Gesรน chiama a sรฉ i suoi discepoli e li invia. Li chiama per nome e nel nome dona loro lโinvio. La vocazione infatti si realizza sempre e comunque nellโinvio.
La vocazione corrisponde al proprio nome, alla propria storia. La vocazione non รจ qualcosa che si aggiunge alla nostra umanitร ; la vocazione รจ lโesaltazione, il portare a compimento la nostra umanitร nella missione fino alla realizzazione totale nella resurrezione.
La vocazione รจ qualcosa di personale da un lato ed รจ allo stesso tempo elemento comunitario. Noi siamo parte di un corpo e il nostro corpo assume completezza perchรฉ inserito in un altro corpo e in relazione con un corpo piรน grande.
La comunitร รจ il punto di partenza ed รจ il punto di arrivo, non vi รจ alcun dubbio. Il dubbio รจ se siamo ancora capaci di comunitร , di vederci in relazione. A me pare che noi accettiamo di essere in relazione quando siamo obbligati, quando non se ne puรฒ fare a meno, quando dobbiamo assicurarci di potere competere con chi รจ piรน grande di noi. Quando dobbiamo scegliere di essere appartenenza, di essere di qualcuno, di essere con qualcuno, di vivere grazie e con qualcuno, la cosa sembra diventi impossibile. Non riusciamo a scorgere la bellezza del sentirci corpo. Assolutizziamo quello che noi siamo e che siamo chiamati ad essere non vedendo oltre il nostro naso. Assolutizzando noi stessi noi uccidiamo il corpo e uccidiamo ogni possibilitร di vita in relazione. Preferiamo il nostro essere individui che non ci soddisfa e non ci puรฒ realizzare, perdendo ogni capacitร e possibilitร di essere persona, individuo in relazione col prossimo e col creato.
Questo isolazionismo diventa distruttivo per noi e per la creazione tutta. Pensiamo di potere stare bene se siamo soli ma in realtร ci tarpiamo le ali. Non riusciamo piรน a scorgere la bellezza del noi e, di conseguenza, non ne vediamo nรฉ lโutilitร nรฉ la possibilitร di realizzazione.
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Mission impossible sembra essere chiamata a realizzare il nostro nome in comunione con gli altri e con Dio. Il mistero della Trinitร , della vita Trinitaria donata a noi, sembra cosa lontana e non umana, non fatta come dono a noi.
Se questo รจ vero, come lo รจ, ci possiamo immaginare come รจ possibile la missione. La missione diventa una semplice ricerca di realizzazione di se stessi, non del noi comunitร . La missione anzichรฉ itineranza diventa un girovagare a vuoto: turisti ma non pellegrini. La mobilitร costretta dal mercato del lavoro diventa una ricerca di fuga dalle nostre radici con la perdita di alimento e di stabilitร .
Lโannuncio della Parola diventa chiacchiera per portare le nostre convinzioni e le nostre teorie, cercando di imporre a popoli interi convinzioni che nulla hanno a che fare con lโannuncio della Buona Notizia. Noi globalizziamo il mercato e lโidea di mondo che abbiamo noi; globalizziamo la proprietร privata, la finanza, la ragione del piรน forte e del piรน ricco contro il povero, non globalizziamo per nulla la Buona Notizia del vangelo. Non globalizziamo la condivisione ma lโaccumulo.
Il servizio ai poveri diventa un alibi di caritร per sentirci bravi e buoni e per potere ottenere gratitudine dai grandi e non dovere donare con gratuitร .
Cosรฌ la gratuitร e la povertร diventano bestie rare, cose da frati e suore, e forse neanche piรน per loro, figuriamoci se รจ cosa per i cristiani. Al massimo รจ cosa per dei miseri derubati da tutto, ai quali tutto รจ stato distrutto con il pacco dono dei nostri bombardamenti.
Senza questo la chiamata non รจ tale perchรฉ rimane cosa mia e non diventa cosa nostra. Senza questo il nostro non ha spazio perchรฉ il mio e il tuo fanno la parte del leone quando si deve trattare del noi.
AUTORE: p. Giovanni Nicoliย
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