho doveย raccogliereย i miei fruttiโ), โdemolireโ; vi sono poi una sequenza di verbi (riposarsi, mangiare, bere, stare allegro) che indicano un futuro di gioia. Ed ecco che, come avviene sempre nel genere parabolico, una โsvoltaโ improvvisa (ilย turning point), un avvenimento inaspettato modifica gli eventi. Se prima lโuomoย diceva tra sรฉ, ora aย parlareย รจ Dio stesso: โMa Dio gli disse: Stoltoโฆโ (12,20). Le parole divine, poi, riprendono un vocabolo importante che lโuomo aveva detto tra sรฉ (โanima miaโ; anima-psyche), e giocano sulla polisemanticitร di questo termine, tradotto infatti dalla CEI in due modi diversi (โanimaย miaโ, 12,19; โQuesta notte stessa ti sarร richiesta la tuaย animaโ; CEI:ย vita, 12,20).
Dio parla allโuomo ricco. Lo ammonisce, e gli pone una domanda a cui, probabilmente, se la parabola finisce con la morte del ricco (ma questo รจ solo alluso), egli non potrร rispondere. La domanda di Dio, allora, rimane sospesa, โapertaโ, e non ha altroย interlocutore possibileย se non gli ascoltatori di quel tempo, quelli a cui Gesรน si rivolge, tra cui lโanonimo che cerca un giudice sulla questione di ereditร , e gli ascoltatori di oggi. ร come se a noi โ lettori e ascoltatori del brano cheย oraย ci viene proposto โ venisse chiesto: โE quello che hai preparato di chi sarร ?โ (Lc 12,20). Qui sta la forza del linguaggio parabolico: โla parabola, trasportando lโuditore in un altro mondo, gli permette di distaccarsi dalle sue idee preconcette, di slegarsi da ciรฒ che lo tiene avvinto, e di giudicare sanamente, liberamenteโ (J.-N. Aletti).
In conclusione: nella parabola lucana โin questione non sono i beni nรฉ il loro godimento, ma lโillusione di cercare nel loro accumulo la sostanza della vita, il punto dโappoggio, cioรจ il senso e la sicurezzaโ (B. Maggioni). Un altro dettaglio resta da ricordare, e riguarda la finale della parabola: Gesรน dice che โcosรฌ รจ di chi accumula tesori per sรฉ, e non arricchisceย davantiย (per-eis) a Dioโ (12,21). โLโespressioneย per Dioย รจ in greco un moto a luogo: quindi, non a vantaggio di Dio, ma in direzione di Dio. Con discrezione viene cosรฌ suggerita unโidea importante: non si tratta di offrire i beni a Dio, ma di usarli nella sua direzione, secondo la sua logicaโ (Maggioni).
Il Signore ci conceda di essere โcome olivi verdeggianti nella casa di Dioโ, e di non dovere ascoltare mai, rivolte a noi, le parole di coloro che deridono lo stolto e dicono: โEcco lโuomo che non ha posto in Dio la sua difesa, ma confidava nella sua grande ricchezzaโ (Sal 52,9).



