p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 23 Marzo 2021

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Il Figlio, che รจ luce del mondo, sarร  rifiutato e innalzato dai fratelli sulla croce. Dalla croce si manifesterร  e sulla croce sarร  riconosciuto come Io Sono.

Lโ€™essere innalzato, in Giovanni, sintetizza i due momenti della passione e della risurrezione. Questo sta a significare che le due azioni, le due situazioni, i due momenti sono un momento unico nel pensiero di Giovanni.

Per Giovanni la croce รจ gloria! Nel momento in cui parla dellโ€™innalzamento, allo stesso tempo parla dei frutti dellโ€™innalzamento sulla croce: il dono della vita eterna a chi crede e la conoscenza dellโ€™Io Sono come unione intima fra Padre e Figlio, una conoscenza offerta ad ogni uomo.

Lโ€™opposizione a Gesรน sta raggiungendo il suo vertice. La Luce entra, come lama, nella profonditร  delle tenebre: la veritร  del Figlio si scontra con la menzogna che รจ nei fratelli. La croce รจ ormai allโ€™orizzonte.

Gesรน inizia a vivere la sua morte. Gesรน vive questo evento naturale in modo nuovo: come ritorno del Figlio al Padre.

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Noi invece, che ignoriamo di venire dal Padre e di tornare a lui, la percepiamo come separazione e privazione della nostra vita. Non accettando di essere figli e volendo essere principio di noi stessi, avvertiamo la morte come la fine di tutto ciรฒ che noi siamo. Nellโ€™inutile tentativo di salvarci da essa, diventiamo suoi schiavi per tutta la vita. La paura di perderci ci chiude in noi stessi; per questo, ogni nostro rapporto, non รจ piรน di amore, comunione e dono, ma di egoismo, violenza e distruzione. Questo รจ il peccato che sta allโ€™origine dei nostri mali e che Gesรน disinnesca, vivendo la morte non come fine di tutto, ma come il ritorno al Padre della vita.

Noi abbiamo paura della morte e nella nostra societร  domina la tendenza a dimenticarla, persino a spettacolarizzarla pur di non vederla col suo volto vero.

La morte non entra nei temi dellโ€™educazione dei giovani. รˆ ritenuto di cattivo gusto affrontare questo fatto.

Ma stiamo certi che senza la percezione della morte, il senso dellโ€™esistenza acquista contorni distorti, che inducono a comportamenti inadeguati, come se lโ€™uomo fosse eterno e onnipotente: lโ€™agire si carica di scopi che, mettendo sullo sfondo la morte, appaiono ridicoli.

Sembra a volte che la morte non sia piรน qualcosa di naturale, ma uno spettacolo da baraccone, meglio qualcosa di spettacolarizzato e spettacolare: roba da film. Non cโ€™รจ piรน il mistero della morte, non cโ€™รจ piรน tempo per assistere lโ€™agonia di chi muore. Lโ€™agonia: una esperienza straordinaria umanamente, perchรฉ sarebbe un porsi tra la vita e la morte in uno spazio dove forse si capirebbe che cosa sia la vita. Per noi la morte รจ assenza di vita, e troppo spesso noi ci accorgiamo dellโ€™importanza di una cosa o di una persona, solo quando questa cosa o persona viene a mancare.

Oggi, perรฒ, Il Covid-19 ha messo tutti di fronte al tema della morte, in modo prepotente. Non la morte come un nemico lontano, invisibile, quasi inesistente ma la morte come entitร  ben presente e che, con violenza, si รจ affacciata alla soglia delle case e dentro la vita di molte persone. E mai prima dโ€™ora, dentro una societร  che cerca in ogni modo di dimenticare e far dimenticare che esiste la morte, la morte รจ stata cosรฌ vicina allโ€™uomo nella sua quotidianitร . Siamo stati privati di contatto o cura, siamo stati separati da amici e parenti, e i corpi preziosi dei nostri cari malati, sono stati privati anche del rito di sepoltura necessario collegamento per lโ€™elaborazione del dolore e del lutto e per la memoria dei morti ai corpi dei vivi.

Ci accorgiamo allora, che รจ necessario parlare della morte, come รจ necessario far percepire nella crudeltร  della morte, lโ€™utilitร  della stessa per vivere e per dare un senso piรน vero alla vita. Direi che insegnare la morte, รจ un dovere sacrosanto.

La morte รจ un dramma, ma questo non significa che sia un orrore da evitare. La morte รจ dolorosa, ma non significa che bisogna anestetizzarci di fronte ad essa. La morte รจ parte della vita dellโ€™uomo e del suo significato.

La morte รจ un nemico, la si puรฒ odiare, ma non evitare. Il comportamento dellโ€™uomo, con la percezione della morte o senza, cambia radicalmente. La morte condiziona e guida il comportamento. Se ognuno di noi, avessimo la percezione della morte esistenziale, quella naturale, quella vera, ammazzeremmo di meno e avremmo unโ€™attenzione di cuore e di cura verso le persone.

Viviamo la bellezza del suono delle campane a morte, il desiderio di ritornare in chiesa per assistere al rito funebre che รจ meditazione sulla vita, che รจ ritorno al Padre.

Viviamola questa benedetta morte, bene o male ma viviamola. E ancor di piรน, cerchiamo di cominciare a viverla come qualcosa di nostro, come senso di vita, come ritorno al Padre che ci attende a braccia aperte.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM

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