Mi colpisce, meditando questo brano evangelico, lโaccostamento che il Signore fa tra la vicinanza del Regno e il mandato dei discepoli.
La vocazione dei discepoli di annunciare la Buona Notizia รจ pensata e realizzata in una situazione che parla di malattia ad ogni piรจ sospinto.
Gesรน annuncia il vangelo del Regno โguarendo ogni malattia e infermitร โ. Vede le folle e โne sentรฌ compassione, perchรฉ erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastoreโ.
Ai suoi discepoli dร il potere โsugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e infermitร โ. E, strada facendo, li invita a predicare che il regno di Dio รจ vicino. La predicazione della vicinanza del regno รจ accompagnata da un imperativo chiaro che รจ comandamento evangelico: โGuarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demoniโ.
Mi pare che lโinsistenza di Gesรน sullโattenzione ai malati sia chiara e forte. Come รจ chiaro e forte il fatto che il Regno di Dio รจ giร qui ed ora. In quel qui ed ora dove noi ritroviamo malati e morti, lebbrosi ed indemoniati di ogni sorta e qualitร , dove noi ritroviamo folle stanche e sfinite.
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Mi sovviene un pensiero: ma allora questo, oggi, qui ed ora, รจ il Regno di Dio. ร il Regno di Dio vicino a noi, รจ il Regno di Dio in mezzo a noi.
Il Regno di Dio ha un punto di partenza chiaro: i malati e i sofferenti di cui prendersi cura. Lโannuncio della Parola o รจ sostenuto dalla pratica della volontร del Padre che รจ prendersi cura di tutto ciรฒ che รจ malattia, oppure non รจ annuncio.
Forse abbiamo e stiamo commettendo un grosso errore nelle nostre realtร cristiane: quello di mettere al centro liturgie piรน o meno belle; quello di mettere al centro incontri e catechesi; quello di mettere al centro lโannuncio e lโascolto della Parola, anzichรฉ mettere al centro i malati.
Non si tratta di trascurare quelle per dare attenzione a questi, ma si tratta di incarnare quelle nella carne di coloro che sono nella sofferenza.
Non abbiamo piรน tempo per i malati, non abbiamo piรน tempo per i sofferenti, non abbiamo piรน tempo per soli e vecchi: forse stiamo sbagliando qualcosa. Noi preti innanzitutto, ma anche noi cristiani.
Il Regno di Dio รจ fatto di sofferenti. Meglio ancora: i sofferenti sono il Regno di Dio in mezzo a noi. Non tanto perchรฉ Dio ami la sofferenza, quanto invece perchรฉ Dio Padre ama e privilegia coloro che soffrono.
Se ci dimentichiamo di loro rischiamo di disincarnare la nostra fede e lโannuncio della vicinanza del Regno. In tante parti dโ Italia vi รจ molta attenzione alla devozione ai crocifissi e a creare confraternite che si prendano cura dei crocifissi e li portino in processioni suntuose e con concorso di folla. Ad una di queste confraternite molto impegnate in questo genere di cose fino quasi a ridurre la parrocchia e la fede solo a questo, ho chiesto se nel loro statuto, e quindi nel loro impegno, non cโera un poโ di spazio per i crocifissi che vivono inchiodati in un letto e dei quali nessuno si prende cura non tanto a livello medico, ma a livello umano e quindi cristiano. Mi hanno fatto un bel sorriso, mi hanno detto che ci avrebbero pensato, ma nulla piรน.
Immaginiamoci lo sguardo di Gesรน che vede la gente attorno a sรฉ e sente compassione perchรฉ la vede stanca e sfinita. La nostra gente che fa fatica a tirare a sera noi la critichiamo perchรฉ non fa questo e neppure questโaltro. Gesรน ne ha compassione. La compassione รจ quellโatteggiamento che ci permette di entrare in relazione e in comunione. ร grazie alla compassione che noi possiamo entrare in relazione con Dio nella preghiera. Senza compassione la nostra preghiera rischia di essere chiacchiera vuota e ripetitiva, senza piรน alcun risvolto vitale. La preghiera รจ relazione col Padre nel vedere la nostra gente stanca ed oppressa, perchรฉ mandi operai nella sua messe. Non banalizziamo questa preghiera dicendo che dobbiamo chiedere che il Padre mandi piรน preti. Gli operai sono coloro che hanno compassione e donano in gratuitร , siano essi preti o genitori o politici. Non importa tanto il ruolo, importa lo spirito con cui noi viviamo il nostro essere testimoni.
Credo che siano maturi i tempi nei quali noi possiamo riconoscere che la vocazione e la missione sono un tuttโuno nella identitร del testimone. Non siamo chiamati a ricercare la nostra vocazione guardando il nostro ombelico, come non siamo chiamati a vivere la nostra missione dimentichi del cuore che la sorregge. Vocazione e missione si sintetizzano nella testimonianza che altro non รจ che la capacitร di compassione e di dono gratuito della propria vita. Non chiacchiere, non attivismo, ma vita.
Bisogna dunque pregare per entrare in comunione col Padre, per diventare figli ed essere inviati verso i fratelli. La missione ci ricostruisce in unitร allโunigenito Figlio del Padre. Cosรฌ la Trinitร si incarna nellโamore reciproco terreno che il testimone vive verso tutti, in particolare verso i piรน piccoli. Cosรฌ, fino a quando Dio sarร tutto in tutti, nessuno escluso. Allora il Signore incarnato, il Dio con noi, sarร uno su tutta la terra che finalmente sarร totalmente suo Regno di giustizia e di pace.
Che lโincarnazione, festa del Natale atteso, ci riporti sempre al centro del nostro agire: un agire di amore gratuito.
AUTORE: p. Giovanni Nicoli
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