p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 25 Agosto 2020

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Gli scribi sono quelli che sanno, i farisei quelli che fanno. Intorno a queste due categorie di vita gira molto del nostro, sia sociale che religioso. Sono due categorie che, normalmente, noi usiamo per condannare e per squalificare il prossimo. Taci tu, che non sai! Diceva spesso un confratello scriba. Cosa vuoi che venga di buono dal sud o dallโ€™Africa, non hanno voglia di fare niente; non sono come noi che lavoriamo come asini. Quanto spesso sentiamo queste due affermazioni girare fra di noi?

Questo รจ un fare e un sapere ipocrita. Il fare e il sapere in sรฉ sono cose buone, ma quando il sapere e il fare hanno come fine il nascondere la realtร , anzichรจ esprimerla, squalificano la realtร  stessa. Questo avviene perchรฉ lo scopo รจ lโ€™apparire intelligenti e buoni, non lโ€™amore. Vi รจ un sapere e un fare che sono espressione di amore e che aprono al Regno; vi รจ un sapere e un fare che sono tuttโ€™altro che amore, e che chiudono al regno.

Se il fariseismo e lo scribismo, il fare e il sapere non per servire ma per dominare e gestire, sono ciรฒ che muovono le nostre scelte, allora anche la Parola รจ sub judice. A me pare che spesso la Parola per noi scribi e farisei, sostituisca Dio Padre stesso. Ci interessa di piรน lโ€™interpretazione della Parola e lโ€™uso che ne facciamo, che non la relazione col Padre. Cadiamo facilmente nellโ€™uso della Parola per manifestare la nostra sapienza e lโ€™uso della stessa per mostrare il nostro darci daffare bene, da buoni cristiani.

Quando la Parola sostituisce Dio che parla e al quale siamo chiamati a rispondere, allora la Parola non รจ piรน una persona in mezzo a noi, ma diventa un idolo che utilizziamo per la nostra bella faccia.

Lungo i secoli cambia lโ€™uso della Parola e cambia quello a cui diamo importanza. A volte si idolatrizza un aspetto, altre volte un altro, ma lo scopo non cambia: potere avere potere sullโ€™altro. Mentre invece ciรฒ che รจ essenziale ed importante rimane la giustizia, la misericordia e la fedeltร .

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La Parola non puรฒ sostituire Dio, anche quando ha la lettera maiuscola. La Parola o รจ luce per i nostri passi e si presenta a noi come Gesรน incarnato, oppure รจ un pio esercizio da biblisti o da gente buona che non porta a Dio ma risulta centrata su noi stessi.

Ciรฒ che muove non puรฒ essere il legalismo e neppure il ritualismo, non puรฒ essere la perfetta interpretazione della Parola e il suo utilizzo in un quadro teologico perfetto. O ciรฒ che muove, e non รจ mai cosa da dare per scontata, รจ lโ€™amore del Padre e dei fratelli sopra tutto e sopra tutti, oppure noi stiamo usando la Parola per ben altri scopi.

Cosรฌ il dettaglio diventa lโ€™oggetto dellโ€™ossessione rituale, come le rubriche del messale o come lโ€™appartenenza ad una parrocchia o a una diocesi, al clero diocesano o ad una comunitร  religiosa. Sembra che ci interessi di piรน una coazione meccanica a fare e ripetere che non la vita stessa. Coazione che porta solo allโ€™uccisione dellโ€™altro e al suicidio di noi stessi.

In questo caso si evidenzia come tutto sembra ridotto ad un tentativo di rapire gloria cadendo schiavi di ogni bisogno e di ogni passione. Il sogno muore, il desiderio si atrofizza, lโ€™amore liberante non lo si conosce e riconosce piรน.

Il Signore, mentre ci dice guai a voi, evidenzia come ciรฒ che conta รจ il cuore puro che vede Dio e vive dellโ€™amore del Padre diventando come Lui: misericordioso verso ogni miseria.


AUTORE: p. Giovanni Nicoliย 
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