p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 29 Maggio 2020

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Lo scopo del nostro essere cristiani รจ essere liberi di amare. Nella chiesa vi รจ lโ€™istituzione e vi รจ il carisma che richiama solo amore, ma la libertร  di amare รจ sopra tutto e sopra tutti. Tutto il resto รจ funzionale, vale a dire che lo si puรฒ e si deve accettare o rifiutare a partire dal fatto che serva o meno ad amare.

Possiamo cogliere il fatto che Pietro sia risentito che Gesรน gli chieda per lโ€™ennesima volta se lo ama, come cosa normale con cui fare i conti.

รˆ bello il richiamo di Gesรน a Pietro: โ€œquando sarai vecchio tenderai le mani e un altro ti vestirร  e ti porterร  dove tu non vuoiโ€. รˆ stupendo questo passo che diventa augurio oggi per ognuno di noi. Scoprire la bellezza del lasciarci portare e vestire. Far risuonare nella nostra vita lโ€™invito a cogliere il farci condurre e il lasciarci fare, come dono che viene dallโ€™alto.

Non se ne puรฒ piรน dei nostri fariseismi organizzativi. รˆ tempo di lasciarci portare. Lasciare che Lui ci conduca su pascoli erbosi chiamandoci per nome. Ci potremmo smarrire? Questo non รจ un dubbio, รจ una certezza. Ma lo smarrirci รจ un luogo dove possiamo ritrovarci in modo piรน vero.

Non si tratta di giustificare i nostri errori, si tratta di viverli in modo diverso. Non ci interessa negarli per manifestare la nostra maggiore bravura farisaica nei confronti dei fratelli. Non ci interessa sminuirli, dicendo che รจ cosa da poco conto, per continuare a fare come se nulla fosse.

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Il Signore ci chiama alla libertร  di amare, non di sbagliare o di non sbagliare. La libertร  di amare รจ lasciarci amare da Lui, Padre Nostro che รจ Dio. Libertร  di amare รจ lasciarci condurre dalla sua sapienza smettendola di rincorrere la nostra che ha sempre piรน il fiato corto.

Bello poterci lasciare condurre da Lui dove noi non vogliamo. Questo significa lasciare che Lui metta le mani nelle profonditร  del nostro quotidiano non sempre limpido. Il nostro Dio Padre รจ Dio che ama e che ci mette la faccia sporcandosi le mani col nostro male. Non usa guanti di lattice, si tuffa mani e piedi nelle nostre infedeltร : lรฌ Dio Padre vive il gioco dello scrivere diritto sulle righe storte. Vale a dire che non si scandalizza dei nostri mali e del nostro rimanere male e dei nostri rinnegamenti, semplicemente si getta nella mischia per aiutarci a camminare sulle strade che a volte sono fanghiglia.

Lasciarci portare da Lui come dei vecchi, consci che da soli non ce la possiamo fare, รจ un atto di fiducia libera ed amante a Colui che ci ama comunque. Essere bene non รจ cosa da confondere col fare tutto bene e in modo perfetto. Essere bene รจ il bello del lasciarci condurre da Colui che ci ama, รจ accettare di essere amati. Non รจ cosa triste questa, non รจ cosa che dobbiamo fare quando non riusciamo piรน a fare altro: รจ cosa bella e quotidiana, mistero di amore di giocarsi nella vita che vive ogni ostacolo e ogni caduta semplicemente come realtร  di vita da non fuggire ma da amare.

Il dire di Pietro โ€œSignore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio beneโ€, รจ cosa bella che ci riporta alla centralitร  dellโ€™esistenza stessa.

Gesรน vuole fare superare a Pietro, come vuole che la superiamo noi, quella sfiducia che ancora non emerge ma che ci fa diventare tristi. Il cuore di Pietro, di colui che ha rinnegato, รจ rimasto ferito, come lo siamo noi: feriti dal nostro male!

Noi giudichiamo o neghiamo il nostro male, il nostro peccato, non accogliendo la ferita che lo stesso male opera in noi. Lasciarci finalmente condurre dal Pastore della vita laddove non vogliamo e lasciarci rivestire da Lui dalla vita vera, significa cominciare a comprendere che il nostro male e il nostro peccato, mai scomparsi e non negati, sono il luogo dove potere costruire tutto. รˆ lรฌ infatti che abbiamo la conoscenza del Padre dal piรน piccolo al piรน grande, perchรฉ Dio รจ perdono. Perdono non tanto perchรฉ ci guarda dallโ€™alto in basso, quanto invece perchรฉ si getta nel nostro peccato perchรฉ quel male diventi letame che fertilizza la terra dove Lui ha gettato il seme della Parola, seme che morendo germoglia e porta frutto.

Lasciarci condurre lรฌ, in quella inutilitร  dove non siamo noi a condurre le danze, significa cogliere che lรฌ puรฒ nascere la comunitร , la fraternitร  che non ha altro fondamento se non il perdono. Senza questo dono che viene dallโ€™alto, non ci puรฒ essere che aggressione e uccisione, pur con tutti i carismi morali di questo mondo.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli 
FONTE: Scuola Apostolica
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