Dopo la missione, Gesรน offre ai discepoli un poโ di sana solitudine: venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un poโ. I discepoli sono felici nel raccontare come รจ andata la loro missione, cโรจ molta gente intorno a loro, sarebbe il momento di raccogliere un poโ di applausi, Gesรน li invita invece ad andare in disparte.
Questo atteggiamento รจ lโinserimento che Gesรน vuole operare nei confronti dei discepoli nel mondo della solitudine e, soprattutto, nel mondo della gioia. La gioia รจ un sentimento interiore, intimo, รจ una contentezza composta di soddisfazione non gridata. Non dobbiamo confonderla con il piacere che รจ sempre legato ad una parte del nostro corpo. La gioia trascende il corpo.
La gioia non deriva mai dallโaltro, dallโapprovazione della gente. Il piacere รจ dato dal pubblico, e si chiama successo che รจ totalmente altro rispetto alla gioia. Il successo รจ lโapprovazione che altri danno, la gioia รจ lโapprovazione che noi diamo a noi stessi. Tra la gioia e il successo cโรจ un abisso. Le persone di successo difficilmente vivono la gioia perchรฉ quanto maggiore รจ il successo, la vittoria cioรจ del burattinaio che ti fa fare quello che ti dร successo, tanto maggiore รจ la lontananza da quello che vorremmo essere. La gioia รจ indicibile, รจ silenzio, รจ solitudine e commozione: sono lacrime di gioia.
Cercare il successo necessita di essere sempre sul palcoscenico e il metro รจ lโapplausometro; vivere per la gioia necessita lโessere e il metro รจ dato dal rispetto di se stessi. Le persone della gioia guardandosi allo specchio sorridono; le persone di successo corrono subito al trucco perchรฉ non sanno stare senza gli altri, devono avere intorno sempre approvazione. La persona gioiosa sa che da soli si possono fare tante cose utili, e le fa per soddisfazione personale, per gratuitร .
La nostra รจ la societร del successo, non della gioia. Un successo misurato dal denaro. ร quello che tanti di noi hanno in testa: tentare la fortuna per avere successo.
Per la nostra societร la gioia รจ roba da falliti, perchรฉ la gioia non ha mercato. La gioia รจ legata a piccoli accadimenti, a un gesto che rende sereno chi soffre, ad una lettura che ci fa capire chi siamo. ร la gioia dellโonestร , anzichรฉ quella della furbizia. La furbizia serve al successo, non alla gioia. Cosรฌ la disonestร .
Il successo richiede sempre maggiore successo ed รจ caratterizzato dallโinvidia, cioรจ la rabbia per non essere come lโaltro. Il successo รจ avaro, la gioia รจ diffusiva e si trasmette e si coglie nellโaltro. Un bambino in braccio alla mamma รจ gioioso; un vecchio visitato dallโamico รจ gioioso; un povero che riceve un gesto di amicizia diventa gioioso.
ร nella gioia che uno diventa capace di sentire il dolore del mondo, non nel successo. Infatti nella solitudine e nella gioia uno ha la percezione di sรฉ e puรฒ avere la percezione dellโaltro. Al successo tutto questo รจ sconosciuto.
Dobbiamo essere attenti a cogliere il fatto che la gioia non รจ lโesperienza che segue la fine di un dolore: questo รจ piuttosto sollievo, fine di un male. La gioia รจ un positivo sentire. La gioia รจ rinuncia consapevole al successo ascoltandosi la nona sinfonia di Beethoven.
Che pena molti uomini di potere e di successo che non sanno gustare il sorso dโacqua ad una sorgente. Gli impresari del successo che hanno sempre bisogno di rubare soldi e applausi agli altri, non hanno nulla a che vedere con i tanti โnessunoโ che vivono momenti illuminanti di gioia. Perchรฉ la gioia รจ un โmi illumino dโimmensoโ, come diceva Ungaretti. La gioia รจ umana, รจ un sentimento, non รจ unโillusione.
Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un poโ dalla smania del successo. Entriamo nel mondo della vera gioia che รจ nascosta, lontana dai riflettori. Ma che volete che importi se gli altri non lo sanno che mi sto gustando una banana mozambicana: il gusto รจ tutto mio!
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Lโinno alla gioia della nona sinfonia di Beethoven termina con queste parole: โMondo, tu non conosci il creatore. Cercalo nella volta celeste! Egli deve essere da qualche parte, sopra le stelleโ.
Godiamoci nella gioia solitaria i nostri bei tramonti, le nostre belle albe: condividiamole nella loro gioiosa bellezza, lasciando da parte ogni pretesa di applauso.
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