p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 2 Agosto 2022

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Dopo avere fatto eucaristia nel deserto con la folla, dopo avere festeggiato lโ€™incontro con questa folla che tanto aveva mosso a compassione il Signore Gesรน, arriva quasi subito il momento di lasciare.

Questo lasciare di Gesรน รจ stato spesso inteso come un non attaccarsi alle persone โ€“ ed รจ cosa vera โ€“ e quindi non avere relazioni durature, non darsi la possibilitร  di amicizia โ€“ e questa รจ cosa non vera frutto di una modalitร  di intendere il servizio della parola come un mestiere.

Dopo questa eucaristia del deserto Gesรน โ€œcostrinse i discepoli a salire sulla barcaโ€ e a partire verso lโ€™altra riva.ย  Noi avremmo detto che รจ il momento della gloria, un momento da godere tutto. Per Gesรน รจ il momento della gratuitร  che non chiede nulla a coloro che sono stati beneficati dalla sua compassione.

Il dono di gratuitร , quello sรฌ, richiede spesso che chi compie un gesto buono poi sparisca. Non tanto per non avere una relazione coi beneficati, ma perchรฉ il dono, se vuole essere gratuito, deve essere liberante. Chi dona dopo che ha donato diventa ingombrante e rischia di creare schiavitรน. รˆ ben difficile che chi dona riesca a creare uno spazio di libertร  e di uguaglianza. Chi riceve รจ sempre a rischio di essere in debito e in inferioritร , questo non รจ bene. Non รจ bene fra di noi, figuriamoci se รจ bene in situazioni ancora piรน pesanti quali possono essere i servizi che facciamo nel terzo mondo.

Comunque sia, la ritrosia dei discepoli a partire, anche se non esplicitata, la si respira nellโ€™aria: Gesรน costrinse i suoi a salire sulla barca e a precederlo allโ€™altra riva.

Chissร  che fatica. Quante domande: ma perchรฉ dobbiamo lasciare i nostri beneficati? Non li abbiamo mandati a casa quando avevano fame, tanto piรน ora che sono sazi! Appunto: sono sazi, non hanno piรน bisogno di noi. รˆ il momento della libertร  con cui giocarsi il dono ricevuto.ย  Ma perchรฉ noi ce ne andiamo mentre Lui rimane? Vuole godersi da solo la gloria, certamente, pensiamo noi!

La traversata si fa faticosa. Il lasciare diventa pesante, appesantito dalle nostre fatiche e dalle nostre recriminazioni. Sentiamo la folla come cosa nostra nei momenti di gloria. Rischiando di perdere quel pizzico di gratuitร  che unica puรฒ dare libertร  al prossimo.

Il vento รจ contrario e le acque sono agitate da venti contrari. La voglia di tornare indietro รจ tanta. Tornare perchรฉ forse tutto non รจ ancora perduto e qualcuno magari รจ rimasto, รจ un richiamo che noi continuiamo a sentire. Magari ci diciamo che possono ancora avere bisogno di noi: non รจ cosa buona lasciarli soli e abbandonarli a se stessi.

Cominciano i dubbi: ma perchรฉ ce ne siamo andati. Cominciano le paure: i venti contrari soffiano sempre piรน forti. Cominciamo a dubitare anche di Cristo: ma cosa abbiamo combinato, perchรฉ ha voluto che ce ne andassimo? Forse non abbiamo compreso quanto ci ha detto. Forse era solo un fantasma colui che ci ha spinto a fare tutto ciรฒ.

Quando lโ€™amico diventa un fantasma, la paura fa novanta. Mentre tutto questo succede e noi trattiamo in questo modo il dono ricevuto del partire, Gesรน se ne sta in solitaria, finalmente ce lโ€™ha fatta, in preghiera. Si era ritirato per fare lutto per la morte del Battista, si era lasciato toccare dalla compassione per la folla. Ora se ne sale sul monte a pregare, standosene in disparte, da solo.

La gratuitร  รจ un dono, sia quando lo riceviamo sia quando lo doniamo, che รจ troppo grande per potere essere trattato con superficialitร . La capacitร  di gratuitร  ha una forza educativa e rivoluzionaria di fede enorme. Ha bisogno di cura. Ha bisogno di attenzione. Quellโ€™attenzione che ci instrada sulla via del discernimento, del comprendere ciรฒ che mi รจ di impedimento alla libertร  della gratuitร , e ciรฒ che invece la favorisce. Tocchiamo il lembo del mantello del Signore Gesรน, perchรฉ possiamo essere guariti dalla nostra smania di gloria e possiamo scegliere ogni giorno la via della gratuitร  e della pace, la via della libertร  nostra e del prossimo.

AUTORE: p. Giovanni Nicoli
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