p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 25 Novembre 2019

Gesù Maestro, ci indica il nuovo maestro della storia. Quel maestro che noi continuiamo a intestardirci a non ascoltare, quel maestro che neppure vediamo, che non compare mai sui social. Il nuovo maestro è una povera che dà tutto, come farà Lui. Lei precede il Maestro, perché è così. Le donne e le povere, le vedove coloro che non hanno più sostegno sociale, sono la nostra salvezza. Non sono le imitatrici dei maschi che contano, di guai ne facciamo già abbastanza noi soli, la nostra qualità e quantità distruttiva basta e avanza al nostro mondo. Il Maestro farà come lei, maestra di vita fino alla fine. Non gli rimane che dare tutto quello che aveva per vivere. Ciò che è essenziale, ci dice questa maestra di vita, che non potrebbe dare più vita perché povera e vedova, è dare tutto, questo dona vita anche se sei vedova. Da questa vedova, vangelo vivente e buona notizia incarnata, nostro natale dell’oggi, possiamo imparare ciò che Gesù ci vuole insegnare.

Ha spiegato in lungo e in largo ai suoi discepoli il segreto della sapienza del Padre incarnata nel Regno, ma non ci hanno, che dico, non ci abbiamo capito nulla. C’è bisogno di una nuova incarnazione che non è più Gesù bambino nella culla, è invece questa povera vedova che “nella sua miseria ha gettato tutto quello che aveva per vivere”.

Ma questo non basta. Questa povera vedova diventa incarnazione di ciò che Maria ha cantato dopo che l’angelo le aveva annunciato il dono della nascita di Gesù. Lei è la sintesi tra la madre e il figlio, lei è l’incarnazione del sì di Maria e dell’ecco di Gesù. Lei, con un gesto per noi insignificante, un gesto che noi non percepiamo neppure, un gesto che non sappiamo più vedere ma che continua ad abitare le nostre case e le nostre strade, Lei incarna il vangelo. Santa povera vedova, premessa di ciò che da sempre è avvenuto nella chiesa. Noi uomini di chiesa abbiamo distrutto e manipolato la buona novella, lei santa della miseria e santa del dono totale di sé, di tutto quello che ha per vivere, è lo spirito di vita della chiesa, che dico del Regno! Lei è la nostra salvezza. Grazie a lei Gesù Risorto cammina in mezzo a noi. Senza di lei il nostro ricco mondo sarebbe talmente povero da non avere più né ossigeno né tantomeno azoto da respirare. Lei è il nostro Cristo in terra. Che cosa aspettiamo poi a dedicargli il giorno della celebrazione della sua santità!?

Lei non lo vuole e noi ci vergogniamo. Lei non lo vuole perché sarebbe un tradimento della sua povertà e della gratuità del dono. Lei ci invita, come il cieco di Gerico, a chiedere la vista che ci rimetta in pista e ci doni capacità di vedere oltre il reale, di vedere la verità della vita che è lei maestra di vita. Non c’è bisogno di dirlo, non c’è bisogno di pubblicità, è verità incarnata che testimonia il Risorto: dalla culla alla croce alla tomba vuota.

Questa donna è anche incarnazione di ciò che è stata Maria. Oggi queste donne sono i veri santuari di Maria, senza bisogno né di soldi né di costruzioni, diventano vangelo vivente dell’Eccomi di Maria, ce lo rendono presente senza fanfare o cagnare di ogni genere. Lei, in fondo, è l’incarnazione del Magnificat. Il canto di Maria lei lo incarna. Proviamo a rileggerlo con questi occhi e con questo spirito, forse la nostra vita potrà cambiare. Ascoltiamolo col cuore, più che leggerlo solamente:

“L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva.

D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi.

Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre”.

Grazie Vedova Povera, non conosciamo il tuo nome, ma conosciamo il tuo cuore. Tu sei salita sugli altari del vangelo e tutti ti contemplano da secoli. Tu beata, tu umile, tu potenza della sapienza del Padre, tu Madre generante per noi, ci inviti a ritornare all’essenziale della vita. Noi affamati come Te, possiamo imparare a sfamarci grazie a Te, donando tutto quello che abbiamo per vivere perché diventi vita per questo mondo più portato a donare morte prendendosi le vite che a dare vita donando la propria vita.

Grazie Vedova Povera, che il Padre ti benedica perché tu continui ad essere benedizione per noi, poveri diavoli.

Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.

Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO DI OGGI

Vide una vedova povera, che gettava due monetine.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 21, 1-4

In quel tempo, Gesù alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio.
Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».

Parola del Signore

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