ร difficile essere costanti nel bene e continuare nel bene, ma รจ giusto, quando si รจ intrapresa una strada, continuare a perseguirla. Parliamo della virtรน della fortezza che รจ la virtรน che nelle difficoltร assicura la costanza nella ricerca del bene.
Naturalmente parlare di fortezza significa parlare anche di paura e di coraggio, come i discepoli e Gesรน nel vangelo di oggi.
Potremmo chiederci: chi non soffre, nel compiere il bene? chi non รจ tentato di respingere certe situazioni? chi non soffre di disgusto di fronte a certe incomprensioni? La fortezza รจ necessaria per resistere alle minacce del male impersonato nel mare, dove si debbono superare paure di perdere la propria vita e di perdere senso nella propria esistenza, dove si deve affrontare la noia, il tedio, il disgusto dellโesistenza quotidiana, per riuscire a mettere in atto il bene.
Noi saremo coraggiosi nella misura in cui ci riconosceremo fragili corporalmente e vulnerabili psicologicamente. Dentro di noi abbiamo un fondo di timore, di paura, un senso di disagio e di difficoltร , per quanto ci sforziamo di nasconderlo. Se non ci sapessimo vulnerabili, non riusciremmo mai ad essere coraggiosi, a crescere nella fortezza: saremmo spavaldi. Avremmo bisogno sempre del tiranno di turno che costruisce muri e riarma un esercito super armato; avremmo bisogno del tiranno di turno che va in giro per il mondo a fare guerre per accrescere il suo prestigio nazionale e fa approvare leggi dove la violenza domestica รจ opera educativa che rinsalda la famiglia.
Il primo gradino del coraggio cristiano non รจ quello di sapere stringere i denti, ma quello di prendere umilmente consapevolezza della propria debolezza, senza paraventi di uomini forti di sorta. ร prendere coscienza che il mare in tempesta non riusciamo proprio a superarlo con le nostre sole forze.
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Noi ci imbattiamo, presto o tardi, nella madre di tutte le paure: la paura della morte. Questa paura si manifesta come ripugnanza per le umiliazioni, come paura delle accuse, delle calunnie, della carcerazione, della solitudine, degli abbandoni. Essere forti cristianamente significa non turbarci nelle avversitร e nemmeno di fronte alla morte. ร entrare, un poโ alla volta, nellโaderire sempre piรน a Cristo (non avete ancora fede?) e rinunziare sempre piรน al male. Dare la vita per la fede diventa un dono che colma lโanimo di pace proprio lร dove la paura rischierebbe di smarrirci.
ร una grazia che siamo chiamati ad implorare ogni giorno quando nel Padre nostro chiediamo โNon ci abbandonare alla tentazione, ma liberaci dal maleโ. Liberaci dal mare di ignoranza e di male che ci circonda e che ci fa perdere di vista il bene e quello per cui ci siamo messi in cammino.
La fortezza come riconoscimento della propria limitatezza diventa capacitร di abbandonarsi a Dio, di dormire a poppa mentre il mare รจ in tempesta.
La forza cristiana si esprime dunque al meglio non nellโaggressivitร o nellโattaccare, bensรฌ nel resistere. ร infatti nel resistere alla tristezza del male che ritroviamo la fortezza e siamo detti forti. Resistenza quindi alla tristezza, al tedio, allโaccidia che ostacolano il compimento del bene.
ร essere costanti nel fare il bene malgrado tristezze, fatiche fisiche, psicologiche, malinconie, forse nostalgie di situazioni diverse. Resistenza per rimanere nel bene senza alcun bisogno di riconoscimento.
Siamo chiamati a resistere nel bene sia quando ci sono nemici interni, quali appunto la fatica e la frustrazione, sia quando i nemici vengono dallโesterno: incomprensioni, maldicenze, strumentalizzazioni, calunnie. Siamo chiamati a resistere nella pace.
Questa virtรน รจ necessaria soprattutto in una societร come la nostra che รจ spesso molle, flaccida e paurosa, che si spaventa di fronte alla prima difficoltร . ร virtรน di tutti i giorni perchรฉ non cโรจ bontร senza fortezza, non cโรจ giustizia senza questa capacitร di resistere al logorio quotidiano.
Il vangelo di questโoggi ci invita innanzitutto a liberarci dal crederci forti, mettendoci invece in gioco cosรฌ come siamo nelle difficoltร .
Riuscire a ringraziare Dio perchรฉ le cose che accadono hanno senso, รจ molto importante. Diciamo: Ti ringrazio, mio Dio, perchรฉ le cose non vanno a modo mio!
Questo รจ un aiuto a cercare il senso delle difficoltร e degli intoppi. Non รจ dunque un invito a lasciare perdere o a affrontare le cose con passivitร , ma รจ un invito ad affrontarle con sapienza. Bando agli isterismi e al panico! Cerchiamo invece di comprendere quanto accade, che significato ha per la nostra esistenza tutto questo e quale รจ la strada che mi viene indicata dalla vita e dal Signore della Vita.
Senza fortezza non si fa il bene fino in fondo; non fare il bene fino in fondo significa divenire sempre piรน dei frustrati e degli scontenti.
Chiediamo a Dio il dono della fortezza, anzichรฉ lasciarci vincere dallo scoraggiamento, dalla paura, dalla scontentezza, dalle divisioni interne o dallโillusione di essere forti logorando inutilmente il nostro fisico e la nostra psiche.
AUTORE: p. Giovanni Nicoli
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