p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 2 Marzo 2020

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Il vangelo ci parla di gente affamata e assetata; ci parla di stranieri accolti in tempi in cui accogliere uno straniero era veramente cosa difficile, cosa che dovevano i singoli e non le autoritร ; ancora ci viene presentata della gente nuda nel corpo e nello spirito, a cui dare vestito, affetto; ci parla di malati di cui prendersi cura, non da abbandonare a se stessi; ci parla di carcerati da trattare non come bestie ma come persone da visitare, ora che forse non lo facciamo piรน, perchรฉ ci diciamo che รจ meglio andare allo zoo!

Tutto questo lo possiamo vedere nei confronti della realtร  attuale, coronavirus compreso. Abbiamo basato le nostre campagne elettorali e le nostre leggi dello stato, sui confini da salvaguardare con muri e cordoni militari: forse abbiamo sbagliato tutto. Il virus non รจ interessato ai nostri confini, il virus li supera. Il virus ci dice che puoi condannare quanto vuoi la Cina e i cinesi, ma lui continua imperterrito per la sua strada a diffondersi.

I confini ci obbligano ad essere gente solitaria, illusa di salvaguardare la propria immunitร . Lโ€™umanitร  ci chiede di essere persone che vivono la solitudine come dono e la solitudine come dono รจ smettere di credere di potere costruire le nostre sicurezze e le nostre esistenze dentro i confini: non esiste immunitร , il virus non รจ interessato alle nostre leggi, non le legge e non le rispetta. Lui sรฌ andrebbe incarcerato, ma non si puรฒ. Tutto questo ci dice una cosa molto semplice: la nostra societร , non piรน abituata agli imprevisti e credulona nel credere che non vi sia nulla di non gestibile e da cui potersi difendere, รจ una societร  cosiddetta liquida, vale a dire fragile. Ancor piรน fragile perchรฉ lโ€™influenza รจ cosa liquida, che fluisce e scorre, non la puoi evitare, la puoi solo vivere.

Tutto questo ci dice che lโ€™atteggiamento di amore che il vangelo ci suggerisce come via da vivere e per vivere la vita del Padre in noi e fra di noi, รจ la vera via della vita. Non sono i muri che ci salvano. Ciรฒ che i sanitari ci dicono di rimanere a un metro di distanza e a lavarsi spesso le mani evitando di toccarci, mi pare cosa buona, per quello che ci capisco io. Ma senzโ€™altro non ci dicono di rendere il nostro cuore cosa arida. Il papร  che porta da mangiare e i panni per vestire alla figlia che รจ nella zona rossa di Codogno, lasciandoli a debita distanza, รจ cosa piena di cuore anche se loro due non si possono abbracciare.

Il contagio, con la paura che lo accompagna, รจ segno del nostro malessere che ci obbliga a non vedere chi ha fame e sete, chi รจ nudo ed รจ malato, e via discorrendo. Il contatto รจ invece il centro della nostra umanitร . Contatto fisico ma anche e soprattutto, per la situazione che stiamo vivendo, contatto di amore anche se a distanza. Un contatto che vive lโ€™altro come persona, non come nemico. Contatto che non smette di far battere il cuore per il bene comune. Contatto che mi mostra che la legge di chiusura coi muri รจ una prigione che mi costruisco da me anche se la voglio usare contro gli altri: lโ€™unitร  nellโ€™affrontare la vita, bella o brutta, drammatica o positiva che sia, รจ lโ€™unica via che affronta e sconfigge la paura che presto o tardi diventa terrore. รˆ lโ€™unica via di umanitร  che ci permette di non terrorizzarci per il coronavirus, ma ci porta ad affrontarlo per quello che รจ, senza drammatizzare e senza dovere spendere tempo ed energie a trovare il colpevole, vivendo come falsa liberazione il โ€œdargli allโ€™untoreโ€ di Manzoniana memoria: serve solo a fare altre vittime, non a vivere la cura della vita anche quando รจ nuda, affamata, assetata, malata e in carcere.

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Mettiamoci il cuore in pace: non esiste immunitร  e non esistono muri e confini che tengano. Esiste solo quel contatto umano, anche se ad un metro di distanza, che mi parla di un cuore che pompa sangue al bene comune e che unico puรฒ diventare vitale. Solo cosรฌ le nostre scelte diventano scelte di vita che rendono la nostra vita, il nostro oggi, uno stare con il Signore in casa sua, perchรฉ ritorniamo a vedere la bellezza di stare con i fratelli, sani o malati che siano, poco importa. Ritorniamo a vivere non la realtร  virtuale ma la virtรน della vita vera. Mettiamo da parte la smania del terrore che ci porta a vivere con paura le nostre insicurezze. Ritorniamo a cogliere le nostre insicurezze come realtร  da vivere e non realtร  da tenere lontane e di cui avere paura. Ritorniamo a crede che la cura degli altri รจ avere cura di se stessi. Non siamo isole e non siamo lupi: siamo fratelli e come tali siamo chiamati a viverci. Basta coi confini che uccidono quello che siamo, viviamo la bellezza della solidarietร  che ci rende nuovi. Come san Martino che condivide il suo mantello col povero che incontra per strada: non gli chiede fogli di via o carte di identitร , lo incontra. Un incontro che fa ritornare il sole e rende tiepida di amore lโ€™aria del giorno invernale. Questa รจ la via non di ricerca di sicurezze, ma di ricerca di umanitร  che รจ fede e che รจ amore. รˆ vivere un contatto vero con lโ€™altro, anche mantenendo la distanza di un metro da lui.

Per questo vi dico: โ€œper la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale piรน del cibo e il corpo piรน del vestito? Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domaniโ€ (Mt 6, 25.33).

Fonte


Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli piรน piccoli, l’avete fatto a me.
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 25, 31-46 In quel tempo, Gesรน disse ai suoi discepoli: ยซQuando il Figlio dell’uomo verrร  nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederร  sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli.ย Egli separerร  gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrร  le pecore alla sua destra eย le capre alla sinistra. Allora il re dirร  a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in ereditร  il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perchรฉ ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito?ย Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”.ย E il re risponderร  loro: “In veritร  io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli piรน piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirร  anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perchรฉ ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderร  loro: “In veritร  io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi piรน piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno,ย i giusti inveceย alla vita eternaยป. Parola del Signore

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