ยซPassiamo allโaltra rivaยป, dice Gesรน ai suoi discepoli. Ecco che, mentre scendeva la sera, ยซsi sollevรฒ una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era pienaยป. E che cosa fa Gesรน, il Maestro? Dorme. Anzi, dormiva ยซsul cuscinoยป sottolinea lโevangelista.
Siamo di fronte a marcati contrasti: lo scatenarsi violento delle forze della natura si oppone con enfasi al riposo di Gesรน (forse talmente stanco da non venire svegliato dalla burrasca?); la tempesta ยซgrandeยป alla ยซgrande bonacciaยป; la parola salvifica del Maestro alla paura ยซgrandeยป dei discepoli: ยซNon tโimporta che siamo perduti?ยป. Sono disperati, si sentono abbandonati di fronte alla morte e, se siamo onesti con noi stessi, sappiamo che ogni paura in radice รจ sempre paura della morte. Si erano fidati di Gesรน, lo avevano seguito mentre insegnava alla folla che ยซil regno di Dio รจ come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo saยป.
Gesรน e i suoi stanno affrontando insieme il buio della sera solcando il mare: stanno passando dallโascolto dellโinsegnamento in parabole alla conoscenza della forza che libera dalle insidie del male: subito dopo il nostro brano si legge infatti dellโuomo posseduto da uno spirito impuro che nessuno riusciva a tenere legato neanche con catene, uomo che va incontro a Gesรน e viene liberato.
Gesรน mette a tacere mare e vento con la stessa potenza con cui scaccia i demoni. La sua parola opera, produce liberazione, crea salvezza, ridona vita. ร parola efficace, affidabile. In Gesรน si riconosce lโautoritร di Dio. ยซDestatosi, sgridรฒ il vento e disse al mare: โTaci, calmati!โ. Il vento cessรฒ e vi fu grande bonacciaยป. E questo non puรฒ non suscitare ยซgrande timoreยป dischiudendo interrogativi.
ยซPoi disse loro: โPerchรฉ siete cosรฌ paurosi? Non avete ancora fede?โยป. I discepoli sono sempre riconosciuti come persone dalla fede fragile, eppure stando con il Maestro hanno modo di non restare bloccati nella loro mancanza, di non fermarsi alla loro piccolezza, di ricominciare.
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Gesรน, come di consueto, rilancia la domanda ai suoi, e a noi con loro, quasi a dire: interrogate la vostra paura, date un nome alle vostre paure; e cercate di approfondire, affinare e radicare la vostra fede, il vostro affidamento, la vostra fiducia, chiedendovi in chi รจ riposta. Paura e fede. Perchรฉ paura e fede abitano il nostro vivere, e il modo in cui cerchiamo di viverle svela la fibra della nostra umanitร . Per intravedere la fede nella resurrezione, non possiamo non attraversare morte, paura, stupore e spavento, come le donne al sepolcro.
Gesรน rimanda sempre alla nostra fede-fiducia, alla nostra capacitร di credere, la suscita, perchรฉ in ciascuno dimora qualche seme di fiducia, forse la speranza di potersi affidare, anche al di lร della nostra consapevolezza.
Il nostro racconto si conclude lasciando aperta una domanda. I discepoli ยซfurono presi da grande timore e si dicevano lโun lโaltro: โChi รจ dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?โยป. ร la questione dellโidentitร di Gesรน, che ci accompagna per tutto il vangelo, che pervade la nostra vita di credenti, nel nostro non avere ancora, e ancora, fede.
Ricordiamoci allora che nelle nostre sere, attraversando il buio delle nostre giornate, possiamo cercare e conoscere la buona notizia, il vangelo che รจ Gesรน, e con lui riconoscere chi siamo noi, chi siamo chiamati a essere, e chi abbiamo accanto, attraversando le nostre paure e rinsaldando la nostra fede, corroborando la nostra disponibilitร a fidarci e a divenire persone affidabili.
Sappiamo, per esperienza, che รจ difficile essere costanti nel bene. Ma nelle difficoltร siamo chiamati a vivere una costanza di ricerca di bene. Tutto questo non toglie la paura accompagnata dal coraggio.
Alle volte ci domandiamo se รจ mai possibile non soffrire nel compiere il bene. Siamo spesso tentati di respingere certe situazioni pur non simpatiche. Non siamo gente che, di fronte a certe incomprensioni soffriamo di disgusto?
Il dono della fortezza non รจ un essere non sensibili al male impersonato dal mare. Non รจ cosa piccola superare le paure di perdere la vita e di perdere il senso della propria esistenza. Affrontare la noia, il tedio, il disgusto dellโesistenza รจ sempre un atto di spinta a mettere in atto il bene.
Uno degli inviti di questo vangelo pare chiaro: siamo chiamati a riconoscere le nostre fragilitร . Dentro di noi abbiamo un fondo di timore, di paura, un senso di disagio e di difficoltร . Riconoscere di essere vulnerabili e passo di cammino per cogliere il nostro coraggio. Lโinvito in questo essere sulla barca con Gesรน pare chiaro: prendere con chiarezza la nostra debolezza, abbandonando il nostro bisogno di volerla nascondere. Si, in fondo, il mare in tempesta, non รจ realtร dove noi vogliamo superarlo solo con le nostre forze. Non turbiamoci per le nostre avversitร , viviamole come dono di vita, modo semplice e sano di camminare sempre piรน con Gesรน!
In fondo tutto questo altro non รจ che uno scegliere di vivere il dono di amore del Padre senza cedere allo scoraggiamento, alla paura, alla scontentezza logorandoci in cose inutili.
AUTORE: p. Giovanni Nicoli
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