Faccio fatica a credere che si possa essere beati perchรฉ si ascolta una parola, qualsiasi essa sia. Oggi diciamo molte parole, parole vuote che non comunicano nulla e questo crea stanchezza nellโascolto, crea sfiducia, sfiducia nella politica e sfiducia nella giustizia e nella magistratura. IL vangelo oggi ci dice: Beati quelli che ascoltano!
Cโรจ bisogno di alzare la voce con coraggio, come quella donna della folla. Ci vuole coraggio a dire quello che ha detto. Pochi versetti dietro abbiamo incontrato i farisei che danno dellโindemoniato a Gesรน. Ora sentiamo questa donna che lo dice beato insieme a sua madre e al corpo di sua madre.
Solo una donna, non obbligata alla legge e non considerata perchรฉ non poteva parlare nella sinagoga, poteva dire questo, poteva parlare liberamente.
Al di lร di quello che i capi dicevano e pensavano, lei parla e dice quello che pensa. Quello che dice questa donna mi fa piacere e mi fa tornare la voglia di ascoltare parole di saggezza. Mi fa crescere il desiderio di parole sagge che aprano alla vita. Mi spinge a cercare di dire cose sagge e vitali.
Noi crediamo che la spontaneitร nel dire, come nel fare, sia un atto di sinceritร : nulla di piรน falso. A me questo modo di fare richiama alla mente il rigettare perchรฉ il nostro stomaco non riesce piรน a contenere e a digerire il cibo malato che avvelena. Il rigettare, come il parlare spontaneamente, รจ un dato di liberazione per chi vive questa esperienza. Ma il parlare spontaneamente, come il rigettare, non producono cose che dobbiamo andare a raccogliere, ma solo cose che dobbiamo pulire.
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Ci vuole grano salis, del sale in zucca, quando decidiamo di parlare. Un grano salis che non รจ finalizzato alla prudenza ma a dire cose sagge che abbiano sensatezza e che creino un movimento buono intorno a noi. Un movimento buono che non esclude la possibilitร di tagli netti e di fare del male: a volte รจ necessario per fare del bene.
Mi ritorna la voglia di ascoltare parole da mangiare, perchรฉ parole buone e belle. Non tanto parole che creano il sorriso sulle labbra del prossimo, anche ma non solo. Ma parole che fanno bene di dentro.
Gridare una beatitudine come ha gridato quella donna รจ esempio di saggezza dei piccoli, dei non considerati, di coloro che non sono visti eppure ci sono, di coloro che non appaiono eppure sostengono la vita di molti.
Gridare questa beatitudine chiede una sola voce: quella della vita. Il nostro corpo, la nostra mente, il nostro animo, le nostre mani, il nostro incedere, il nostro desiderare: tutto puรฒ e deve gridare questa beatitudine. Solo cosรฌ di fronte ad un problema non messo in grado di essere scolo per cause burocratiche, nella nostra piccolezza risolveremo il problema dandoci le mani dattorno. Non aspetteremo la stoltezza dei grandi e della legge sempre piรน ostaggio di lobbies e potentati, quanto mai stolti e ciechi; ma ci risolveremo da noi i problemi in modo concreto e semplice.
La beatitudine della Parola che risuona dentro di noi ogni giorno, risuonerร sulle strade della vita, non nei vertici in pretura finalizzati a prendere atto di quello che รจ accaduto e a promettere aiuti, promesse smentite subito dopo a causa del fatto che tanto non vi sono soldi. Come se i soldi potessero risolvere un problema di vitalitร e di autonomia nel gestire la propria vita.
AUTORE: p. Giovanni Nicoli
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