Gesรน richiama ai discepoli il motivo ultimo del viaggio che stanno compiendo verso Gerusalemme. I discepoli anche questa volta, come dโaltronde le altre volte, non comprendono; hanno un loro scopo in testa che non gli permette di comprendere quello che realmente Cristo sta dicendo e va facendo. I discepoli sono sordi a certi discorsi del Signore, non osano porgli domande chiarificatrici al riguardo; sono ciechi che guidano altri ciechi, e non vedendo la loro cecitร rimangono tali. Hanno un loro idolo davanti a sรฉ, quello del potere, e continuano a coltivare questo culto dellโimmagine chi piรน apertamente chi piรน nascostamente.
La madre dei figli di Zebedeo chiede quello che ogni madre chiederebbe per i propri figli: quello che facciano carriera, che riescano nella vita, che siano i piรน bravi, buoni e belli. Tante volte sembra essere una vocazione quella delle donne di dover andare avanti agli uomini quando cโรจ qualcosa di spinoso. Se cโรจ da chiedere qualcosa, se cโรจ da fare brutta figura, se cโรจ da discutere su un prezzo, seโฆ lโuomo si defila e manda avanti la donna, la mamma. La donna va, senza timore, รจ pronta a fare qualsiasi figura purchรฉ il figlio o il marito riconoscano questo suo ruolo e lโaffetto che lei ha per loro.
Gesรน parla di una gloria ben precisa: รจ la gloria di colui che dร la vita per gli altri; รจ la gloria di chi รจ piรน grande nel servizio; รจ la gloria del primo della classe nel farsi schiavo. Una gloria simile non รจ riconosciuta come gloria dai discepoli, รจ vista come cosa da ingenui da ognuno di noi. La vera gloria che noi riteniamo importante da vivere per la nostra vita รจ la gloria del potere, del decidere noi sulla vita degli altri, dellโessere uno alla destra e uno alla sinistra del Signore non sapendo che alla destra e alla sinistra della gloria del Signore ci saranno due ladroni. Sรฌ perchรฉ la gloria del Signore รจ la croce, quello รจ il suo trono regale.
Di fronte a questi discorsi noi siamo ciechi: ed ecco che Gesรน, nel brano successivo, per significare questa cecitร guarirร i due ciechi di Gerico. Ma la guarigione di cui noi maggiormente abbiamo forse bisogno, รจ la guarigione dal crederci vedenti, il non riconoscerci ciechi รจ la peggiore delle cecitร . Stiamo sicuri nella nostra fortezza del potere tentando di gonfiarci sempre piรน come il rospo davanti al bue: voleva diventare come lui per questo รจ scoppiato. Quanti fratelli in mezzo a noi non ce la fanno piรน a tirare la carretta del quotidiano in questa societร arrivista e omicida. Arrivista perchรฉ รจ una continua corsa contro il tempo per arrivare sempre piรน in alto, sapendo che pochi arriveranno veramente in alto e non รจ detto che siano i migliori, anzi, di solito sono solo i piรน scaltri; senzโaltro, il piรน delle volte, non sono nรฉ i piรน saggi, nรฉ i piรน buoni, nรฉ quelli che agiscono per il bene comune della societร e anche della chiesa, nella societร e nella chiesa. Quanti fallimenti e quante depressioni e delusioni intorno a noi e dentro di noi. Per che cosa? Per un nulla. Aria fritta che non rende migliore la nostra vita, ma la assassina sempre piรน mettendoci in testa, tra lโaltro, che non cโรจ altra via per vivere. Non รจ vero. Cโรจ un modo di vivere piรน modesto, meno appariscente, ma piรน vero, piรน umano. Fermiamo la nostra folle corsa verso la morte e guardiamo la gloria che Gesรน ci propone. Una gloria che allโapparenza รจ una morte nel servizio, ma che in realtร รจ la vera via della vita.
Ciechi come siamo non sappiamo piรน vedere e credere a ciรฒ che Cristo ci propone e continuamente ci lasciamo invece abbagliare dalle sirene e dalle moine della gloria del mondo.
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Capiamo che questo non รจ innanzitutto un problema di atteggiamenti esterni, quanto invece un problema di atteggiamenti interiori, รจ un problema di convinzione. Un problema che ci chiede attenzione a come il nostro intimo si muove, a cosa diamo piรน importanza dentro di noi nel nostro quotidiano, a quanto il nostro correre esterno sia soprattutto dovuto al nostro correre interiore, al non sapere piรน stare con noi stessi, al volere entrare nelle situazioni sempre e comunque con un senso di onnipotenza.
Finchรฉ non riusciamo a toccare lโintimo delle motivazioni per cui agiamo nelle piccole cose di ogni giorno, non riusciremo nemmeno a capire quante controindicazioni implica il nostro modo di agire, che a noi sembra il migliore che ci sia in circolazione. Non facendo questo, non potremo neppure aprire la porta della disponibilitร verso il messaggio, la proposta, lโalternativa che Gesรน ci dona. Al limite cercheremo di prenderla su di noi, ma come una cosa esterna che non dura, che non porta a nulla.
Qui รจ in gioco la scelta tra la sostanza e lโapparenza, tra la realtร e una maschera della stessa, tra la gloria e la vana-gloria, tra la gloria che รจ amare, servire e dare la vita, e la vana-gloria che รจ possedere, comandare e dare la morte alle persone e alla natura (sembra che un certo potere politico e economico non possa esistere senza la distruzione della persona e del creato, saccheggiando lโanimo umano e la natura, seminando morte e distruzione).
Domandiamo la grazia questโoggi di sapere riconoscere la nostra cecitร nelle piccolezze di ogni giorno invocando da Dio la Luce.
AUTORE: p. Giovanni Nicoli
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